Carlo Dionisotti Scritti sul Bembo A cura di Claudio Vela © 2002 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino www.einaudi.it Einaudi ISBN 88-06-15887-2 'U08 p. ix Premessa di Claudio Vela xv Introduzione di Claudio Vela Scritti sul Bembo Due introduzioni 5 Prefazione a «Carteggio d'amore (1500-1501)» 23 Introduzione a «Prose e Rime» 66 Nota bibliografica 71 Appendice alla seconda edizione Lezioni e "appunti" 79 Pietro Bembo e la nuova letteratura 93 Appunti sul Bembo 1. Manoscritti Bembo nel British Museum 11. Per la storia del «Carminum Libellus» 115 Appunti sul Bembo e su Vittoria Colonna Voci di dizionari ed enciclopedie 143 Bembo, Pietro (Dizionario Biografico degli Italiani) 169 Bembo, Pietro (Enciclopedia Dantesca) Due recensioni per il «Giornale storico della1 letteratura italiana» 175 Roecensione a Mario Santoro 181 Recensione a Marco Pecoraro Appendice 207 Introduzione alle «Prose della volgar lingua», 1931 233 Introduzione a «Gli Asolani e Le Rime», 1932 253 Nota ai tèsti di Claudio Vela 273 Indice dei nomi «Dieci o cento o mille anni non importano differen- za nell'incontro, che solo può essere ossequente e schiet- to, con quelli che si sono lontanati da noi per sempre». «La tradizione critica e storiografica è rispettabile, ma sono testimonianze e non più; sono assai spesso te- stimonianze contraddittorie, che in tanto valgono in quanto sia a sua volta giudicato chi le ha fornite, un pro- cedimento senza fine». e. DIONISOTTI, don Giuseppe Ve Luca.. Premessa Incominciata sotto il segno del Bembo alla fine degli anni Ven- ti del Novecento a Torino, la carriera scientifica di Dionisotti si è poi sviluppata in tante direzioni senza che quel filo iniziale mai si spezzasse; anzi è intorno a esso, saldamente tenuto al centro del- la trama, che via via altri se ne sono intrecciati a formare il tessu- to della ricostruzione e interpretazione storica dionisottiana della nostra letteratura fra Quattro e Cinquecento. Ciò non toglie che la presente raccolta di scritti di Dionisotti sul Bembo debba preliminarmente essere giustificata, come operazione postuma e indipendente dalla volontà dello studioso. È infatti evi- dente l'assenza di una raccolta del genere tra le non poche (sei, sen- za inserire nel novero i ricordi di Momigliano e De Luca, che pure riunivano anche scritti precedentemente editi) messe insieme da Dio- nisotti tra Geografia e storia della letteratura italiana del 1967 e i Ri- cordi della scuola italiana del 1998. Un'assenza che va spiegata, per- ché solo la rivendicazione di un mutato punto di vista potrà attual- mente legittimare il raggruppamento di ciò che l'autore ha lasciato sparso. Mai infatti Dionisotti ha raccolto e riparato sotto un titolo unitario (magari Appunti sul Bembo) i suoi contributi specifici. Ma intanto da parte dell'autore non sarebbe stato comunque facile, sul- la sola base dell'unità dell'oggetto-Bembo, accostare in solidale com- pagnia contributi che appartengono a generi disparati: introduzioni a edizioni, saggi e lezioni, voci di dizionari ed enciclopedie, recen- sioni. Questa pluralità di "scritture" è un fatto che non si riscontra in uguale misura in nessuna delle raccolte predisposte, che tutte ri- spondono a un progetto costruttivo, non sono contenitori indistinti del già fatto (il che spiega ad esempio, ed è detto a chiare lettere nella Premessa, che dalla raccolta degli scritti su Aldo Manuzio sia- no stati esclusi, per ragioni diverse ma forti, contributi pur perti- nenti al tema ma non bene integrabili nella struttura). Si conside- ri poi la particolare tipologia di alcuni di questi interventi bembia- x Claudio Vela Premessa XI le spalle (e forse per quell'esordio, percepito come insufficiente), ni. È evidente che le introduzioni, ad esempio, solo a prezzo di sempre più decisamente si volgeva verso altre manifestazioni. La qualche sacrificio possono essere strappate dalla loro sede natura- probabile insoddisfazione per ,quei lavori giovanili, soprattutto in le ed esposte come testi autonomi, organiche come sono anche merito al commento, non sta solo alla base della decisione di pro- all'edizione dei testi del Bembo che tenevano loro dietro nelle se- curare, a trent'anni di distanza, una diversa, più matura, edizione, di originarie, dove pure sono presenti, come è giusto attendersi, come una sorta di debito da onorare. Anche necessariamente avrà altre funzionali tipologie testuali, quali note ai testi, note di com- stimolato il Dionisotti che tutti abbiamo imparato a conoscere e ad mento, indici: tutti contributi che male o per nulla possono astrar- ammirare nella direzione dell'approfondimento del quadro storico- si ed estrarsi dalla loro costitutiva condizione eterodiretta. Soprat- letterario entro il quale Bembo si collocava e senza il quale la sua tutto i commenti alle opere del Bembo {Prose della volgar lingua, Aso- opera restava incomprensibile. Per cui il Bembo diventò via via in- lani, Rime), gli unici canonicamente a pie di pagina procurati da separabile da tutti gli altri autori ed esponenti della cultura italiana Dionisotti, sono elementi imprescindibili per fornire la misura com- fra Quattro e Cinquecento, insomma da quel pertinente contesto pleta del suo impegno sull'autore delle Prose. Ma era ed è impossi- storico e letterario che per tanto tempo, seppure non esclusiva- bile integrarli in una raccolta dove non compaiano anche i testi com- mente, è stato al centro dell'interesse di Dionisotti. (Non esclusi- mentati. Si capisce che Dionisotti, una volta entrata nel circolo l'edi- vamente, giova ripetere: la bibliografia dionisottiana testimonia che, zione bembina del i960 (e soprattutto la seconda edizione del 1966, almeno in quanto recensore, e lasciando pure da parte il gravoso ma più volte ristampata), come somma manifestazione della sua figura fecondissimo impegno di compilazione degli Indici del «Giornale di studioso del Bembo, non abbia poi mai pensato a una raccolta di storico» che occupò per lunghi anni l'operosissima giovinezza e pri- scritti eterogenea e insieme irrimediabilmente mutilata in parten- ma maturità di Dionisotti, all'interesse prioritario per Quattro e za. Su questo punto dell'edizione e del commento si deve insiste- Cinquecento altre curiosità, altri interessi si sono accompagnati ben re: a parte l'Orazione ai nobili di Lucca di Guidiccioni, pubblicata presto). Non si vuole dire con questo che Dionisotti avrebbe evita- da Dionisotti nel 1945 con lucida tempestività politica e civile e to di procurare anche l'edizione del Bembo: certo non sembra ca- con un'introduzione lunga quasi tre volte il testo ma senza com- suale che sia rimasta l'unica. Del resto nessun altro autore come il mento, Bembo è stato l'unico autore di cui lo studioso, che non ha Bembo, e principalmente il Bembo delle Prose, permetteva di por- mai fatto professione di filologo strido sensu, ha procurato l'edi- si al centro di tutti i principali e più interessanti e decisivi proble- zione, ed edizione corredata di commento a pie di pagina, che af- mi della letteratura italiana rinascimentale, e dunque anche di quel- fronti dunque anche elementi puntuali del testo (numerate ecce- li, come è ovvio, della lingua letteraria, ma anche, come sarebbe me- zioni che confermano la regola, oltre agli Early Italians texts per il no ovvio per una storia culturale diversa da quella italiana, della pubblico inglese, restano le edizioni "interne" di brevi testi entro stessa società italiana dell'epoca. Si capisce, ma per primo fu Dio- saggi e studi, si tratti di un'egloga del Fortunio o di alcuni sonetti nisotti a capirlo con fondata chiarezza, come il Bembo, il "fonda- del Castiglione o di poesie latine dello stesso Bembo o di altro). An- tore" del volgare come lingua letteraria di pari dignità con le lingue zi è più corretto parlare di edizioni, al plurale, essendo stato il Bem- classiche, fosse lo snodo decisivo per la comprensione di tutta la let- bo il banco di prova degli esordi di Dionisotti come italianista già teratura coeva nonché di quella immediatamente precedente e suc- nel 1931 e 1932, quando il giovanissimo neolaureato non potè la- cessiva. Ecco che questa situazione oggettiva di privilegio si riflet- sciarsi sfuggire l'opportunità fornitagli da Debenedetti di curare, in te nell'opera dello storico della letteratura non più solo nella pro- due volumetti per la torinese Utet, i testi volgari del Bembo, e a duzione di saggi, contributi vari e recensioni, cioè delle forme per queste aggiungendosi più tardi, nel 1950, l'edizione del carteggio lui normalmente abituali per dare conto del contesto generale che d'amore tra il Bembo e Maria Savorgnan (con commento in forma soltanto può spiegare i testi nel loro tempo e spazio e cosi farne sto- di note finali). E possibile che anche per questa sua condizione di ria, ma direttamente nella riproposizione dei testi stessi, illustrati "autore primario" il Bembo sia rimasto l'unico (o quasi) nella car- là dove necessario e serviti da un'introduzione che è un capolavo- riera dionisottiana di editore di testi; e in qualche modo perfino iso- ro per sicurezza di sintesi e ampiezza di profondità. lato entro una produzione scientifica che, pur con quell'esordio ai- Premessa xm XII Claudio Vela seguito da Machiavelli in questa condizione di privilegiata atten- È comprensibile dunque che Dionisotti, che ancora nel 1981 zione). Gli accessus al Bembo (peccato non si adatti al composto pubblica un contributo bembesco nella miscellanea per Augusto cinquecentista il suffisso che tanto pertiene al Machiavelli e al Dio- Campana, non abbia ritenuto necessario affiancare a un'edizione nisotti di Machiavelli e non si possa parlare di "bemberie") meri- esemplare e corrente una raccolta che documentasse il resto del tavano la piena luce di una considerazione dedicata. È quanto qui suo impegno pubblico per il Bembo, tanto più se decurtata, come si propone. sarebbe stato più che probabile, dell'elemento di punta, l'intro- Il semplice ordine cronologico, della materia o della data di pub- duzione all'edizione del i960. La quale raccoglieva e trasformava, blicazione, non sembra reggere nessuna delle raccolte preparate da come sappiamo oggi, e però inevitabilmente in parte scartava, la Dionisotti, scritti manuziani esclusi. Ne abbiamo tratto l'autoriz- ricca linfa di decenni di studi sul Bembo che a un certo punto sem- zazione a seguire anche noi un diverso ordine, non per irriflesso brarono, nei progetti di Dionisotti, potersi assemblare in un'or- arbitrio, ma considerando la specificità di scrittura che si diceva ganica struttura monografica, non risultante di pezzi sparsamen- all'inizio. Abbiamo dunque preferito raggruppare gli scritti sul te editi altrove, ma che quegli studi rifondesse in una forma orga- Bembo secóndo il loro statuto di genere e non secondo lo stretto nizzata. Caduto il progetto, fuori dall'edizione le disiecta membra ordine cronologico, inserendo gli autonomi studi e contributi e le restarono tali. voci biografiche tra le due ali, diversamente eterodirette, delle in- Oggi sono legittime altre istanze, ragionevoli altre richieste. troduzioni e delle recensioni. Per i lemmi interni alle quattro se- Forte è in noi l'esigenza di vedere chiaro all'interno del vastissimo zioni vale invece la scansione cronologica. Diverso trattamento è continente dell'impegno scientifico di Dionisotti, anche per la buo- stato riservato alle introduzioni delle edizioni giovanili. Non rifu- na ragione che quell'impegno ha lasciato un'impronta così forte sul se, ma piuttosto superate dall'autore nella nuova, tutta rifatta in- nostro stesso modo di intendere e fare la storia della letteratura ita- troduzione della definitiva edizione del i960, ci è sembrato che liana, e indirettamente ma conseguentemente la storia tout court meritassero comunque di essere conosciute, anche per la consape- dell'Italia. E ci sono diverse maniere per cercare di fare chiarezza. volezza che la loro omissione avrebbe significato lasciarle per sem- Una è quella di seguire le linee tematiche (i fili, si diceva all'inizio), pre confinate nella riserva degli studi specialistici. Le abbiamo per- che contribuendo tutte all'intreccio, e pertanto presupponendo tut- ciò collocate in chiusura, n^WAppendice, in modo che il lettore cu- te le altre, si possano però isolare in una loro riconoscibile auto- rioso possa - se vorrà - verificare la pertinenza già "dionisottiana" nomia. È una lettura che si è fatta e si sta facendo da più parti. Ed di una carriera ai suoi inizi e insieme la distanza dalle prove suc- è legittimata, a posteriori, dal modello di Dionisotti stesso, che ha cessive, dove più netto e inconfondibile appare il sigillo della per- riunito insieme secondo questo criterio, o secondo criteri assimi- sonalità dello studioso. labili, con operazioni ex post, tanto le "machiavellerie" quanto i saggi manuziani quanto gli appunti sui moderni o i ricordi della scuola italiana. Gli scritti di Dionisotti su Bembo sono parsi tanto Questo libro deve molto a molte persone. Sia lecito qui ricor- importanti e significativi, e così a lungo e profondamente centrali dare e ringraziare almeno Simone Albonico, Giorgio Panizza, An- nei suoi interessi scientifici, da giustificare un'operazione di for- tonia Tissoni Benvenuti, per i suggerimenti e le proficue discus- mazione di un nuovo organismo anche al prezzo di molteplici estra- sioni avute con loro; Rino Gaion, Paola Novaria, Francesca Roc- polazioni. Una diversa decisione, come ad esempio quella della lo- ci, per avere con larga disponibilità e costante gentilezza facilitato ro collocazione in ordine cronologico insieme agli altri scritti, man- la consultazione dei documenti conservati rispettivamente nell'ar- tiene ovviamente un senso, permettendo di sedarli alla pari di tutti chivio della casa editrice Utet, nell'Archivio Storico dell'Univer- gli altri con la conseguenza di agevolarne il confronto progressivo sità di Torino, nelle Carte Cian dell'Accademia delle Scienze di con la produzione coeva di diverso argomento. Ma d'altro canto Torino; Mauro Bersani, dell'Einaudi, per lo stimolo dato all'im- frustrerebbe la possibilità di abbracciare e seguire con un unico presa e per la sua pazienza; infine, ma soprattutto, Anna Carlotta sguardo le vie diverse, nei modi e nei tempi, di approccio di Dio- Dionisotti, che onora la memoria del padre seguendo discretamente nisotti al suo autore (che tale può dirsi il Bembo, affiancato solo in ma con fermezza le iniziative e le pubblicazioni che lo riguardano, XIV Claudio Vela e che per questa occasione ha cercato e fornito generosamente le Introduzione lettere di Qan reperite nell'archivio Dionisotti, e si è anche as- sunta l'importante ma non lieve onere della compilazione dell'In- dice dei nomi. Sul declinare degli anni Settanta e negli incipienti Ottanta con altri amici pavesi, compagni di università, laureandi o appena lau- reati, più volte facemmo visita a Dionisotti nella villa di Roma- gnano, in annuali spedizioni estive, stipati in una macchina. Dio- nisotti ci accoglieva divertito: «Ecco il commando pavese». Dalla conversazione semplice e profonda di un vero maestro, sempre di- A distanza di parecchi decenni, in vari contributi e testimo- sponibile all'ascolto e partecipe e pronto però a distinguere e a giu- nianze Dionisotti ha raccontato più volte, con lo sguardo retro- dicare, ogni volta tornavamo un po' più confortati nella nostra in- spettivo della lontananza, i suoi esordi bembeschi, apparentemente quietudine: con la convinzione che i nostri gratuiti studi avessero cosi "fuori contesto" e intempestivi nella Torino degli incipienti un senso, perfino fossero necessari, con la sensazione che anche anni Trenta. noi avremmo potuto fare e avere la nostra parte in una società più La scelta di laurearsi in letteratura italiana fu piuttosto tarda, consapevole del passato e critica del presente, insomma più civile. nel curriculum universitario di Dionisotti, e motivata, oltre che, Come poi siano andate le cose è sotto gli occhi di tutti. Se questo quanto al ritardo, da una (autoironicamente) rivelatrice sensa- libro sopporta una dedica, che è anche un rito d'appartenenza, sarà zione di "appagamento" degli studi liceali della disciplina1, so- dunque agli altri componenti, tutti insieme e singolarmente, del prattutto dalla ragione pratica del conseguente più facile e natu- "commando", nel ricordo di quelle spedizioni e di quelle speran- rale accesso all'insegnamento medio, dopo tre anni di studi orien- ze, e a paragone con il presente. tati particolarmente alle lettere classiche, alla letteratura francese e alla storia dell'arte2. La situazione dell'università per chi vi si 1 «Io evitai nel primo biennio del mio corso universitario la letteratura italiana, che mi pareva di aver studiato a sufficienza al liceo», in Ricordo di Carlo Calcatemi, del 1994 (per le indicazioni bibliografiche complete cfr. il lemma 1994.3 della Bibliografia di Dio- nisotti a cura di Mirella Ferrari, d'ora innanzi citata come Bibliografia seguita dall'indica- zione dell'anno e del numero d'ordine interno del lemma, in E. FUMAGALLI [a cura di], Car- lo Dionisotti. Geografia e storia di uno studioso, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2001, pp. 151-95), ora in e. DIONISOTTI, Ricordi della scuola italiana, Edizioni di Storia e Lette- ratura, Roma 1998, pp. 469-76, citazione a p. 469. Dionisotti aveva seguito ginnasio e li- ceo all'Istituto Sociale retto dai Gesuiti, in via Arcivescovado a Torino (cfr. ad esempio l'intervista raccolta da B. QUARANTA, L'Italia unta e grassa straniera a Sapegno,, in «Tuttoli- bri», XX, 21 gennaio 1995, n. 940, p. 6). Per il manuale di Alessandro D'Ancona e Ora- zio Bacci, che certamente in quegli anni era il libro di testo di letteratura italiana più dif- fuso nella scuola italiana, cfr. il giudizio di e. DIONISOTTI, Appunti su Giuseppe Taverna, in Cultura piacentina tra Sette e Novecento. Studi in onore di Giovanni Forimi, Cassa di Ri- sparmio di Piacenza, Piacenza 1978, ora anche in ID., Ricordi della scuola italiana cit., pp. 143-64: «La vecchia generazione, dell'amico Forlini e mia, non ha mai cessato di ap- prendere dal Manuale della letteratura italiana del D'Ancona e del Bacci, manuale sempre valido e utile anche per la sua obbedienza all'ordine cronologico» (p. 160); giudizio riba- dito in ID., Fortunato Pintor, in «Giornale storico della letteratura italiana» del i960, ora ibid., p. 461: su di esso «parecchie generazioni di giovani italiani si educarono allo studio della storia letteraria». Sulla presenza del Bembo nel manuale cfr. però la nota 11, p. xxi. 2 Dal registro della carriera universitaria di Dionisotti, conservato in Archivio Stori- co dell'Università di Torino, Studenti, IX A 403, risulta infatti che il giovane studente su- XVI Claudio Vela Introduzione xvn affacciasse allora fresco di studi liceali e il relativo atteggiamen- una sorta di continuità dell'allievo con il relatore della tesi, il ti- to dello studente Dionisotti sono cosi da lui ricordati in un'in- tolare della cattedra di letteratura italiana Vittorio Cian, che sul tervista del 1988: Bembo si era a sua volta laureato nel 1885, con una tesi subito stampata, Un decennio della vita di M .P.Bembo (1521-1531), den- Quando mi iscrissi all'università, a metà degli anni Venti, dopo la rifor- sa di fatti, nuovi documenti e conseguenti scoperte e calibrature, ma Gentile, tirava un vento di novità. Il fascismo dei primi anni, prima di di- ventare organicamente conservatore e totalitario, mise a soqquadro un po' di che aveva segnato la ripresa e il rinnovamento degli studi sul Bem- situazioni. Vennero aboliti i piani di studio, c'era una totale libertà di scelta bo nel pieno della fervida stagione della Scuola storica (il venti- delle materie di esame. Momigliano, che sapeva fin dall'inizio lucidamente treenne autore vi aveva modo di ringraziare i suoi maestri, cioè, che cosa voleva, si organizzò il suo curriculum. Io non ne avevo idea, e fini insieme allo storico Carlo Cipolla, Arturo Graf e Rodolfo Renier, che in quattro anni non feci neanche un esame di storia. In compenso mi im- mersi nelle letterature romanze, nella storia dell'arte. Dalla Francia soprat- dei quali i due ultimi erano freschi fondatori, nel 1883, del «Gior- tutto veniva allora tutto ciò che era nuovo ed eccitante. Leggere Valéry vole- nale storico della letteratura italiana», che di quella Scuola diven- va dire risalire a Mallarmé e fino a Baudelaire. Ma fu Proust la gran bomba ne subito l'organo ufficiale)5. Avendo poi dedicato al Bembo an- che scosse la nostra generazione, che ci spalancò davanti un mondo nuovo. che successivamente un impegno non trascurabile, sia attraverso Davvero con la Recherche l'anteguerra non esistette più, e sembrò d'un trat- to che i personaggi della nostra scena letteraria, i Papini, i Borgese, non fos- una serie di contributi puntuali, sia con profili generali di sintesi, sero mai esistiti. In quegli stessi anni arrivavano Pirandello e gli Ossi di sep- pia, e Svevo. Bene: al quarto anno, alla vigilia della ricerca di un insegnamento, mi resi conto di non aver dato neanche l'esame di italiano. Cercai di rimediare va occuparsi del Molza: il riferimento è al verso 17 del Canto dell'amore, finale dei Giam- in extremis chiedendo la tesi in italiano. Fu cosi che diventai un italianista3. bi ed epodi, là dove Carducci ricorda, della sangallesca Rocca Paolina di Perugia («distrut- ta dal popolo nel settembre del 1860», cosi lo stesso autore nella nota al componimento), che «La cantò il Molza in distici latini». Ma soprattutto nelle dichiarazioni dell'intervista L'argomento della tesi di laurea, le Rime di Pietro Bembo, de- rilasciata nel novembre 1988 alla Radio della Svizzera italiana a Fausto Gimondi (da lui rivava da una parte da un suggerimento di Ferdinando Neri, fran- pubblicata con il titolo Carlo Dionisotti, in «Autografo», n.s., VI [ottobre 1989], n. 18, pp. 77^86), Dionisotti fa largo spazio al ruolo di mentore di Ferdinando Neri nei suoi con- cesista (ma di formazione e con incursioni italianistiche), a cui al- fronti: «II maestro che più ha influito sulla mia formazione di studente e di giovane stu- lora e in seguito Dionisotti fu molto affezionato4, ma dall'altro da dioso è stato Ferdinando Neri. Era professore di letteratura francese e conoscitore di altre letterature straniere, ma anche era stato ed era un eccellente italianista. Fu proprio lui ad accompagnarmi e reggermi nel trapasso dalla letteratura francese all'italiana, e dall'età mo- però nel 1926 gli esami di Letteratura latina, Letteratura greca e Archeologia, nel 1927 derna al Rinascimento. Né mi ha poi mai lasciato» (p. 80). E ancora ribadiva le ragioni pra- quelli biennali di Filologia romanza, Storia dell'arte e Letteratura francese, nel 1928 gli tiche (prevalenti, ma non esclusive), di questo "trapasso" di discipline: «Verso la fine del stessi, ma annuali. Solo nell'ultimo anno, 1929, sostenne, oltre alla versione dall'italiano in mio corso universitario io abbandonai la letteratura francese e decisi di fare una tesi di let- latino, e unitamente a quelli di Letteratura tedesca (biennale), di Letteratura inglese e an- teratura italiana: per motivi pratici, ossia per dispormi a fare, dopo la laurea, l'insegnante cora di Letteratura francese, l'esame di Letteratura italiana (biennale). In realtà il docu- in una scuola media, e anche per desiderio e bisogno di una disciplina più stretta» (ibid.). mento registra la frequenza di Dionisotti matricola, tra i corsi «Complementari e liberi», Parole di grande stima nei confronti di Neri si leggono nel già citato discorso per la laurea anche al corso di Letteratura italiana, tenuto da Vittorio Cian. Quanto agli argomenti dell'in- honoris causa dell'Università della Calabria, mentre il suo più compiuto profilo è affidato segnamento accademico di Cian, nel discorso pronunciato in occasione della laurea honoris a PerLalla Romano (ricordo del 1994 pubblicato nel 1996, con il più estensivo titolo Ri- causa conferitagli dall'Università della Calabria (15 dicembre 1994), discorso che verte in cordi torinesi .«Fiore» e Ferdinando Neri, cfr. Bibliografia 1996.3), in Ricordi della scuola ita- parte sulla rievocazione dei suoi anni universitari nel contesto della cultura torinese del tem- po (e che si raccomanda per i ritratti, nitidi nel ricordo, di Cian, Farinelli, Bertoni e Neri), liana cit., pp. 523-32, in particolare pp. 528-32. Dionisotti rammenta l'interpretazione «di pili vecchia scuola» (a paragone di quella di Fer- 5 Cosi scriveva Dionisotti a Cian il 27 ottobre del 1946: «Quel Decennio resta uno dinando Neri) «che Cian faceva degli autori italiani, di autori, nel ricordo mio di quegli an- dei libri fondamentali, non soltanto degli studi sul Bembo, ma di un certo metodo e indi- ni, come Pontano e Monti» (in Laurea "honoris causa" a Carlo Dionisotti [Università degli rizzo di studi, al quale io e i miei migliori siamo rimasti sostanzialmente fedeli, perché è il Studi della Calabria, 15 dicembre 1994], Rubbettino, Soveria Mannelli 1996, p. 56). metodo di una storia letteraria che non sia improvvisazione del presente ma esatta rico- 3 Cfr. A. SOFRI, «Ottocento è la mia età». Grandi letterati:parla Carlo Dionisotti, in «Pa- struzione del passato» (Accademia delle Scienze di Torino [d'ora in poi AST], Carte Cian, norama», XXVI, 21 febbraio 1988, n. 1140, pp. 141-45, citazione a p. 141. Dionisotti già n. 25383). Il carteggio con Cian, conservato per la parte di Dionisotti nelle Carte Cian aveva affrontato l'argomento in una precedente intervista raccolta da Nico Orengo nel dell'Accademia delle Scienze di Torino e per la parte dell'interlocutore da Caciotta Dioni- 1983 (Carlo Dionisotti tra le rime delBembo e le risate ài Tota. A colloquio con l'italianista, sotti, che lo ha liberalmente messo a mia disposizione e che qui ringrazio, permette nella premiato a S. SalvatoreMonferrato, in «Tuttolibri», IX, 24 settembre ^83, fi. 374 p. 2): sua inintermessa successione (se non negli anni più bui della guerra) dagli anni Trenta fi- «Dopo tre anni che studiavo con Ferdinando Neri non avevo ancora dato un esame di ita- no alla morte di Cian nel dicembre 1951 di seguire passo passo anche l'evolversi degli in- liano, cosi come non ne avevo mai dati in storia e geografia. Mi son detto: "Quando esco teressi e dei conseguenti studi bembiani di Dionisotti fino ai primi anni Cinquanta (un Dio- cosa faccio?" Non potevo mica insegnare francese». nisotti stimolato spesso a distanza e sostenuto dalTammirata partecipazione del Cian), e ri- 4 Nell'intervista a Nico Orengo (ivi), Dionisotti ribadisce che fu Neri a consigliargli serva a volte notizie inedite e maggiori informazioni rispetto a quanto già si conosceva per di preparare una tesi sul Bembo, anche se lui, «ricordando certi versi di Carducci», vole- altra via su alcuni dei lemmi più famosi dell'impegno bembiano di Dionisotti. xviii Claudio Vela Introduzione XIX il Clan si poneva e di fatto era riconosciuto nell'accademia italia- tabili differenze un poco.pesavano sui rapporti miei con Cian nel campo stes- na come lo studioso del Bembo6. Cian, che doveva aver presagito so della ricerca storica e letteraria. Ogni generazione legge e cerca in modo divergo, perché si affronta e deve rispondere a questioni diverse. La genera- il valore e la serietà del giovane Dionisotti, acconsenti felicemen- zione mia era più vicina a quella di Ferdinando Neri, nato nel 1880, che non te alla richiesta dell'allievo, fatto non cosf ovvio, come da questi a quella di Cian, nato nel 18628. stesso sottolineato a più riprese, nel caso d'identità di argomento Seguito dunque nella sua preparazione da Vittorio Cian, Dio- di studio tra maestro e discepolo. Si veda ad esempio il passo di nisotti discusse la tesi, Saggio di studi sulle «Rime» di Pietro Bem- un'altra intervista del 1988, che pure travalica il momento stretto bo,!]. 3 dicembre 1929, riportandone una votazione di 1 io e lode, della preparazione della tesi adombrando il seguito dei rapporti con davanti a una commissione di cui facevano parte, tra gli altri, Fer- Cian, attraversati sia dalle differenze politiche, che si immagina- dinando Neri, il giovanissimo Mario Fubini, e Santorre Debene- no temprate nell'allievo davanti a un campione del fascismo quale detti9./ La scelta del Bembo confermava una linea degli studi del Cian era già in quell'epoca7, sia dall'attenzione di Dionisotti per maestro torinese, quella rinascimentalista che proprio nel Bembo Croce, indipendentemente dall'insegnamento di Cian se non a suo aveva il suo fulcro, e pertanto prudentemente non usciva da dispetto: quell'epoca storica del Rinascimento, remota nella Torino del do- Vittorio Cian, col quale mi laureai, mi fu maestro di erudizione ed ebbe poguerra ormai saldamente fascista, ma diversamente viva, nelle per me affetto paterno, eccezionale benevolenza e generosità. Gli avevo pro- sue splendide testimonianze di civiltà artistica, in tante parti d'Ita- posto, come argomento di tesi, un autore che era stato argomento della tesi lia. Non è questo un rilievo ozioso, se è stato lo stesso Dionisotti di laurea sua e sul quale egli aveva continuato a lavorare, sicché l'autore, im- portante ma non grande, era considerato ormai esclusiva proprietà sua. Cian a caricare di un pregnante valore "politico" negativo, di estraneità avrebbe potuto adombrarsi e respingere come indiscreta e presuntuosa la mia ai retorici fasti dell'ormai consolidato e prepotente regime, la de- proposta. Egli invece mi incoraggiò e aiutò subito, e dopo la laurea, perse- guendo io la ricerca su quell'autore, mise a disposizione mia il tesoro dei suoi appunti. Non posso con parole, ma ho cercato col mio lavoro di rendere ma- 8 Intervista di GIMONÒI, Carlo Dionisotti cit., pp. 80-81. Quanto all'accenno al «teso- nifesto il debito contratto con lui, e la mia riconoscenza e devozione. Resta- ro» degli appunti, con una cartolina dell'8 luglio 1937 e soprattutto con la successiva let- vano fra lui e me differenze e motivi di contrasto, che il tempo avrebbe at- tera dell'11 luglio, Dionisotti ringraziava Cian di avergli trasmesso «il pacco degli appun- tenuato, ma che negli anni del mio noviziato erano gravi. Cian era allora for- ti Suoi, una parte dei quali risale al Decennio e ai Motti» (AST, Carte Cian, n. 22997), ci°è temente impegnato nell'attività politica, come deputato prima, poi senatore, al penultimo decennio dell'Ottocento (l'edizione dei Motti del Bembo procurata da Cian è nazionalista prima e fascista dei più accesi poi. Anche era impegnato in una del 1888). Su entrambi i fatti, della generosità di Cian per lui e del problematico rapporto astiosa e per lui ineguale polemica con Benedetto Croce, che io non cono- con Croce, Dionisotti insiste anche nell'intervista di QUARANTA, L'Italia unta e grassa cit., scevo allora personalmente ma riconoscevo mio ideale maestro. Altre, inevi- dove, parlando appunto di Cian, ribadisce: «Ne ho un ricordo ottimo. Laureatosi nel 1885 sul Bembo, si sarebbe potuto offendere quando gli chiesi di occuparmi dell'umanista cin- quecentesco. E invece non esitò ad aiutarmi. Beninteso, non voglio relegarne in secondo é Nella lettera di Dionisotti a Cian del 22 maggio 1939 sono riuniti in "circolo" dal piano i demeriti, le malefatte, le deplorevoli faziosità. Penso al trattamento che riservò a UmbertoCosmo. E all'acerrima guerra dichiarata a Croce. Poco ci mancò che non ne sor- consentaneo lettore i due profili bembeschi del Cian, il "medaglione" del 1926, Pietro Bem- tisse un duello. Dopo la guerra, ma indipendentemente da me, Cian si pacificò con Don bo (quarantun anno dopo), in «Giornale storico della letteratura italiana», LXXXVIII (1926), pp. 225-55, e u successivo II maggior petrarchista del Cinquecento : Pietro Bembo, in Benedetto». Molto interessante e rivelatore della benevolenza del maestro nei confronti di un allievo pur politicamente non ligio è l'episodio ricordato nell'intervista di Sofri: «II «Annali della Cattedra Petrarchesca», Vili (1938), pp. 1-42, allora vientdeparattre: «come professore era Vittorio Cian, un nazionalista fanatico e poi fascista, nemico giurato di Be- dirle la gioia di ieri, la gioiosa sorpresa anzi, [...] nelTaprire il plico lasciato per me e nello nedetto Croce: Cian era l'uomo più distante dalle mie predilezioni. Peraltro con me fu sem- scoprirvi fresco e vivo il medaglione secondo del Suo e mio Bembo. Subito e di volo l'ho pre generoso e disinteressato. Quando nel 1929 alcuni studenti firmarono una lettera di letto senza arrestarmi ai piedi del ritratto ma girando anche torno a torno al piedestallo pos- plauso al discorso di Croce in Senato contro la Conciliazione, e furono arrestati e "ammo- sente delle note, non poche delle quali si fregiavano via via in margine dei segni di matita niti", Cian intervenne a mia insaputa per far ignorare la mia firma» (SOFRI, «Ottocento è gettati a fissare i rilievi e i documenti per me nuovi affatto. Tornava il pensiero di volo al la mia età» cit., p. 141). Su questo episodio cfr. il Ritratto critico di Corrado Stajano pre- primo medaglione del '26, primo seme per me, matricolino allora, di tanti pensieri e studi messo a F. ANTONICELLI, La pratica della libertà. Documenti, discorsi, scritti polìtici 1929- degli anni successivi» (AST, Carte Cian, n. 23748). 7 Sul Cian esponente di spicco del fascismo, deputato nel 1924, senatore dal 1926, cfr. 1974, Einaudi, Torino 1976, pp. xx-xxi, dove si riprende il testo della lettera (riportato alle pp. 6-7), sequestrata dalla Questura di Torino il 30 maggio 1929, e i cui firmatari ri- la voce di Piero Treves in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopdia Ita- sultano essere Umberto Segre, Paolo Treves, Mario De Bernardi, Umberto Cosmo, Ludo- liana, Roma 1981, voi. XXV, pp. 155-60, e sulla sua figura di «primus nell'intellettualità vico Geymonat, Aldo Bertini, Massimo Mila, Franco Antonicelli, Giulio Muggia. di regime cittadina» le considerazioni sparse di A. D'ORSI, La cultura a Torino tra le due guer- re, Einaudi, Torino 2000, in particolare pp. 17-19, 23 e 171 (da quest'ultima è tratta la de- 9 La composizione della commissione risulta dal verbale di laurea di Dionisotti, in Ar- finizione appena citata). chivio Storico dell'Università di Torino, Esami, X F 131. XX Claudio Vela Introduzione XXI cisione non solo sua allora di dedicarsi a studi che tenessero a. de- la ricerca fuori d'Italia, a partire almeno dal libro del Burckhardt11. bita distanza un'attualità non amata, anzi per lo più aborrita. La È questa una preoccupazione, di sostenere il paragone tra l'Italia e straordinaria quanto imperiosa vocazione di Dionisotti alle lette- l'estero, tra gli studi italiani e quelli dedicati all'Italia da studiosi re, nella fattispecie principale della, storia letteraria, si sarebbe for- non italiani, che sarà sempre viva in Dionisotti, e tanto più negli se dispiegata anche in altre condizioni, ma è un fatto che la fedeltà, anni successivi alla guerra, quando insegnando e facendo ricerca in per tanto tempo tenace, al periodo fra Quattro e Cinquecento, sia Inghilterra si sentirà anche investito da questa missione di riscat- stata coltivata in lui da una serie di circostanze, tra le quali non tare, nel campo che era il suo, degli studi letterari, la pesante ne- ultima parte ha il desiderio di sottrarsi alla stretta di un presente gativa eredità italiana. Ma qui si anticipa, perché queste consi- sgradito. Dionisotti ha insistito su questo stimolo originario della derazioni e questa preoccupazione non saranno da attribuire già ricerca sua e di altri. Anche in negativo dunque, ogni storia è sto- al bembista laureando, nel 1929, di Vittorio Cian, ma incomin- ria contemporanea, secondo la formula di Croce condivisa da Dio- ceranno presumibilmente ad agire di lì a non molto, quando Dio- nisotti: già nella scelta di una materia sentita come capace di apri- nisotti scenderà direttamente nell'agone della produzione e della re un piccolo spazio di libertà, offrendo una via di fuga dal pre- discussione scientifica. E ai maestri Vittorio Cian e Ferdinando sente. Su questo punto Dionisotti è stato chiarissimo in più Neri si aggiungerà, terzo ma non meno importante nella conside- occasioni. Valga per tutte, per la sede esposta, la premessa agli Ap- razione e nella formazione del giovane studioso, Santorre Debe- punti sui moderni, dove si da conto della passata distanza tra il tem- nedetti. po dello studioso e il tempo degli studi: Come studioso di letteratura italiana, io mi sono occupato preferibilmente Sulla sua seduta di laurea, e a proposito insieme del Bembo e di e a lungo di autori del Quattro e Cinquecento. C'era, in questa originaria pre- Debenedetti, Dionisotti è tornato cinquantanni dopo, nel 1978, nel- ferenza, maturata negli anni Trenta, l'illusione o velleità di tenere a distan- la pagina iniziale dell'ampio ritratto dedicato a Debenedetti, pagina za il presente e il passato prossimo. Anche c'era il fastidio della inferiorità e che è necessario qui citare per intero, perché anche vi si rivela la ge- servilità italiana nel campo internazionale degli studi sul Rinascimento10. nesi delle prime edizioni bembesche di Dionisotti: Dunque anche un'altra considerazione stimolava il giovane a II più lontano ricordo che mi sia rimasto di Debenedetti è per l'appunto misurare le proprie energie scientifiche nello studio del Rinasci- della presenza sua, per me nuova, alla discussione della mia tesi di laurea il 3 mento: il primato che su quel periodo continuava allora a detenere 11 Cfr., sul nodo del rapporto tra il Risorgimento e il Rinascimento, rapporto eviden- 10 e. DIONISOTTI, Premessa, iniD., Appunti sui moderni. Vosco lo, Leopardi, Manzoni e al- temente all'origine dell'«inferiorità e servilità italiana» nel campo degli studi sul Rinasci- tri, il Mulino, Bologna 1988, pp. 7-8. E confronta in varie interviste l'espressione del me- mento, il fondamentale contributo Rinascimento e Risorgimento : la questione morale, del 1989 desimo concetto, ad esempio in quella di Sofri: «quell'indirizzo umanistico giovanile era (cfr. Bibliografia 1989.5), raccolto con il titolo Rinascimento e Risorgimento, in Ricordi del- legato a una volontà di distacco dalla vita pubblica italiana degli anni Trenta. Occuparsi di la scuola italiana cit., pp. 263-75, a cui sono almeno da aggiungere le tanto sintetiche quan- Ariosto, Bembo, Tasso, portava fuori, in un mondo meno sgradevole» {«Ottocento è la mia to penetranti considerazioni della voce Rinascimento, in Grande Dizionario Enciclopedico, età.» cit., p. 145). Centrale questo argomento nelle dichiarazioni rilasciate a P. DI STEFANO, Utet, Torino 1972, voi. XVI, pp. 35-39. Sintomatico della difficoltà di tale rapporto è il Ci difendevamo cosi dal fascismo. Carlo Dionisotti, S3 anni, racconta mezzo secolo di studi let- trattamento riservato al Bembo in A. D'ANCONA e o. BACCI, Manuale dì letteratura italiana, terari, in «la Repubblica», 21 novembre 1991, p. 39: «sotto il fascismo c'era il bisogno di Barbèra, Firenze 1892-95, pur elogiato in generale da Dionisotti (cfr. supra, nota 1): nel occuparsi di argomenti che non avessero risvolti politici. Io penso che Chabod e Cantimo- voi. II, dedicato al xv e alla prima parte del xvi secolo, nelle Notizie letterarie cronologica- ri abbiano studiato il '500 in quegli anni anche per mettersi al riparo dalla politica mili- mente pertinenti, alle pp. 248-52 dell'edizione Barbèra, Firenze 1929 (in questa parte non tante, per trasferirsi in un'Italia diversa. Io stesso mi sono buttato a studiare la letteratu- diversa dalle edizioni precedenti, tra cui immaginiamo quella usata dallo studente Dioni- ra dei primi secoli per salvarmi dall'Italia contemporanea che ci premevae che non aveva- sotti), il Bembo non viene neppure nominato. A lui vengono dedicate invece le pp. 289-98 mo la forza di combattere, per evitare il contrasto. In qualche modo cosi potevamo salvare della parte antologica, ma va notato che la scelta di suoi testi comprende solo tre lettere e un poco dell'anima nostra». Concetto ulteriormente ribadito nelle interviste di Bruno Ven- O pria si cara al del del mondo parte, sonetto politico, scelto certo per elezione "risorgi- tavoli, Dionisotti, il rabdomante della letteratura.Varia il grande studioso che oggi ritira il pre- mentale" in quanto albergato sotto il titolo di intenzione deprecatoria «Per la venuta di Car- mio Grinzane Cavour - Terre del Piemonte, in «La Stampa» del 23 settembre 1995, p. 17 lo Vili di Francia chiamato in Italia da Lodovico il Moro». E va notato che nella parte in- (dove si consideri questo passo: «come altri colleghi non convinti dal fascismo cercai di la- troduttiva all'autore questo è tutto quanto si dice delle Prose (a parte neutre informazioni vorare in zone riparate, non troppo controverse [...]. La ricerca era una zona apolitica che bibliografiche e fattuali, di cronologia e formazione dell'opera): «questo libro dette grande consentiva una certa libertà. Perché il fascismo compresse la nostra generazione, ma non impulso alle quistioni che si fecero allora e durarono dipoi, sulla lingua e sulla grammatica la sterilizzò»), e di QUARANTA, L'Italia unta e grassa cit., nelle quali pure si rifanno i nomi italiana» (p. 291). Coerentemente si-aggiunge a queste sbrigative parole il giudizio limitati- di Chabod e di Cantimori (a cui nella seconda viene aggiunto Sapegno). vo sulle Rime, «spesso soverchia e'fredda imitazione del Petrarca» (p. 292).