azzo: Giovan Battista Pellegrini | ‘balcanico-danubiane Ricerche linguistiche balcanico-danubiane linguistiche j Ricerche il } | || = d5) 2 | \ilie |] ja | Ì c|À E]il O | | LA FENICE EDIZIONI | ISBN 88-86171-00-5 L. /0.000 | 1992 | ANT Giovan Battista Pellegrini Ricerche linguistiche balcanico-danubiane LA FENICE EDIZIONI 1992 Alla memoria di Jàdnos Balàzs © copyright 1992 by LA FENICE EDIZIONIs.n.c. Via Antonio Pignatelli 32 - 00152 Roma ISBN 88-86171-00-5 Printed in Italy INDICE Premessa pag. 9 1. Concordanze lessicali tra Italia nord-orientale e regioni balcanico-danubiane. 13 2. L’etimologia ungherese e i prestiti dall’italiano. 37 3. Continuatori balcanico-danubiani del Veneto «balo- ta». 63 4. Tracce degli Ungari nella toponomastica italiana ed occidentale. 71 5. Sull’elemento latino dell’albanese. 101 6. It. ant. forneccio, alb. furrégi «fornicatio» 153 . 7. Il lessico dell’arbéresh ed i turchismi. 161 8. Convergenze linguistiche italo-romene. 201 9. Rumeno iele — nota etimologica. 227 10. Una corrispondenza lessicale veneto-balcanica: «mòro». 237 11 Una concordanza veneto-balcanica nella terminologia della «pipa». 12 Mn > un nel latino dalmatico. Appendice Indice lessicale-onomastico PREMESSA Ho già riunito pel passato alcuni miei saggi linguistici — editi in riviste varie (anche poco note) o in miscellanee — che costituiscono una serie di volumi raggruppati secondo le tematiche trattate (Arabismi, Dialettologia ladina e friulana, Dialettologia efilologia veneta, Lingui- stica italiana, Toponomastica veneta) ed ora alcuni gentili amici mi sollecitano a continuare con analoghesillogi. Ho pensato pertanto di raccogliere nel presente volumetto (al quale seguiranno altri ma di diverso argomento) i miei brevi studi che si riferiscono ad alcuni problemi di balcanistica includendovi anche tre ricerche specificata- mente ungheresi. L’interesse remoto per codeste esplorazioni, piutto- sto marginali rispetto ad altri lavori miei più ampi ed impegnativi, mi è stato suscitato, fin dal periodo degli studi universitari (purtroppo per me brevissimo a causa del servizio militare in piena guerra), quando seguivo soprattutto i corsi del mio Maestro, Prof. Carlo Tagliavini, e vari lettorati di lingue balcanico-danubiane. Del Taglia- vini lessi poi alcuni saggi che si riferivano alle lingue suddette, specie al romeno e all’albanese di cui egli fu, unitamente all’ungherese, un conoscitore eccezionale, noto in tutto il mondo. Egli aveva insegnato linguistica romanza e lingua e letteratura romena all’Università Eòtvòs Lorànd di Budapest (giovanissimo) per ben 14 semestri ed era particolarmente apprezzato non soltanto da vari linguisti, ma anche da magiaristi e balcanologi insigni. Gli argomenti trattati nei miei scritti, quasi sempre brevi e limitati — che qui ripubblico con pochi ritocchi e qualche ripetizione di troppo — sono certo di portata piuttosto ristretta se si confrontano con quelli assai vasti, e spesso fondamentali per la disciplina, dovuti a Carlo Tagliavini. Nel mio volumetto sono privilegiati, di norma, i temi che si riferiscono ai contatti linguistici italiani (specie dell’Italia Nord-orientale o del Meridione) con le lingue della Penisola balcanica e con l’area danu- biana; sono spesso posti in risalto alcuni tratti specifici del lessico e del «latino balcanico» (una nozione alla quale credo con convinzione), con i vari elementi del vocabolario dialettale italiano i quali sottendo- 9 ‘ no ovviamente rapporti di ordine storico ed in particolare di probabili interadriatici e l’elemento latino dell’Albanese, in «Abruzzo — Rivista punti di partenza italiani e di direzioni individuabili nella romanizza- dell’Istituto di studi abruzzesi» 19 (1980), pp. 31-71. zione della penisola dell’Haemus. 6. It. ant. fornecchio, alban. furrégì «fornicatio», da «Revue Anche per i saggi magiari si può notare la prevalenza, nella Roumaine de Linguistique» 25 (1980), pp. 379-381. trattazione, per i prestiti (dall’italiano in ungherese) e delle tracce 7. Il lessico dell’Arbéresh ed i turchismi, in Le minoranze etniche e toponimiche in Italia da ascrivere con sicurezza o con maggiore o linguistiche. Atti del 2° Congresso internazionale I, Piana degli Alba- minore probabilità agli Ungari medievali, ben noti per le loro temutis- nesi 7/11 settembre 1988, edito nel 1990 dal Comune di Piana degli sime scorribande a cavallo in Occidente. Analogamente per l’albanese Albanesi (Bashkia e Horésse Arbéreshéve), pp. 327-362. € romeno si noteranno soprattutto varie annotazionilessicali nell’am- 8. Convergenze linguistiche italo-romene, in Studi albanologici, bito del filone latino o di quello turco . balcanici, bizantini e orientali, in onore di Giuseppe Valentini, S.J. Alcuni brevi saggi trattano di problemi specifici che si riferiscono Firenze 1986, pp. 147-167. a singole voci o ad un fenomeno fonetico che ha avuto particolare 9, Rumeno «lele». Nota etimologica, in Zbornik za filologiju i diffusione nella Dalmazia romana e poi romanza. lingvistiku (dell’Università di Novi Sad) 9 (1961-62), pp. 245-251. Nella speranza che il mio libretto non risulti del tutto inutile e che 10. Una corrispondenza lessicale veneto- balcanica: «moro», «Qua- esso sia stimolante per alcuni particolari e per ulteriori approfondi- derni veneti» (diretti da G. Padoan) 5 (1987), pp. 76-84. menti, do qui l’elenco delle riviste o miscellanee dalle quali gli articoli 11. Una concordanza veneto-balcanica nella terminologia della «pi- sono stati ripresi. pa», in «Abruzzo. Rivista di studi abruzzesi» anni 23-28 (1985-1990). 1. Concordanze lessicali tra Italia nord-orientale e regioni Scritti offerti a Ettore Paratore ottuagenario, pp. 387-398. balcanico-danubiane: in «Annales Universitatis scientiarum Budape- 12. MN>UN nel latino dalmatico, in «La parola del passato. stinensis de Rolando Eòtvòs nominatae. Sectio linguistica», Tomus Rivista di studi antichi», fasc. LII, Napoli 1957, pp. 55-58 e Voltiom- ‘XX, Budapest 1979, pp. 7-22. nos, Volsovnus e Delminium, in Studi in onore di P. Meriggi, «Athe- 2. L’etimologia ungherese e i prestiti dall’italiano, da: «Rivista di naeum» 47 (1969), pp. 252-254. studi ungheresi» 3(1988), pp. 73-83, e da Appunti su alcuni italianismi Gli articoli sono riediti secondo l’edizione originaria salvo quache dell’ungherese, «Giano Pannonio». Annali italo-ungheresi di cultura ritocco ed integrazione; si noterà inoltre qualche rinvio interno in I, Padova 1978, pp. 15-30. parentesi quadra. 3. Continuatori balcanico-danubiani del veneto «balota», «Lingui- Dedico questa raccolta di studi alla memoria dell’Amico prof. , stica 16. In memoriam Stanko Skerlji Oblata», II., Ljubljana 1976, Jànos Baldzs che, oltre ad averci procurato importanti studi di lingui- pp. 119-123. stica comparativa generale e di filologia classica, è stato un grande 4. Tracce degli Ungari nella toponomastica italiana e occidentale, in interprete dei rapporti culturali italo-magiari, formatosi come studio- Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo, XXV: so (per lo meno in parte) anche alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Popoli delle steppe: Unni, Avari, Ungari, Spoleto 1988, pp. 307-349. ove fu brillante allievo di Giorgio Pasquali insegnando anche all’Uni- 5. Sull’elemento latino dell’albanese da: Alcune osservazioni sul- versità di Roma per alcuni anni. l’elemento latino dell’albanese, in «Studia Albanica», 201, (1983). Convegno sull’origine del popolo albanese, Tirana 1-6 luglio 1982 pp. 63-83 ed in albanese: Disa vazhgime mbi elementin latin tè shqipes, Ringrazio infine gli amici Sergio Nogarin, Maria Teresa Vigolo, Monica Genesin e «Studime Filologjike» 36, 3, pp. 85-102 e da I rapporti linguistici Enzo Croatto per il gentile aiuto concessomi nella correzione delle bozze di stampa. 10 11 CONCORDANZE LESSICALI TRA ITALIA NORD-ORIENTALE E REGIONI BALCANICO DANUBIANE 1. Questa comunicazione ha il duplice scopo di tracciare un panorama generale, sia pure molto succinto, relativo alle varie con- vergenze lessicali tra Italia nord-orientale (in particolare dialetti vene- ti, friulani, ladini e istrioti) e area balcanico-danubiana, ove si parla- si no, come sa, lingue di origine assai diversa tra di loro. Inoltre è mio intendimente portare qualche chiarimento o suggerimento, sia pure ancora non del tutto perfezionato, sulla storia e sull’area di alcune parole attestate nelle suddette regioni, ritenute per lo più di etimo oscuro o assai dibattuto. Accanto all’elenco delle convergenze lingui- stiche, ed in specie lessicali, è ovvio che sarà d’obbligo di ricercarne una giustificazione storica per cui è necessario fin da principio indica- re alcunifiloni lessicali nei quali rientrano levoci analoghe, dovute ad identica etimologia o a mutuazioni. 2. Dovrei innanzi tutto isolare uno strato comune, d’epoca prero- mana, che può interessare il Veneto e il Friuli e d’altro lato anche le regioni adriatiche dell’altra sponda o soffermarmi sulle caratteristiche comuni della terminologia alpina in specie tra alto veneto, ladino dolomitico, friulano e dialetti bavaresi, sloveni con eventuali dirama- zioni sino ai Carpazi. Ma su tale tema preferisco rinviare alle informatissime ricerche di J. Hubschmid o di C. Battisti e G. Alessio, e per la nomeclatura botanica, soprattutto a alcuni brillanti saggi di V. Bertoldi!. Ne ho fatto già qualche cenno nel mio 1 Di V. Bertoldi si veda ad es. Relitti prelatini comuni alleAlpi ed ai Carpazi... «Archivio glottologico italiano» XXIV (1930), pp. 87-98; di C. Battisti è utile il contributo 1 Balcani e l’Italia nella preistoria. «Studi etruschi» XXIV (1955-56), pp. 271-299; le principali etimologie «mediterranee», che interessano anche la Balcania, 13 articolo «Evoluzione linguistica e culturale dei paesi alpini» del RH2 (1937), 148-90 g.v. «greben» chesi riferiscono all’area lombarda 1975?; pertanto mi basterà citare solo pochi esempidi corrisponden- e le sue conclusioni: «Considerando la vasta area del tipo greben, non ze quali friul. e ven. grèbano «greppo, dirupo», «luogo scosceso si può accettare l’ipotesi dell’origine slovena della nostra famiglia di stente selvaggio, eremo, catapecchia cadente, rovina brulla» (V. parole (REW 3837)...». Più convincente è l’origine da un comune Pirona 404), vic. grèbano, sgrèbano, pad. venez. trev. grèbani #cia sostrato di un’altra voce, tipicamente alpina, che indica «lo spazio «greppi», vals. sgrèbane «grillaia», «carogna» (Prati, Et. veno79) all’aperto ove pernottano le pecore, addiaccio, stazzo» e cioè il che secondo il DEI III, 1867 (s.v. grèbano, Ramusio XVI «tamerile», assai ben esplorato da J. Hubschmid (ZRPh. 66. 13, 23, «dirupo» e mar. «scoglio lungo la costa») sarebbe di origine medi 35) il quale presuppone una antica base preindeuropea ‘tamara che si terranea da un ‘graba/"greba «roccia» «parete rocciosa» parallela- continua nelle Alpi orientali, in friulano, veneto (ivi soprattutto nella mente allo slov. greben «cresta di montagne» (v. Pleterinik I 242 toponomastica), nel ladino centrale inoltre nel ted. carinz. tummer, greben «der Grat, die Klippe, der Gebirgkamm»). In realtà, riveden- tumper «Hirde, Finziunung» e nello sloveno dial. tamar, tamor, do 1 materiali riuniti dall’ Alessio3 — e si noti anche Olivieri Diz. et tamàra «die Viehhiirde, die Pferche» (Pleter$nik Il, 655-66) onde il it. 358 — 9, il quale mette insieme grava «pietra, ghiaia» di | raba verbo tamariti «in Pferchen einschliessen, pferchen» (ibid)°. E se «roccia» donde gravina [cosent.] «burrone, canale erosivo» eforse dovessimo continuare ad esaminare il filone del sostrato non finirem- g—pl«’re,icetarC.b)eie,ssnsteiagtta(i.sàdclircoaovsvmro.ag)osetn«e«tcnFfehrue»aetl,nasa»l’d»,odo;ransigdedimavenaeburvrineesanlrsoe.tfvbuogebdrrnemièoabasfaidon,gerorslle,tearba-spvgrordcecèufiebpeirae(inneabodnipleceerh«.àrebtEaalanlislzstvaoaRocèEidenWridrieoagserau3eomb8r»io5ni--7a4 mnureonogaiaosmansmaiaiippplridoseiscdiomec.t”iatteaLrdeepiefcfrauomsrleripoisinqepeuoandcldioeelnlsncaizoeelridrnasagonuniznaoev,iosllpciaareitscosvaoo,pltideellilucspiuntarigsasaitneantnordeeavalsollotalàpi,trsoaapttprtoaupntioatlo--e Bnaetzalajco1n73p,uchnetusapliiegcaonlafrvoonctiegnreelberenceconltesendsizoioonrairgiionareitoimdoilo«gpiectotindee»l m(Tarsietisctae,) cehequstiavdoircreeirtoanccoonraOpuin-taergvioulmta (Oricdoerrdzoar)e— iqluetisptoe dTueergceisttteà O Grat®, essa raggiunge il romeno greabiàn «garrese» e l’ungh di verosimile origine venetica — e Tergolape (Tab. Peut.) nel Nori- gereben «Scapecchiatoio» , «particolare pettine», per cui basti rinviere cum, a cui si soleva aggiungere il citatissimo tergitio negotiator di un alla ampia discussione del TESz. I, 1049. D’altro canto non si possono epitaffio pannonico da Scarbantia (Sopron), equazione in parte conte- ignorare gli amplissimi materiali lessicali riassunti idallo Stampa stata, ma non so se a ragione o a torto.® Potrei citare anche il caso del lacus Pelso, detto pure lacus Pelissa inferior (v. attestazioni in Mayer, Spr. Illyr., I, 263), cioè il lago Balaton, nome che si ripete in altro lacus sAongooesppao:steda G. Alessssiio nel volumeLe liingue |indoeuropee nell’’ambie|nte mediterraneo Pelso, il Neusiedlersee, con vari tentativi etimologici, ad es. da “pele-s, 2 Nel volume «Le Alpiieerpl’Europa. Cultura e poliptiica» 4. Bari (Laterza). pp. 1297-67. XL3VGI.MOADle)s,siop,p5. P3a4r7o-l5e71o,sciunrepadretilcotelarrrietorpi,.o5a5l8p.i;no. «Archiivviio lA i 6 Tale voce preromana si continua spesso anche nella toponomastica del Veneto, neotare .cheOaldivieeris,.DGiz.ioDneavriootoethimaodloegdiiiccoatoitalaiarnaov?a.i «Mfrialannao» (uCneessccchhoiinnate),ntopp. 3a8u8to-9n;omèod. spec7iePenrelulan fcoorrmreattoTarmidbirmeen(Asilopnaagmo,enBtoL)deelccc.oncetto di «illirico» si veda ad es. H. SRcarvitati«mfriannoar»i, eIIR,aFveirnennazein19«6A7,ttippIs.t..54V-6e1n.Veneto»» XCIII (1933-i34), pp. 953_-962 poinin Kro8naMssierb,asItlilyrriienrviuarnedaIlllleyrmiciuemb.reIvni«nDoitee iSnprGac.Bhe.»PXelIl,eg1r-i2ni-(A19.L65.),Pprpo.sd1o5c5im-8i3,. La > F. Bezlaj, Etimoloski slovar slovenskega Jezika. A-J, Ljubljana 1977. lingua venetica. 1, Padova-Firenze 1967, pp. 601-2 (ivi la principale bibliografia). 14 15 ‘pelso, nel senso di «scialbo» «pallido», cioè dal colore; oppure potrei a.C.14 È importante rintracciare le vie di penetrazione romana, le allegare confronti, ad es. con l’oppidum Palsicium (Passicium Palsa- direttrici secondo cui si è estesa la romanizzazione nella Penisola cium, Palsatium) del Veneto, menzionato da Plinio (N. H. III, 131) e balcanica settentrionale e cioè nella Dacia. E infatti probabile che la di incerta localizzazione,’ oppure col nome di persona Pelsonia o col strada seguita da Traiano per la conquista nel 105 sia stata poi toponimo a. prussiano Pelesen.'° Pare comunquedifficile accordare il battuta con particolare intensità ed anche qui non sono mancate limnonimo pannonico, come spesso si fa, col tema preromano ‘pala/ ipotesi diverse; mi basterebbe rinviare ad una polemica a questo ‘palla, “pella che indica di norma la «roccia», voce più volte indagata proposito tra due archeologi italiani, A. Degrassi e Sandro Stucchi. da Hubschmid!, onde anche i nomi del M. Pelmo/Pèlf o M. Pelsa, Quanto alla diffusione della latinità nella regione danubiana, il montagne dolomitiche attraverso un ‘pelisa, cfr. a.a ted. felisa Mihàescu ha notato che gli inizi dell’espansione della lingua latina si «Fels»!2. possono far risalire ad un’epoca anteriore alla conquista. La colo- nizzazione della Dalmazia era già iniziata intensamente nei decenni anteriori alla nostra era. Così pure la Pannonia era percorsa da 3. Qui ci interessa in realtà di fare il punto e di trovare convergen- correnti di commercianti romani, e già nel I sec. a.C. erano stati ze specifiche tra latinità dell’Italia nord-orientale — ciò che significa inviati nella Dacia esperti agrimensori dall’Italia. La lingua latina si soprattutto «latinità aquileiese» — e latinità balcanico-danubiana cioè è diffusa per ragioni principalmente commerciali lungo le arterie che in connessione con gli elementi latini delle lingue balcaniche. Il portavano dall’Italia, attraverso il corso del Danubio, a Bisanzio. problema è in prima linea storico poiché coinvolge l’individuazione Da Aquileia si poteva raggiungere tale città attraverso vari itinerari e delle vie e l’epoca di romanizzazione dei Balcani, problema ripreso lo studioso romeno ne indica i principali in direzione Est e Sud-Est. recentemente nel volume di H. Mihàescu, La langue latine dans le La via di terra che portava alla Dalmazia partiva da Aquileia, sudest de l’Europe, Bucarest 1978; rielaborazione interamente rinno- passava per Tergeste (Trieste), per Parentium, Pola, T'arsatica (Fiu- vata di un precedente volume pubblicato nel 1960 in romeno." me) e seguiva la costa verso Senia, procedeva per Scardona, Salona, I Romani sono venuti a contatto fin dal III sec. a.C. con stirpi Narona, Scodra, Dyrrachium, Apollonia ed arrivava ad Aulona prevalentemente illiriche della Penisola Balcanica meridionale a causa (Vallona, alb. Vloré). Ma il viaggiatore poteva dirigersi da Aquileia delle azioni di pirateria esercitate da queste genti. Le guerre contro di a Bisanzio soprattutto attraverso Emona (Lubiana), Siscia, Sir- esse si protrassero per quasi due secoli e mezzo dal 229 al 9 mium, Singidunum (Belgrado), Serdica (Sofia), Philippopolis (Plovdiv) eHadrianopolis (Edirne). Sempre da Aquileia si dipartiva ’ Anna Karg,, Die Ortsnamen des antiken Venetien und Istrien.À «WòG6rter und 14 Sugli Illiri e sui loro rapporti con Roma v. anche ilvolumedi I.I. Russu, Illirii. Sachen» XXII (1941/42), p. 118 e p. 179-80. Istoria - Limbà si onomasticd — Romanizarea. Bucuresti 1969, specie pp. 43-6. 10 V.H. Krahe: «Indog. Forschungen» XLIX, p. 273. 15 S$. Stucchi, Il coronamento dell’arco romano nelporto di Ancora. «Rendiconti I Ad es. nel fondamentale contributo Vorindogermanische und jungere Wort- Accad. archeol. di Napoli» n.s. XXXII (1957), pp. 149-64 e Contributo allaconoscen- schichten in den romanischen Mundarten der Ostalpen: ZRPh. 66 (1950)| pp. 1-94,| in za della topografia dell’arte e della sioria della Colonna Traiana. Il viaggio marittimo particolare pp. 66-72. di Traiano all’inizio della seconda guerra dacica. «Atti Accademia di Udine» s. VII, ©V. imieiNomi localidelmedioealto Cordevole, Firenze 1948, nr. 184 (= DTA vol. I (1957-60): A. Degrassi, La via seguita da Traiano nel105perrecarsi nella Dacia ,11/4). del 1946-47, ora in Scritti vari di antichità 1, Roma 1962, pp. 567-81 e v. la replica a 13 Cioè Limbà latina înprovinciile dunàrene ale imperiului roman. Bucuresti 1960 Stucchi, Aquileia e Trieste nellescene della Colonna Traiana? del 1962, ora in Scritti (si| veda anche la mia recensione in «Cultura neolatina» XX, 1960, pp. 299-300). vari di antichità, III, Venezia-Trieste 1967, pp. 173-85. 16 17