ebook img

Salùtame a sòreta. La dissacrazione di mamme e sorelle nelle espressioni napoletane PDF

240 Pages·2015·1.844 MB·Italian, Neapolitan dialect
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Salùtame a sòreta. La dissacrazione di mamme e sorelle nelle espressioni napoletane

Luciano Galassi Salœtame a s(cid:243)reta La dissacrazione di mamme e sorelle nelle espressioni napoletane Copyright ' 2015 Guida Editori www.guidaeditori.it [email protected] Redattore editoriale Beatrice Della Bella [email protected] Progetto grafico e copertina Maria Rosaria Vado [email protected] In copertina Teodoro DuclŁre,Pulcinella Propriet(cid:224) letteraria riservata Guida Editori srl via Bisignano,11 80121 Napoli Finito di stampare nel settembre 2015 da Print Sprint srl per conto della Guida Editori srl con Kair(cid:242)s Edizioni 978-88-6866-125-0 Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del presente volume dietro pagamento alla SIAEdel compenso previsto all(cid:146)art. 68,commi 4 e 5 della legge 22 aprile 1941 n.633. Le fotocopie di carattere professionale,economico o commerciale per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rila- sciata daCLEARedi,Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, corso di Porta Romana 108,20122 Milano e-mail [email protected] e sito web www.clearedi.org Breve premessa A partire dal ventaglio tematico che ci Ł quasi venuto spontaneo dise- gnare allorchØ nel 2008, con i Wellerismi napoletani, abbiamo cominciato a tracciare un percorso critico-antologico del linguaggio dialettale parteno- peo, avevamo programmato che sarebbe giunto il momento di occupar- ci anche del turpiloquio,di questo (cid:147)inferno lessicale(cid:148)che fino a oggi ave- vamo quasi inconsciamente rimosso per la sua carica aggressiva, dirom- pente, scorretta, fastidiosa, contraria al bon ton e all(cid:146)etichetta. Tanto che ci Ł venuto il dubbio se affrontare un simile assunto o ignorarlo, come se il vastissimo giacimento in materia della nostra parlata locale non ci fosse. Abbiamo allora condiviso queste perplessit(cid:224) con l(cid:146)editore, il quale ci ha confortati con una osservazione piana e valida: «Non credo ti deb- ba preoccupare della scurrilit(cid:224) del contenuto del testo concepito: tu sei solo il cronista di un(cid:146)umanit(cid:224) degradata ma innegabilmente esistente... Quindi perchØ nascondere una realt(cid:224) vissuta, da tutti noi, tutti i giorni? Quelle parole e quelle frasi sono parte della nostra vita e hanno spesso una forte valenza evocativa». Ragioni ineccepibili, che ci hanno spronato a completare quest(cid:146)opera nella quale, come nelle precedenti, si riflette a pieno l(cid:146)animo, la fantasia, la genialit(cid:224),la concisione e la fulmineit(cid:224) del pensiero napoletano.Al cor- tese lettore chiediamo di vincere l(cid:146)istintiva e immediata avversione pro- curata dalle parole e dalle frasi che proporremo e di considerarle invece come un altro specchio di ci(cid:242) che siamo, di come siamo: in breve, della nostra (cid:147)napoletanit(cid:224)(cid:148). 5 Luciano Galassi Non a caso all(cid:146)ombra del Vesuvio le parolacce sono dette, s(cid:236), male pa- role,ma anche,sinteticamente e con assolutismo semantico,(cid:146)e parole,qua- si fossero le parole per eccellenza, quelle che, per dirla con Aldo Di Mauro, oltre a contenere (cid:147)una ricchezza di sfumature contenutistiche(cid:148), «sono un(cid:146)esplosione concettuale; sprigionano tutta la loro carica emoti- va;imprimono bonariamente maggior forza al pensiero;sono un assem- blaggio di considerazioni, di riflessioni che le portano a essere esempli- ficative,evidenti(cid:133) Non nascono dal nulla,ma sono la conclusione di un pregresso discorso mentale» e appaiono (cid:147)particolarmente efficaci per chiarire un concetto(cid:148). Un(cid:146)altra osservazione: in questo libro, come in quelli che l(cid:146)hanno pre- ceduto, manca ovviamente il suono delle parole, che nell(cid:146)attimo in cui sono pronunciate assumono risonanze, toni e scansioni che le fanno vi- vere e palpitare come lucertole saettanti giø da un muricciolo di tufo; manca,oseremmo dire,il meglio,ci(cid:242) che innerva il lemma di vita,di iro- nia,di sentimento,di spettacolarit(cid:224),rendendolo personalizzato e dinami- co,significante e assertivo,necessario e irrevocabile.Gi(cid:224) nel 1853 Enrico Cossovich rilev(cid:242) che Ł difficile trovare un dialetto, come quello napole- tano, che, all(cid:146)ascoltarlo, «piø al vivo ne faccia sentire nell(cid:146)animo tutto quello che esprime»;potremmo dire in altri termini che il suono della pa- rola Ł dinamicamente significante rispetto alla stessa parola scritta e stati- camente significata. Voglio dire, paziente lettore, che mai come nelle male parole si avverte la mancanza di un(cid:146)intermediazione orale che faccia apprezzare la creati- vit(cid:224), il sostrato, il contenuto, il fondo basilare dell(cid:146)ideazione linguistica: colta nella muta fissit(cid:224) del testo, essa, specie per la materia del presente elaborato, Ł una creatura che non vibra immediatamente e spesso non riesce a trasmette il meglio di sØ. In proposito ci sovviene quanto scritto nel 1892 da David Silvagni,che giudic(cid:242) la (cid:147)lingua parlata(cid:148)dal popolo na- poletano ricca (cid:147)di sali attici e di epigrammi assai pungenti(cid:148). Una recen- te testimonianza del giornalista Roberto Panetta (marzo del 2014) ci ri- corda che nella trattoria (cid:147)Nennella(cid:148), nei Quartieri Spagnoli, i gestori hanno un particolare stile,quello del «turpiloquio di classe,una raffica di insulti detti talmente con simpatia che Ł impossibile prendersela e non ri- derci su, con il fascino del dialetto napoletano a fare da contorno al tut- to». Piø che mai a Napoli poteva nascere (cid:147)questa geniale idea di creare 6 Salœtame a s(cid:243)reta un posto ad hoc dove regna l(cid:146)insulto(cid:148), articolato in tonalit(cid:224), inflessioni, pause, ipervocalizzazioni tutte partenopee, tutte intrise di quello spirito che solo noi sembriamo possedere. Non va taciuto un altro aspetto: quello della trasgressivit(cid:224) insita nella parolaccia, che Ł un forte catalizzatore delle energie interiori; Ł volgarit(cid:224) v(cid:237)ndice, liberatoria, compensatoria; e anche insolenza provocatoria, come uno sberleffo o - vesuvianamente - come un pernacchio. Non vo- gliamo proprio dire, come propone il sito Pulcinella291, che «nel dialetto napoletano la parolaccia Ł parte integrante del normale dizionario, ed esiste quindi sempre e comunque», ma Ł certo che, da noi, come Ł stato ben detto,«spesso l(cid:146)espressione apparentemente scurrile diventa un friz- zo, una battuta con un linguaggio spontaneo e colorito che manifesta quella praticit(cid:224) espressiva di utilizzo verbale che Ł caratteristica principa- le del bagaglio culturale popolare. Tale spontaneit(cid:224) Ł quindi priva di ini- bizioni ed affida la ricchezza dell(cid:146)espressione non tanto alla scelta del vo- cabolo quanto piuttosto alla sonorit(cid:224), al significato convenzionale e, spesso, al contesto. In questo senso, nel nostro dialetto, la parolaccia, la sconcezza(cid:133) nella maggior parte dei casi prescinde assolutamente dal suo significato letterale o comunque offensivo e - caratteristica frequen- te tra gli appartenenti al medesimo gruppo linguistico-dialettale - assume un senso simbolico comunemente accettato e riconosciuto».Parole scul- toree, da tenere sempre presenti nella lettura di questo testo. Dopo di ci(cid:242), e passando ad altro assunto, precisiamo che l(cid:146)ingiuria, come da corretta definizione, Ł l(cid:146)offesa all(cid:146)onore altrui con atti o parole che arrechino un grave danno morale.Pertanto non possono definirsi in- giurie in senso stretto gli epiteti di scherno e derisione su fattezze o di- fetti fisici,sulla poca disponibilit(cid:224) economica,sul discutibile gusto nel ve- stire, sulla smodata maniera di mangiare, sulle ore eccessive dedicate al sonno o all(cid:146)ozio e cos(cid:236) via, in un(cid:146)infinita variet(cid:224) di denigrazioni che at- tengono a modalit(cid:224) dell(cid:146)esistenza quotidiana e a stili di vita non implican- ti comunque una censura morale. Il vero e proprio oltraggio perci(cid:242) si struttura con parole spregiative che si riferiscono a modelli di comportamento, connotati da un forte di- svalore etico, che minano alla radice la reputazione di una persona: ale- viento(traditore),ammagagnato(sleale),cacasotto(vigliacco),f(cid:224)vuzo(ipocrita), 7 Luciano Galassi mariuolo (ladro), perucchiuso (sordidamente avaro), recuttaro (ruffiano, leno- ne), scurrutto (corrotto), trellØgno (tipo da forca, delinquente) ecc. A Napoli tuttavia si Ł giunti alla sottigliezza di colpire l(cid:146)offeso anche in maniera indiretta, attribuendogli un disonore (reale o immaginario, non importa) attinente alla sfera sessuale delle donne di famiglia a lui piø vicine: la mamma e la sorella. Dire «Tua sorella/tua madre Ł una prosti- tuta», specie in epoche in cui la (cid:147)virtø(cid:148) delle donne era ritenuto un vero e proprio (cid:147)bene(cid:148) sociale, integrava (e costituisce ancor(cid:146)oggi) un(cid:146)offesa ellittica molto piø sanguinosa e pesante di una contumelia diretta: puoi essere, o credi di essere, la persona migliore del mondo, ma tua madre/tua sorella Ł una poco di buono, si macchia di una colpa che per una donna non pu(cid:242) essere peggiore. ¨ stato poi compiuto un passo ulteriore:l(cid:146)utilizzo delle figure di ma- dre e sorella per richiamarne - nelle interiezioni e imprecazioni - le zone erogene come terminali e sigilli di rivalse verbali che tengono l(cid:146)uf- ficio di mortali pugnalate. Come dice Francesco Durante, Ł il fenome- no (cid:147)della grande, misteriosa, accogliente sfera femminile(cid:148) nel (cid:147)robusto orizzonte delle maleparole napoletane(cid:133) Un mondo di sorelle invaria- bilmente da salutare, di mamme da insaponare, e soprattutto di organi sessuali da evocare(cid:148). Si faccia caso alla circostanza che in tali contesti difficilmente viene coinvolta la figura della moglie, che, pur essendo connessa all(cid:146)offeso da un legame strettissimo, non ha con lui alcuna continuatio sanguinis. Pu(cid:242) certamente distruggere l(cid:146)onorabilit(cid:224) del marito con il suo comportamen- to,tanto da fargli piovere addosso espressioni come (cid:147)tiene (cid:146)e corna(cid:148)o (cid:147)mu- gliØreta Ł (cid:146)na z(cid:242)ccola(cid:148),ma difficilmente le zone erogene della donna-moglie sono coinvolte in frasi a dispetto o espressioni ritorsive: questo pare un campo rigorosamente riservato alla madre e alla sorella, perchØ donne dello stesso sangue; talvolta, ma raramente, anche alle zie o alle nonne. Sostanzialmente, le donne appena nominate danno spunto a un am- pio ventaglio di utilizzazioni: a) - con un semplice e secco richiamo,con un rinvio diretto e imme- diato, lapidario: a s(cid:242)reta!, o a m(cid:224)mmeta!, dove la gamma di sottintesi Ł va- sta: accidenti a tua sorella/madre, che Ł una sgualdrinaccia; vallo a dire a tua sorella/madre, che Ł una prostituta; a tua sorella/madre e al suo or- 8 Salœtame a s(cid:243)reta gano sessuale;a tua sorella/madre e al suo deretano;ma vai a fare in c(cid:133) a tua sorella/madre, e cos(cid:236) via; b) - con il richiamo diretto a parti anatomiche ((cid:147)(cid:145)A carci(cid:242)ffola (cid:146)e s(cid:242)re- ta(cid:148), (cid:147)(cid:145)O mazzo e m(cid:224)mmeta(cid:148)), come dire: ci(cid:242) che affermi o ci(cid:242) che fai fini- sce nella vagina di tua sorella/deretano di tua madre, ch(cid:146)Ł una donna pubblica; oppure maledetto il deretano di tua sorella/madre, che Ł lo strumento comportamentale di una donna immonda o prezzolata; c(cid:146)Ł sempre la vagina di tua sorella/madre, ch(cid:146)Ł il ricettacolo di ogni negati- vit(cid:224) e sudiciume morale; c) - con un epiteto che qualifica la stretta congiunta del destinatario ((cid:147)A chillu rinale (cid:146)e s(cid:242)reta(cid:148): a quell(cid:146)orinale di tua sorella; (cid:147)A chella cessa (cid:146)e m(cid:224)mmeta(cid:148): a quel gabinetto di tua madre), come a dire: accidenti a quel- l(cid:146)orinale di tua sorella;la tua azione si deve rivolgere contro quel gabinet- to di tua madre; d) - invitando l(cid:146)interlocutore a consumare, con la consanguinea, un rapporto incestuoso (Dint(cid:146) (cid:146)a fessa (cid:146)e s(cid:242)reta/m(cid:224)mmeta), spesso con l(cid:146)aggra- vante, se cos(cid:236) si pu(cid:242) dire, della sodomia (Va(cid:146) a fa(cid:146) (cid:146)nculo a m(cid:224)mmeta/s(cid:242)re- ta) o della pratica irrumativa (Va a fa(cid:146) (cid:146)mmocca a s(cid:242)reta/m(cid:224)mmeta); e) - enunciando, in maniera esplicita, che la donna di famiglia del de- stinatario Ł dedita a disonorevoli attivit(cid:224) sessuali con terzi (si sottintende per lucro o per dissolutezza di costumi): M(cid:224)mmeta fa dint(cid:146) (cid:146)e pacche (Tua madre pratica il sesso con le natiche), S(cid:242)reta se sciacqua (cid:146)a vocca (Tua sorel- la si sciacqua la bocca: con che cosa, Ł facile immaginare); f) - coinvolgendole a vario titolo nella sfera esistenziale e di interessi del destinatario: a m(cid:224)mmeta,(cid:146)e s(cid:242)reta, tu e m(cid:224)mmeta, cu(cid:146) s(cid:242)reta e cos(cid:236) via. C(cid:146)Ł da notare che, cos(cid:236) come in altri campi, anche nei confronti delle mamme e sorelle altrui,il napoletano,quando vuole offendere,adotta un linguaggio estremistico e barocco,feroce e iperbolico,corrosivo e irrive- rente, come a voler essere certo di compiere senza remissione l(cid:146)opera di distruzione verbale della figura presa di mira.Ci(cid:242) potr(cid:224) sembrare strano, specie per la mamma, se si considera l(cid:146)indole secolarmente riconosciuta ai figli di Partenope: tolleranti, pazienti, fatalisti, tutto sommato genero- si e comprensivi. E allora come si spiega la furia iconoclastica cui spes- so, in materia, si abbandonano con impegno e ingegno? Noi ci siamo data la seguente risposta: nel fondo, il napoletano ha grande, grandissi- 9 Luciano Galassi mo rispetto per la figura della mamma, e anche della sorella, sentendone con l(cid:146)istinto,prima che con la ragione,il ruolo sociale e affettivo che esse rivestono nella famiglia.S(cid:236),ma ci(cid:242) vale per la propriamadre,per la propria sorella(cid:133) Per cui si abbonda in offese e immagini terribili,triviali,demo- litrici, da lanciare in un fuoco di fila devastante e spietato: piø la mam- ma/sorella dell(cid:146)altro viene annullata nell(cid:146)identit(cid:224) e nella dignit(cid:224), piø la mia rifulge a contrario in tutta la sua virtø e integrit(cid:224); piø Ł z(cid:242)ccola, in tutte le sue declinazioni, la mamma/sorella del destinatario, piø santa e inat- taccabile Ł la mia. Peraltro sorelle e mamme, nelle imprecazioni partenopee, sono spes- so legate da un riflesso intimo e connaturato, forte e impulsivo, quasi ineliminabile: si colpisce con una mamma e si replica con una sorella o viceversa; sorelle e mamme, in un ritmo incalzante, vengono avvicenda- te in una spirale di volgarit(cid:224) da togliere il respiro, come fossero l(cid:146)una la faccia dell(cid:146)altra, in un interscambio che di solito si esaurisce solo per stanchezza dei contendenti. Ci(cid:242) ha creato in noi qualche difficolt(cid:224) nella sistematica del presente libro,che non pu(cid:242) ovviamente prescindere da fi- loni tematici di svolgimento, e alla fine abbiamo deciso di separare il la- voro in due ampi capitoli,uno dedicato alla mamma e uno alla sorella:le espressioni in cui compaiono entrambe le abbiamo inserite nell(cid:146)uno o nell(cid:146)altro nella logica dell(cid:146)equilibrio quantitativo fra le due figure. Va inoltre considerato che il piø delle volte,in un solo sintagma,si sus- seguono numerose ingiurie nell(cid:146)intento di arrecare il maggior disdoro possibile alla/e destinataria/e:in tali casi,nella catalogazione delle invet- tive,abbiamo scelto di mettere in maggiore evidenza quella sulla quale si Ł titolato il relativo paragrafo,pur riportando ovviamente tutte le altre in- vettive facenti parte dell(cid:146)espressione richiamata. Ci(cid:242) pu(cid:242) ingenerare, a tratti, qualche leggera disomogeneit(cid:224), che speriamo il cortese lettore vo- glia perdonarci. 10

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.