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rapporto sul maltrattamento animale in italia PDF

1075 Pages·2017·61.41 MB·Italian
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RAPPORTO SUL MALTRATTAMENTO ANIMALE IN ITALIA Anno 2017 A cura di SILVIA PREMOLI GIOVANNA ROSSI PATROCINIO DI LEAL LEGA ANTIVIVISEZIONISTA INDICE PARTE I 1. Premesse 1.1 Silvia Premoli e Giovanna Rossi …………………………………………. Pag. I 1.2 Gian Marco Prampolini ……………………………………………………. Pag. III 1.3 David Zanforlini …………………………………………………………... Pag. V 1.4 Marco Strano ………………………………………………………………. Pag. VIII 1.5 Marco Strano “Chi da piccolo sevizia animali…” …………………………. Pag. XIV 1.6 Francesca Sorcinelli ……………………………………………………….. Pag. XVI 2. Normative di riferimento 2.1 Titolo IX-BIS- dei delitti contro il sentimento per gli animali*** ………… Pag. XXV 2.2 Art. 727 Maltrattamento di animali*** ……………………………………. Pag. XXVIII 2.3 Art. 189, comma 9 bis del Codice della Strada*** ……………………....... Pag. XXIX 3. Analisi e trasposizione grafica dei dati raccolti ………………………………... Pag. XXX 3.1 Maltrattamenti per mensilità ………………………………………………. 3.2 Maltrattamenti per regione….……………………………………………… 3.3 Maltrattamenti per tipologia….…………………………………………….. 3.4 Rapporto numerico delle vittime e dei responsabili dei maltrattamenti ….... PARTE II - Raccolta articoli Intossicazione con prodotti chimici / avvelenamento………..…………………. Pag. 2 Impiego di armi ……………………………………………………………….... Pag. 110 Sevizie e percosse …………………………………………...…………………. Pag. 242 Incuria e abbandono………..…………………...………………………………. Pag. 390 Investimenti ed omissioni di soccorso………………………………………...... Pag. 624 Sfruttamento…………………………………………………………………..... Pag. 654 Casi LINK ….……… …………………………………………………………. Pag. 779 Aggiornamenti di casi contenuti nel Dossier 2016 ............................................. Pag. 950 PARTE I 1. Premesse 1.1 Silvia Premoli * e Giovanna Rossi ** I * Concept, Ufficio Stampa, Comunicazione e Redazione ** Responsabile Eventi Speciali LEAL e Referente sezione LEAL Monza e Brianza. RAPPORTO SUL MALTRATTAMENTO ANIMALE IN ITALIA 2017 Siamo al secondo "Rapporto sul Maltrattamento Animale in Italia", riferito all'anno 2017: altro infinito elenco di violenze, torture, sevizie, maltrattamenti, uccisioni compiute in Italia da esseri umani nei confronti di altri esseri viventi; il completo sommario è suddiviso per tipo di maltrattamento. Una sezione è dedicata agli aggiornamenti dei casi del 2016. Anche quest'anno il Rapporto è introdotto dalle prefazione dell'avvocato David Zanforlini, che da anni si batte per difendere i diritti degli animali e collabora con LEAL unendosi alla nostra battaglia per ottenere modifiche di legge che garantiscano agli animali maggiori diritti e uno status di esseri senzienti, e del Dottore Marco Strano, psicologo e criminologo, presidente dello Study Center for Legality Security and Justice nonché ideatore, promotore e presidente del progetto “Alla Radice della Violenza di Specie” tradotta in un manuale operativo per le Forze dell’Ordine, magistratura, operatori delle associazioni di tutela degli animali. Marco Strano che ha scritto per noi anche un interessante approfondimento sullo zoosadismo giovanile: le inutili uccisioni di animali, una indagine sulle motivazioni che possono spingere i giovani a infierire anche in gruppo su esseri viventi di altra specie magari riprendendo la scena. Le cronache negli ultimi anni hanno riportato molti di questi casi facendo pensare a molti che si tratti di un fenomeno in ascesa. Il "Rapporto sul Maltrattamento Animale in Italia" oltre che a rendere l'idea dei numeri e della crudeltà dei reati nei confronti degli animali, è costruito lasciando tutta l'evidenza dei casi di reati nei loro confronti: articoli e segnalazioni cercati e intercettati in Rete. L'impaginazione prevede lo spazio alle prefazioni, sommari, copie di articoli che riportano i reati nei confronti degli animali, le trasposizioni grafiche e i casi Link in collaborazione con la Dottoressa Francesca Sorcinelli, presidente di Link-Italia (APS). Anticipiamo che i casi Link, dal significato che assume la parola inglese link-legame in discipline quali psicologia, psichiatria, criminologia, vittimologia e scienze investigative che indica una stretta correlazione tra il maltrattamento e/o uccisione di animali e comportamenti devianti, antisociali e criminali. Gli animali non possono più aspettare e devono avere leggi che li tutelino. Noi ci facciamo carico con il sostegno di LEAL Lega Antivivisezionista, con professionisti, associazioni e politici di una battaglia per modificare il nostro ordinamento che ad oggi ancora non riconosce gli animali come esseri senzienti, equiparandoli a beni mobili! Questo ci indigna e non ci basta che negli ultimi anni siano state introdotte delle normative che in qualche modo offrono qualche tutela agli animali. Chiediamo quello che è stato ottenuto in Germania, che già dal 2002 ha introdotto un articolo della Costituzione che impone allo Stato di proteggere gli animali, trasposto poi anche nel loro Codice Civile che stabilisce che "Gli animali non sono cose". Anche la Svizzera dal 2002 classifica gli animali come esseri viventi e non beni mobili; la Francia ha seguito l'esempio di Germania e II Svizzera: nel 2015 il Parlamento francese ha approvato una modifica del Codice Civile stabilendo che "Gli animali sono esseri viventi dotati di sensibilità". L'evidenza che gli animali non sono cose ma esseri viventi e senzienti ha trovato riconoscimento anche nel Trattato di Lisbona del 2007 che ha modificato l'articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea: che UE e Paesi membri tengano conto delle esigenze in materia di benessere animale in quanto capaci di sentire, provare emozioni e sentimenti. Per loro chiediamo rispetto e giustizia. Silvia Premoli e Giovanna Rossi Silvia Premoli concept, Ufficio Stampa, Comunicazione e Redazione Giovanna Rossi redazione, progetto grafico e digitalizzazione Si ringraziano: Benedetta Ratti elaborazioni grafiche LEAL Lega Antivivisezionista per il Patrocinio e l'impegno a livello istituzionale Dottoressa Francesca Sorcinelli Dottore Marco Strano Avvocato David Zanforlini per il sostegno e gli interessanti contributi 1.2 Gian Marco Prampolini * * Presidente LEAL Lega Antivivisezionista Onlus ONG Affiliata al Dipartimento di Pubblica Informazione ONU Dopo l'importante dossier "Rapporto Maltrattamento Animale in Italia 2016" che ci aveva tanto colpito per averci riportato in maniera dettagliata, direttamente dalle cronache, fino a quanto la cattiveria e la criminalità umana riescano ad arrivare nei confronti degli animali, la seconda III edizione che riporta la parte emersa dei reati del 2017 è ancora più complessa della prima e ci porta a fare una seria riflessione sul maltrattamento animale nello scenario nazionale. LEAL anche quest'anno patrocina questo dossier e collabora per far sì che grazie a un team di lavoro che abbiamo nel frattempo costituito si arrivi all'obiettivo di fare delle modifiche di legge, consegnando le nostre istanze e proposte ai legislatori, con la collaborazione dei nostri esperti e politici che ci vorranno sostenere, e portando il dossier come prova della irrimandibilità di una presa in carico del problema. Sembra destino ma ha anticipato di poco l'uscita del Rapporto la notizia dell'apocalittico e vergognoso avvelenamento di oltre centocinquanta cani in Sicilia. La strage partita da Sciacca ha successivamente coinvolto anche la zona di Agrigento e altre località della regione. Sono sparite decine di cani. Ricordiamo che le stragi di cani e gatti randagi in Sicilia sono una consuetudine; in questa circostanza la strage è stata compiuta in modo pleteale e sistematico nell'arco di pochi giorni. Normalmente le sparizioni e uccisioni di cani sul territorio aumentano in prossimità dell'apertura della stagione turistica, a salvaguardia dell'immagine della regione e dell'accoglienza dei turisti che non devono essere disturbati dalla visione di branchi di cani vaganti per le strade e le piazze. Quest'anno queste uccisioni hanno coinciso con il passaggio per Sciacca del Giro d'Italia che farà tappa ad Agrigento; anche in questo caso i randagi avrebbero potuto disturbare il passaggio dei ciclisti o turbare i turisti e i giornalisti presenti: si è forse pensato di fare "pulizia" a favore dei riflettori puntati sul territorio. Attualmente chi si fa carico dei randagi siciliani sono i volontari che spendono tempo ed energie anche economiche per sostentare, curare e sterilizzare i cani e gatti del territorio. Compiti che spetterebbero ai Sindaci e al Presidente della Regione che, come suggerito da molti veterinari ed esperti, dovrebbero sterilizzare a tappeto i cani vanganti e gratuitamente e obbligatoriamente quelli di famiglia di tutto il territorio: questa è l'unica via percorribile. I cani di proprietà girano non sterilizzati e liberi per paesi, campagne e quartieri, incrementando in modo esponenziale le cucciolate indesiderate e il numero dei cani randagi. La soluzione non sono i canili lager dove gli animali rimangono a vita in condizioni di indegna prigionia, non sono nemmeno le adozioni a tutti i costi verso famiglie non controllate di altre regioni e neppure le movimentazioni che, come denunciano molte associazioni, vedono migliaia gli animali partire stipati in furgoni non idonei, privi di microchip e di documenti verso destinazioni ignote per poi finire a Malta, Svizzera o Germania presso istituti di ricerca che praticano la vivisezione. IV Quando le istituzioni sono inadeguate e inadempienti possono favorire indirettamente il maltrattamento: chiediamo dunque che le leggi esistenti a tutela degli animali vengano applicate e che le associazioni animaliste qualificate possano esercitare controlli in strutture pubbliche e private. Gian Marco Prampolini Presidente LEAL Lega Antivivisezionista Onlus ONG Affiliata al Dipartimento di Pubblica Informazione ONU www.leal.it 1.3 David Zanforlini * * Avvocato GLI INDIFESI Ogni anno, quando scorro i casi raccolti con grande lavoro e dedizione da chi così pregevolmente costruisce questo importante dossier sono sconcertato. In un paese che dovrebbe essere civilizzato, esempio per la cultura mondiale, noto per la sua V tolleranza e mitezza, sono violente le immagini ed i racconti cui bisogna assistere. Ci dobbiamo fare violenza a noi stessi, leggere queste tristissime pagine, vedere con i nostri occhi le aberrazioni che emergono da questi terrificanti casi, per renderci conto del disagio sociale che molte persone manifestano in questa maniera diabolica e constatare la inefficienza del nostro sistema pubblico ad intervenire in maniera preventiva: chi uccide, o maltratta un animale, non lo fa estemporaneamente, la malvagità la porta con sé da tempo, ma apparentemente chi è delegato dalla collettività per vigilare e per prevenire non agisce, o non lo fa in maniera efficace. Non nascondiamoci dietro alla mancanza di strumenti: sicuramente quelli normativi esistono, quello che manca sono gli occhi di chi, cieco, fa finta di non vedere, primo fra tutti il sistema giudiziario, che pensa si tratti di eventi risibili, su cui non impegnarsi più di tanto. Ed allora viene smentito anzitutto il primo imperativo brocardo: “LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI”. Sì l’ho scritto tutto a lettere maiuscole perché in Italia la legge va applicata nello stesso modo in ogni Regione, ma, anche per gli animali capita di frequente che la sensibilità di chi deve far applicare la legge sia differente, c’è chi lo ritiene un fatto rilevante, chi una cosa in cui investire poco o nulla in termini di tempo e di risorse. Non è un caso quindi che in materia di tutela degli animali, nonostante la legge 189 abbia innovato il Codice Penale nel 2004, si sia dovuto attendere numerosi anni prima di vedere le prime condanne e non perché la giustizia in Italia sia lenta, perché i processi venivano archiviati. E per di più in un ambito in cui le vittime non possono difendersi: si deve comprendere che Animali ed Ambiente non possono difendersi autonomamente, hanno bisogno che qualcuno intervenga in loro difesa, sono i deboli per eccellenza, quelli che non possono ribellarsi ai loro aguzzini, perché non ne hanno gli strumenti. Chi deleghiamo a questa tutela, però, interviene in maniera difforme a seconda delle zone, o delle persone, alcuni addirittura fanno finta di non vedere, perché tanto quell’Animale deve andare al macello, o ad un centro di sperimentazione, allora è inutile tutelarlo durante il periodo dell’allevamento… Sono parole che ho sentito con le mie orecchie da chi era delegato dallo Stato a sorvegliare che le norme venissero applicate e rispettate. Per fortuna molti si sono mobilitati ed avvertono il problema, molti volontari, cittadini, vicini della porta accanto sorvegliano, dicono, raccontano i fatti, anche se purtroppo vengono ascoltati in ritardo, dopo che il danno è divenuto irrimediabile e questo è mortificante. Forse è necessario, ancora, che si comprenda che non si può considerare un Animale una semplice res, come indicato nel Codice Civile, che risale al 1942: sono passati molti anni e la cultura è molto diversa, l'attenzione richiesta dai Cittadini italiani è nel senso che le strutture dello Stato intervengano a tutelare quel sentimento, sempre più importante e diffuso, che vuole che interessi economici cedano il passo ad un senso etico più forte ed importante. Quello che è compito delle Istituzioni e di tutti coloro che sono delegati e pagati dai Cittadini per VI svolgere un lavoro di controllo e prevenzione è quello di applicare la legge dello Stato così come i nostri rappresentanti in Parlamento le hanno promulgate e non secondo il loro sentimento personale, non solo in termini sanzionatori, ma soprattutto preventivi. Sicuramente questa incertezza nella applicazione delle norme è dovuta anche ad una carenza, ad una ambiguità che influisce sulla difformità applicativa: il nostro Ordinamento, infatti, distingue solo due grandi categorie, noi, gli esseri umani, da una parte, e i “beni”, dall’altra, siano essi inanimati, che esseri viventi. Ed allora la grande rivoluzione su cui ci dobbiamo impegnare è quella di costituire una terza categoria che riconosca un principio che in realtà ha già permeato il nostro diritto, a partire dalla legge 189/2004 (Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito - ), per passare all’art. 13 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea (- l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti -)”, e ad altre norme più recenti, come quella che ha innovato l’art. 189, comma IX° bis del Codice della Strada (L'utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali d'affezione, da reddito o protetti, ha l'obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno) e cioè che gli Animali sono esseri senzienti e ne dobbiamo tutelare il benessere. Non una cosa da poco, ma è un dato oggettivo che gli animali provano gioia, felicità, serenità, così come dolore, tristezza, inquietudine. Ed allora le modifiche si impongono a meno che non vogliamo continuare ad essere ciechi, a non voler affrontare il problema: la convivenza è possibile ed è compito nostro, perché viviamo in una posizione di dominanza, fare in modo di non approfittare della nostra condizione, di riconoscere i diritti dei più deboli, degli indifesi. Non possiamo considerare un Animale alla stregua di uno dei tanti oggetti che riempiono le nostre case: non possiamo gettarlo, o romperlo a nostro piacere. E non continuiamo a dire che ad essere tutelato è il nostro “sentimento per gli animali”, sono loro direttamente titolari di una tutela e di questa difficoltà le stesse norme penali ne sono l’esempio: il Titolo IX bis del Codice Penale è si intitolato “dei delitti contro il sentimento degli animali”, ma gli articoli tutelano gli Animali nella loro incolumità, anche etologica. Ed allora facciamolo questo passo, non temiamo conseguenze nocive per il genere umano, semmai solo una migliore positività nel rapporto con la Natura, nostro e dei nostri figli. Questo sarebbe il passo culturale su cui dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, comprendere che i deboli vanno difesi e che gli strumenti per farlo esistono, ma devono subire un’evoluzione: inutile dire che è colpa del sistema, perché il sistema siamo noi ed a noi l’onere di migliorarlo. David Zanforlini Avvocato VII 1.4 Marco Strano * * Presidente del Centro Studi per la Legalità, la Sicurezza e la Giustizia e coordinatore del progetto “Alla radice della violenza di specie” . I CRIMINI NEI CONFRONTI DEGLI ANIMALI: COME RENDERE PIU’ INCISIVE LA PREVENZIONE E IL CONTRASTO INVESTIGATIVO VIII Introduzione I crimini ai danni degli animali colpiscono delle vittime particolarmente deboli che non possono utilizzare i sistemi di giustizia degli umani, perché non parlano il loro linguaggio e non possono quindi chiedere aiuto. È quindi dovere della specie più forte e organizzata del pianeta occuparsi della loro tutela e sviluppare sistemi giuridici sanzionatori efficaci per colpire chi esercita su di loro qualsiasi forma di violenza. Dietro a questo genere di reato si annida inoltre spesso un business enorme, anche se spesso mimetico e sfuggente. Sullo sfruttamento degli animali hanno messo l’occhio da tempo anche organizzazioni criminali di vario genere da quelle più piccole e poco strutturate a quelle di tipo mafioso profondamente radicate nel territorio e con efficaci collegamenti internazionali che sempre più spesso sfruttano gli animali per i loro traffici illeciti. L’utilizzo di cani imbottiti di droga dalle organizzazioni di narcotrafficanti rappresenta un elemento esemplificativo in tal senso così come lo svolgimento di combattimenti di cani e le corse di cavalli per le strade del sud-Italia. Ma dietro a questi crimini possono presentarsi delle motivazioni decisamente non economiche come la vendetta nei confronti del proprietario dell’animale o spinte che trovano spiegazione sul versante della psicopatologia che si annida talvolta anche in individui “insospettabili”. Uno scenario complesso insomma dove parallelamente all’azione di prevenzione e contrasto da parte delle strutture istituzionali specificatamente deputate (Magistratura e Forze dell’Ordine) appare utilissimo l’impegno di coloro che sentono questa problematica come dolorosa e necessitante di iniziative. Mi riferisco in primo luogo alle Associazioni di volontariato che attraverso la loro opera meritoria possono rappresentare una risorsa importante, ma anche ai semplici cittadini “consapevoli” che attraverso le loro segnalazioni possono contribuire ad arginare notevolmente il fenomeno. La ricerca scientifica e il suo contributo per la tutela degli animali Il “gruppo di studio sui crimini ai danni degli animali” (crime against animals research unit) è una equipe multidisciplinare da me diretta e nata ufficialmente in seno al Centro Studi per la Legalità, la Sicurezza e la Giustizia (www.criminologia.org), che collabora con le Istituzioni e le Associazioni di tutela degli animali – tra cui LEAL Lega Antivivisezionista - studiando e sperimentando tecniche investigative avanzate nell'ambito di tali reati. L’aumento dell’interesse culturale e istituzionale nei confronti degli animali e della loro tutela giustifica sempre di più delle iniziative da parte della comunità scientifica per la realizzazione di strumenti di prevenzione e di contrasto sempre più efficaci. Partendo dallo studio sistematico dei fatti criminali i ricercatori possono infatti contribuire

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