U P NIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ADOVA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE FILOSOFICHE S V : OFISTA E ERITÀ ORIGINE E SIGNIFICATO DI UN PROBLEMA STORICO/FILOSOFICO. RELATORE: CH.MO PROF. GIANGIORGIO PASQUALOTTO STUDENTE: LUCA MAFFIOTTI MATRICOLA N° 622862/SCF ANNO ACCADEMICO 2011 – 2012 1 2 INDICE INTRODUZIONE PARTE I FILOSOFIA E SOFISTICA CAPITOLO I 1.1.0. Il problema sofistico. 1.2.0. Il problema del significato. 1.3.0. Significato lessicale antico delle parole “Sofistica – Sofista”. 1.3.1. Contesto storico in cui è sorta la Sofistica antica. 1.3.2. Correnti e Tendenze del movimento della sofistica antica. 1.3.3. Protagora e Gorgia 1.4.0. Origini e Significato delle parole “Filosofia - Filosofo”. 1.5.0. Natura della “Individualità – Soggettività” nell’antica Grecia. 1.6.0. Ricezione delle tematiche della Sofistica nelle filosofie di Platone e di Ari- stotele. 1.7.0. La natura del linguaggio nella Grecia antica. CAPITOLO II 2.1.0 Protagora e Gorgia: l’inizio dell’età della techne. 2.2.0. La Tesi Fondamentale: l’uomo è dominatore di tutte le esperienze. 2.3.0. I Tesi: Niente è. 2.3.1. II Tesi: Se anche ci fosse un’esistenza, non potremmo conoscerla. 2.3.2. III Tesi: Se anche potessimo conoscere l’esistenza, non potremmo comu- nicarla ad altri. 2.4.0. Conclusione. CAPITOLO III 3.1.0. Verso una soluzione del problema sofistico: il Diverso nel Sofista di Pla- tone. 3.1.1. Originarietà dell’Identico e del Diverso. 3.2.0. Il Principio di Non-Contraddizione. 3.3.0. Conclusione. 3 PARTE II RIFORMA DEL PENSIERO CAPITOLO IV 4.1.0. La contemporaneità del problema sofistico. 4.2.0. Come si pone il problema della Soggettività–Individualità: l’Identità nar- rativa. 4.2.1. L’ambiente dell’identità narrativa: l’interazione lettore – testo. 4.3.0. Il problema dell’Oggettività: A. Korzybski. 4.3.1. Il problema dell’Oggettività: Il Principio di Gravitazione. 4.3.2. Il problema dell’Oggettività: Il Teorema di J. S. Bell. 4.3.3. Il problema dell’Oggettività: l’Ipotesi del Continuo. 4.4.0. L’Immagine Oggetto. 4.4.1. Paradosso della Categorizzazione. 4.4.2. Paradosso dell’osservazione comune: incommensurabilità inter-teorica. 4.4.3. Paradosso del linguaggio comune: indeterminatezza della traduzione in- ter-linguistica. 4.4.4. Considerazioni finali. 4.5.0. La riforma del pensiero. 4.5.1. La riforma del pensiero: il Metodo. 4.5.2. La riforma del pensiero: il Criterio di Falsificabilità. 4.5.3. La riforma del pensiero: Letteratura e Complessità. 4.5.4. La riforma del pensiero: I Sette Principi del Pensiero Complesso. 4.5.5. La riforma del pensiero: Soggetto e Antropomorfismo. CAPITOLO V 5.1.0. Il problema della verità. 5.1.1. Il problema della verità: l’Oggetto. 5.1.2. Il problema della verità: le Relazioni. 5.1.3. Il problema della verità: l’Identità. 5.2.0. Il mondo Ideale. 5.3.0. La teoria semantica della Verità di A. Tarski. 5.4.0. La verità come nome (indefinibile). 4 CAPITOLO VI 6.1.0. Il problema del significato. 6.2.0. Paradigma di Frege. 6.3.0. Paradigma di Russell. 6.4.0. Paradigma di Wittgenstein. 6.5.0. Oggetto e Segno. 6.6.0. Competenza Lessicale. 6.7.0. Il significato Originario. 6.8.0. Forma Logica. 6.9.0. Conclusione: la Facoltà del Linguaggio. PARTE III ARTE E VERITA’ CAPITOLO VII 7.1.0. Riproposizione del problema Sofistico. 7.2.0. Il problema dell’uomo. 7.2.1. Etica aristotelica: la struttura dell’azione. 7.2.2. L’essenza dell’antropologia filosofica: il rapporto pensare – essere. 7.2.3. L’uomo e la malattia. 7.2.4. Radici storiche della concezione dell’uomo. 7.2.5. Considerazioni conclusive. 7.3.0. Il problema dell’Induzione: l’uomo produce significati. 7.3.1. L’essere non è un predicato reale. 7.3.2. Segno e Oggetto e loro accordo da un punto di vista idealistico. 7.3.3. Differenza tra essenza ed esistenza e tra ente ed essere. 7.3.4. Riferimento diretto ed inscrutabile del segno. 7.3.5. Dal mondo della vita alle trasformazioni del problema dell’induzione. 7.4.0. Dialettica dell’Illuminismo. 7.5.0. Arte e Verità: morte dell’Arte. 7.6.0. Estetica della risposta letteraria e della ricezione. 7.7.0. Per una filosofia interculturale. 5 CAPITOLO VIII 8.1.0. Friedrich Nietzsche: L’arte, il mistero della vita e la parola. 8.1.1. Su Verità e Menzogna in senso extramorale. CAPITOLO IX 9.1.0. Emanuele Severino: La terribile coerenza della non-contraddizione. CONCLUSIONE GENERALE BIBLIOGRAFIA GENERALE A. FONTI PRIMARIE B. FONTI SECONDARIE A1. BIBLIOGRAFIA PRIMARIA F. NIETZSCHE B1. BIBLIOGRAFIA SECONDARIA F. NIETZSCHE A2. BIBLIOGRAFIA PRIMARIA E. SEVERINO B2. BIBLIOGRAFIA SECONDARIA E. SEVERINO C. RISORSE ELETTRONICHE 6 INTRODUZIONE Il Sofista e la Verità; il Filosofo e la Verità; lo Scienziato e la Verità; l’Artista e la Veri- tà; l’Uomo e la Verità. Espressioni diverse per un unico problema. Un unico problema affron- tato da tipi d’uomo diversi. Chiediamoci infatti: gli uomini sono tutti uguali? Se dovessimo rispondere, probabilmente nel modo più corretto, negativamente, chiediamoci ancora: se non sono tutti uguali, che cosa li differenzia? Potremmo rispondere in tanti modi; forse il modo della nostra risposta riflette che tipo d’uomo siamo. Tipi di uomo che giudicano tipi diversi di uomo, in base ad un insieme, più o meno esteso, di tipi d’uomo. Tipologizzare l’uomo; strano, siamo un po’ tutti portati a tipologizzare qualsiasi cosa. Ma questa attività di tipologizzare ha un fondamento in un autentica dimensione della realtà? Come si può tipologizzare l’uomo: in base al carattere, alla ricchezza, alla cultura, alla sinceri- tà, ecc.? Quante possibilità diverse si danno; forse non infinite, ma certo un numero molto grande. Sicché non è tanto l’uomo in sé che valutiamo, l’uomo come fine in sé, ma delle sue proprietà, delle sue caratteristiche. L’uomo. Sembra esserci una unica forma di uomo. Tipi di uomo. Sembrano esserci molteplici caratteristiche di quell’unica forma. Ma pur sempre l’uomo misura l’uomo. Il Sofista è un misuratore di uomini, un sarto che dà a ciascuno il suo abito. L’abito è l’apparenza dell’uomo; infatti l’uomo nasce nudo. In qualche modo il Sofista disegna un abito intorno all’uomo che chiede di essere educato da lui. Vi sono vari tipi d’abito. Vi è l’abito uf- ficiale dell’uomo politico, quello da lavoro dell’artigiano e dell’artista, l’abito da festa dell’aristocratico, quello semplice e dimesso di certo filosofo. Abiti. Il Sofista chiede di essere pagato per disegnare abiti attorno all’uomo. Per far questo si serve del mestiere dell’educatore, o del sarto; ma deve conoscere bene anche l’animo dell’uomo. Egli deve convincere un tale uomo, che è un tale tipo di uomo. Egli, per far que- sto, dovrebbe conoscere la verità sull’uomo, o almeno quella verità che ritiene in cuor suo più consona ai fatti che riguardano l’uomo, il suo agire e il suo sapere. L’origine del movimento culturale di cui fa parte il Sofista è di natura sociale e politica. Cambiano i tempi e i costumi, ma l’uomo rimane. L’uomo è la costante, e ciò su cui il pensie- ro umano dovrebbe riflettere è: che cosa rimane costante nell’uomo? Ecco, forse l’attività del misurare. Misuriamo, in effetti, qualsiasi cosa; persino le parole, arbitrari suoni stabiliti con- venzionalmente: il linguaggio. Il Sofista è l’uomo che dice, che agisce e misura; educa l’uomo a parlare, ad agire secondo le occasioni, a misurare. Educa l’uomo alla valutazione. 7 Se l’uomo è ciò che rimane costante nella sua storia, rimarrà costante anche la sua atti- vità del valutare. E se l’uomo non sa valutare secondo verità, dovrà simulare di saper valutare veramente, cioè dovrà cercare di valutare almeno correttamente. Veniamo noi tutti educati forse alla scorrettezza, o forse meglio a compiere la giusta misura, quella secondo correttezza? Ecco, il problema del Sofista nei confronti della verità sta tutto qui. Se la natura dell’uomo è quella descritta dalla sua attività più caratteristica, cioè il misurare, e se l’autentico misurare consiste nel misurare almeno correttamente, dovremmo forse intendere che la correttezza è l’essenza della verità? Dovremmo ritenere che la correttezza sia l’essenza della verità prospettica, quella che possiede l’individuo con il suo righello, graduato in base ad una unità di misura convenzionale, non di quella assoluta; potremmo concludere allora che la verità assoluta non è alla portata dell’uomo? Quello che l’uomo dovrebbe fare, perché rien- tra nella sua piena possibilità, è quello di misurare almeno correttamente. Valutare corretta- mente, però, è un simulacro di verità. 8 PARTE I FILOSOFIA E SOFISTICA 9 10
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