Quaderni di Engramma • 04 • dicembre 2013 Scene dal mito Iconologia del dramma antico a cura di Giulia Bordignon Edizioni Associazione Culturale Engramma Quaderni di Engramma Collana diretta da Monica Centanni in copertina: Il Fantasma di Clitemnestra sveglia le Erinni; Purificazione di Oreste a Delfi (cfr. Aesch. Eum. 94 sgg., 282-284). Cratere a campana attribuito al Pittore delle Eumenidi, ca 380 a.C., Paris, Musée du Louvre K 710. ISBN 978 88 98260 03 4 www.engramma.org Sommario • 04 5 Presentazione a cura di Giulia Bordignon Questioni di metodo 9 About Pots and Plays Oliver Taplin 22 Pots&Plays. Teatro attico e iconografia vascolare a cura del Seminario Pots&Plays 85 Pots&Plays. Interactions between Oliver Taplin and the Italian Seminar Oliver Taplin 92 Il dialogo tragico e il ruolo della gestualità Giovanni Cerri Versioni testuali e versioni figurative 115 Il Laocoonte perduto di Sofocle: una ricostruzione per fragmenta testuali e iconografici Monica Centanni, Chiara Licitra, Marilena Nuzzi, Alessandra Pedersoli 142 Neottolemo o Diomede? Sul giovane imberbe al fianco di Odisseo nell’ambasciata a Lemno Simona Garipoli Due casi di studio: Medea e Niobe 194 Il tema di ‘Niobe in lutto’ Ludovico Rebaudo 228 Pittura vascolare, mito e teatro: l’immagine di Medea tra VII e IV secolo a.C. Silvia Galasso 263 The Underworld Painter and the Corinthian adventures of Medea. An interpratation of the crater in Munich Ludovico Rebaudo Teatro e archeologia: tra convenzione e innovazione iconografica 275 Teatro e innovazione nelle iconografie vascolari. Qualche riflessione sul Pittore di Konnakis Ludovico Rebaudo 294 Personificazioni di concetti astratti nelle rappresentazioni teatrali e nelle raffigurazioni vascolari: alcuni esempi Giulia Bordignon Presentazione Personaggi, gesti, eventi: nello spazio aperto della scena teatrale, nel sintetico spazio pittorico di un’anfora o di un cratere, le vicende del mito greco prendono forma dinnanzi ai nostri occhi, non solo e non tanto come narrazione, ma come concreta rappresentazione, in cui l’elemento visuale gioca un ruolo primario. In entrambi i casi – nella versione performativo-drammaturgica e nella redazione artistico-figurativa – le forme del mito sono storicamente determinate, rispon- dono a criteri di composizione (e, insieme, di ricezione) che costituiscono il proprium di ciascun mezzo espressivo. Le fonti dirette e le testimonianze scritte sulla pratica teatrale antica sono però, come noto, scarse e non sempre affidabili: per la ricostruzione degli elementi materiali (ambientazione scenica, costumi) e degli aspetti performativi delle rappresentazioni drammatiche (movimenti, gestualità) alcune raffigurazioni vascolari a soggetto mitico paiono allora configurarsi, mediante specifici indizi iconografici, come un riferimento prezioso. La considerazione delle raffigurazioni vascolari come ‘indicatori teatrali’ è un campo di ricerca le cui esplorazioni – iniziate sporadicamente già nel XIX secolo, con la nascita dell’archeologia come scienza positiva – si sono notevol- mente intensificate negli ultimi vent’anni, in particolare grazie ai contributi sistematici pubblicati sul tema da Oliver Taplin (Comic Angels, 1993, e Pots and Plays, 2007), sulla scia dell’opera di Trendall e Webster degli anni Sessanta del secolo scorso. A partire dal lavoro dello studioso inglese, l’interesse per questo ambito di studi interdisciplinari – che coniuga filologia, archeologia, lettera- tura, visual studies – ha trovato sviluppo organico nel panorama scientifico italiano con l’attività di ricerca del seminario Pots&Plays promosso dal Centro studi classicA dell’Università Iuav di Venezia, attivo dal 2011. I contributi rac- colti in questo volume sono frutto delle ricerche condotte – singolarmente e collettivamente – dagli studiosi afferenti al seminario: si tratta di saggi di ap- profondimento metodologico e di applicazione a specifici case studies, cui si ag- giunge, per l’introduzione e l’inquadramento del tema, la presenza autorevole dello stesso Taplin, in generoso dialogo con gli spunti ermeneutici proposti dal seminario. Da questo concerto di voci su un tema così complesso qual è quello del rapporto tra rappresentazione teatrale e raffigurazione vascolare, emergono prospettive di studio che spostano in avanti i confini, già pioneristici, delle proposte avanzate da Taplin. Nel contributo corale che raccoglie gli Appunti per un metodo di lettura e di interpretazione, il capitolo che delinea la storia degli studi basta già da solo Qe 04 • Scene dal mito | 5 | isbn 978 88 98260 03 4 Giulia Bordignon Presentazione a puntualizzare alcuni snodi problematici relativamente al rapporto tra testo teatrale e figurazione vascolare: l’approccio logocentrico oppure iconocentrico che impronta (ancora oggi) lo sguardo degli studiosi in chiave disciplinare; l’orientamento ottimista oppure pessimista rispetto alla possibilità delle im- magini di fornire una mimetica ‘illustrazione’ del dramma greco. Nell’ambito generale degli studi storico-artistici il tentativo critico di dare parola alle immagini è un’impresa difficile e pericolosa, perché nella traslit- terazione dei criteri ermeneutici tra verbale e figurale il rischio è quello di cadere in ‘improprietà di linguaggio’, se non in veri e propri fraintendimenti del senso, poiché le immagini raramente possono essere “messe tra virgolette” (così Michael Squire): questo risulta tanto più vero laddove i sistemi semantici implicati nell’analisi – la performance antica, la pittura vascolare – sono di per sé sfuggenti o lacunosi, perché frutto di dinamiche di trasmissione non lin- eari. In questo senso sarà sufficiente richiamare, qui, due aspetti problematici di fondo: l’alto numero di tragedie che ci è noto esclusivamente per titoli o per frammenti, e il fatto che il corpus dei vasi ricollegabili al mondo teatrale sia costituito quasi integralmente da manufatti di produzione coloniale mag- nogreca, di almeno un secolo più tarda rispetto alla fioritura della tragedia in Atene. Il parallelo simonideo tra pittura e poesia funziona essenzialmente se i poetici silenzi della prima e le versicolori parole della seconda sono oggetto di una ricezione sincronica: molto più difficile appare la lettura della “famili- arità” (così Oliver Taplin) con il teatro dei suoi – presunti – riflessi figurativi se si considera la questione secondo una prospettiva diacronica. È questa, tut- tavia, l’unica strada che appare criticamente fondata per prendere in esame un fenomeno – quello della presenza nelle scene vascolari apule di ‘riverberi’ dal mondo teatrale – distintamente presente al di là di ogni scetticismo, sebbene secondo gradi e intenzioni che vanno studiati caso per caso, sullo sfondo delle coordinate storico-letterarie e delle indicazioni drammaturgiche già proprie della teorizzazione antica (come sottolinea in questo volume il saggio sulla gestualità tragica in rapporto con la Poetica aristotelica). In questa direzione, il metodo di ricerca più produttivo sembra essere da un lato quello dello studio degli specifici ambiti di creazione e dell’impianto tipo- logico-formale dei manufatti (si vedano qui i contributi sul Pittore di Konna- kis e sul cratere di Medea conservato a Monaco); dall’altro lato, un passaggio metodologico indispensabile consiste nell’analisi delle varianti e delle cesure nella tradizione mitografica e iconografica dei soggetti raffigurati: in questi casi possiamo pensare che la fortuna di una determinata versione dramma- turgica, innovando il racconto tradizionale, abbia avuto una ricaduta e una persistenza anche nell’imagerie condivisa (si veda la galleria iconografica su Medea). E solo soppesando il rapporto complesso dell’interdipendenza tra varianti – mitiche, drammaturgico-performative e figurative – nel passaggio Qe 04 • Scene dal mito | 6 | isbn 978 88 98260 03 4 Giulia Bordignon Presentazione tra il mondo attico di V secolo e il mondo coloniale di IV secolo, si può effet- tivamente gettare luce, con la dovuta acribia, sulla delicatissima questione filo- logica dei testi tragici per noi perduti (come dimostrano i saggi su Laocoonte e Filottete in questo volume). Le reciproche risonanze avvertibili tra mito, teatro, prassi artistica si compongo- no allora in un quadro di allineamenti, deviazioni, metamorfosi e migrazioni: un campo di ricerca che possiamo definire come “iconologia del dramma antico”. Una prima versione dei contributi qui presentati è stata pubblicata ne “La Rivista di Engramma” (www. engramma.it): O. Taplin, About Pots&Plays, n. 78 (marzo 2010); Pots&Plays. Teatro attico e iconografia vasco- lare: appunti per un metodo di lettura e di interpretazione, a cura del seminario Pots&Plays, n. 99 (luglio-agosto 2012); O. Taplin, Pots&Plays. Interactions between Oliver Taplin and the Italian Seminar, n. 107 (giugno 2013); G. Cerri, Il dialogo tragico e il ruolo della gestualità, n. 99 (luglio-agosto 2012); M. Centanni, C. Licitra, M. Nuzzi, A. Pedersoli, Il Laocoonte perduto di Sofocle: una ricostruzione per fragmenta testuali e iconografici, n. 107 (giugno 2013); S. Garipoli, Neottolemo o Diomede? Sul giovane imberbe al fianco di Odisseo nell’ambasciata a Lemno, Engramma n. 107 (giugno 2013); L. Rebaudo, Il tema della ‘Niobe in lutto’, n. 99 (luglio-agosto 2012); S. Galasso, Pittura vascolare, mito e teatro: l’immagine di Medea tra VII e IV secolo a.C., n. 107 (giugno 2013); L. Rebaudo, The Underworld Painter and the Corinthian adventures of Medea. An interpretation of the crater in Munich, n. 109 (settembre 2013); L. Rebaudo, Teatro e innovazione nelle iconografie vascolari. Qualche riflessione sul Pittore di Konnakis, n. 107 (giugno 2013); G. Bordignon, Personificazioni di concetti astratti nelle rappresentazioni teatrali e nelle raffigurazioni vascolari: alcuni esempi, n. 107 (giugno 2013). Qe 04 • Scene dal mito | 7 | isbn 978 88 98260 03 4 Questioni di metodo About Pots and Plays Oliver Taplin Interplay between theatre and the visual arts has been highly variable and sporadic over the ages. While the eighteenth century produced a plethora of paintings and engravings of actors in performance, for example, the era of Shakespeare produced hardly anything (unfortunately). A rich, and relatively neglected, storehouse of theatre-related painting comes from the ancient Greek world in the fourth century BC. There are well over 100 scenes of comedies in performance surviving on painted ceramic vessels, and even more scenes of mythological stories which are fascinatingly related to their theatrical tellings in tragedy. I looked at Comedy in my book Comic Angels (1993): now in Pots and Plays I have turned to Tragedy. My aim today is to give you some idea of how I have set about the subject in that book. Take, for example, this strikingly “dramatic” painting dating from about the 360s (fig. 1). The scene is emphatically set at Delphi, as is marked by several signs, including the decorated omphalos (navel-stone), the Priestess in the up- per left and Apollo himself to the right, with his name written in above his head – quite a common feature. To the left below is a young man brandishing a spear, to the right Orestes (named) with his sword drawn, and in the centre, kneeling on the altar, Neoptolemos (named), already seriously wounded. This is, then, the killing of Neoptolemos, son of Achilles, at Delphi, a well-known myth – there was even a proverb “Neoptolemean revenge”, because he had killed the aged Priam at the altar of Apollo at Troy. So, why should there be any reason to connect this painting with tragedy? Could tragedy do anything to help its appreciation? Before facing these questions, some chronological and geographical setting. The time is roughly the century between 420 and 320 BC; the place is the Greek West, the Hellenic communities in Sicily and around the coasts of southern Italy, often known as Magna Graecia, and especially Apulia (modern Puglia). Most of the Greek cities in this part of the world had been founded way back before 650, so these are well-established communities, many of great wealth and culture – it would be a mistake to think of them as provincial or cut-off. Around 430 BC a flourishing industry in red-figure painted pottery grew up in the Greek West, displacing the Athenian imports which had held a virtual monopoly of high-quality ceramics for more than a century. At just the same time the spectacular and sensational new art-form of Theatre, both tragedy Qe 04 • Scene dal mito | 9 | isbn 978 88 98260 03 4
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