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Retorica ad Alessandro PDF

647 Pages·2015·133.9 MB·Italian
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A cura di Maria Fernanda Ferrini [Aristotele] Retorica ad Alessandro BOMPIANI TESTI A FRONTE BOMPIANI testI A frONte Direttore GIOvANNI reAle [aristotele] retorica ad alessandro Testo greco a fronte Introduzione, traduzione, note e apparati di Maria Fernanda Ferrini BoMPiani testi a fronte Direttore editoriale Bompiani Elisabetta Sgarbi Direttore letterario Mario Andreose Editor Bompiani Eugenio Lio ISBN 978-88-587-7159-4 © 2015 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano Realizzazione editoriale: Vincenzo Cicero – Rometta Marea (ME) I edizione digitale 2015 dqa edizione Testi a fronte giugno 2015 S ommario Introduzione 7 Note all’Introduzione 77 Notizia biografca 165 Retorica ad Alessandro 167 Note al testo 381 Bibliografa 613 A mia Madre carissima e amatissima al suo sguardo e al suo sorriso IntroduzIone ouj pavntessi qeoi; cariventa didou`sin ajndravsin, ou[te fuh;n ou[t∆ a]r frevna~ ou[t∆ ajgorhtuvn. (omero, Odissea 8, 167 s.) L’autore I codici hanno questo titolo: ∆Aristotevlou~ rJhtorikh; pro;~ ∆Alevxandron1; il termine rhetorike compare solo in esso e non all’interno dell’opera, dove è utilizzato il nesso politikos logos, per indicare una categoria generale, com- prendente i diversi tipi di discorso2. Il Medioevo conosce il trattato come autenticamente aristotelico3; nel rinasci- mento, invece, sono espressi dubbi sulla sua paternità4. erasmo da rotterdam pone il problema dell’attribuzione, richiamando in particolare l’attenzione sull’assenza dello scritto dalla lista delle opere aristoteliche, in diogene La- erzio5, e sull’abitudine di Aristotele di andare direttamen- te all’argomento, senza prefazione6. Pochi anni dopo, Pier Vettori, nei suoi Commentarii7, dichiara esplicitamente che l’autore non può essere Aristotele: uerus libelli auctor è ritenuto invece Anassimene di Lampsaco8, storico e re- tore del IV secolo a.C.9 Gli editori Leonard Spengel e Manfred Fuhrmann identifcano senz’altro in Anassimene l’autore dell’Ars rhe- torica10. Pierre Chiron utilizza invece il titolo tradizionale, e lascia anonimo il trattato; la dicitura «Pseudo-Aristote» 8 MArIA FernAndA FerrInI ha la funzione di ricordare che il trattato è trasmesso tra le opere aristoteliche: questo non signifca, specifca Chi- ron, «que nous récusons formellement l’attribution d’u- ne “strate” du texte à Anaximène de Lampsaque, ni que nous éliminons la possibilité d’un rapport entre le traité et Aristote»11. un passo di Quintiliano è alla base dell’attribuzione ad Anassimene, già in Pier Vettori: «Anassimene volle che parti generali fossero la giudiziale e l’assembleare; sette, invece, le specie: esortazione, dissuasione, elogio, biasimo, accusa, difesa, indagine (quella che chiama exe- tastikon); di queste, le prime due appartengono al genere deliberativo, le due seguenti al dimostrativo, le ultime tre al giudiziale»12. Il numero (sette), il nome e l’ordine di presentazione delle specie oratorie coincidono, in Quintiliano, con ciò che si legge all’inizio della Retorica ad Alessandro, dove tuttavia si ha una tripartizione di generi, non una biparti- zione, e il genos dikanikon è enumerato per ultimo (1421 b 7-10), non per primo: Quintiliano non ricorda tra le categorie più ampie, stabilite da Anassimene, il genere epidittico, mentre applica subito dopo la divisione ari- stotelica in tre generi13. Anche Siriano parla di due generi (duvo gevnh), presentati nello stesso ordine di Quintiliano, e di sette specie, ma riferisce questa divisione ad Aristo- tele14. Similmente, una dicotomia dei generi sembra in- dicata nella lettera apocrifa, se, come sembra, il termine politikos (1421 b 3 s.) ha qui un’accezione diversa rispet- to al suo uso nel trattato15. La lettera, che funge da dedica e da prefazione, è forse all’origine dell’attribuzione del trattato ad Aristotele16: l’opera, vi si legge alla fne (1421 a 38-b 2), consterebbe di due libri, i cui autori sarebbero Corace e Aristotele; il libro di Aristotele farebbe parte degli scritti per teodette17. IntroduzIone 9 oltre al problema della paternità dell’opera (o di sue parti), emerge la questione dello stato attuale del nostro testo, delle aggiunte, e delle alterazioni, non puramente meccaniche, che il testo ha subito nel corso della sua tra- smissione: alcuni passi sono stati riscritti, come prova an- che il confronto della tradizione medievale con il Papiro Hibeh 26 (285-250 a.C.).18 Sono in genere considerate aggiunte la lettera apocrifa (1420 a 3-1421 b 6) e la sezione fnale (1446 a 36-1447 b 7)19; le modifcazioni risalirebbero a una data ancora più tarda della lettera apocrifa: in particolare, il rifacimento dell’inizio avrebbe forse teso a rendere la dottrina della Retorica ad Alessandro coerente con quella di Aristote- le20, che distingue tre generi21. escluse alcune sezioni, il trattato è collocabile nel IV se- colo a.C. Per questa datazione esiste un indizio interno (la menzione nel passo 1429 b 18 s. della spedizione dei Corinzi in Sicilia, nel 344/ 343 a.C.), che offre un ter- minus a quo; il terminus ante quem è fornito dal Papiro Hibeh 26, del III secolo22. Anche il contenuto rinvia a questo periodo (fra il 340 e il 300)23: l’opera si rifà a due tradizioni, quella empirica e quella sofstica, che si sono sviluppate a partire dai primi retori siciliani fno a Isocra- te24. essa è inoltre l’unico testo conservato integralmente all’interno di una vasta produzione di technai rhetorikai, cui fanno più volte accenno sia Platone sia Aristotele, e il primo di una serie di trattati sistematici, di manuali prati- ci, in Grecia e a roma25. opportunamente, pertanto, è stato messo in eviden- za come l’opera sia un’insostituibile testimonianza, per noi, della più antica tradizione retorica, una fonte di indicazioni sulla formazione dei più famosi oratori at- tici26. 10 MArIA FernAndA FerrInI Controverso, ma di grande interesse, è il rapporto con la Retorica di Aristotele, che costituisce, in questo ambito, un testo fondante, un signifcativo momento di svolta nell’impostazione e nella terminologia, dopo il quale si assiste a un profondo cambiamento nei metodi e nelle fnalità, anche se la dicotomia tra retorica anteriore e posteriore ad Aristotele non può sempre considerarsi netta. Si inserisce in questo insieme di problemi anche la questione dell’infuenza della Retorica ad Alessandro sulla produzione retorica posteriore, e della struttura dei successivi trattati, greci e latini27. Preliminarmente, sembrano condivisibili sia l’opinio- ne di Chiron, che rilevando alcune somiglianze tra le due opere, ritiene possibili dei contatti, sia la sua prudenza: egli preferisce parlare «d’archaïsme doctrinal global» della Retorica ad Alessandro, rispetto alla Retorica di Aristotele, piuttosto che di anteriorità cronologica in senso stretto, a causa della diffcoltà di una datazione precisa dell’opera di Aristotele28. Il confronto tra i due testi permette anche di apprezzare quanto fondamentale e decisivo sia stato il contributo di Aristotele all’affermarsi di una retorica che dialoga con altre discipline, e che, come teoria della comunicazione, è oggi al centro di un rinnovato interesse in ambiti disciplinari anche molto diversi. nel commento ai singoli passi, si farà costante riferimento alle analogie e alle differenze dottrinali; genericamente, si può dire che esistono numerosi punti di contatto fra le due opere, ma che il livello intellettuale, l’impostazione, lo stile e la f- nalità sono radicalmente distanti. In Aristotele le singole questioni e i singoli aspetti argomentativi sono inseriti in un contesto epistemico più ampio, che manca totalmente nella Retorica ad Alessandro, come vi manca la nozione di metodo: la differenza essenziale consiste proprio nel fatto che Aristotele introduce nella retorica l’apparato concet-

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