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Saggi sulla letteratura italiana del Seicento PDF

467 Pages·1911·26.855 MB·Italian
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SCRITTI DI STORILAE TTER1REIA P OLITICA 1 BEXEDETTO CROCE SAGGI Sl'LLA LETTERATIUTARALI AKA DEL SEICE~TO BARI GlUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAJ,'I-EDITORl-1..JBRAI 1811 PROPRIETÀ LET1'ERARIA A NOJ,MA JHJLLE VIGEN'rI LEGGI Stampato in Trani, col tipi della Ditta Ttpograflca Edilrice Vocehi o C. _\LL' .DJICO CORRADO RICCI CO~IE AD .,DIOHOSO RICERCATORE DEL SEICE~TO IT .. \.LL\~O PREFAZIOÌ\E e Ripetere che la letteratura italiana del Seiccuto ancora un territorio ignoto o mal noto, può sem brare, secondo i casi, o tw· ingiustizia o una frase g-enericél. e rnna. Ingiustizia, quando q uell'atferma zione importi disconoscimento dei non pochi e accu rati lavori che si sono avuti negli ultimi anni in Italia anche intorno a quel secolo di letteratura; ge neralità vana, quando, non intendendosi di~conoscere il merito di quei lavori, si vuole manirestare la pro pria insoddisfazione per ciò che tinorn si è fatto, <~ invocare nuova luce. È ovvio che di ogui periodo storico, di ogni fatto, di ogni seri ttore, si può sem pre asserire, senza pericolo di errare, che esso ri mane ignoto o mal noto, 110n essendo mai po~sihik esaurire tutti gli infiniti problemi e aspetti di pro blemi. che un veriodo, un fatto o uno ~crittore su scitano di continuo, secondo le nuove relazioni ideali iIJ cui il moto degli spiriti li vieue Yia ,·ia collocando. Per altro, se uell'affonnazioue \'ieue ripetuta pel (! Seicento come no11 si suolo (o, alme110, non nella stessa misura) per altri periodi della nostra storia letteraria, VIII PREFAZIONE la cagione è nell'avvertire più o meno consapevol mente che al caso del Seicento essa si applica in modo più stretto. Coutro la letteratura di quel pe riodo si ebbe, sulla fine del secolo decimosettimo e ai 1-Jl'imid el decimottavo, una reazione violenta, para gouabile, din~i quasi, alle repressioni medievali eser citate contro gli eretici e le jacque1'ie:-;, o a quelle moderne contro i comunardi. La critica della rea zione antisecentistica fece sommarie esecuzioni in massa, demoli le case dei nemici, sparse sul terreno il sale e vi eresse colonne, d'infamia! Non ho bisogno di ricordare -'i gi udizì del Crescim beni, del Gravina, dello Zeno, del Murntori: ossia di coloro che furono, tutt' insiLJme, capi della reaziolle e storici dei loro vinti nemici; anzi, primi delinea tori di una storia della let teratura e poesia italiana, nella quale si adopernrono a collocare in bieca luce il secolo che li aveva pre ceduti. Parlare della letteratura del Seicento come rli una follia, di una pestilenza, di una decadenza, divenne costante. « In quel tempo (scriveva Niccolò A.menta), cioè tra la fine del decimosesto e il prin cipio del diciassettesimo secolo, e nella toscana e nella latina poesia, cominciò a sprezzarsi in Italia ... la proprietà dell'idioma, la maniern del dire degli an tichi, l'attaccamento, la naturnlezza, l'imitazione, il costume, e, per conseguente, tutta l'arte ed ogni re gola per bene ed ornatamente poetare » 1 Gli arcadi • 1 nel comparélre Ré steRsi ai loro padri e avoli, gioi- 1 Prefaz. alle Rime e p1'osc di monsignor DCIPIONE PAst-H:ALE ._Vi- 1wgia, 1703). PRF.:F_\ZIO~E IX nrno come uomini ai quali il cielo era tornato a sorridere benigno. « Felice secolo (e sclamaYa A po stalo Zeno, nel 1698, a proposito dei rnr~i òel Baruf faldi), che, dopo un principio cosi infelice, emenùa con un cosi bel fine i suoi errori! » '. Questa into1Jazione. data al raccu□to della storia letteraria del Seicento, si provagò in tutti i li hri scritti nei tPmpi seglll'nti: a cominciare dalla !!rande opera del Tiraboschi. Il quale premette al capitolo sulla poesia italiana di quel rnrnlo il seguente e~or r dio: « Eccoci a un argomento, di rni par chr Italia debba anzi andar rnrgognosa che lieta e superba ... Purtroppo~ dobbiam confessare che fra' poeti di q uestu ~ecolo il maggior numero è di r1uelli, le cui poe~ie or non possono arnr altr'uso che di serYir cli pRscolo alle fiamme o alle tignuole o d'esser destinate anche a più ignobile uffizio. :ila donò io rinnovare in certo modo la piaga, che il reo gu:-;to fece allora alr Italia, col far menzione di tanti inutili poetastri, dei quali ella fu inondata ed oppressa? ~é io ho il corng~rio a farlo, né, ove pure l'a, essi, potrei sperarne lode od applauso da' lettori di questa storia. Si ~iacciau essi dunque dimenticati fra 11uelle poheri, a c.:ui :::011 or condannati ... » 2 E dnlropera del Tiraboscl1i sal • tando nlle recentissime, o proprinmente alle due ~pe ciali storie lettera l'Ìf.' del ~eicen to dorn te a I :\torso! i 11 e al Hello11i. troYeremo che le prime parole del ~lor- 1 Lettera riferita dal SEGRr, Vitct di Apostolo Zeno :Yenezia, 181G', pp. 447-8. 2 Storia della letteratura italiana, vol. VIII parte III, c. 8. 1 • PREFAZIONE Xl Quasi tutti i più recenti la,·ori critici sugli scrittori del Seicento sono come ricalcati su quel saggio cri tico manzoniano. ì\la la superioriti ironica, al pari della passionalitù commossa, non è atta a fare scor gere se non qualche lato solamente dei fatti ai quali si rirolge lo sguardo. Per narrare la storia, è neces sario piegarsi verso di essa e ascoltarla con bene Yolenza e indulgenza. Certo, accenni di bcne,·olenza e, perfino, speciali apologie del Seiceuto non sono mancate; ma le di fese sono state informate ai concetti medesimi dai I quali moveva l'accusa. In altri termini, concedcmiosi la profonda corruttela di quella letteratura, si cer cava di mostrare come nou tutti gli scrittori 11e fo~ sero stati allora attinti o penetrati fino all'osso. La cosa non era difficile, perché in Of!'ni epoca si trovauo spiriti indipendenti che SèlllllO percorrere la propria Yia senza lasciarsi attrarre dalla moda; e vi sono altresi i timidi e fiacchi che, incapaci òi dominare la corrente, se ne tengono lontani e ~nrnrdinghi per paura. ;ila, presentando la storia a questo modo, si viene a confondere l'episodio con l'azione principale, o si dà rilievo a indi\'idui e opere che hanno pregio meramente negati,·o; onde é accaduto che nella storia letteraria del Seicento il luogo dei forti o dei meno deboli è stato spesso usul'pato dai deboli o dai più deboli. « Io mi studierò di mostrare (continuarn il Tiraboschi nella pagina citata di sopra) elle, benché quasi tutta l'Italia anelasse follemente perii u ta dietro a quel falso lume, che tanto e tanti sedusse, il n u mero però di coloro che non si lasciarono travolgere

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