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Ricerche lessicali sul dialetto del’Alto-Vicentino PDF

136 Pages·1992·9.113 MB·Italian
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BEIHEFTE ZUR ZEITSCHRIFT FÜR ROMANISCHE PHILOLOGIE BEGRÜNDET VON GUSTAV GRÖBER FORTGEFÜHRT VON WALTHER VON WARTBURG UND KURT BALDINGER HERAUSGEGEBEN VON MAX PFISTER Band 240 MARIA TERESA VIGOLO Ricerche lessicali sul dialetto dell'Alto Vicentino MAX NIEMEYER VERLAG TÜBINGEN 1992 Con il contributo del Centro di Studio per la Dialettologia Italiana del C.N.R. Die Deutsche Bibliothek - CIP-Einheitsaufhahme Vigolo, Maria Teresa: Ricerche lessicali sul dialetto dell' Alto Vicentino / Maria Teresa Vigolo. - Tübingen: Niemeyer, 1992 (Beihefte zur Zeitschrift für Romanische Philologie ; Bd. 240) NE: Zeitschrift für Romanische Philologie / Beihefte ISBN 3-484-52240-2 ISSN 0084-5396 © Max Niemeyer Verlag GmbH & Co. KG, Tübingen 1992 Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt insbesondere für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikrover- filmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany. Satz und Druck: Guide-Druck, Tübingen Einband: Heinr. Koch, Tübingen Indice Premessa 1 Il territorio alto-vicentino 2 Note sul vicentino e alto vicentino in età preromana 4 La posizione del dialetto alto-vicentino 7 Alcune particolarità fonetico-morfologiche 15 Il Lessico 19 Gli stanziamenti «cimbri» nell'alto-vicentino 23 Glossario. Criteri di trascrizione fonetica 44 Conclusione 112 Abbreviazioni 115 Bibliografia 117 V Premessa* L'indagine lessicale riguardante il territorio alto-vicentino che costituisce la parte montuosa e pedemontana della provincia di Vicenza, la cui varietà dialet- tale è tradizionalmente assegnata al gruppo veneto-centrale (vicentino-pado- vano-polesano), è stata condotta in modo contrastivo rispetto ai dialetti veneti centrali e meridionali, compreso il veneziano, privilegiando invece i rapporti con le varietà venete settentrionali (feltrino-bellunese), il trentino, il valsuganotto, verso i quali il nostro territorio sembra gravitare a differenza del vicentino di città e del basso vicentino, che come aveva avvertito l'Ascoli, formano un nucleo unitario col padovano (AGI, 1,416 e 420). La particolare posizione linguistica dell'alto-vicentino è determinata inoltre da vicende storiche che l'hanno caratterizzato a partire dell'età Medievale. Mi riferisco agli insediamenti dei lavoratori tedeschi che si sono stanziati, sia pure a nuclei sparsi, su una gran parte del territorio compreso fra i XIII Comuni del veronese e i VII Comuni vicentini, istituendo una situazione di bilinguismo che si è protratta fino a tempi molto recenti (cfr. le inchieste per l'Atlante Linguistico Italiano, inedite, nelle località di Roana e Mezzaselva sull'Altopiano di Asiago). Per quanto riguarda i materiali della presente ricerca dialettale, oltre ad aver preso in considerazione i tradizionali strumenti: Dizionari dialettali, Atlanti linguistici, repertori lessicali locali, per i quali rimandiamo alla bibliografia, dobbiamo osservare che sono state utilizzate le registrazioni effettuate in 50 località dell'alto-vicentino per l'Archivio Sonoro dei Dialetti Veneti, promosso dal prof. M. Cortelazzo e le inchieste personali attraverso le quali abbiamo rilevato nuovi elementi lessicali o controllato e verificato l'esistente, con lo scopo di evitare i facili equivoci che possono derivare della sola audizione del parlato. * Ringrazio il prof. G. B. Pellegrini per avermi dato utili suggerimenti e preziose indica- zioni etimologiche e per aver rivisto puntualmente il lavoro. Ringrazio inoltre il prof. M. Cortelazzo per avermi messo a disposizione l'Archivio sonoro dei Dialetti Veneti, i proff. A. Zamboni, A. L. Prosdocimi, la dott. P. Mura e L. Corrà. Sono grata a tutti gli informatori dell'alto-vicentino che hanno callaborato alle inchieste e che sarebbe troppo lungo citare personalmente, agli autori delle registrazioni, al bibliotecario della Biblioteca Civica di Valdagno A. Cornale. 1 Il territorio alto-vicentino Il territorio alto-vicentino, pur non costituendo all'interno della provincia di Vicenza una unità geopolitica, ha assunto sia per vicende storiche, sia per posizione geografica una particolare fisionomia che lo contraddistingue e dalla città di Vicenza, e dal basso vicentino che condivide con il padovano e il basso padovano molti dei suoi tratti caratteristici, a partire dalla stessa configurazione morfologica del terreno, che è di natura collinare e si sussegue senza soluzione di continuità dai «Colli Berici ai Colli Euganei». L'alto-vicentino presenta un aspetto assai più accidentato, data al conforma- zione rocciosa tipica della fascia prealpina delimitata ad Ovest dai Lessini veronesi e ad Est dalla Valsugana in territorio trentino. Con il Trentino o meglio con il roveretano confina quasi tutta la parte superiore delle vallate vicentine fra le quali: la Valle del Chiampo, la Valle dell'Agno, la Val Leogra, la Val d'Astico, solcate dagli omonimi torrenti e infine si situa a ridosso delle aree trentine l'Altopiano dei VII Comuni, compreso tra l'Astico e il Brenta. Ora trattando un po' più particolareggiatamente dei limiti del nostro territorio che attraverso la fascia pedemontana in cui si sono sviluppati i maggiori centri di Arzignano, Chiampo, Valdagno, Recoaro, Schio, Thiene, Breganze, Maro- stica, Arsiero, degrada verso la città di Vicenza, c'è da osservare che la Valle del Chiampo è posta al confine con il veronese da cui è separata attraverso la Val d'Alpone e la Val d'Illasi, mentre la Catena dei Lessini occupa entrambe le province di Vicenza e di Verona1. Ad Est la Valle del Chiampo è in comunica- 1 La Valle del Chiampo comprende 10 Comuni in provincia di Vicenza: Altissimo, Arzignano, Chiampo, Crespadoro, Gambellara, Montebello, Montorso, S. Pietro Mus- solino, Nogarole, Zermeghedo e 3 in provincia di Verona: Roncà, S. Bonifacio, Veste- nanuova. Ad occidente è possibile entrare nel territorio veronese verso la Valle d'Al- pone per i valichi di Calvarina, di Madarosa, della Vignaga, dei Mistrorighi, dei Cracchi e nella Valle dell'Illasi attraverso il passo dei Campilgeri sulle tracce della «Gassa», l'antica strada vicentina che, segnando il confine fra i distretti di Verona e di Vicenza fino al passo delle Tre Croci (ora della Lora), andava ad Ala e di qui in territorio trentino. Più numerose e relativamente più facili erano le comunicazioni in direzione del veronese, rispetto all'adiacente Valle dell'Agno nel vicentino. (AA. W, Valle del Chiampo, Vicenza, 1973, pp. 13 e p. 122). L'assetto del territorio vicentino risale agli anni che seguirono la dedizione della provin- cia a Venezia (1404), epoca in cui oltre al distretto bassanese ad Est, vennero tolti al vicentino i distretti di Cologna, S. Bonifacio e Montecchia ad Ovest; restando i termini a Nord, lungo la Valsugana, motivo di continui conflitti con gli Imperiali. Per le questioni riguardanti i confini cfr. Mantese, Memorie storiche della Chiesa Vicentina, III, Vicenza 1958, p. 414 e III, parte II, Vicenza 1964, pp. 517-518,515-532). 2 zione con la Valle dell'Agno per i valichi di S. Caterina e Brazzavalda, percorsi un tempo da sentieri. La Valle dell'Agno si collega attraverso il passo di Campogrosso alla testata meridionale della Vallarsa in territorio roveretano. Attualmente il passo è diventato un nodo viario vero e proprio, parallelamente a quello del vicino Pian delle Fugazze che collega la Val Leogra con la Vallarsa e si situa fra i comuni di Valli di Pasubio nel vicentino e di Vallarsa in Trentino. Il Pian delle Fugazze è considerato dal punto di vista storico il più importante nodo viario, a partire almeno dal 1600, in quanto è collocato sulla strada maestra che da Vicenza porta a Rovereto. Una terza via di collegamento tra le due province di Vicenza e di Trento, è il passo della Borcola, (già ricordato negli Statuti vicentini del 1264) che segna il confine comunale fra Posina in territorio vicentino e Terragnolo nel roveretano2. Per quanto riguarda la Valdastico, questa confina con il Trentino nella sua parte più alta, mentre più a sud separa Tonezza nel vicentino dall'Alto- Piano dei VII Comuni. Quest'ultimo è l'area montuosa di gran lunga più impor- tante nell'alto-vic., già nota non solo per le vicende storiche anche recenti riguardanti i confini territoriali fra Italia ed Austria, ma soprattutto, da un punto di vista linguistico, per l'immissione massiccia in età medievale di coloni bavaro- tirolesi la cui presenza ha determinato una situazione di bilinguismo durata almeno per alcuni secoli. Anche le aree più a sud dei Setti Comuni tuttavia sono state interessate dalle immigrazioni di lavoratori tedeschi, tra cui la Valstagna3 posta a sinistra del Brenta, con le frazioni di Collicello, Costa, Oliera, Ronco- bello; il Tretto, presso Schio e tutta una vasta area pedemontana del territorio alto-vicentino che prenderemo in considerazione particolareggiatamente nel capitolo sugli «insediamenti cimbri dell'alto-vicentino». 2 Dopo che Roma si fu insediata a Trento, e soprattutto dopo la conquista romana della Rezia del 15 a.Ch., diventò naturale il precisarsi di tracciati viari che collegassero le diramazioni che dalla Via Postumia, si protendevano verso l'alto-vic., con la Claudia Augusta Padana che muovendo da Verona raggiungeva Trento e con la Claudia Augusta Altinate che giungeva a Trento dalla Valsugana. Tra l'alto-vicentino e il Trentino sono pressoché certe due vie romane di collegamento, una attraverso la Val Leogra e la Vallarsa, l'altra attraverso la Valdastico e Caldonazzo. (De Bon, Storia e leggende della terra veneta. Le strade del diavolo, Schio, 1941, pp.65—69 e 52-54); ma perii problema aperto di questi percorsi cfr. Bosio 1976, 69—73). E' in questa logica che si spiega la presenza del castrum romano di Santorso, qui stabilito per controllare le possibili discese di popolazioni ostili lungo le più facili vie d'accesso e per servire come base di pronto intervento per raggiungere lungo le stesse vie il Trentino e la Rezia. (M. De Ruitz, A. Kozlovic, T. Pirocca, Appunti su Santorso romana Santorso, 1978, pp. 103—106). E' significativo, - aggiunge Sartore, Termini di confine, p. 276, che quell'eccezionale cono- scitore dei nostri monti e valentissimo Ispettore dei confini della Repubblica veneta, il conte Francesco di Caldogno, nella sua famosa relazione al doge Grimani del 1598, riproponesse di utilizzare la stessa località del castrum romano di Santorso come base per le milizie atte a difendere le due valli del Leogra e dell'Astico. 3 La Valstagna si trova allo sbocco del torrente omonimo, che attraversando il paese lo divide in due parti. E' ricordata in un documento del 1205 sotto il nome di Vallis Stagne (iCod. Ecel. 147, cit. in Frescura, 1894,38), formava parte delle contrade annesse ai Sette Comuni, ed era lo sfogo naturale del commercio dell'Altopiano verso la vallata del Brenta. 3 Note sul vicentino e alto-vicentino in età preromana Il territorio dell'alto vicentino non è stato oggetto di indagine in sè e per sè, in quanto come abbiamo detto non presenta né ha presentato una propria autono- mia rispetto al vicentino della città di Vicenza o al basso vicentino in cui senza soluzione di continuità vengono a confluire da una parte i colli Berici e dall'altra, al confine con il Padovano, i colli Euganei che con l'antica città di Ateste (Este) hanno irradiato la civiltà paloeveneta. Sull'incidenza e sulla cultura dei paleoveneti e della loro lingua «venetica», anche nell'area vicentina, rimando ai contributi di G. B. Pellegrini e di A. L. Prosdocimi4, specialisti di lingue dell' Italia antica ed in particolare della lingua venetica, che essi hanno interpretato e studiato, attraverso la conoscenza appro- fondita dei testi, ormai assai numerosi (si aggirano sulle 350 unità) compresi quelli misti latino-venetici), cfr. al riguardo i due volumi de La Lingua venetica (LV) e per i successivi aggiornamenti l'opera di sintesi su I Veneti antichi (1987) di G. Fogolari e A. L. Prosdocimi. Per quanto riguarda il territorio vicentino Prosdocimi LV 376 scrive che 'la documentazione relativa a Vicenza paleove- neta è scarsa ed ambigua: corrisponde alla scarsità di reperti preromani' e più oltre nota che scarsissimi erano i ritrovamenti paleo-veneti fino al 1959, anno in cui fu scoperta una stipe votiva, formata da un gruppo notevole di laminette in bronzo, che furono ben presto attribuite alla civiltà paleoveneta, in quanto assai simili a quelle del fondo Baratela di Este. Il Prosdocimi tuttavia aggiunge che il materiale è culturalmente e cronologicamente poco omogeneo e resta l'impres- sione che il territorio vicentino costituisse un'area periferica, in cui la pressione da Vicenza, decisamente paleoveneta, irradiava culturalmente, con tracce lin- guistiche nelle zone finitime, resistenti al processo di indoeuropeizzazione. Diversamente per quanto riguarda l'alto-vicentino è stato notato che esso è collegato, sia per la morfologia del territorio, sia per tradizioni culturali, radicate in epoca antica, a quella fascia prealpina che si estende dalla Lessinia veronese alla Valsugana; tra queste aree si identifica una omogeneità nella tipologia dei 4 Numerosi sono gli studi dedicati al venefico da Pellegrini e da Prosdocimi, sia anterior- mente che posteriormente alla Lingua Venetica (1967). Per una bibliografia aggiornata sugli studi venetici e su tutta la problematica riguardante l'argomento da diverse pro- spettive v. ora Fogolari-Prosdocimi 1987 specie al cap. La documentazione linguistica, pp. 234—244. In particolare per le iscrizioni fornite da Vicenza e per la discussione sul nome della città cfr. pp. 299-301 ep.401. 4

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