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Risorsa Po : un bene da proteggere, un bene da valorizzare PDF

379 Pages·1995·18.8 MB·Italian
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60 ZAMBON Le zone deltizie sono inoltre sotto l’influenza diretta del cuneo salino che risale dal mare lungo i rami del Delta del fiume, soprattutto nei periodi di magra del fiume stesso, e che pur influenzano le falde. Gli effetti congiunti di questo fenomeno e dell’abbassamento anor- male del suolo, a causa della subsidenza, effetti verificatisi in passato, hanno evidenziato la tendenza della progressiva modificazione irreversibile dei terreni agricoli del Delta in terreni salati. Naturalmente l’agricoltura di questi territori risulta seriamente com- promessa anche per la difficoltà di ottenere dal fiume con continuità acqua per scopi irrigui. 3.4. Risorse idriche e derivazioni d’ acqua Le acque fluviali che lambiscono ed attraversano il Polesine e che tante preoccupazioni fanno sorgere, specialmente nelle zone deltizie, a causa degli inevitabili rischi di alluvioni, costituiscono obiettivamente anche una reale risorsa economica. Ciò soprattutto con riferimento all’irrigazione, alla navigazione ed alle attività industriali. Purtroppo le acque del Fiume Po giungono nel Polesine e nel Delta ormai gravemente inquinate, tanto da renderle non idonee al rifornimen- to degli acquedotti. In attesa di un radicale, invero improbabile, disinquinamento delle acque del Po, che obiettivamente richiede tempi non definibili, il Polesine è stato costretto a ricercare l’acqua potabile lontano, presso fonti alternative: il Lago di Garda e le zone pedemontane. Per ottenere la garanzia di un prelievo continuo di acqua irrigua invece, nel Delta del Po, devono essere risolti due problemi: — il controllo della risalita del cuneo salino; — il rispetto delle minime portate prescritte per il fiume, tenuto conto anche delle esigenze della navigazione. La navigazione, come noto, costituisce una potenziale risorsa eco- nomica per l’intera Valle Padana e per il Polesine in particolare. La risalita del cuneo salino può e deve essere controllata innanzitutto mediante il controllo rigoroso del regime delle portate di magra del fiume; può essere pure controllata, come è stato dimostrato, con la realizzazione di un progetto pilota alle foci del Po delle Tolle, a mezzo di sbarramenti mobili da costruire alle foci dei vari rami del Delta. Infine il prelievo dell’acqua irrigua necessaria, senza compromettere la navigazione sul Fiume Po, risulta possibile mediante una oculata gestione, in scala di bacino, della regolazione delle portate, in modo da garantire sufficienti altezze idrometriche per la navigazione lungo l’asta del fiume. PROBLEMATICHE DELTA PADANO 61 Ciò coinvolge soprattutto la regolazione dei laghi alpini, che deve essere condizionata da un rigoroso bilancio costi-benefici e per tener conto di tutti gli interessi in gioco. Anche con riferimento a questi aspetti, i controlli del regime idraulico del fiume eseguiti nel Delta possono essere molto efficaci e riassuntivi per verificare la situazione nell’intero bacino. Un cenno merita infine la proposta di usufruire di vaste aree del Delta per la formazione di un sistema di bacini di lagunaggio che potrebbero, come si ipotizza, decapitare circa il 60% del fosforo ed il 40% dell’azoto trasportato dalle acque dei rami minori del Delta in mare. A parte la necessità di una preventiva e sistematica sperimentazione che sia in grado di fornire risultati affidabili e convincenti, è innanzitutto da osservare che tali impianti di depurazione dovrebbero essere pro- grammati nel bacino, lungo l’asta del fiume, a partire da monte, in corrispondenza ai vari affluenti, evitando di concentrare l’intero sistema di lagunaggio nella zona terminale del fiume, dove peraltro, come si riconosce, esisterebbero aree idonee. Questa impostazione del problema, cioè di prevedere la dislocazione degli impianti di lagunaggio lungo il corso del fiume anziché nel Delta, anche se presenta talune difficoltà realizzative, eviterebbe evidentemen- te di far transitare acque gravemente inquinate lungo l’intero bacino. 3.5. Il fenomeno della subsidenza Quando un territorio pianeggiante è soggetto a subsidenza, cioè ad abbassamenti del suolo di rilevante entità, emergono numerosi proble- mi, che riguardano soprattutto la difesa dalle acque; non trascurabili però sono quelli di carattere paesaggistico ed ambientale. Nei territori dell'Alto Adriatico l’abbassamento, in parte apparente, del suolo dovuto a cause naturali, cioè il bradisismo naturale, che complessivamente risulta dell’ordine di 10-20 cm/secolo, è stato fron- teggiato in passato con le normali opere di manutenzione, senza cioè programmi specifici di intervento. Com'è noto, le cause di questo lento abbassamento, in parte appa- rente, del suolo rispetto al livello medio del mare sono dovute all’eustatismo glaciale, al costipamento naturale dei terreni sedimentari, all’aumento dei franchi di bonifica ed al movimento tettonico dell’Italia settentrionale. Nel Delta del Po e nel Ravennate invece, negli ultimi decenni, si è manifestato per cause dovute agli interventi dell’uomo il fenomeno della subsidenza, un abbassamento anormale del suolo almeno 10-30 volte quello naturale. La causa di questo fenomeno è da attribuirsi, in 62 ZAMBON tali zone, ad estrazioni massicce di fluidi da giacimenti più o meno profondi. Si vedano infatti i tre casi di subsidenza più vistosi e più gravi, accaduti in Italia negli ultimi trent'anni: lo sprofondamento di vasti territori nel Delta del Po, che in certi punti ha raggiunto anche tre metri e mezzo, la subsidenza di Venezia e della sua laguna, e i cedimenti tuttora in atto del suolo del Ravennate e dei suoi litorali. È stato dimostrato per via sperimentale e successivamente per via teorica che, nel caso del Polesine, questi fenomeni di subsidenza del suolo sono stati provocati dalle estrazioni di acqua e gas in essa disciolto da giacimenti di media profondità, dai duecento ai trecento metri, fino ad un massimo di seicento metri (figg. 7, 8 e 9). Nel Polesine si è constatato inoltre che il fenomeno di abbassamento del suolo si è esteso radialmente, rispetto alle zone di estrazione, fino a distanze dell’ordine di 10-20 km (fig. 10). Analoghe dimostrazioni sono state date per il caso di Venezia, dove la decapitazione delle falde, dovuta a massicci prelievi d’acqua dolce in terraferma e soprattutto nella zona industriale di Marghera, provocò vasti cedimenti in tutta la zona lagunare e del centro storico di Venezia. Nel terzo caso, il Ravennate, lo sfruttamento dei giacimenti profondi (3000 m) di gas secco, in un primo tempo nel retroterra (Ravenna, Alfonsine, Cotignola) ed ora soprattutto in mare, ha determinato abbassamenti del suolo emerso e del litorale sommerso (figg. 11 e 12). Anche in questo caso per le estrazioni effettuate in terraferma si è potuto constatare ancora la propagazione radiale segnalata, addirittura fino a decine di km dai pozzi di estrazione (fig. 13). Oltre a queste constatazioni sperimentali sono stati studiati modelli matematici che hanno fornito una ulteriore dimostrazione di connessio- ne di cause ed effetti tra le estrazioni di fluidi dal sottosuolo ed abbassamenti anormali del suolo. Risulta quindi inconfutabile che: 1) estrazioni di fluidi da giacimenti determinano cedimenti della zona sovrastante, la cui entità dipende dalle caratteristiche geologiche delle rocce in cui i giacimenti si trovano, dalla loro profondità e dalle modalità di estrazione; 2)i cedimenti si propagano radialmente dalle zone di estrazione fino a distanze che dipendono sempre dalla profondità dei giacimenti, dalle caratteristiche geologiche dei terreni e dalle modalità di estra- zione. Gli abbassamenti del suolo determinano una serie di gravi inconve- nienti che vengono descritti sinteticamente qui di seguito. I cedimenti del suolo determinano evidentemente una diminuzione del franco di sicurezza delle arginature dei corsi d’acqua naturali che PROBLEMATICHE DELTA PADANO 63 DLL LI o a] n abbassamento annui — Lo È = ———— CS) ° an [aacbnmbn]au sos amento 10 S hi S= [ca 300 © produzione metanifera totale Ra Cc i S 5 si al zona ad Est di Adria 20 È Il \ =: 2% LT] 100 Nel S © Il ì | a 0 0 a 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 Figura 7 CS 12 EDP CS 205 EDP [Ddqiciu fmof]te ar enze [Ddqiciu fmof]te ar enze Figura 8 Figura 9 attraversano il territorio interessato dai cedimenti stessi e inducono quindi alla necessità, specie nel caso di fiumi arginati, di opere di rialzo e ringrosso delle arginature (fig. 5). Inoltre accade sempre che le fasce di terreno a ridosso delle arginature che vengono rinforzate mutino sensibilmente le loro carat- teristiche, subendo un degrado qualitativo, anche perché le infiltrazioni ZAMBON =S] Fi —- wd DD zi S3'1905N601 N [yYw o] EA * IÈ $ 1 le qa #p PE, ME 7 IRÈ Ù DOAIn SIJ t lo e | n U/= /S © LLININYSSVEBY 07 LE 130 00 SC UvU=jV V- S* [xu o] (79IION'9VVT989O OI5 V6VLI-G6LIAG161NSII NL OONSI)YdSI E d-YYON ITOSON PROBLEMATICHE DELTA PADANO 65 Ferrara Bologna ©) Mare Adriatico È È) Ravenna << pozzi o gruppi di pozzi Cesena Rimini CS N. 29 680.00 CS 66 IGM e oa Pa) pai Lug G é e mo fm 560.00 a o o Ei - © 3 Ei (ci o Figura 11 66 ZAMBON ANNO ANNUA Produzione [miliordi di mc] PRODUZIONE m{dmcii] li ardi s id = \A ® vd VA & O d VD as w L CA? Na] + » di hCCAaII T e ac n o o SI w i (D z i i z n u i ' d l o l r a d P LS) la] D F i e g llni le u co vw D deo ta i r z o t a a r t s e 4 1 I © D 2 a DI ra Sila m © D Parnonduuaz ione _ Ab © D stSDpposdias-—aaasaie , ) : aS(P S3Ò$>siS) PMDDPDRIIERREA LOOTVLVDAEAIUNN NZONCI AIO AN E pre) © "--=--=z-===--2=_ è DE©>CCCCCC nnnnonnnAooAAA Pe) PROBLEMATICHE DELTA PADANO 67 # (1966,90-1958,95) 0361‘09N9d6 1 G361'08N506 1 tri 3 a s 6,5642 O D> 7,3715 O > 6,7200 ra INISNOSIV 3 @ O O O @ @ SOll O lo DEA]N TI] 07 £6 IUVN IopPpjoPgq uD9 QOLLVIYOY "sU=UV gV " [xx ] VVII1L3ALGII0NS1IN TOVNIIdSSN I YASYSO YOBY 0STII66VYC''O T98 V95B66I11N VO'd-NISNOSTV 68 ZAMBON di umidità difficilmente vengono del tutto eliminate dalle opere di rinforzo arginale. I manufatti idraulici inseriti nelle arginature dei fiumi (chiaviche, ponti, conche, muri di sostegno, banchine, ecc.) poi devono essere ricalcolati e ristrutturati, sulla base della nuova situazione con riguardo soprattutto alle spinte dell’acqua e delle terre. La presenza di manufatti nei corpi arginali fa nascere infatti il pericolo di filtrazioni d’acqua radenti le superfici murarie che provocano nel tempo dissesti arginali e molto spesso il collasso degli argini stessi. Negli anni 60 molte alluvioni nel Polesine, hanno avuto origine in questo modo, escludendo l’alluvione del 1951, che ha avuto cause diverse. In un territorio soggetto a subsidenza di una certa entità, i danni più rilevanti vengono subiti dalle strutture per la bonifica idraulica ed irrigua. I cedimenti del suolo in vaste aree determinano una diminuzione del franco di coltivazione dei territori colpiti così che si possono avere manifestazioni sulle colture. Si veda ad esempio la morìa dei peschi per asfissia radicale verificatasi nel Ravennate degli anni sessanta, dove l’aumento della percentuale di morìa corrisponde all’aumento dei cedimenti del suolo (fig. 14). Tutte le canalizzazioni a pelo libero debbono essere ricalibrate e ridimensionate in funzione della nuova situazione altimetrica e dell’au- mento delle infiltrazioni derivanti dai corsi d’acqua naturali. Pertanto la redditività dei suoli viene di fatto pesantemente penaliz- zata per il notevole aumento degli oneri permanenti che si devono sopportare per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di bonifica e per l’esercizio degli impianti idrovori. Quando poi la subsidenza investe zone litoranee compaiono in breve tempo problemi drammatici, primo tra tutti quello della difesa del territorio dalle alluvioni dal mare. Infatti nei casi in cui non si può tollerare un arretramento della linea di battigia, come succede quasi sempre nei litorali dove sono stati realizzati investimenti di tipo turistico-balneare, si manifesta subito la necessità di ricostruire la spiaggia emersa ripristinandone anche la sua linea originaria. Ciò è possibile per qualche tempo, poiché questo dipende sia dal volume di materiale sabbioso disponibile nei cordoni dunosi, sia dalla velocità degli abbassamenti. Così operando, cioè ricostruendo la spiaggia, si fornisce in concreto il materiale per la ricostruzione del profilo di equilibrio del litorale sommerso, il solo che può garantire l'assorbimento graduale dell’ener- gia delle onde. Successivamente, continuando la subsidenza del litorale sommerso PROBLEMATICHE DELTA PADANO 69 } y 1 j u 0 w 0 r y u P s I L I R N N e I J 2 9 DUASAI È S A ; L S A R , l % d O D A D +D]I NT] 4 o n n I d o z z Dori I 6 up ni d d j uod I I Netsesi D d oo I z N z i O V O ,|u}Do}}%|%Ioa|DDOO y [PSLo Ps sY audo w%|9 094Sp 0/560w ps°u Bo|og LO9N6NL1Y BZ ° 4/4,

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