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ruggiero bonghi PDF

181 Pages·2017·42.82 MB·Italian
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I DISCORSI ~ DI RUGGIERO BONGHI PER LA SOCIETÀ DANTE ALIGHIERI CON UNA INTRODUZIONE STORICA DI PAOLO BOSELLI S, MARIA CAPUA VETERE S!l'AB, TIP, CAV, ANTONIO DI S!l'EFANO Via 11111seppe Sirtori, 12 1900 -~~~~;~.-~ 1ST. TE~C. IN-D. STAT. "A. VOLTA" I TRIESTE ·i.li <}-2 -·1·,_1' _)_ v1:>_' - ·tNDÌCE INTRODUZIONE: pag. V DISCORSI: Discorso inaugurale (Marzo, 1890) Discorso al 2° Congresso (Luglio, 1891) Discorso al 3° Congresso (Agosto, 1892) » 12 Discorso al 4° Congres_so (Novembre, 1893) » 17 Discorso al 5° Congresso (Ottobre, 1894) » 23 Discorso al 6° Congresso (Settembre, 1895) » 32 Discorso in Spoleto (r9 Novembre, 1893) » 37 Conferenza « L'Idea e la Storia» _pel Comitato bolognese (22 Aprili>, 1894) » 47 Lettera al Direttore della N. Antologia in risposta allo articolo del Senatore Ascoli, intitolato« Gli Irredenti» » 51 APPENDICE: Lo scioglimento della Società « Pro Patria »: (Decreto di scioglimento - Protesta della Dante Alighieri - Lèttera, confutazione del provvedimento, articolo sul Fanfulla) di R. Bcinghi » 59 Brevi note biografiche sopra Ruggiero Bonghi » 7r Elenco di opere e scritti di Ruggiero Bonghi. » 83 INTRODUZIONE ai discorsi di Ruggero Bonghi per la • Dante Alighieri • l. Dall'anima e dall'opera del Ris0rgimento Italiano fu ideal mente e storicamente inseparabile il proposito sempre fermo ed acceso di liberare -dal dominio straniero il Trentino, la Venezia Giulia e .con essa quant'è di nostra gente sulle rive Adriatiche. Non cessò mai il grido fraterno di qu.ei popoli oppressi e dovunque è Italia di pensiero e di cuore, in tutto lo svolgimento della -risurrezione, s'invocò la-libertà italiana delle Alpi che il Petrarca salu_tò. schermo d'Italia, la libertà italiana dei confini orientali cui l'antica Roma, suggellando i decreti di Dio e interpretando i destini della stirpe, diede la perenne consacrazione nazionale, che Tergeste e Pola segnata mente testimoniavano. Precursore _d-i unità italiana, in nome della Venezia Giulia, Gian Rinaldo Carli nel 1765 esaltava « la Patria degli Ita liani >> esclamando: " la nostra patria di diritto è l'Italia in cui tutti siamo costituiti membri di una nazione: divenghiamo finalmente italiani per non cessare d'essere uomini >> (r). Egli significava· l'affermazione nazionale con storica dot trina, mentre con penna gagliarda difendeva Paolo Vergerio; e da lui proveniva nel-le regioni sue quella tradizione intellet tuale di spiriti liberi e italianamente operosi che si ravvivò nel corso dei tempi, rappresentata da Domenico Rossetti e da Attilio Hortis. (r);Gian Rina)q<;> çarli -Opere. Tomo. I-X, Milano, 1785, p. 392· 11 VI - Clementino Vannetti diede origine « alla formazione ideale del . Trentino » (r). « Noi siamo in Italia antitedesca >> egli scriveva nel I 7 80 (lettera al Tiraboschi). Il suo celebre Sonetto (r790) << Italiani noi siam, non tirolesi > fu la << Magna Charta » dei tempi nuovi. Dopo che la cultura aulica ma luminosa del 500, onde Vescovi e Principi, quali Celso e Ma_ndruzzo: ga reggiarono èolia Corte di Ferrara, erasi dileguata· nelle morti ficazioni del seicento e intirizzita nel.la prima metà del sette cento, il Vannetti iniziò in Rovereto, città ospitale agli studi, un periodo di nuova italianità cui la purezza della lingua conferì l'impronta che dalla lingtJa e dalle lettere si estese a tutte le forme della vita civile. Antonio Cesari · comprese e raffigurò la mente del Van netti, ma non ne seppe l'animo, nè lo séntì. Nondimeno, dalla strettissima amicizia del Vannetti col Cesari, derivò la scuola letteraria roveretana che esercitò non lieve influsso sulla ita- . lianità politica di quella contrada. Altronde la genialità italiana sempre nelle tradizioni po polari si alimentò. E Giosuè Carducci; meravigliato e commosso, raccolse, dalla bocca della gente di Ampezzo, dopo quattro secoli da che è divelta dalla Comunità Cadorina, i canti istessi che risuonano nelle pianure emiliane. · Il senso dell'indipendenza, e profondo e invitto, emerse sempre nel paese trentino. Lo sostennero la fede religiosa, l'amore alle consuetudini locali, l'aspetto stesso della natura. Lungo i secoli lo sguardo e l'animo si fissavano, col terrore del passato e dell'avvenire, sopra quel Brennero d'onde troppe volte discesero in Italia le torme devastatrici. I principi. ecclesiastici di Trento e di Bressanone, benchè nel maggior numero impari al governare, spensierati, scialac quatori, stavano tuttavia vigili e accorti nella resistenza per tutelare l'integrita della patria trentina, le forme e i diritti propri \1) A· ;>;enalti. « J foe!i d1tl Trentjno », - VII di quei liberi stati, fra le guerre diverse e !'alterne fortune delle Potenze in guerra, e massimamente contro il tenace ed esoso assorbimento cui tendeva senza tregua Vienna sovrana. Le assemblee cittadine a lor volta vigorosamente resistevano. Nè i Trentini vollero barattare la loro indipendenza colle lusinghe innovatrici di Maria Teresa, prodiga di riforme, avida di danaro per le sue guerre; nè piegarono alle tentazioni di Giuseppe II, che voleano essere foriere di più· ~i vili provvi denze e mostravano l'animo e il conio della prepotenza te desca. Nella città dove il Concilio impedì a Lutero di germa nizzare l'Italia, corse, dall'Assemblea del r790 il nuovo soffio che impedì all'Austria e alla Baviera di germanizzare il Trentino. Quando, nel cozzo fra le schiere di Bonaparte e del Joubert e le schiere austriache, spaventevoli violenze e rapine desola rono i popoli trentini, questi soflrirono dai soldati austriaci, pronti ad ogni maniera di orrori e di vergogne, i pe~giori danni, laonde contro l'Austria crebbe smisuratamente la gene rale esecrazione. Dolorosa commozione segui la pace di Luneville: per ar bitrio altrui si. chiudevano in guisa nefasta i secoli dei Princi pati Trentini. Nè si smorzò la virtù dell'indipendenza trentina nei tre anni del dominio bavarese imposto nella pace di JJresburgo ( 1 805) da· Napoleone con quel suo mercanteggiare i popoli che in tanta gloria fu disonore e rovina~ i Trentini tenevano in pregio il . buon governo del Montgelas, ministro riformatore, ma vedevano tuttavia la nemica ereditaria minacciosa dal Bren nero e restavano pit1 che mai italiani. Fu impeto generoso la sollevazione cisalpina di Hofer e di Mayr, incitatori arditi e sventurati, ma la mossero risenti menti propri della gente del Tirolo contro le istituzioni fran cesi: l'italianità trentina 1)011 diè mai segno di propenHioni te d~sche, Giovò per i contatti e i consensi che vennero di poi, che ·aJèun tratto (1810) una parte del Trentino avesse reggimento comune colle Provincie Illiriche. In seguito la propizia unione col Regno d'Italia (1810) mentre recò nel Trentino quel periodo di vita nuova che fu detto « glorioso •, informo gli istituti, le idee, le aspirazioni ad una più avanzata e consapevole italianità. Non invano la patria di Clen1ehtino Vannetti ospitò ed intese Gian Domenico Romagnosi. Allorchè l'Austria nel 1813 protese i suoi artigli, si trovò di 'fronte il Trentino risolutamente, indomabilmente italiano. E l'Austria nel 1814 'trovò ritta e fiera italianamente la Venezia Giuli'a contro ·1a conquista che il Congresso .di Vienna dispoticamente ratificò. L'unità romana della Regione X sopravvisse come un re-· · taggio che forma dovere, come un ricordo che -1ddita una meta di· risorgimento. Scissa l'unità politica alla balìa di diversi destini non si è spenta insieme l'unità dellà lingua e della coscienza italiana fra le generazioni triestine, istriane, fiumane, dalmate. Nella vita particolare di Trieste e di Fiume non si velava il comune genio tradizionale. La civiltà veneziana era specchio della ci vi'lta italiana. Gli sloveni irrompenti dai monti, i feudatari te deschi tracotanti,. nulla potevano contro la ribellione ideale. I tre lustri (1500-1S16), nei cjuali Trieste stette politicamente -unita con Venezia, segnarono come una striscia di luce che nè la lega di Cambrai, nè 'la battaglia di Agnadello valsero a far impallidire e che giammai impallidì. Trieste, rispondendo ali' Austria· dominatrice, scolpiva la virtù· di tutta la sua storia: << cum latini sumus linguam igno ramus teufonicam >> (1523). O cada la prosperita di Trieste o si rialzi, ·l'anima di Trieste non muta.· La città insigne degli umanisti diviene, mercè l'attività del Porto creato per.consiglio qel Principe Eu~enio di ~avoia clall'Imperatore ço1rlo VI 1~ 1

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