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Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano PDF

202 Pages·1993·6.393 MB·Italian
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Biblioteca Universale Laterza Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano Biblioteca Universale Laterza «Queste pagine tendono a mostrare come un ~ moto di cultura strettamente legato nelle sue ori- ~ gini alla vita delle città italiane fra Trecento e ~ Quattrocento debba considerarsi una delle pre- d messe del rinnovamento scientifico moderno. D'altra parte, proprio mentre viene articolandosi una nuova visione del mondo, e dei rapporti fra l'uomo e le cose, tramontano insieme le città ita liane e le "idealità" civili che avevano alimentato ; "c: quella immagine dell'uomo». "§ >" Dalla Premessa Eugenio Garin (Rieti, 1909) è professore Emerito ·~ Q; IL della Scuola Normale Superiore di Pisa. Per i no ·;o:; c: stri tipi, in questa stessa collana, ha pubblicato: -"o " «Medioevo e Rinascimento», «Rinascite e rivolu (."!.) c: zioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo», ·~ o. o «L'umanesimo italiano». " .E ISBN 88-420-4167-X LJIJtJ Lire 20000 (i.i.) 9 © 1965, Gius. Laterza & Figli Nella «Universale Laterza» prima edizione 1965 Nella «Biblioteca Universale Laterza» prima edizione 1993 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, com presa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non dan neggi l'autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la scienza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi co munque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cul tura. Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Eugenio Garin SCIENZA E VITA CIVILE NEL RINASCIMENTO ITALIANO Editori Laterza 199 3 Finito di stampare nel gennaio 1993 nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli, Bari CL 20-4167-7 ISBN 88-420-4167-X Premessa l. Gli studi qui raccolti nacquero tutti come « confe renze », ossia con limiti precisi: necessità di un'ampiezza espositiva anche di resultati acquisiti; mancanza di una giustificazione critica e documentaria compiuta. Si è cer cato di ovviare a tali difetti rimaneggiando i testi e indi cando nelle note le ricerche su cui talune asserzioni erano fondate. A chiarire alcuni orientamenti valga questa pre messa. I nodi intorno a cui il discorso si muove sono due: l. le « idee » e gl'« ideali » etico-politici delle città italiane del Quattrocento; 2. alcuni aspetti della problematica scientifica « rinascimentale » connessi con la ripresa degli studi « uma nistici ». Più in generale queste pagine tendono a mostrare come un moto di cultura strettamente legato nelle sue ori gini alla vita delle città italiane fra Trecento e Quattrocento debba considerarsi una delle premesse del rinnovamento scientifico moderno. D'altra parte, proprio mentre viene articolandosi una nuova visione del mondo, e dei rapporti fra l'uomo e le cose, tramontano insieme le città italiane e le « idealità » civili che avevano alimentato quella imma gine dell'uomo. In circa due secoli, lungo un arco che dalla fioritura « umanistica », attraverso i trionfi delle arti figura tive, giunse alla metafisica di Bruno e alla scienza di Galileo, l'egemonia culturale italiana, affermatasi attraverso una forte presa di coscienza « nazionale », viene meno nella crisi delle strutture cittadine in cui questa cultura «umana>) si era affermata. All'inizio, un deciso impegno morale e po- v litico; alla conclusione, il distacco di una riflessione ormai autonoma nella propria organica teoreticità. Su molti dei temi qui affrontati non pochi sono stati e sono i dissensi, vivacemente esposti in Italia e fuori 1 • Se infatti, almeno in parte, si riconosce, anche se con ac centi diversi, il rilievo etico-politico dell'attività degli « umanisti » non più ridotti a puri « grammatici », se ne contesta ancora una profonda risonanza sia sul piano delle « idee » filosofiche, sia soprattutto sul terreno delle inda gini scientifiche; quando non si sostiene addirittura che scienza e filosofia si sono affermate contro l'opera dei « let terati », e nonostante il loro richiamo ai testi antichi. Non pochi, di fronte alla reazione antiaristotelica e antiscola stica di critici come V alla o Erasmo, « manifestano il loro stupore per l'ingenuità della matematica e della fisica del secolo XV, e deplorano quelle antipatie considerando il culto umanistico dell'antichità come dannoso per il rego lare sviluppo della scienza moderna » 2 Cosl Marie Boas • sintetizza un atteggiamento diffuso fra gli storici della scienza, ma per sottolinearne subito i limiti: « ciò che gli umanisti attaccavano nella scienza medievale non era la scienza; era la sterile sottigliezza » di discussioni « dialet tiche » in utramque partem, proprio quella contro cui si scagliano in termini pressoché identici Leonardo e Galileo. Fra i meriti non minori degli « umanisti » nei confronti della scienza c'è proprio la riforma della logica, ossia la ri vendicazione della retorica e della dialettica alle scienze morali unita al riconoscimento dell'importanza della mate matica per le scienze della natura. D'altra parte, soggiunge ancora la Boas, « gli scienziati erano pronti ad accettare i metodi degli umanisti per molte ragioni », e, innanzitutto, perché proprio sul terreno scientifico trovavano « le opere del recente passato molto inferiori a quelle degli scienziati greco-romani ». Perciò non consideravano affatto « anti scientifico » assumere nei confronti dei testi greci un atteg giamento simile a quello degli « umanisti », quando non si valevano addirittura della loro mediazione - che non era mai solamente linguistica - per un nuovo accesso agli scien ziati antichi. Sarebbe tuttavia erroneo ridurre questa svolta VI della cù.ltura occidentale all'incremento di una biblioteca offerto dai « grammatici » ai pensatori. Mutò un modo di concepire (an intellectual attitude ); « si trattò- scrisse Alexandre Koyré 3 non di combattere delle teorie erro - nee o insufficienti, ma di trasformare i quadri della stessa intelligenza, di rovesciare un atteggiamento intellettuale (bouleverser une attitude intellectuelle) ». Troppi storici, o sedicenti tali, per una sempre più esasperata esigenza di continuità (t be cancerous growtb of continuity) \ si indu striano di presentare la scienza del Seicento come l'ultimo paragrafo del sapere medievale, svuotando d'importanza tanta parte dell'opera dei secoli XV e XVI solo perché non rkscono a farla entrare negli schemi del passato. Non si accorgono, costoro, delle insidie di quel modo di intendere la « continuità » ulteriormente ristretta nei limiti di una « linearità » fissata secondo classificazioni scolastiche. Si precludono cosi ogni via d'accesso a quei momenti della storia in cui un ordine vien meno, e il nuovo non è an cora affermato. Le nuove concezioni, e le « rivoluzioni » che le fanno trionfare e sono solidali con esse, non si spie gano entro i quadri del passato rispetto a cui rappresentano uno scarto. Per saltare fuori dalle contraddizioni non risolte, dai vicoli ciechi, sono necessarie altre prospettive, altri me todi. Non senza efficacia è stato detto che l'affermazione il faut reculer pour mieux sauter è vera specialmente sul piano intellettuale. Ora, all'inizio del secolo XV, l'ispirazione medievale era scesa al minimo; l'ispirazione greca, in quel momento, offriva molto di più. D'altra parte la spinta verso una ri presa del patrimonio scientifico greco, ossia l'impulso verso nuovi metodi e nuovi orizzonti, non venne dall'ambito della scienza e della filosofia tardomedievale; vi si riper cosse da altre zone, come conseguenza di altri ideali capaci di trasformare la visione dell'uomo e della cuftura. Come non riescono a capiré certi patiti della « continuità li neare », il moto umanistico esplose dalla « vita civile » verso i vari campi del sapere consentendone la ripresa e il rigoglio. VII 2. La cultura « umanistica », fiorita nelle città italiane fra il XIV e il XV secolo, si manifestò soprattutto sul ter reno delle discipline « morali » attraverso un nuovo ac cesso agli autori antichi. Si concretò in metodi educativi messi in opera nelle scuole di «grammatica » e di « reto rica »; si attuò nella formazione dei dirigenti delle città stato a cui offrì tecniche politiche più raffinate. Servi non solo a compilare epistole ufficiali più efficaci, ma a formu lare programmi, a comporre trattati, a definire « ideali », a elaborare una concezione della vita e del significato del l'uomo nella società. Le parole di un passato con cui si in tendeva stabilire una continuità di tradizione nazionale, i libri di autori di cui ci si proclamava eredi, contribuivano alla presa di coscienza di sé medesimi, al formarsi di vedute d'insieme della storia dell'uomo 5 Il discorso avviato dai • « grammatici » sul linguaggio di antichi testi venne a coin volgere ogni testo ed ogni linguaggio: istituti, costumi, norme, procedimenti logici, visioni del mondo. Uno spre giudicato affermarsi di spirito critico venne variamente ope rando nei vari campi dell'attività umana, revocando in dubbio, alle radici, le « autorità » su cui si era fondata tanta parte del sapere medievale. Orbene, questo complesso mutamento culturale non av venne né sotto un segno solo, né per schemi rigidi o per continuità lineari, entro settori nettamente separati. Fu, anzi, proprio rottura di equilibrio e di schemi. Di qui l'in sufficienza di una storiografia classificatoria che tende ad ipostatizzare le varie discipline, fondandole su pseudoca tegorie: là le lettere, qua la filosofia e le scienze; là l'arte e la morale, qua la religione e la politica. In tal modo si perde il senso della mutevole egemonia delle varie forme dell'attività umana; si ignora il fatto che gli atteggiamenti fondamentali e i quadri di insieme, che hanno un peso de cisivo nel progresso della cultura, trovano volta a volta il loro centro di gravità nell'ambito di quella « forma » che viene a predominare raggiungendo il massimo di caratte rizzazione e di perfezione e. E come non è vero che le varie discipline ed attività restino sempre sostanzialmente iden tiche a sé, cosi non è esatto che i loro rapporti siano sem- VIII pre uguali. Quando in una società in crisi sembra predo minare l'esperienza religiosa, i « quadri » d'insieme, le idee generali sembrano trovare formulazione sotto il segno della religione, cosl come, in altri momenti, allorché sembra emergere l'attività artistica o quella scientifica, il centro di gravità della cultura intera sembra spostarsi. « L'itinera rium mentis.in veritatem- scriveva Alexandre Koyré pre sentando nel '61 La révolution astronomique, ossia la sto ria di una rivoluzione del sapere avvenuta sotto il segno dell'astronomia- non segue una linea retta; e bisogna seguirlo in tutti i suoi dedali tortuosi. » Ora, fra il '300 e il '500, si ebbe in realtà un muta mento d'equilibrio; alle strade ormai senza sfondo della speculazione medievale, gli « umanisti », e con loro gli artisti, gli artigiani, gli uomini d'azione, sostituirono nuove solleçitazioni, nuovi impulsi, nuovi fermenti; dinanzi alle richieste restate fino a quel momento senza risposta si apri rono possibilità nuove e impensate. In un intreccio estre mamente complesso, e sconcertante, fermentarono nuove idee, nuove ipotesi: un modo di intendere la realtà scom pariva, mentre si affermavano posizioni del tutto originali. Si mescolavano e collaboravano magia e scienza, poesia e :filosofia, in una società traversata da inquietudini religiose e da esigenze pratiche di ogni genere. Lungi dal presentarsi lungo linee ben individuate, i vari moti reagiscono vicen devolmente, condannando alla steri1ità le posizioni sche matizzanti o le ricostruzioni sistematiche. D'altra parte, misurati sul metro di Tommaso e Scoto, o su quello di Cartesio e Spinoza, un Pico e un Ficino, un Pomponazzi e un Telesio perdono ogni rilievo, mentre un Valla e un Poliziano svaniscono nelle schiere dei pedanti; Leonardo e Galileo medesimi, svuotati di senso dai « pre tesi ~> precursori medievali, costretti in una problematica non loro, si riducono a oggetti di curiosità o di esaltazione retorica. Alla ben nota identificazione dell'« umanesimo » con un momento dell'apologetica cattolica pretridentina è ve nuto a corrispondere uno svuotamento di tutta la cultura rinascimentale attraverso una riduzione a fatto scolastico IX

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