Carl Schmitt Romanticismo politico questa originale e ingegnosa critica del romanticismo politico condotta so¬ prattutto attraverso l'analisi di un suo ti¬ pico esponente tedesco, Adam Müller Schmitt perviene a determinare sia il qua¬ dro generale della perdita di capacità po¬ liticadelliberalismo, sia la connessa e dram¬ matica crisi dello Stato borghese. In questa opera, che apre il periodo della maggiore e più geniale attività schmittiana, è possi¬ bile cogliere un primo tentativo di risposta alle contraddizioni implicite nella secolariz¬ zazione, cioè proprio alla questione che oc¬ cuperà tanta parte della successiva produ¬ zione di Schmitt. Così, Romanticismo Politico è non sol¬ tanto un importante saggio di storia delle idee ’, ma anche un intervento militante di un pensatore, che qui precisa temati¬ camente e terminologicamcntc le sue tesi dinanzi alle fondamentali crisi teoriche e politiche del nostro secolo. Carl Schmitt, nato a Plettemberg in VVestfalia nel 1888, fu professore di diritto pubblico nelle Univer¬ sità di Greifswald, Bonn (1922), Berlino (1926), Colo¬ nia (1932) e di nuovo a Berlino dal 1933 al 1943. Ebbe grande influenza culturale e politica nel periodo fra le due guerre. Dal 1945 conduce vita privata nella città natale. Opere principali: Gesetz und Urteil (1912); Der Wert des Staates und die Bedeutung des Einzelnen (1914); Die Diktatur (1921); Politische Theologie (1922); Die geistes¬ geschichtliche Lage des heutigen Parlamentarismus (1923); Römischer Katholizismus ttnd politische Form (1923); Verjassungslehre (1928); Der Hüterder Verfassung (1931); Der Begriff des Politischen (1932); Legalität und Legiti¬ mität (1932); Über die drei Arten des rechtswissenschaftli- chen Denkens (1934); Der Leviathan in der Staatslehre des ThomasHobbes (1938); PositionenundBegriffe (1940); LandundMeer(1.942); Excaptivitatesalus(1950); Donoso Cortes in gesamteuropäischer Interpretation (1950); Der Xomos der Erde (1950); Hamletoder Hekuba (1956); Ver¬ fassungsrechtliche Aufsätze (1958); Theorie des Partisa¬ nen (1963); Politische Theologie II (1970). Traduzioni italiane: Principii politici del nazional¬ socialismo (1935); Il concetto d'impero neldiritto interna¬ zionale (1941); Le categorie del politico (1972); La dit¬ tatura (1975); Teoria del partigiano (1981); Il custode della costituzione (1981). civiltà del diritto collana già diretta da Francesco Calasso curata da Francesco Mercadante 42 Titolo originale: Carl Schmitt Politische Romantik Duncker & Humblot, 19683, Berlin Traduzione italiana di Carlo Galli Carl Sclimitt Romanticismo litico po a cura di CARLO GALLI GIUFFRÈ EDITORE MILANO TUTTE LE COPIE DEVONO ESSERE TIMBRATE DALLA S.I.AÆ. TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI (1981) Tipografia MORI & C. S.p.A. - 21100 Varese - Via F. Guicciardini 66 PRESENTAZIONE È frequente basti pensare ad opere come La Ger¬ mania di Mme de Staël, o La Scuola Romantica di Heine, e alla loro fortuna che gli scritti sul romantici¬ smo, almeno quelli di gran classe, pervengano a determi¬ nazioni concettuali non soltanto di carattere letterario, ma politiche in senso lato; il che testimonia senza dubbio la grande capacità di coinvolgimento del fenomeno roman¬ tico, il suo profondo radicamento nella nostra essenza di contemporanei Neppure Cari Schmitt in Romanticismo politico si sottrae alla sfida implicita nella questione roman¬ tica, ed anzi si adegua volentieri alla necessità di indivi¬ duare nel romanticismo non solo alcune qualità letterarie, ma la cifra di un destino più generale: in questo libro, infatti, non si tratta soltanto dell’attività politica di perso¬ naggi che dal punto di vista della storia della letteratura sono facilmente classificabili come romantici {un ' mag¬ giore come Schlegel e un minore come Adam Müller, con sporadici riferimenti a Novalis), ma viene istituito un forte collegamento fra romanticismo e un certo modo di rapportarsi con la realtà politica {soprattutto nella pre¬ messa del 1924). Data l’importanza e la latitudine delle considerazioni politiche che sono contenute, implicite od esplicite, in Romanticismo politico, 0 che ne sono prepa¬ rate come da un indispensabile antecedente, appare neces¬ sario chiedersi, in primo luogo, se il romanticismo di Schmitt sia storicamente attendibile, se cioè questa giova¬ nile monografia così densa, coinvolgente, ricca di con¬ seguenze, e insieme brillante e a tratti pamphlettistica non riveli superficialità di giudizio 0 un vero e proprio frain¬ VI Presentazione tendimento sostanziale, se cioè quella di Schmitt non sia una diffamazione, una « palese ingiustizia » (L). Al lettore italiano vengono certo in mente le osservazioni con cui Manzoni interveniva, a distanza d'anni, nel dibat¬ tito fra classicisti e romantici, la prima grande querelle politico-letteraria del nostro Ottocento: « non poté ... il si¬ stema romantico evitare, neppur esso, la derisione; ma al¬ meno quelli, che vollero deriderlo, furono costretti a esa¬ gerarlo, o piuttosto a inventarne uno, loro, e ad apporlo a chi non lo aveva mai né proposto, né sognato; metodo tanto screditato, ma d’una riuscita quasi infallibile, e che probabilmente si smetterà alla fine del mondo » (2). E queste obiezioni verso le troppo facili polemiche antiromantiche sembrano confortate anche dalla tradizione della nostra storia letteraria, tendente ad associare al romanticismo la ricerca del vero, il rifiuto dell'imitazione, e in generale una seria attitudine al realismo e alla moralità. A questa circostanza si aggiunge poi la permanenza, in Italia, di una forte impostazione classica dell’argomentazione poetica, tale da garantire una costante capacità formale ' alla nostra poesia; per trovare qualcosa anche solo lontanamente simile al concetto schmittiano di romanticismo come ' occasiona¬ lismo soggettivo ', lo studioso di letteratura italiana dovrà forse prendere in considerazione addirittura D'Annunzio, e sempre con molte cautele (3). (x) Ch. Graf von Krockow, Die Entscheidung. Eine Untersuchung Über Ernst Jünger, Carl Schmitt, Martin Heidegger, Ferdinand Enke Verlag, Stuttgart, 1958, p. 90. (2) A. Manzoni, Lettera sul romanticismo, (1823), in Tutte le opere, Avanzini e Torraca, Roma, 1965, pp. 1128-1138 (cfr. p. 1135). (s) R. De Felice, D’Annunziopolitico. 1918-1938, Laterza, Roma- Bari, 1978, p. xi: «la sensibilità e le capacità politiche gli mancavano quasi del tutto e la sua politica o non fu propriamente sua o fu assai spesso il prodotto di stati d’animoe di reazioni morali». Nella stessa p., D’Annunzioè iscritto nella dialettica (che Schmitt definisce romantica) di vecchio' e nuovo ’.Su D’Annunziocome romantico Presentazione VII Tuttavia, la serie di fenomeni rilevata da Schmitt in questo saggio, a proposito del romanticismo soprattutto te¬ desco [anche se vi si adombra una possibile estensione ad ambiti inglesi e francesi), è ascrivibile ad una tradizione consolidata, che ha trovato articolazione storiografica in un grande lavoro di sistemazione specialistica (4), in cui accanto a stroncature feroci si trovano anche valutazioni positive proprio di quei caratteri criticati da Schmitt come occasionalistici; nella tensione fantastica all’ineffabile, nel librare il finito in un giocoso movimento di apertura sul¬ l’infinito, il romanticismo dimostrerebbe la sua capacità di rispondere sia pure in modo confuso e frammentario alle esigenze dello spirito del tempo (5); e di qui anzi trar¬ rebbe origine la forza emozionale della lirica contemporanea, la revisione ' contingentistica del rapporto fra il soggetto politico cfr. G.A. Borgese, Golia. Marcia del fascismo, Mondadori, Milano, 1946, p. 176. Sulle caratteristiche della poesia dannunziana che, da un punto di vista schmittiano, potrebbero esser definite ro¬ mantiche’,cfr. E. Raimondi, Gabriele d’Annunzio,in Storia della let¬ teratura italiana, Garzanti, Milano, 1969, voi. IX, pp. 3-84, soprattutto le pp. 49-50, 55. (4) Dalle fondamentali osservazioni di Hegel (Estetica, Einaudi, Torino, 1967, pp. 75-81, 581-594; Lezioni sulla storia della filosofia. La Nuova Italia, Firenze, 1967, voi. Ili, t. 2, pp. 370-373), attra¬ verso la stroncatura di Heine (La Scuola romantica, in La Germania, Laterza, Bari, 1972, pp. 1-168), il primo grande risultato sistematico è R. Haym, La Scuola romantica. Contributo alla storia dello spirito tedesco, (1870), Ricciardi, Milano-Napoli, 1965. Segue una vastissima produzione (Dilthey, Huch, Walzel, Nadler, Farinelli, Meinecke, Strich, Seillière, Schultz, ecc.) su cui cfr. O. Walzel, Appendice bibliografica a Haym, cit., pp. 913-940 (fino al 1925 ma non comprende Schmitt —con no,te di aggiornamento del curatore italiano, E. Pocar). (6) M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura roman¬ tica, Sansoni, Firenze, 19664, p. 19; P. Szondi, Poetica dell’idealismo tedesco, Einaudi, Torino, 1974, PP- 91-109, m-133; F. Strich, Classi¬ cismo e romanticismo tedesco, (1922), Bompiani, Milano, 1954; O- Walzel, Il romanticismo tedesco. L’intuizione del mondo e dell'arte, (1908), Vallecchi, Firenze, 1924. Vili Presentazione e l'oggetto che caratterizza le maggiori esperienze poetiche del Novecento (<è scontato il riferimento al poeta delle Oc¬ casioni). In aperta polemica con Schmitt, uno studioso italiano ha così affermato, che « quel che nel moto roman¬ tico è più importante e fecondo è proprio ... il diviniz¬ zamelo del particolare », dato che « Vambivalenza » del ro¬ manticismo può sì « ridurre il mondo a un punto, ma anche esaltare ogni punto a mondo » (8). Ma, a prescindere dal giudizio che viene espresso sul romanticismo in gene¬ rale, gli elementi fondamentali dell'analisi di Schmitt ap¬ paiono, dal punto di vista fenomenologico, in fondo con¬ divisibili, tenuto conto che ci troviamo di fronte ad un pro¬ cedimento idealtipico, in quanto tale giustificante la scelta di Müller {un minore, appuntò) come deutsche Beispiel, come Typus politischer Romantik. Naturalmente, il fatto che Schmitt non ci fornisca una caricatura del romantici¬ smo, non implica di per sé che sia corretta /’interpretazione del fenomeno, né tanto meno implica la forte valenza poli¬ tica in senso lato che l'autore vi vuole connessa; nella fase interpretativa Schmitt procede da solo, corre i suoi rischi e rivela a un tempo la sua indubbia originalità, conferman¬ dosi « un cacciatore che dalla battuta riporta di solito una rara selvaggina » (7), anche se questa originalità è pagata con un restringimento dell'angolo visuale più propriamente storiografico: il che suggerisce di adottare qualche cautela nell'utilizzare Romanticismo politico in sede di storia delle idee, come del resto è opportuno che avvenga per ogni opera di Schmitt (8). * I(6) A. Gerbi, La politica del romanticismo. Le origini, Laterza, Bari, 1932, pp. 18-19. (7) E. Niekisch II regno dei demoni, (1941), Feltrinelli, Milano, I959. p- 339; cfr. anche F. Mercadante, Discorsi sulla guerra: da C. Schmitt a A. Glucksmann, in «Revue européenne des sciences so¬ ciales et Cahiers Vilfredo Pareto», 1978, XVI, n. 44, pp. 123-140. (8) Per una disamina più articolata del romanticismo politico, cfr. C. Cesa, voce Romanticismo politico tedesco, in Dizionario di politica,