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Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere PDF

625 Pages·2015·2.94 MB·Italian
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Chi resta saldo? Solo colui che non ha come criterio ultimo la propria ragione, il proprio principio, la propria coscienza, la propria libertà, la propria virtù, ma che è pronto a sacrificare tutto questo quando sia chiamato all’azione ubbidiente e responsabile, nella fede e nel vincolo esclusivo a Dio. DIETRICH BONHOEFFER (1906-1945) è stato un teologo luterano tedesco che ha partecipato alla resistenza contro il nazismo, è stato incarcerato nella prigione militare di Tegel, a Berlino, e, dopo un sommario processo seguito al fallito putsch del 20 luglio 1945, è stato giustiziato nel campo di concentramento di Flossenbürg. È autore di numerose opere teologiche (raccolte in 10 volumi dall’editrice Queriniana, tra il 1999 e il 2009) ma la sua popolarità è soprattutto affidata alle lettere scritte dal carcere e raccolte da Eberhard Bethge, marito di sua nipote, sotto il titolo di Resistenza e resa. EBERHARD BETHGE (1909-2000), allievo di Bonhoeffer e ministro del culto, come lui, della Chiesa confessante, ha svolto attività pastorale e didattica, ha curato l’edizione postuma di alcune opere di Bonhoeffer e ha scritto su di lui una monumentale biografia (tr. it. Dietrich Bonhoeffer. Teo- logo cristiano contemporaneo.Una biografia, Brescia, Queriniana, 20043). ALBERTO GALLAS (1951-2003) è stato docente presso l’Università Cattolica di Milano e ha pubblicato saggi su temi di filosofia della religione e di storia della teologia. Ha pubblicato, insieme ad altri lavori su Bonhoeffer, Ánthropos téleios. l’itinerario di Bonhoeffer nel conflitto tra cristianesimo e modernità (1995). un rilievo tanto forte proprio nelle lettere dal carcere, quando sarebbe piuttosto ragionevole aspettarsi un atteggiamento di distacco dal mondo. Ma il carcere costituisce appunto l’esperienza di «mondanità» più radicale per Bonhoeffer. Essa sanziona e rende per così dire definitiva, compiuta, la mondanità della partecipazione alla resistenza, da cui deriva. Se questa vicenda mondana può essere detta un “affar di fede”, allora si tratta di capire, e di capire in modo nuovo, in che rapporto si trovino la stessa fede e la realtà del mondo. La risposta di Bonhoeffer sarà: cristiano è appunto colui che «mondanamente» partecipa (mitleidet, letteralmente con- soffre), nell’aldiquà della vita, alla sofferenza di Dio. Alberto Gallas CLASSICI DEL PENSIERO CRISTIANO 20 DIETRICH BONHOEFFER RESISTENZA E RESA LETTERE E SCRITTI DAL CARCERE a cura di Eberhard Bethge Edizione italiana a cura di Alberto Gallas Edizione italiana a cura di Alberto Gallas Titolo originale dell’opera: Widerstand und Ergebung. Briefe und Aufzeichnungen aus der Haft. Neuausgabe Herausgegeben von Eberhard Bethge. 3. Auflage 1985 © 1970 Chr. Kaiser Verlag, München Traduzione dal tedesco di Alberto Gallas Appendice all’edizione italiana: The Others Letters from Prison Traduzione dall’inglese di Alberto Gallas Wie die Tegeler Briefe überlebten Traduzione dal tedesco di Alberto Gallas © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2015 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Prima edizione digitale aprile 2015 Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. ISBN edizione epub 978-88-215-8961-4 SAGGIO INTRODUTTIVO LA CENTRALITÀ DEL DIO INUTILE Nell’ambito della produzione teologica del Novecento, globalmente considerata, solo l’Epistola ai Romani di K. Barth1 può essere paragonata a Resistenza e resa per fortuna, risonanza, effetti sullo sviluppo della ricerca teologica, discussioni provocate. Se poi si considerano il genere letterario e le circostanze in cui ha preso forma, Resistenza e resa diventa un caso unico. Si tratta di una raccolta di scritti – non destinati alla pubblicazione, in gran parte lettere – che non è rilevante solo per la conoscenza della vita e della personalità dell’autore, e neppure solo per la conoscenza dei retroscena o delle considerazioni in prima persona dell’autore stesso relative all’elaborazione di un altro o di altri testi. Si tratta di un testo frammentario, allusivo, incompiuto, provvisorio, programmatico, che insieme è un testo definitivo, il documento più maturo di un itinerario teologico che non è potuto sfociare nelle forme abituali del “saggio”, del “libro”. L’intenzione di Bonhoeffer era di arrivare a questo obiettivo, ed è documentata da un “progetto” che ci permette di intravedere appena le linee fondamentali di un’opera futura2; ma la morte per impiccagione nel campo di concentramento di Flossenbürg ne ha impedito la realizzazione. Le difficoltà interpretative più gravi nascono precisamente da questa doppia valenza; come nasce da qui d’altra parte la fecondità, anche il fascino, di queste pagine “aperte”. Col titolo Resistenza e resa (Widerstand und Ergebung), che si ispira alla lettera del 21 febbraio 1944, Eberhard Bethge ha pubblicato nel 1951 ampi brani tratti dalle lettere che Bonhoeffer aveva inviato dal carcere a lui, appunto, che ne era allievo e amico, e ai genitori. Arricchito da uno scritto anteriore all’arresto (Dieci anni dopo) e da altri frammenti, il volume ebbe immediatamente un’eco molto vasta, e nel 1966, giunto alla 13a edizione, fu leggermente ampliato. Uscì in traduzione italiana nel 1969, preceduto da una introduzione di Italo Mancini, che nel medesimo anno pubblicava su Bonhoeffer un’ampia monografia, il primo strumento per la conoscenza dell’opera complessiva di Bonhoeffer in Italia. Nel 1970 Bethge ritenne giunto il momento (per i motivi indicati nella Prefazione) di procedere ad un’edizione rinnovata più in profondità, pubblicando le lettere di Bonhoeffer quasi integralmente e inserendo nel volume anche le lettere degli interlocutori: dei genitori, dei fratelli, dei parenti, dello stesso Bethge. Il materiale edito è divenuto in questo modo notevolmente più ricco, e il volume ha mutato fisionomia, perché i passi che contengono le riflessioni teologiche in senso stretto non si presentano più concentrate come in precedenza, ma sono inserite nel loro contesto originario, che è quello di uno scambio epistolare attraverso cui si sviluppa una ricca trama di rapporti interpersonali, tra il carcere e l’esterno, rapporti che non perdono nulla dell’intensità che li caratterizzava prima della forzata separazione; e che anzi si arricchiscono di nuove esperienze, di nuova vitalità, di nuove riflessioni, dalle quali emergono tratti di esistenza e di spiritualità che altrimenti sarebbero rimasti nell’ombra, per il lettore, ma anche per gli stessi protagonisti dell’epistolario. Non sono retoriche, e non sono soltanto destinate a rassicurare i genitori, le affermazioni in cui Bonhoeffer sostiene che la carcerazione rappresenta un arricchimento delle sue esperienze3, certamente ad un prezzo altissimo, anche quando sembrava ancora possibile evitare che la cosa finisse tragicamente. Si tratta piuttosto del fatto che Bonhoeffer ha assunto fino in fondo il “caso limite”, con tutta la sua problematica, e ha vissuto («assaporato») fino in fondo la vita che è stato chiamato a vivere. Per questo, e molto più chiaramente nella nuova edizione rispetto alla precedente, Resistenza e resa non è soltanto un testo chiave per la teologia del Novecento, ma è anche un importante testo di spiritualità. Il 5 aprile 1943, quando fu arrestato, Bonhoeffer aveva da poco compiuto i 37 anni. Aveva però alle spalle un curriculum di grande spessore, sia sul piano scientifico sia sul piano dell’attività ecclesiale. Già la tesi di laurea, Sanctorum Communio, discussa il 17 dicembre 1927 e pubblicata nel 1930, è un lavoro di grande rilievo per la posizione originale e indipendente che occupa nell’ambito del dibattito teologico e filosofico del tempo. Segue, nel 1930, la tesi di abilitazione, Atto ed essere, pubblicata nel 1931; poi i corsi tenuti come Privatdozent (libero docente) all’università di Berlino, pubblicati postumi sulla base di appunti (tranne Creazione e caduta, dato alle stampe dallo stesso Bonhoeffer). Maturata la decisione di abbandonare la carriera universitaria, si apre nella vita di Bonhoeffer una fase intermedia, centrata sul confronto con il Discorso della montagna, sul tentativo di realizzare una forma di vita comunitaria, sull’analisi del corretto rapporto tra comunità e mondo, da cui nascono Sequela (1937) e Vita comune (1938). Infine c’è il lavoro sui temi etici, non portato a termine – del che Bonhoeffer se ne rammaricherà esplicitamente4 – i cui risultati sono stati raccolti e pubblicati anch’essi postumi da Bethge col titolo di Etica. Sul piano ecclesiale, dopo l’anno trascorso a Barcellona come vicario (1928-1929) e l’attività di assistenza spirituale agli studenti della Technische Hochschule di Berlino, Bonhoeffer aveva alle spalle una precoce presa di posizione sulla questione ebraica5, e l’adesione alla Chiesa confessante e alla sua lotta contro l’accomodamento tra la Chiesa evangelica tedesca e il regime nazista, lotta da lui condotta in una prima fase prevalentemente nell’ambito del movimento ecumenico. È ormai da tutti riconosciuto lo stretto intreccio tra l’opera teologica di

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