ebook img

Senza confini. Considerazioni psicoanalitiche sulle crisi di panico PDF

218 Pages·2007·0.846 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Senza confini. Considerazioni psicoanalitiche sulle crisi di panico

Roberto Pozzetti Senza confini Considerazioni psicoanalitiche sulle crisi di panico Prefazione di Valentina Cultrera Postfazione di Massimo Recalcati FrancoAngeli Copyright © 2007 by FrancoAngeli Jonas - Centro di ricerca psicoanalitica per i nuovi sintomi è un'associazione sorta nel 2003, diffusa sul territorio nazionale, composta da psicoanalisti, psicoterapeuti, psicologi e intellettuali. Il suo orientamento teorico si ispira all'insegnamento di Jacques Lacan e della sua scuola. La sua finalità è quella di interrogare il male di vivere contemporaneo, le sue forme sintomatiche prevalenti e la sua intersezione col discorso sociale dominante. Le sedi Jonas - Centri di clinica psicoanalitica traducono questa ricerca teorica in un programma di applicazione clinica della psicoanalisi alla terapeutica. Indice Presentazione, di Valentina Cultrera Introduzione 1. La separazione nell'epoca del declino del padre 1.1. Il panico come fenomeno della contemporaneità 1.2. Un accenno alle nuove forme del sintomo 1.3. Il panico e l'identità 1.4. La carenza paterna generalizzata 1.5. Note sul narcisismo contemporaneo 1.6. La difficoltà di separazione 1.7. Le nuove forme del disagio giovanile 2. Una lettura delle teorie sull'angoscia in Freud 2.1. L'eziologia libidica dell'angoscia 2.2. Angoscia e rimozione 2.3. L'ultima teoria dell'apparato psichico 2.4. Mancanza della madre e perdita d'oggetto 2.5. Il segnale d'angoscia è il segnale della castrazione 2.6. Angoscia e dolore, fra bisogno e amore 2.7. Non esiste angoscia psicotica 3. Amore, desiderio e angoscia 3.1. Il transfert è l'amore 3.2. L'amore narcisistico 3.3. L'amore per i genitori 3.4. Il desiderio di sapere 3.5. Il segno d'amore 4. Sulle differenze fra panico e angoscia 4.1. Panico e nevrosi d'angoscia 4.2. Il sintomo fobico localizza il panico 4.3. Il nesso con depressione e mania 5. Il panico in diverse posizioni soggettive 5.1. Per una diagnosi differenziale 5.2. Le difese dall'estraneo 5.3. Il panico dinanzi al mistero della morte 6. La crisi di panico come ritorno dell'isteria 6.1. L'isteria e la nascita della psicoanalisi 6.2. Nuove forme della conversione somatica 6.3. L'attacco di panico come attacco isterico 6.4. La riscoperta della follia isterica 6.5. Destini dell'identificazione 7. La paura dell'illimitato 7.1. Il nome sociale di DAP 7.2. L'accompagnatore 7.3. Attacco e difesa 7.4. Lo spavento 7.5. Il buio e l'abbandono 7.6. Il vacillamento al di là del padre 7.7. Fra il narcisismo e la luce 7.8. La voce del Super-Io 7.9. Il sentimento oceanico e l'illimitato 7.10. Panico e forclusione generalizzata 7.11. La pace come mancanza simbolica 8. Il trattamento del panico 8.1. Dai primi colloqui al transfert 8.2. Prevenzione, prescrizione e preliminare 8.3. Il rafforzamento del padre 8.4. Gli effetti del percorso analitico 9. Il legame sociale nell'epoca delle nuove forme del sintomo 9.1. Non c'è soggetto DAP senza relazione con gli altri 9.2. Linguaggio e legame sociale 9.3. Il padre morto come sintomo 9.4. Le masse organizzate 9.5. La civiltà e il suo disagio 9.6. Il discorso fra sapere ed affetto 10. Il gruppo monosintomatico di DAP 10.1. Lo sfaldamento dei legami libidici 10.2. La mia esperienza con i gruppi di auto-aiuto LIDAP 10.3. L'identificazione nel panico 10.4. Le paure del contagio e dell'abbandono nel gruppo 10.5. Una monosintomaticità senza identità di genere 11. Casi clinici nel panico 11.1. Giada: il panico e il matrimonio 11.2. Sonia: la ragazza che vuole essere elastica 11.3. Lucilla e il buio 11.4. Le mura immaginarie di Mario Postfazione, di Massimo Recalcati Bibliografia Presentazione Quando mi appresto a leggere un nuovo libro, mi soffermo inevitabilmente ed inconsapevolmente sul suo titolo. In questo caso, "Senza confini". Sottotitolo: "Considerazioni psicoanalitiche sulle crisi di panico". Subito il titolo mi ha lasciato un senso di inquietudine, di voglia di fare altro, di non leggere. Il "senza confini", l'illimitato, l'apeiron, ciò che difficilmente sarà conoscibile nella sua interezza, né sarà completamente contenibile e tanto meno percorribile, mi ha riportato il sentore dell'angoscia e del panico. D'altro canto, il sottotitolo, così esaustivo, terreno, tecnico, fa da contrappeso e mi apre la strada ad una lettura complessa, ricca e piacevolmente piena di spunti di riflessione. "Senza confini" è prevalentemente un testo per addetti ai lavori, che aggancia comunque anche il lettore profano. Come è accaduto a me. La mia conoscenza delle crisi di panico nasce, infatti, e si esaurisce per lo più, nell'aver sperimentato in pratica queste stesse crisi, nel percorso di terapia e di comprensione che ne è derivato, nella fondazione di un'Associazione tra persone che hanno promosso 1'"auto-mutuo-aiuto" relativamente al DAP. Ho trovato quindi particolarmente interessante e nuovo l'approccio di Pozzetti, che nel primo capitolo ha collocato il fenomeno "DAP" in un momento storico e sociale preciso, come risposta e stimolo ad un contesto ben caratterizzato. Per quel che mi riguarda, mi sono chiesta spesso, pensando alla mia storia personale ed alle centinaia di altre storie che mi è capitato di ascoltare in 14 anni di lavoro nella LIDAP, come mai il panico sia emerso nella sua massiccia evidenza proprio in un'epoca in cui i limiti del nostro mondo si sono dilatati, in cui anche a livello educativo e formativo ci si è abituati ad un largo consumo di "autonomia", "libertà" e "discrezionalità", e che solo sessanta anni fa non sarebbe stato pensabile. In un mondo in cui si può vivere più a lungo, meglio e con qualche certezza in più, rispetto ai nostri nonni ed ai nostri genitori, si caratterizza come sintomo dilagante la paura della paura, la paura apparentemente immotivata, improvvisa, violenta del panico. Qualcosa di forte e primitivo, che ti riporta ad avere la stessa autonomia e libertà, la stessa fiducia nel sapere tuo e degli altri, che probabilmente aveva un uomo del paleolitico. Effettivamente il limite, la norma ed il confine sono ciò da cui ognuno di noi trae il nutrimento per la definizione di sé, per la costruzione della propria identità, per il riconoscimento delle identità altrui. Nel mondo senza limiti, "senza confini", non può che aumentare la paura illimitata, quella che insorge dentro un supermercato, appena ti accorgi che per uscirne dovrai aspettare che una fila intera di persone lasci libera una cassa, ti permetta di pagare e di oltrepassare le porte che si apriranno appena ti ci avvicinerai. Da sole. Ho apprezzato tutto l'excursus sulle teorie freudiane del lavoro di Pozzetti, che mi ha permesso di comprendere la conseguente teoria del panico come nuova forma di isteria. "L'attacco di panico come attacco isterico" è il titolo di un paragrafo del sesto capitolo, in cui questa tesi viene elaborata. Uno psichiatra, una volta, mi ha detto: "Noi, un attacco isterico, non l'abbiamo mai visto dal vivo. L'isteria oggi si studia solo sui libri". Oggi questa morte dell'isteria, questa sua fine nel nulla, così come io l'avevo percepita, viene rielaborata nell'opera di Pozzetti, con un ricongiungimento a livello semantico e, almeno in parte, fenomenologico, con il DAP. Il panico ne esce dunque ben sistemato in un'area sociale e culturale che lo produce e che lo spiega, di cui Roberto Pozzetti però denuncia alcuni limiti e carenze e a cui deve la sua stessa peculiarità espressiva. Il panico ne esce parimenti con una storia importante dietro di sé, un percorso che parte dai "vecchi sintomi" e che sfocia in nuove e più adeguate voci del disagio. Il panico acquista "un padre assente", un vuoto, una mancanza da cui prende le sue mosse. Il panico, grazie al bisogno di classificazione (o per colpa di tale bisogno), può diventare un'identità perduta, una gruppalità appresa che risana o che semplicemente risarcisce di alcuni pezzetti di un tesoro disperso, fatto di relazioni familiari che non sono state adeguate e supportive. Come evidenzia Pozzetti, l'associazione tra persone con DAP, oltre a favorire tutta una serie di processi di crescita individuale, è il tentativo di dare visibilità ad un problema psicologico che tende a restare invisibile. Non perché sia poco invalidante, poco diffuso o più semplice da trattare di altri. Semplicemente perché regala un'immagine che nessuno vorrebbe avere: quella della persona debole, impaurita, dipendente. Se l'anoressica può diventare un modello vincente, in quanto in grado di combattere il suo stesso impulso a nutrirsi, la persona col DAP evoca solo idee di regressione e di impotenza. Di questo ho avuto la certezza ogni volta che, a nome della LIDAP, ho cercato un testimonial o uno sponsor per sostenere l'Associazione: un'impresa al limite dell'impossibile. I personaggi famosi, i volti vincenti (o che tali vorrebbero diventare) non si legano alla causa del DAP, perché ne uscirebbero indeboliti. Il panico non dà un ritorno d'immagine significativo. Alla fine del libro, poi, il panico diviene il pezzo di vita di alcune persone, ci permette di ascoltare la storia personale di Giada, di Sonia, di Lucilla, di Mario. In questi volti il DAP scompare per lasciare spazio e voce alla persona con il panico. Scompare la classificazione del DSM, e, nei limiti, scompare anche il rifugio in un nome ed in una diagnosi, perché c'è la storia della sofferenza personale, del dolore, dell'emozione. Quella che il paziente porta con sé da un terapeuta, al quale chiede di sentirla empaticamente. Sperando che il terapeuta non la tema nello stesso modo paralizzante. Valentina Cultrera Fondatrice e Presidente onorario della LIDAP ONLUS, Lega Italiana contro i Disturbi d'ansia, di Agorafobia e da attacchi di Panico. Introduzione Il corpo nel panico La crisi di panico investe il corpo, è un evento di corpo, di un corpo che sperimenta un dolore non controllabile. E lo sgomento suscitato ed i pensieri terribili che ne susseguono sono sempre collegati all'impressione di non riuscire a mantenere qualcosa sotto controllo, a livello del corpo. Il panico pone sicuramente in primo piano il corpo e non sempre il soggetto. Nei vissuti devastanti che colpiscono il corpo, fra i quali il più diffuso ed inquietante è quello della sensazione di avere un infarto, diverse volte il soggetto non risulta implicato. Il paziente vive all'inizio questo fenomeno in modo analogo a qualunque disturbo somatico. Ci vuole tempo perché il dolore si evolva in un'interrogazione soggettiva: perché l'attacco di panico se non c'è nessun problema organico? Qual è la verità intrinseca al repentino insorgere del panico ? Il DAP comincia a far parte della clinica contemporanea negli ultimi decenni e diviene importantissimo per la psichiatria, nel novero dei disturbi d'ansia, e per diverse branche della psicoterapia che vi hanno dedicato molte elaborazioni. Tuttavia raramente uno psicoanalista si dedica a coglierne le logiche, a capirne i motivi e le cause, sovrapponendo di fatto questo fenomeno all'angoscia. Qual è allora la differenza fra angoscia e panico? La nostra epoca è, per definizione, l'epoca del panico. Attentati terroristici, condizioni di precarietà economica e lavorativa, disgregarsi dei valori, crollo degli ideali politici e religiosi minacciano l'uomo contemporaneo da più parti. Lo lasciano alle prese con la paura, con la paura di eventi drammatici e ingovernabili, con la paura di perdere tutto, con la paura di smarrire il controllo, con la paura della paura, con la paura del panico. Fin dall'infanzia, l'essere umano scopre dei modi di alleviare la paura, cerca un riparo, inventa delle distrazioni dal terrore ed escogita tentativi per difendersene. La tremenda esperienza del panico determina però la paura che questa crisi possa ripresentarsi ed attiva un terrore generalizzato, indefinito. Manca una localizzazione precisa di ciò che incute timore. La fobia si riferisce ad un preciso elemento della realtà (un animale temuto, un luogo fisico o una situazione) lasciando liberi dall'angoscia negli altri ambiti dell'esistenza; la paura è un'esperienza che attraversa la storia e le culture in riferimento ad un'impotenza ben motivata. Il panico invece eccede rispetto a tutto questo. Nel panico non vi è una definizione precisa di cosa spaventi. Non è da subito chiaro cosa susciti questi vissuti tanto impressionanti. Non si sa da dove può venire l'attacco. Non vi è un oggetto fobico ben delineato. Non vi è un nome che ritagli bene la propria paura. Vi è un terrore senza nome. Ciò che spaventa è l'idea di rimanere soverchiati da questo dramma impossibile da gestire, sopraffatti dalla disperazione, senza l'aiuto di nessuno. Il prototipo del panico si rintraccia, infatti, nell'esperienza del bambino abbandonato, lasciato solo, che non trova più sua madre. Ed ha paura del buio. Il buio diviene la figura dello smarrimento di ogni stabilità e sicurezza con l'avanzare di una penombra indistinta. Nel bambino affiorano i timori più inquietanti e perturbanti ma anche la possibilità di un appello, di una chiamata all'Altro, ai genitori. Ecco allora la domanda d'amore, la ricerca della sicurezza offerta dal padre, dal capofamiglia, dall'eroe dell'infanzia. E tutto questo apre tematiche relative al legame tranquillizzante con il padre, al ruolo conferito al suo desiderio in una logica sovente isterica. Il tema della riscoperta dell'isteria, della riabilitazione della figura clinica che ha dato vita alla psicoanalisi grazie all'opera di Freud, diviene sempre più frequente nell'attualità e una delle tesi del mio libro accosta l'attacco di panico all'attacco isterico, ad un'isteria che oltrepassa la dimensione del sintomo. Questo andare oltre il sintomo risulta del tutto in linea con la caratteristica odierna del declino del padre che porta a superarlo, a valicare i limiti. La logica di una globalizzazione che abbatte i confini, che fa a meno degli ideali e che rende tutto possibile spinge verso l'illimitato. L'attenuarsi del riferimento al padre fa vacillare molte certezze, relativizza anche gli elementi più solidi e getta talvolta nel panico. In questi termini si coglie bene l'importanza conferita da chi ha vissuto un attacco di panico all'amore ed all'amicizia nella ricerca di compagni che possano sostenerlo su un terreno divenuto sdrucciolevole, scivoloso. Quando l'idealizzazione infantile del padre si incrina, quando il soggetto perde la sicurezza offerta dalla religione, quando lo Stato viene socialmente smantellato, quando ideologia e politica si dissolvono, è dal lato dell'amicizia e dell'amore che può essere recuperata una stabilità. Solamente amicizia ed amore possono sostenere la creatività del soggetto negli anni del panico.

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.