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Schiavitù mediterranee. Corsari, rinnegati e santi PDF

365 Pages·2012·21.919 MB·Italian
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GiovFaninuam e l i 'i Schimaevdiittùe rranee Corsari, rinnegati e santi di età moderna (D BruMnoon dadori Tutti i diritti riservati © 2009, Pearson Paravia Bruno Mondadori S.p.A. t Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, r inseriti in quest'opera, l'editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute [ omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org Redazione: Maria Diletta Strumolo Cartine: Studio Margil -Certosa di Pavia (PV) Realizzazione editoriale: Erregi -Milano La scheda catalografica è riportata nell'ultima pagina del libro. www.brunomondadol'i.com 1 Indice Introduzione IX 1. Schiavi e rinnegati La guerra mediterranea 1 1.1 Corsa cristiana, corsa barbaresca 7 1.2 1.3 Captivi e schiavi 14 Cadere in cattività 24 1.4 La richiesta di riscatto 27 1.5 rt 32 1.L6a schiavitù raccontata dagli schiavi 1.7 «Carissima matri ...» , «Padre mio carissimo ...» 35 Il mestiere di schiavo 42 1.8 [ 46 1.S9ch iave invisibili Schiavitù musulmana 57 1.10 Cliente, quasi parente 61 1.11 La conversione come rinascita 68 1.12 70 1.«1Tu3rc hi di professione»: i rinnegati Principi per un giorno 78 1.14 80 1.S1en5za Dio né Mahoma Martiri captivi 86 1.16 «Con rimordimento grandissimo della coscienza» 91 1.17 Il discarico di coscienza: la riconciliazione 95 1.18 La restituzione alla cristianità 1011 .19 Memorie di schiavitù 1061 .20 Agenzie di integrazione 109 1.21 Pesci volanti 1151 .22 Mori sugli altari 2. Il pantheon africano 1212 .1 L' «etiope» eremita 1322 .2 I142 2 .A3n tonio da Caltagirone 145 2.4 Santo 151 2.5 NicolòS Fcaavruaznzdua gesuita e Antonio Daça francescano 155 2.6 La devozione a Benedetto il Moro nelle Americhe 159 2.7 «In Paradiso per la strada de' patimenti» __._ ,------------162 _ .2,8 Le confraternite nere 167 2.9 Re Congo 171 2.10 Le 174 2.11 «Prceognagvaad pase r la conversione delli populi negri dell'Indie» 177 2.12 Strategie francescane 181 2.13 I di san Benito tambores 190 2.14 Re Congo in Sicilia: un'ipotesi di lettura 195 2.15 Chicaba diventa Teresa 3. Dalle parti degli infedeli 199 3.1 Canonizzare in schiavitù 201 3 .2 Andare tra gli infedeli 209 3. 3 Gli antecedenti. «I frati non facciano liti e dispute» 215 3 .4 Il Capitano del mare oceano: il duca di Medina Sidonia 220 3.5 I del mare: i corsari di Salé mujiihidiin 225 3 .6 «Vadano i frati con licenza dei suoi ministri» 227 3.7 Tappa a Mazagan 231 3 .8 r; anivo a Marralcech 234 3.9 Mercanti, spie, ambasciatori: gli ebrei Pallache 23 7 3 .10 Il pirata ebreo 242 3 .11 Clandestini come i primi cristiani 247 3 .12 Prigioniero, non schiavo 251 3. 13 Dialogo tra sordi 254 3.14 Il martirio 263 3.15 «Tutti lo avevano per santo» 266 3.16 Convertire i musulmani 268 3 .17 Esiliati di sangue reale 274 3.18 Una «crisi d'anima»: la seconda vita del principe marocchino 4. Santità antimoresca 281 4.1 Il di Matias de San Francisco Viaggio spirituale e prodigioso 289 4.2 «Perros Christianos: o Moroso morir!» 293 4.3 Il mezzo sangue miiltiy 296 4.4 Conquiste sotterranee 299 4.5 Un «labor espaiiolista» 303 4.6 Il francescano ambasciatore 310 4.7 Un santo per la casata Medina Sidonia 314 4.8 Un santo per gli Scalzi 316 4.9 Alla ricerca di un miracolo. .. 321 4.10 ... auzi, di due 323 4.11 La agiografica legenCÙI 326 4.12 Un beato contro i mori 331 Indice dei nomi 345 Indice dei luoghi Elenco delle abbreviazioni AGS, Archivo Genera! de Simancas AHN, Archivo Hist6rico N acional di Madrid ARC, Arciconfraternita per la Redenzione dei Captivi di Santa Maria la Nova ASP, Archivio di Stato di Palermo ASS, Archivio Storico Siciliano ASV, Archivio Segreto Vaticano BAC, Biblioteca de Autores Cristianos BAE, Biblioteca de Autores Espaiioles BCP, Biblioteca ComlU1ale di Palermo BRS, Biblioteca Regionale Siciliana BS, Bibliotheca Sanctorum DIP, Dizionario degli Istituti di Perfezione Inq. Sic., Inquisici6n Sicilia Riv. Pa., Riveli di cattivati di Palermo SA, Schomburg Archives di New York SCCS, Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum SIHM, Les sources inédits de f histoire du Maroc ULT, University Library di Toronto A., anno e.Ice., carta/e col./coll., colonna/e fase., fascicolo f./ff., foglio/i leg., legajo lib., libro ms., manoscritto n./nn,, numero/i r., recto t., tomo v., verso vol./voll., volume/i Introduzione Negli ultimi decenni la schiavitù di età moderna in area mediterranea 1 ha goduto di una straordinaria fortuna storiografica. Ricerche siste­ matiche hanno scavato in profondità mettendo in luce le modalità del­ la cattura, le condizioni della vita in schiavitù, i mercati, i rinnegati, i ri­ scatti, gli ordini religiosi e le istituzioni laiche impegnate nelle delicate transazioni finanziarie, gli scambi di schiavi, il ritorno in patria e le ce­ rimonie di reintegrazione ecc. Si può affermare che la ricchezza delle fonti e dei "giacimenti" documentari, ancora in parte inesplorati, data la loro vastità, ha consentito una buona conoscenza della storia del fe­ nomeno che, abolito nel corso del XIX secolo, oggi si riaffaccia con ca­ ratteri inediti che fanno parlare di "nuove schiavitù". Quanto quella contemporanea assomigli a quella antica, medievale o moderna costituisce l'incipit obbligato di molte ricerche sociologiche che riconoscono le peculiarità della schiavitù dei nostri giorni, prima tra tutte il fatto di essere illegale, non consentita dal sistema di regole vigenti (quanto sia contrastata e repressa è un altro discorso), poi di es­ sere estremamente differenziata per area geografica e contesto sociale: la tratta delle giovani nigeriane in Europa è diversa dalla schiavitù per debito delle famiglie addette alla fabbricazione di mattoni nel Punjab, o dei carbonai del Mato grosso, o delle adolescenti recinse nei postri- 1 Dopo le pionieristiche ricerche ,di Charles Verlinden, I.:esclavage dans le Cen­ tre et le Nord de l'Italt'e continentale.au bas MoyenÀ- ge, ccBulletin del'Institut hi­ in storique beige de Rome", XLI, 1969, pp. 93-155; Id., J.:esclavage dam l'Europe médiévale. Italie, colonies italiennes du Levant, Levant latin, Empire byzantin, II, Gent 1977; Stephen Clissold, The Barbary Slaves, Paul Elek, London 1977; Ellen G. Friedman, Spanish Captives in North A/rican Early Modern Age, University of Wisconsin Press, Madison (WI) 1983; Bartolomé et Lucile Bennassar, Les Chré­ tiem· d1Allah._I..:histoire extraordinaire des renégats (XVIe-XVIIe siècles), Perrin, Paris 1989. IX Schiavitù mediterranee boli in Thailandia o degli schiavi domestici della Mauritania (forse la forma di schiavitù che -fatte salve le debite distinzioni -più assomi­ glia a quelle di età n_iedie�ale e modern�). fosist� sulle differenze p?r al­ enne buone ragioni: che 11 fenomeno sl naffacc1 nel nostro globalizza­ to mondo contemporaneo non deve farci pensare a un fenomeno in- --Vriffiinte, aStOrico, universale; basti solo guardare a come siano nel frat­ tempo mutate le aree di provenienza e di destinazione dei flussi mi­ gratori dei "nuovi schiavi" e le forme di sfruttamento. Se nell'età moderna la tratta di popolazioni africane acquistate o raz­ ziate per essere imbarcate su navi negriere da intraprendenti mercanti portoghesi, francesi, inglesi, olandesi ha solcato l'Atlantico verso le piantagioni e le miniere del Nuovo mondo, la schiavitù mediterranea ha avuto provenienza e caratteristiche diverse, essendo prodotta dalla guerra da corsa e dal suo succedaneo, la pirateria. Le condizioni del pri­ gioniero di guerra e dello schiavo si intrecciano in maniera peculiare nella figura del captivus, caduto in mano del nemico e ridotto in schia­ vitù, venduto e acquistato come una 1nerce. L'arrembaggio a navi ne­ miche o la razzia di inermi popolazioni costiere producono un feno­ meno quantitativamente consistente, ma diverso sotto molti aspetti dalla schiavitù che la tratta impianta nel Nuovo mondo. Nell'area mediterranea essa assume delle caratteristiche che possia­ mo cosl sintetizzare: la reciprocità (europei cristiani catturano e ridu­ cono in schiavitù nordafricani e "turchi" musulmani e viceversa); la temporaneità (i captivi possono essere riscattati o scambiati e, dopo un certo tempo, ritornare in patria); la reiteratività (si può cadere più di una volta in cattività, soprattutto se per mestiere si va per mare); la creazione di una rete finanziaria a maglie strette di mercanti, redento­ ri, negoziatori, interessati a speculare sul riscatto oltre che a liberare amici e familiari. Gli strnmenti di manomissione-fino alla metamorfosi più radicale che si possa concepire con la trasformazione dello schia­ vo da oggetto in soggetto di diritto -e di integrazione nel nuovo con­ testo passano per lo più attraverso l'abiura della rispettiva religione e l'adesione a quella del paese ospitante. Gli elementi carntterizzanti la schiavitù-spersonalizzazione (l'essere umano da soggetto diventa un oggetto, bene patrimoniale, proprietà privata), desocializzazione (lo schiavo è lo"st raniero assoluto"), negazione della parentela (I' accesso al matrimonio gli è negato e i suoi figli appartengono al padrone), de­ sessualizzazione ( viene spogliato delle nozioni culturali di mascolinità e femminilità: l'eunuco è lsoch iavo per antonomasia), decivilizzazione (la dipendenza esclusiva da un unico individuo, il padrone, e la conse- X r Introduzione 2 guente mancata definizione in rapporto all'insieme della collettività) - hanno una gradazione estremamente variabile di applicazione. Possia­ mo trovarli in tutto o in parte, al massimo del rigore oppure quasi del tutto inapplicati. La casistica è così ampia da rendere forzata ogni ge­ neralizzazione. Anche l'aspetto dell'abiura e della conversione conserva una forte componente di reciprocità: cosl come ci sono i "cristiani di Allah", ci sono anche i "musulmani di Cristo", e di entrambi ho cercato di com­ prendere, fin dove è stato possibile aggirare il silenzio delle fonti, spo­ stamenti, motivazioni e strategie. Poiché per la Chiesa i cristiani in cat· tività sono pezzi delle proprie membra caduti in mano ai nemici della fede, l'attenzione nei confronti del fenomeno è sempre stata grande e ha prodotto una serie variegata di documenti di straordinario interes­ se a cui gli storici hanno scarsamente attinto per illuminare il tema del­ la schiavitù. La struttura di questo libro segue un procedimento vorticoso, dise­ gnando con la maggiore densità possibile di dati il contesto nel quale ha luogo l'azione dei personaggi; gli schiavi lamentano nelle lettere in­ viate ai familiari l'occasione e la condizione della loro schiavitù; più diffusamente alcuni ne raccontano in memorie e autobiografie che me­ scolano i canoni della cronaca, della storia politico-diplomatica, del li­ bro di viaggio, del racconto di awentura. I redentori, per lo più reli­ giosi, incaricati del riscatto faranno altrettanto, dipingendo le società maghrebine (le reggenze barbaresche e il regno del Marocco) in ma­ niera accurata, persino sociologica, e sempre molto critica. La geogra­ fia della corsa spazia per tutto il Mediterraneo, ma pirati marocchini, inglesi, olandesi, francesi battono l'Atlantico e le rotte della corsa si in­ trecciano frequentemente con quelle della tratta che conducono dal Centro Africa attraverso il Sahara sulle sponde del Mediterraneo o ver­ so l'Egitto e i territori ottomani. L'abiura è messa al centro degli interrogatori del Santo Uffizio spa­ gnolo in Sicilia, a cui debbono rivolgersi i rinnegati e più in generale quanti tornano dalla schiavitù trascorsa in territorio musulmano. L' ar­ chivio dell'Inquisizione costituisce una fonte giudiziaria particolar­ mente affluente che vuole scrutinare la coscienza religiosa e i suoi tur- 2 Claude Meillassoux, Antropologia della schiavitù, Mursia, Milano 1992, parti­ _, colarmente pp. 105-119. XI Schiavitù mediterranee bamenti, nell'intento di perdonare quanti sono stati costretti a rinne­ gare la loro fede per salvare la vita o opportunisticamente lo hanno fat­ to "di bocca", ma non "di cuore". Il collegio del santo tribunale di fronte alla confessione e al pentimento è pronto a perdonare il travia­ to e, dopo un rapido ripasso dei fondamenti della fede cristiana, a rein­ serirlo attraverso cerimonie apposite all'interno dell'ecclesia. Emerge dagli interrogatori una serie di credenze miste, a cavallo tra cristiane­ simo e islam, ma soprattutto questo andirivieni da una religione a un' al­ tra, mutata insieme con il cambiamento di contesto, abitudini e condi­ zione, ci mette in contatto con persone che attraversano frontiere di mondi che appaiono separati da confini fluidi e permeabiliin tutte le direzioni. La conversione diventa un modo praticabile di adattarsi a realtà sociali che le circostanze della vita impongono, una specie di passaporto di chi vive sulla linea delle frontiere geografiche, politiche, religiose, sociali in senso lato. Si apre in questo spazio anche la possi­ bilità di una sorta di agnosticismo che fa aderire pragmaticamente a fe­ di diverse, di convinzioni comuni alle tre religioni monoteiste, consi­ derate tutte capaci di procurare la salvezza del!' anima, spiragli per una individualistica libertà di coscienza. Un'attenzione altrettanto mirata viene esercitata dalla Chiesa nei con­ fronti della conversione dei musulmani sia schiavi in terra cristiana o nei possedimenti africani, sia nei loro rispettivi paesi. Sulla conversione si combatte una battaglia squisitamente politica contro l'impero ottoma­ no che fa paura, nonostantela vittoria delle armi cristiane a Lepanto, al­ meno fino al 1683. Dal punto di vista teologico, la posizione di quegli uomini di chiesa oggi si definirebbe "esclusivismo", in quanto parte dal presupposto secondo cui se una religione è vera, tutte le altre debbono essere false, escluse dunque dalla verità e dalla salvezza.3 Un atteggia­ mento a lungo causa di chiusura, incomprensione, stigmatizzazione del- 3 Giide,Adorano con noi il Dio unico, Gerhard Boria, Roma 2008. Il Concilio va­ ticano II rappresenta un passo avanti nella direzione dell'inclusivisrno, che vede nelle altre religioni una certa partecipazione, seppure imperfetta, alla verità, valo­ rizzandole in parte, ma rivendicando pur sempre una certa pretesa di superiorità alla religione cristiana, Il pluralismo, modello elaborato in ambito angloamerica­ no, vorrebbe vedere in tutte le religioni, inclusa la propria, autentiche esperienze di una comune realtà trascendente che in queste esperienze religiose si manifesta. I primi due modelli, sostiene il teologo, riescono a rivendicare la vetità della pro­ pria religione soltanto a spese della altl'e, mentre il terzo riesce a valorizzate le al­ tre religioni solo relativizzando la prnpria. L'interiorisrno sarebbe l'unica valida XII

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