UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO SCUOLA INTERNAZIONALE DI DOTTORATO IN «FORMAZIONE DELLA PERSONA E DIRITTO DEL MERCATO DEL LAVORO» XXV CICLO La sfida etica nella formazione della persona: l’epimeleia heautou in Jan Patočka e Michel Foucault SUPERVISORE: CANDIDATA: Chiar.ma Prof.ssa Francesca Bonicalzi Roberta Sofi MATRICOLA: 1018932 Anno Accademico 2011/2012 Alla mia famiglia 3 Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat verum; si te ipsum mutabilem inveneris, trascendet te S. Agostino, De vera religione, 39, 72. Qualche volta è necessario che tocchiamo il fondo della miseria per poter capire la verità, così come dobbiamo spingerci fino al fondo del pozzo per riuscire a vedere le stelle V. Havel, Il potere dei senza potere, cit. p. 66. 4 Indice Introduzione p. 7. Capitolo I: L’epimeleia heautou in Jan Patočka 1.1 L’epimeleia heautou come epimeleia tēs psychēs in Jan Patočka. p. 14. 1.2 L’epimeleia e la fenomenologia dell’anima. p. 42. 1.3 La questione del movimento soggettivo dell’esistenza umana: la cura dell’anima come epoché e terzo movimento. p. 68. 1.4 La cura dell’anima e la filosofia della storia. p. 116. 1.5 La cura dell’anima e il movimento dell’azione spirituale: gli «scossi». p. 135. Capitolo II: L’epimeleia heautou in Michel Foucault 2.1 Il terreno filosofico della soggettività: lineamenti etici nelle ultime opere di Foucault (1970-1984) p. 153. 2.2 Il rapporto tra il sé e la psyché: i concetti di epimeleia e di gnôthi seautón nella lettura dell’Alcibiade I p. 167. 2.3 ll soi della cura di sé p. 176. 2.4 Cura di sé e verità: la «parresia». p. 201. 2.5 La gestazione del soggetto: dal desiderio di sé alle tecniche di sé. p. 211. 2.6 L’etica come techne tou epimeleia : la libertà tra codice e moralità. p. 221. III. La sfida etica dell’epimeleia heautou 3.1 Le derive dell’epimeleia heautou. . p. 229. 3.2 La sfida etica dell’epimeleia tes psiches di Patocka tra azione e sconvolgimento. p. 234. 3.3 La sfida etico-estetica della cura di sé di Foucault: tra desiderio, distanza etica e libertà p. 240. 5 3.4 Formazione: l’epimeleia heautou come asse paradigmatico dell’agire formativo. p. 247. 3.5 Desiderio di epimeleia per il divenire della persona. p. 254. Conclusioni p. 261. Literature Review p. 285. 6 Introduzione Filosofare non è un’attività puramente intellettuale che possa venir esaustivamente chiarita e giustificata (…). Filosofare presuppone un atto di coraggio, un’assunzione risoluta di rischio, consistente nel legare la propria vita a una speranza che può rivelarsi fuorviante e irrealizzabile (…). Il filosofo dovrebbe far sua l’arte di restare, per tutta la vita, sospeso in un certo senso a una posizione precaria, dal momento che egli non potrà mai scalzare la sua decisione ricorrendo a certezze acquisite1. Con queste parole Patočka indica la direzione che ha orientato la propria vita, un impegno incessante mantenuto fino alla fine e condotto all’insegna del coraggio, della forza di rimanere sospesi su quella linea di frontiera che impone una scelta. «Stare sul fronte» risponde al senso della sfida lanciata dalla storia ed è un invito a formare una spiritualità nuova, non più fondata su certezze acquisite ma non per questo priva di fondamento. Essere fedeli all’esigenza della filosofia, non significa, secondo il filosofo ceco Jan Patočka, vissuto sotto la pressione del totalitarismo sovietico, dedicarsi ad un’attività astratta, puramente intellettuale, opporsi al regime in virtù di un ideale, bensì esplica l’unica possibilità seria che avrebbe potuto far superare i momenti di crisi e incoraggiare gli uomini a compiere delle scelte difficili ma libere. Questa dichiarazione che attesta una identificazione netta tra produzione intellettuale ed esistenza personale è un esercizio di epimeleia heautou, ovvero di cura dell’anima. La cura dell’anima, nella visione di Patočka coincide con la stessa riflessione filosofica in quanto «azione interiore nella condizione in cui ci troviamo»2, tensione, stimolo, ridestamento e desiderio di rintracciare una via per la libertà del soggetto. Sul confine occidentale dell’Europa, qualche anno più tardi un altro pensatore, seguendo una strada diversa che inizia con l’elaborazione di una storia della sessualità, interseca la rilevanza della categoria socratica della cura di sé e consacra gli ultimi anni della sua vita a cercare di definirla nell’ottica di una costruzione etica della soggettività. Entrambi i filosofi, pur pervenendo a conclusioni diverse, hanno trovato nei pensatori antichi una sponda irrinunciabile per i propri itinerari di ricerca. Tuttavia, tale ritorno al pensiero antico non dev’essere inteso come una regressione nostalgica alle origini per sfuggire 1 J. Patočka, Kapitoly ze současné filosofie [Capitoli dalla filosofia contemporanea], in Sebrané spisy, 1, Péče o duši I, a cura di I. Chvatík e P. Kouba, OIKOYMENH, Praha, 1996, p. 87. 2 «La riflessione filosofica dovrebbe aiutarci nella nostra disperazione, dovrebbe essere una sorta di azione interiore nella condizione in cui ci troviamo[..]. Ne consegue che, riflettendo sulla nostra situazione noi possiamo modificarla, possiamo trasformarla in una situazione cosciente, spiegata, che, in quanto tale, sarà un cammino verso la verità della situazione» J. Patočka, Platone e l’Europa, cit., p. 31. 7 alla crisi del proprio tempo ma, al contrario, esso viene interrogato per «diagnosticare» il presente, onde ritrovare, in contesti storici e culturali profondamente mutati, nuovi significati e determinate declinazioni dell’epimeleia heautou modellate sul presente di Patočka e di Foucault. La scelta di voler esaminare il contributo dell’epimeleia heautou nel pensiero contemporaneo, attraverso le proposte filosofiche di Patočka e Foucault, nasce proprio dal potenziale innovativo e liberatorio che le loro riflessioni generano a contatto con il presente, offrendo l’opportunità di rilanciare la questione del senso dell’esistenza umana oltre e malgrado la crisi dei sistemi metafisici e di una soggettività che chiede di essere riformulata. La riflessione che intendiamo presentare si propone come un’esortazione a meditare su un tema particolarmente fecondo, di cui riconosciamo tutta l’urgenza in un tempo in cui la «cultura dell’umanità» non appare affatto scontata, a fronte di un sempre più invadente interesse per ciò che è immediatamente riconducibile al binomio produzione-consumo. Animati dal desiderio di far emergere l’apporto teoretico e la sfida etica che la riproposizione di una categoria filosofica antica possa offrire alla formazione della persona nella contemporaneità, rispondendo alla sfida di riformulare la domanda sulla persona e sulla sua formazione che ci interpella -senza voler proporre un confronto rispetto ad un lavoro ermeneutico sulla categoria filosofica dell’epimeleia da parte dei due pensatori considerati-, la riflessione che il tema ha stimolato ha consentito di articolare la ricerca in tre capitoli. Il primo capitolo affronta il tema dell’epimeleia heautou nell’opera di Jan Patočka che, ispirato dal socratismo, rintraccia nella «cura dell’anima» la via maestra per riflettere sulla condizione umana, sull’etica, sull’azione politica, sulla storia, sulla filosofia, sul valore della formazione della persona che può essere raggiunta, come proporremo, proprio attraverso la cura dell’anima. Per comprendere l’evoluzione del concetto di epimeleia heautou ed esaminare i guadagni di tale teorizzazione nell’età contemporanea da parte di Patočka, abbiamo introdotto gli esordi di tale tematica nella pratica paidetica socratica. L’epimeleia heautou, nell’insegnamento socratico, costituiva infatti il nucleo teorico di un’etica paidetica in cui il momento iniziale della cura di sé aveva un valore pedagogico fondato sulla formazione dell’anima intesa come personalità morale e intellettuale dell’individuo. Ai fini della nostra ricerca, per cogliere l’evoluzione in termini di intenti e possibili sbocchi formativi, era importante partire da Socrate per tematizzare il discorso sulla cura dell’anima nel pensiero ci colui che è stato a buon 8 diritto definito il “Socrate di Praga”, ovvero Jan Patočka il quale, ha di fatto attualizzato il socratismo nel ‘900, rintracciando la genialità socratica nella consapevolezza che il punto focale che rigenera la società e tiene vivo il desiderio della virtù, non è altro che la domanda di senso. Dopo aver articolato il discorso sul concetto di anima, per comprendere come essa fornisca un indizio prezioso della vitalità di una nozione capace di rinnovarsi, proponendo una domanda antropologica che risulta sempre attuale, Patočka modellerà le trame del suo pensiero e della sua vita proprio sulla tematica della cura dell’anima. A partire da Socrate l’epimeleia heautou, espressione tradotta con la letterale «cura di sé», che estende e dona profondità alla massima delfica gnòthi seauton, relativa alla «conoscenza di se stessi», ha rappresentato il principio fondamentale dell’esistenza, esprimendo la modalità tipicamente etica della libertà individuale. L’epimeleia heautou socratica, ripresa da Patočka nella forma linguistica dell’epimeleia epimeleia tēs psychēs, sarà ispiratrice di un rinnovamento etico-sociale che si impone nell’interrogazione del senso, imprimendo uno straordinario vigore agli interrogativi della filosofia rispetto alla comprensione dell’uomo. Nella nuova lettura dell’epimeleia tès psyches sottolinea la scoperta di ciò che nel soggetto è universalmente umano, ovvero la consapevolezza delle possibilità e dei limiti della condizione umana. Attraverso la mediazione del pensiero di Socrate, Platone e Aristotele, Patočka elabora una vera proprio fenomenologia della psyché, scorgendo nei tre filosofi antichi, le articolazioni della sua filosofia. In particolare la figura di Socrate orienta il pensiero etico-politico di Patočka e Platone offre al filosofo ceco i fondamenti teorici che gli consentiranno di applicare praticamente la cura dell’anima al fenomeno della dissidenza nell’età contemporanea. L’esposizione alla negatività dell’esistenza e il concetto di movimento, mutuati dai tre filosofi antichi, consentiranno infatti a Patočka di scorgere uno stretto legame tra la cura dell’anima e il movimento del dissenso, attivo negli anni ’70 in Cecoslovacchia, relazione che il filosofo traduce nell’appello ad una coscienza che opera silenziosamente (cura dell’anima) a partire da un’esperienza negativa (la lotta della dissidenza al totalitarismo sovietico). Infine, la concezione aristotelica del movimento, gli consentirà di giungere alla formulazione della sua proposta «asoggettiva» della fenomenologia. Sarà tuttavia la formulazione platonica dell’epimeleia heautou ad influenzare maggiormente la filosofia di Patočka che scorge nella tensione del movimento dell’anima da se stessa una fondamentale relazione tra la 9 dimensione oggettiva e soggettiva della formazione di sé, destinata a ricevere una distinzione netta nel corso dei secoli. In questo primo capitolo verrà inoltre affrontata la questione della cura dell’anima da un punto di vista fenomenologico, guadagnata attraverso la tematizzazione dei tre movimenti dell’esistenza e l’elaborazione della cosiddetta «fenomenologia asoggettiva». All’interno del discorso fenomenologico, cercheremo di dimostrare come il movimento della verità, ovvero il terzo movimento dell’esistenza, coincida con la cura dell’anima, intesa come esposizione della vita che segue il suo radicamento nel mondo e quel momento di stupore e sconvolgimento che si configura è una sorta di conversione. Il filosofo specifica che la cura dell’anima non consiste solo nella mera contemplazione e accettazione dell’esistenza della coscienza, «bensì è una prassi che investe tutta la vita, una prassi che si autoindaga, si autocontrolla e si autounifica nel pensiero e nella vita»3. La cura dell’anima è inoltre inserita nel discorso che Patočka compie sulla storia, nascendo, come il lampo eracliteo, insieme alla filosofia e alla storia appunto, ed essendo l’origine dalla quale è sorta l’Europa. Attraverso i concetti di «scossa», «polemos», «uomo spirituale» e «fronte», Patočka chiarisce il senso dell’esposizione umana al negativo e della necessità della cura dell’anima che acquista una valenza etica nella misura in cui denota la capacità di re-agire e dunque di essere responsabili, caratteristiche indispensabili nella formazione della persona che, a nostro avviso definiscono un ethos, un modo di rapportarsi al sé e al mondo4. In altri termini l’epimeleia epimeleia tēs psychēs si configura come la capacità di una vita libera attraverso un gesto interiore, ma già pubblico, di responsabilità che definisce la possibilità di essere persona, è una lotta senza esitazioni all’insegna di una «vita nella verità» e una sfida etica per la formazione della persona. Nella lezione al Collège de France del 5 gennaio 19831, il cui estratto è stato poi pubblicato con il titolo di Qu’est-ce que les Lumières?, Foucault afferma: «Mi sembra che la scelta filosofica con la quale ci confrontiamo attualmente sia questa: si può optare per una filosofia critica che si presenti come una filosofia analitica della verità in generale, oppure si può optare per un pensiero critico che prenda le forme di una ontologia di noi stessi, di una ontologia dell’attualità: è questa forma di filosofia che, da Hegel alla scuola di Francoforte, passando per Nietzsche e Max Weber, ha fondato una 3 J. Patočka, Saggi eretici sulla filosofia della storia, pp. 109-110. 4S. Maletta, Contro l’impero del kitsch. Arendt e il principio antropologico, in Il legame segreto. La libertà in Hannah Arendt, a cura di Sante Maletta, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2005, p. 113. 10 forma di riflessione nella quale ho cercato di lavorare»5. In queste parole leggiamo la volontà di Foucault di collocarsi all’interno di una particolare forma di interrogazione filosofica: il presente. Un presente che può essere illuminato dall’epimeleia heautou, intesa come «forma di formazione» del soggetto. La fecondità del «metodo critico- genealogico» e la scelta di considerare solo le opere comprese fra gli anni Settanta e il 1984, ci ha consentito di delineare, nel secondo capitolo dedicato alla questione dell’epimeleia heautou nel pensiero di Foucault, il terreno filosofico della soggettività nella riflessione foucaultiana e di individuarne i suoi lineamenti etici. L’interesse che ha animato Foucault nell’ultima fase della sua produzione concerne la modalità mediante la quale il soggetto si costituisce in modo attivo, attraverso le pratiche di sé, le cosiddette «tecnologie del sé» che definiscono i modi di vita, le scelte di esistenza, le modalità di regolamento della propria condotta, la capacità di fissare a se stessi fini e mezzi che hanno avuto, nel pensiero ellenistico e romano un enorme sviluppo. Attraverso il ricco itinerario di pensiero del filosofo francese, che ha selezionato solo alcuni periodi della storia del pensiero occidentale in cui la tematica dell’epimeleia heautou risulta una norma basilare delle vita quotidiana, esamineremo come la trasformazione del soggetto che si cura di sé, non fondi una teoria della conoscenza ma, nel contesto di una genealogia della sessualità, illuminerà il legame che sussiste tra verità e corpo nel contesto etico e politico. La cura di sé intesa come attività di modifica del proprio sé mediante le esperienze attraversate, rappresentava nell’antichità un corollario del «conosci te stesso» ma Foucault mostrerà la svalutazione subita dall’epimeleia heautou a partire dal momento cartesiano e la necessità di ripristinare una formazione etica molto più pregante e inglobante del «conosci te stesso». Secondo Foucault la questione centrale nell’indagine sulla cura di sé connessa alla storia della sessualità, concerne la nozione di «uso», anzi del buon uso regolamentato dei piaceri, inteso come capacità umana di essere equilibrati e temperanti, secondo i valori proposti dall’etica antica. Dall’«uso dei piaceri» Foucault scorge la formazione di una «cultura di sé» della quale l’epimeleia heautou rappresenta il paradigma di riferimento. L’intento di questo lavoro, dunque, consiste nel mostrare come lo sforzo teorico ravvisabile nelle ricerche di Foucault rispondesse ad un’istanza etica della filosofia: fare filosofia doveva 5 M. Foucault, Qu’est-ce que les Lumières?, in Dits et écrits 1954-1988, 2 voll., 2a ed., Paris, 2001, testo n. 351, pp. 1498-1507, pp. 1506-1507 (tr. it. Che cos’è l’Illuminismo?, in Archivio Foucault III, 1978- 1985. Estetica dell’esistenza, etica, politica, a cura di A. Pandolfi, Milano, 1988, pp. 253-261, p. 261.) 11
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