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Sistema di logica come teoria del conoscere, volume 2 PDF

398 Pages·2012·22.457 MB·Italian
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OPERE COMPLETE DI GIOVANNI GENTILE A CURA DELLA FONDAZIONE GIOVANNI GENTILE PER GLI STUDI FILOSOFICI GIOVANNI GENTILE OPERE VI LE LETTERE GIOVANNI GENTILE SISTEMA DI LOGIC A COME TEORIA DEL CONOSCERE VOLUME SECONDO Quinta edizione riveduta LE LETTERE Copyright ©2012 by Casa Editrice Le Lettere - Firenze ISBN 9 78 88 6087 608 9 www.lelettere.it PARTE TERZA LA LOGICA DEL CONCRETO CAPITOLO I LOGO ASTRATTO E LOGO CONCRETO I. - Verità detla logica eeU' astratto. Chi consideri la natura del logo astratto intende e giustifièa la fortuna millenaria della logica antica e tra­ dizionale. E condotto cioè a riconoscere la sua eterna ragione d'essere: che è ciò a cui ha sempre ripugnato la logica moderna del pensiero dialettico. Ed è stata pure una delle cause più potenti, anzi la prima origine della diffidenza invincibile, che questa logica ha costantemente incontrata e continua ad incontrare. Ma rendersi ragione della verità della logica antica e tradizionale; rendersene ragione per davvero, non chiu­ dendovisi dentro e rifiutandosi di guardare la realtà del pensiero dal punto di vista della dialettica, come il Cre­ monini rifiutavasi di guardare nel canocchiale di Galileo, bensì aprendo gli occhi a tutto e non negando nulla, spregiudicatamente, è insieme rendersi ragione della ne­ cessità di superare quella logica integrandola in una , dottrina più comprensiva. 2. - Carattere generale del lago astratto. Determiniamo il concetto della logica antica riassu ­ mendo brevemente i risultati della teoria esposta nella seconda parte di questo Sistema. 4 LA LOGICA DEL CO:-i'CRETO La logica, sorta come logica del concetto dell'esserf presupposto am pensiero - che è il solo essere noto alla filosofia antica, - essa si fissò come teoria del pensiero governato dal principio d' identità: suppose cioè il pen­ siero, al cui studio attendeva come identico a se stesso: non immediatamente, ma riflessivamente identico. Vide infatti che la pura identità immediata (presocratica, quella di Parmenide e di Democrito) non è neppur con­ cepibime come identità. Identità è riflessione o reJazion.; tra sé e se stesso. Quindi non sé, immediatamente, ma posizione di sé, e di sé come identico, cioè non diverso; quindi posizione di sé e d'altro; e posizione di sé come esclusione dell'altro. Questa, si può dire, la logica della logica antica, o il punto di vista a cm essa si colloca. 3. Forma orgamca del lago astratto. - Per la logica antica la verità (logo, oggetto della logica) è concetto essendo giudizio, ed è giudizio essendo sillo­ gismo: circolo chiuso, dentro il quale infatti ogni mente che vi si affacci è costretta fatalmente a chiudersi. H concetto senza giudizio è termine del pensoero, non pen­ siero: immediato, irriflesso, impensabile. Tale appunto la natura nella sua immediatezza: oggetto in cui il pen­ siero deve immergersi e fondersi e immedesimarsi, vo­ lendo abbracciarla e pensarla; in cui deve non pensare più. E il concetto è un progresso nella storia demla filo­ sofia rispetto alla natura, in quanto esso non è imme­ diato, ma si pone; non è soggetto isolato, ma soggetto del suo predica t o, in cui e per cui si pensa; ed è pensa­ bile dalla mente in quanto questa sua relazione col predicato (che è lui stesso posto di contro a sé) non è remazione che la mente gli sovrapponga per renderlo pensabile. Pensabile è per se stesso, e in se stesso pertanto LOGO ASTRATTO E LOGO CONCRETO 5 possiede siffatta intrinseca relazione con se stesso. Perciò il concetto è giudizio . Ma il giueizio non è possibile mai in realtà come un giudizio unico Giacché tale unicità farebbe rinascere . l' immediatezza naturale e la connessa impensabilità. Il giudizio pensabile è relazione che si pone come esclu­ sione della propria negazione: è doppia relazione, doppio giudizio, uno dei quali si pensa come vero per la sua op­ posizione all'altro dal quale non si può quindi disgiun­ gere senza precipitare nell' impensabile. Siffatto orga­ nismo immanente al logico concepire è la deduzione a cui oscuràmente guarda la sillogistica aristotelica, senza riuscire mai a definirla nettamente e impigliandosi perciò in una complicata rete di classificazioni empiriche de­ sunte da un'osservazione meramente materiale delle forme estrinseche assunte dal pensiero nella sua empirica configurazione. 4· L'accusa di sterilità contro la logica dell'astratto. - Comunque, tutta la storia e l'analisi rigorosa di questo concetto del logo concepito come identico con se stesso ha messo in chiaro che questo logo è un logo chiuso , incapace affatto di progresso. Si consideri come giudizio o come sillogismo, questo logo non ha movimento, non ha svolgimento: nel suo punto di partenza c' è il punto d'arrivo. Ma le critiche antiche e moderne della sterilità del sillogismo, come quelle di ·nume e di Kant contro i giudizi identici e analitici (i soli giudizi dotati di valore logico dal punto di vista della logica aristotelica), ser­ vono a mettere in chiaro il carattere della logica analitica, non a dimostrare la falsità delle sue teorie. Coteste teorie infatti han resistito sempre felicemente a tutti questi assalti, quantunque le difese che ne sono www.torrossa.com – You are licensed for personal use of this document 6 LA LOGICA DEL CONCRETO state di volta in volta tentate, siano tuttf inferiori alle critiche a cui si contrapponevano. Il sillogismo è sterile, ma non perciò esso perde la sua ragion di essere. Anche il maschio, per sé, è sterile; anche la pietra è sterile: ma tutto quello che non è fecondo, è forse men neces­ sario di quello che è fecondo ? Il sillogismo è quello che è, e adempie a una funzione essenziale del pensiero ap­ punto perché sterile: presuppone tutto quello che ci dà, e non importa perciò nessuna noYità, nessun incremento nel pensiero che vi ricorre. Il sillogismo è semplicemente dimostrativo; e come tale non può essere estensivo; e se fosse estensivo, cesse­ rebbe di adempiere a quell' importante funzione che gli spetta, di dimostrare. Così il denaro che noi depositiamo in una cassa forte, non cresce, ma nemmeno diminuisce; e il suo non crescere né diminuire, e restare quello che è, è la caratteristica su cui noi abbiamo bisogno di poter fare assegnamento conservandolo. E come il denaro, tante cose abbiamo pur bisogno ordinariamente di cre­ dere ferme, fisse, immutabili, quantunque si sappia bene di non potere esser tali noi stessi, che del denaro e di tutte queste altre cose ci serviamo facendole muovere con noi e partecipare al flusso più o meno rapido della nostra vita. 5· - Funzione dimostrativa del pensiero pensato. Dimostrare non è altro che questa riflessione interna di un pensiero stesso, la quale, mediandolo internamente, lo fa possedere veramente nella sintesi dei suoi elementi analitici. A A, questo appunto è il pensiero, che non = è né l'uno né l'altro A, ma la sintesi di entrambi nella loro distinzione, in quanto il primo si richiama al secondo e il secondo al primo: e in questo reciproco annodamento,

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