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RANZONI Lo scapigliato maudit PDF

57 Pages·2017·4.39 MB·Italian
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RANZONI Lo scapigliato maudit RANZONI Lo scapigliato maudit a cura di Annie-Paule Quinsac © 2017 Gallerie Maspes srl tutti i diritti riservati RANZONI Lo scapigliato maudit 24 marzo - 24 giugno 2017 Gallerie Maspes via Manzoni, 45 20121 Milano con il patrocinio di Gallerie Maspes Progetto espositivo a cura di Catalogo a cura di L’Editore e il Curatore ringraziano sentitamente: Francesco Luigi Maspes Annie-Paule Quinsac Amministratore Unico Giulia Amato, Manuela Andreano, Martina Bastianelli, Pierangela Maggiora Mostra a cura di Saggi Anna Maria Berguglia-Beretta, Franco Biffi, Diego Annie-Paule Quinsac Enrica Boschetti Brambilla, Cristina Cappellini, Mauro Carmine, Cesare Direttore Eva Frassi Cerea, Massimo e Gabriele Ciaccio, Nicoletta Colombo, Francesco Luigi Maspes Segreteria organizzativa Elena Orsenigo Cristiana Converso, Stefania Cresta, Andrea Crozza, Elena Orsenigo Annie-Paule Quinsac Filippo Del Corno, Angelo e Serafino Enrico, Emanuele Responsabile spazio espositivo Thierry Radelet Fiano, Letizia Fontana, Valentina Galimberti, Antonio e Relazioni esterne Restauri Garbasso, Giuditta Lojacono, Francesca Luisoni, Elena Orsenigo Enrica Boschetti, Milano Antologia critica e regesto Roberto Maroni, Guido Maspoli, Luca Melloni, Augusto Melissa Raspa Mercandino, Simone Percacciolo, Giordano Pettazzoni, Responsabile Archivio e Biblioteca Assicurazioni Domenico Piraina, Marco Poncioni, Laura Porta, Melissa Raspa Ciaccio Broker, Milano Referenze fotografiche Mariangela Previtera, Sergio Rebora, Serena Redaelli, Antonio Garbasso Sonia Rendo, Enrico Romualdi, Bruno Rossi, Giuseppe Ufficio stampa Archivio della Società per le Belle Arti Sala, Società dei Verbanisti, Fabrizio Spada, Elisabetta Anna Defrancesco, ed Esposizione Permanente, Milano Staudacher, Luisa Vitiello, Paola Vozza. CLP Relazioni Pubbliche, Milano Archivio Giacomo e Ida Jucker, Milano ASTi, Archivio Fondazione Monte Servizi di sorveglianza Verità, Bellinzona Sicuritalia, Milano ASTi, Archivio Fondazione Pellegrini L’Editore è a disposizione degli eventuali detentori di Canevascini, Bellinzona diritti che non sia stato possibile rintracciare. Sistemi di sicurezza e videosorveglianza Archivio Gallerie Enrico, Milano/Genova in collaborazione con Ultragest 24, Varese Archivio Gallerie Maspes, Milano Studio Fotografico Perotti, Milano Progetto grafico Cinzia Mozer Da qualche parte nascondo da sempre una scatola. Di leggero cartone stampato, ormai logoro, custodisce i ricordi della vita: lettere, foto- grafie sgualcite, qualche CD e vecchi libri. Sul frontespizio di uno di questi, regalato- mi da un’amica poco prima che partissi per un lungo e solitario viaggio, la dedica è interamente affidata all’immortale descrizione che Ojetti fece nel 1912 dell’Edera di Tranquillo Cremona. Probabilmente proprio a quelle parole devo il mio incondiziona- to amore per la Scapigliatura, se ancora oggi, a distanza di così tanti anni, rileggendo- le, il corpo mi si avvelena di tormento, rendendomi incapace di reagire razionalmente. L’arte per me è questo: la capacità di dilaniare le nostre certezze, negandoci l’inevita- bile caducità delle cose. Ogni volta che rileggo romanzi come Il ritratto di Dorian Gray, poesie come Urlo di Allen Ginsberg, o riascolto canzoni come Ghost Song dei Doors, ritrovo l’anima degli scapigliati con le loro immagini indefinite, cariche di passione e spiritualità, e davvero non riesco ad affiancarle a quei ritrattoni freddi e scontati, realizzati solo per soldi da chi troppo presto ha smesso di sognare. Proprio per questo l’ho inseguita a lungo, Principessa, e quando di notte ci capita per caso di incrociare i nostri sguardi, siamo entrambi consapevoli di esserci scelti, attendendoci con pazienza, anche se così lontani e diversi, ma volendoci comunque dare una possibilità, e a me il privilegio di custodire e proteggere quel ritratto in cui Ranzoni ha per sempre immortalato la sua eterna bellezza. Francesco Luigi Maspes Sommario Dieci opere per raccontare Ranzoni Annie-Paule Quinsac .................................................................... 11 OPERE IN MOSTRA ................................................................... 24 Un invisibile filo rosso. Giacomo Jucker e il quaderno della principessa di Saint Leger Elena Orsenigo ............................................................................. 43 Appendice documentaria a cura di Elena Orsenigo ............................................................... 48 Antonietta Saint Leger. Biografia Eva Frassi .................................................................................... 59 Restauro e indagini a confronto Enrica Boschetti, Thierry Radelet ................................................... 67 Daniele Ranzoni. Notizie biografiche Annie-Paule Quinsac .................................................................... 79 Antologia critica a cura di Melissa Raspa ................................................................ 86 Regesto delle opere in mostra a cura di Melissa Raspa ................................................................ 96 Dieci opere per raccontare Ranzoni Annie-Paule Quinsac A ventotto anni dall’antologica milanese nel re leggere sulla superficie della tela, in alcuni centenario della scomparsa1 e venti dalla pub- punti lasciandone trasparire la trama. La tela blicazione del catalogo ragionato2, mi è par- stessa, poi, è ripiegata a destra dietro il telaio, sì ticolarmente gradito riproporre, nello spazio da restringere asimmetricamente il campo visi- intimista delle Gallerie Maspes, alcune opere vo, potenziando l’audacia della composizione, di Daniele Ranzoni che permettono di seguir- in cui la figura s’insinua di sbieco nello spazio ne il percorso dagli anni della Scapigliatura vuoto che la circonda, quasi a sottolineare la sino a quando, isolato spettatore davanti al freddezza di una presenza femminile distante e crollo del raffinato mondo di cui si era fatto accattivante insieme. I toni bassi, verdi, azzurri, interprete, elabora una visione rivoluzionaria grigi e nero accentuano il pallido incarnato e del ritratto, che preannuncia l’espressionismo le labbra, mentre il contrasto tra lo stemperarsi novecentesco. del colore, nervosamente steso sullo sfondo, e L’occasione che giustifica l’intento è la puli- i tocchi minuti e raffinati del volto, veloci ma tura, restituzione in prima tela (sfoderatura) precisi in particolari come i capelli o il colletto e analisi non invasiva del Ritratto di Antonietta bianco, conferisce all’immagine un aspetto in- Tzikos di Saint Leger [n. 10], una fra le più am- quietante, persino angoscioso. malianti immagini muliebri di fine secolo, che chiude la rassegna. Ora il dipinto ha recuperato Nove opere accompagnano in mostra Antoniet- un’intensità cromatica che ne accresce la va- ta Tzikos di Saint Leger. Si è voluto prediligere i lenza emotiva e che si poteva soltanto intuire capolavori dell’ultima stagione, quella a segui- prima del doveroso intervento di ripristino. re il ritorno in patria dopo la parentesi inglese Il saggio a quattro mani di Thierry Radelet (1877-1879), che vanno al di là del linguaggio ed Enrica Boschetti, qui pubblicato, ne svela scapigliato, anzi nell’uso sempre più parco della la genesi; il loro lavoro costituisce un inizio materia, ne sono pittoricamente agli antipodi, di data base sulla tecnica di Ranzoni, ancora visionari nella loro morbosa sensibilità e, in certi poco esplorata dagli specialisti. Il ritratto fu casi, precorritori, appunto, dell’espressionismo realizzato di getto, senza contours, sembra giu- d’inizio Novecento. Pur tuttavia ognuno dei die- sto dire “in un solo fiato” – se non per un lie- ci dipinti rappresenta una testimonianza chiave ve pentimento nel braccio destro. L’immagine del percorso di uno dei pittori più importanti del è costruita per campiture di pennellate quasi secondo Ottocento, italiano ed europeo, rimasto Foto d’epoca del quadro Ritratto di Antonietta Tzikos di Saint Leger con cornice originale. ASTi, Archivio Fondazione Pellegrini Canevascini, Fondo Francesco Borella, scatola 149, fascicolo 5, camicia 4 senza spessore, che la materia parca fa scorre- a oggi il più misconosciuto tra i grandi. 11 Ranzoni incarna lo scapigliato maudit – in effet- razione di rottura con l’estetica rinascimentale, ti il destino pare essersi accanito su di lui e la vedono Milano fucina di sviluppo culturale, sua memoria –, immerso in uno stereotipo che letterario, musicale, in cui le premesse scapi- spesso sposta sul personaggio l’attenzione do- gliate si rivelano in sintonia con le istanze eu- vuta al maestro. Va detto che, a differenza della ropee più avanzate. È sintomatico, per esempio, Scapigliatura letteraria o musicale, da decenni che a Milano covi un rivolgimento mosso dalla riconosciuta e studiata anche all’estero, quella volontà di trovare nuovi linguaggi idonei a rag- artistica – malgrado la rispondenza alla mostra giungere una simbiosi fra le tre arti – musica, del 20094 che ne ha tentato la panoramica più poesia, pittura-scultura – e ad Amsterdam, tra la completa – continua in patria a non essere re- fine del 1862 e l’inizio del 1863, si tenga un con- cepita a se stante, in tutta la sua portata rivo- vegno internazionale sull’unità dell’arte, che luzionaria, ma piuttosto quale prodromo alle ritesse quasi un secolo di riflessioni filosofiche, “avanguardie storiche”. Un punto di partenza – ivi compreso il contributo italiano6. Leggendo perché filologicamente da qualcosa bisogna pur Giuseppe Rovani – oltre che romanziere, dal partire –, ancora un po’ polveroso d’Ottocento, 1853 pontefice della critica, la cui ultima recen- da cui prendere le mosse per indagare su chi, a sione di mostra risale al 18687 – e i suoi colle- seguire, ha ribaltato i canoni estetici. ghi più attenti, si ha sentore che, già dalla metà Tuffandosi negli scritti d’epoca, sembrerebbe degli anni sessanta, vi fosse in loro un’attesa di che gli artisti, Ranzoni in primis, preferissero rinnovamento del ductus pittorico e della forma chiamarsi “avveniristi”, un appellativo che plastica, che si augurassero dipinti e sculture in 1. Ritratto di donna Maria Padulli in Greppi, [1869] olio su tela, 111 x 83 cm. non ha trovato fortuna critica – ripreso solo grado di suggerire, con vaghezza, senza descri- 2. Tranquillo Cremona, Ritratto di Rosa Sirtori, [1869-1870] Collezione privata olio su tela, 93 x 64 cm. da Severino Pagani nel 19555 –, ma che con il vere, e un’arte nutrita dalla linfa del reale. Toc- Collezione privata senno di poi diventa evocativo, perché in effetti cherà a Ranzoni, e in modo minore a Cremona, Analizzare le ragioni di tale paradosso esula da nell’etimologia equivale a futuristi. D’altronde, realizzare quest’attesa. do, meno essenziale nell’introspezione e meno questo contesto, ma mi sia concesso almeno come il Futurismo, la Scapigliatura si vuole rot- raffinato nel colore, Cremona non ebbe l’indole di soffermarmi sulle più ovvie. Il corpus ranzo- tura con il passato; è esperienza a tutto tondo, Daniele Ranzoni, dopo un primo corso di studio né forse il tempo di sconvolgere i canoni della niano è quasi interamente di proprietà privata; fermento intellettuale e al contempo congerie a Brera (1856-1859) – in cui, appena tredicenne, raffigurazione di un volto come fece Ranzoni, soltanto cinque musei italiani, e settentrionali3, storica e socio-politica, rinnovamento ideolo- comincia a respirare l’allora stimolante am- ma a partire dall’intuizione di quest’ultimo, ab- possiedono alcune sue opere e dunque Ranzo- gico, artistico e di costume. Un fenomeno che, biente dell’Accademia – e il successivo rientro bracciò una tecnica di rappresentazione impo- ni non appartiene al bagaglio del cultore d’arte per essere compreso, non può esulare dal con- a Intra, torna a Milano nel 1868, in fuga dalla stata sulla velocità esecutiva, che elaborarono odierno. Inoltre, da vero scapigliato trascura il testo, dall’humus in cui nasce: scaturita dal calo tragica alluvione che ha colpito la natia cittadi- insieme e che resta senza paralleli nell’Italia e paesaggio, concentrandosi sull’essere, sull’in- di tensione etica post-risorgimentale e, al pari di na del lago Maggiore. Ritrova i compagni e va a nell’Europa coeve. La consapevolezza del pro- trospezione, sulle incertezze dell’anima, sulla altri paesi europei, dalla dissoluzione critica del vivere, ospite, nello studio-casa di Cremona in prio debito verso Ranzoni è tutta nel folgoran- resa delle emozioni. E dunque sul ritratto, non romanticismo sull’onda della nascente ventata corso di Porta Nuova al 198, buttandosi appie- te riconoscimento di Cremona «ma tel set che certo sul plein air. Una scelta di per sé da basso positivista, rappresenta, in effetti, per l’Italia, no nella bohème scapigliata9, che in certo senso te me dervet i œucch [ma lo sai che mi apri gli indice di gradimento, soprattutto in Italia, dove l’antesignana delle “avanguardie”. E non a caso aveva già anticipato a Intra, radunandone gli occhi]», di fronte al Ritratto di donna Maria Pa- il ritratto è per lo più rapportato all’idea di effi- è milanese agli esordi, per poi propagarsi al re- spiriti irrequieti in una combriccola contesta- dulli in Greppi [fig. 1], appena portato a termine gie commemorativa, limitata al lessico familia- sto della neo-nazione, come sarà per il Divisio- taria. Il sodalizio con Cremona doveva avere in- dall’amico, convertendo le velleità scapigliate re borghese, a prescindere dal possibile, intrin- nismo e il Futurismo. fluenza decisiva su entrambi e sui destini della in uno stile impostato sull’abolizione dei con- seco valore. Infine, nell’immaginario collettivo Gli anni 1860, decennio formativo della gene- pittura italiana. Meno sensibile, meno profon- tours e sulla resa delle forme in uno sfumato 12 13 un’interpretazione simbolica, se non simboli- sta. Si è infatti rivelata l’esistenza di un occhio in alto a sinistra [fig. 4], prima nascosto sotto la vernice annerita. Tale elemento criptico, a significare lo sguardo dell’artista, continua presenza nel quotidiano della ritrattata, spiega forse il motivo per cui la tela non sia mai stata esposta durante la vita dei protagonisti, né ce- duta dalla principessa, che la trasmise al figlio Gigi, malgrado i rovesci di fortuna e la separa- zione dal principe ne avessero reso economica- mente auspicabile la vendita12. 4. Ritratto della principessa Ada Troubetzkoy, particolare. Però, ahimé, il dipinto non è stato prestato. Pec- cato, perché è opera scapigliata per antonoma- sia, in cui la figura in busto della donna amata, più tardi, va ricondotta al 1872-1873, visto che ninfa egeria che gli aveva aperto le porte della riprende il medesimo ragazzino pubblicato nel committenza internazionale altolocata, invade Catalogo ragionato al n. 180, e che, rifacendomi ai di lato il campo visivo, «in un atteggiamento connotati stilistici a alla testimonianza di uno de- 3. Ritratto della principessa Ada Troubetzkoy, [1875] 5. Fotografia della principessa Ada Troubetzkoy negli anni di difesa e quasi di fuga, proprio come essa do- gli eredi, avevo datato al 1875-1876. Qui Ranzoni olio su tela, 74,5 x 60,7 cm. settanta. Collezione privata vette apparire al Ranzoni innamorato di Lei ritrae il bambino con tre o quattro anni meno. fino alla follia», per citare Calzini13. In realtà, il Di antichissima origine, la ritrattistica in mi- che, sin d’allora, si fa trascrizione del sentimen- cambiare contemporaneamente pittura e scul- volto sorridente di trionfante seduzione irradia niatura, destinata a colmare l’assenza di una to. Tanto che Cremona stesso, poi, tenterà di tura, al di là del voluto e teatralizzato disordine una sicurezza osée che il raffronto con la foto persona cara, defunta o lontana, o pegno d’a- emularlo nella sua Rosa Sirtori [fig. 2]10, ripren- di vita, coerente del resto con il profondo disin- coeva della principessa dimostra quanto l’inter- more tra fidanzati, o immagine di presentazio- dendone la costruzione compositiva a pennel- canto per i valori imposti dalla nuova classe pretazione ranzoniana sia lontana dalla effettiva ne in matrimoni combinati, tradizionalmente late sciolte, che lasciano vibrare la luce sulle dirigente post-unitaria, letti come tradimento rappresentazione [fig. 5]. L’opera sprigiona una in Europa era realizzata su smalto, pergamena, dominanti nere. degli ideali risorgimentali. Negare che il soda- prorompente carica erotica che scaturisce dal rame o altri metalli. Nel Settecento s’impone Chiusi così, quasi con una dichiarazione d’in- lizio fra i tre – interrotto solo dalla partenza virtuosismo delle pennellate: velocemente mo- l’avorio, di facile accesso, supporto prediletto tenti, i propedeutici anni sessanta, il decennio di Ranzoni per l’Inghilterra e dall’improvvisa dellate, a costruire il tessuto materico, paiono per l’acquerello, più di rado il pastello, per le successivo sarà l’età d’oro per la Scapigliatura. scomparsa di Cremona nel 1878 – sia la fonte accarezzare le forme sode, traslando la freschez- difficoltà di fissaggio. La pratica, uccisa poi dal A reggerlo, com’era ovvio, le personalità travol- degli esiti di indiscussa levatura del decennio, za serica della pelle. diffondersi del dagherrotipo e della fotografia, genti di Ranzoni, Cremona e Grandi, la “trinità equivale a negare che esista nelle arti visive un sicuramente di minor costo, era ancora molto dei nani giganti”, come ironicamente amavano fenomeno chiamato Scapigliatura. In mostra sono tre le opere a illustrare la stagio- fiorente nel primo Ottocento e oltre. Gli esem- definirsi per la comune piccola statura. Cremo- ne scapigliata, la più felice nella vita di Ranzoni. pi abbondano, da Goya a Géricault o Eugène na, nato nel 1837, ha sei anni più di Ranzoni e Tornando alla rassegna odierna, a rievocare Due sono volutamente atipiche, l’una per il me- Isabey, senza dimenticare la ricca tradizione in- Grandi, entrambi del 1843; li accomunerà una quegli anni settanta, che per Ranzoni si chiudo- dium, l’altra per il soggetto: la miniatura su avo- glese, che vanta copie da ritrattisti della statura morte prematura: Cremona a quarantun’anni, no nel 1877, sarebbe stato auspicabile presen- rio Ritratto di giovane donna [n. 1], recentemente di Gainsborough, eseguite da artigiani speciali- Ranzoni a quarantasei – con un’attività ridotta tare il Ritratto della principessa Ada Trobuetzkoy riscoperta, e La villa del principe Dolgoroncky a sti sino all’alba del Novecento. È noto come la causa la malattia mentale – e Grandi a cinquan- [fig. 3]11, se non altro perché una recente puli- Belgirate [n. 3]. La terza, Ritratto di Aristide Nicò [n. trasparenza dell’avorio e l’uso dell’acquerello, tuno. Ma, nella pur breve esistenza, riescono a tura ha portato alla luce dati che autorizzano 2], che non avevo catalogato perché riapparsa facilitando la ricerca luministica, abbiano spin- 14 15 to gli artisti a rifiutare il “fare liscio”, pensando secondo letto di Gerolamo, fratello di Napoleo- i rapporti tonali e le forme in termini di tocchi ne. Alla fine degli anni 1860 fu poi acquistata da spezzettati, così che la miniatura ha esercitato Alessio Dolgoroncky, che, a sua volta, la doveva un’influenza decisiva sulla pittura a olio e vero- cedere poco dopo, nell’agosto del 1872. Dolgo- similmente ne fu l’aspetto di trasmissione della roncky era sposato con Olga Troubetzkoy, so- luce a interessare Ranzoni. Il volto di giovinetta rella del principe Pietro, marito di Ada, che, per qui esposto [n. 1], con probabilità di committen- altro, nell’atto di vendita sostituì il cognato, già za – che presenta alcune similarità somatiche tornato in Ucraina. Non credo che tali informa- con il Ritratto della signora Paolina Viani Rigoli zioni (da me ignorate prima della mostra sulla [Catalogo ragionato n. 113], senza tuttavia poter Scapigliatura del 2009) invalidino la datazione affermare con sicurezza l’identità –, rivela una al 1873-1874, basata sui connotati stilistici. Ran- bella padronanza tecnica dell’acquerello, di per zoni può aver ripreso da fuori la villa su richie- sé legato alla velocità di esecuzione, consona sta del Troubetzkoy, di sua iniziativa o magari all’estetica dell’incompiuto. Con questo ritrova- come ricordo per Dolgoroncky. Ad avvalorare mento, le miniature firmate Ranzoni, a me note, la prima ipotesi resta il fatto che l’opera sia pas- ammontano a nove14; forse saranno di più, ma è sata in eredità a Gigi Troubetzkoy. la natura stessa dell’oggetto a renderne difficili Se si guarda al paesaggio, è significativo il para- le tracce. gone con il celeberrimo dipinto della Galleria La villa del principe Dolgoroncky a Belgirate [n. 3], d’Arte Moderna di Milano, I ragazzi Troubetzkoy forse il più descrittivo dei paesaggi di Ranzoni, col cane [fig. 6], che dà invece esempio di come costituisce un unicum nel suo corpus, per l’ina- Ranzoni sapesse usarne a scenario di sostegno spettata immediatezza nella ripresa del vero e per rivelare l’indole dei ritrattati. Nello spazio il voluto carattere di frammento del paesaggio chiuso della serra di villa Ada, l’intricato dise- puro, con le piante di alto fusto, luminose nelle gno di rami e foglie è sufficiente a evocare una tonalità di giallo e terre, e tutta la rigogliosa ve- natura strumentalizzata a luogo di sfogo dei tre 6. I ragazzi Troubetzkoy col cane, [1874], olio su tela, ovale, 118 x 138 cm. getazione dalla quale emerge la parte alta della monelli e il loro cane. Giocando sulle possibili- Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna casa. Se non fosse per la luce dorata e calda del tà di quel groviglio verde, quasi giungla fiabe- lago Maggiore, verrebbe spontaneo pensare al sca, e centrando l’immagine sul San Bernardo i discendenti del committente, nel Kent. Contro ca inglese, mentre se ne discosta tout court l’altro Monet coevo, dei primi anni di Argenteuil e del dal muso umido, Ranzoni trasforma un’opera una schermata d’alberi, che lascia intravvedere ritratto di Mary Frances, Ralph Plantagenet e il bateau-atelier, che, in ogni caso, Ranzoni non co- di commissione ufficiale in una partecipe cele- una sconfinata distesa boscosa, romanticamente cane, onnipresente status symbol [fig. 8], realizza- nosceva: stessa stesura veloce in colori primari brazione dell’infanzia spensierata. Sono i suoi non descritta quanto la serra era raccolta e ben to da Ranzoni nel febbraio 1878, sempre durante che si rimescolano, stesso ricorso alle trasparen- amati allievi: Paolo, dal volto già più maturo, al definita, i tre bambini sono messi in posa: Isabel la permanenza a Birling Manor. Il tenero acco- ze della tela nel tratteggio disordinato del cielo, centro; Piero a sinistra e Gigi, il minore, a destra; Louisa (1864-1963), a destra, con il libro sulle starsi della bambina al fratello maggiore, in un stessa gioia nel rendere la percezione dell’oc- rispettivamente dieci, otto e sette anni. Il con- ginocchia; Mary Frances (1869-1959), a sinistra, gesto d’affetto carpito all’attimo come in un’i- chio. Uno studioso locale, Vittorio Grassi15, ha trasto tra l’eleganza degli abiti e la naturalezza e fra le sorelle Ralph Plantagenet (1865-1907). stantanea, dà un senso di transitorietà estraneo a ricostruito la storia di villa Malgirata (così defi- dell’atteggiamento sembra canzonare la forma- Neppure la presenza del cane attutisce il tono quell’imprinting inglese di cui sopra, almeno sino nita per l’ingresso sul lato opposto al lago), vo- lità auspicata dall’illustre genitore, ancor più formale e, nella rarefatta ricercatezza, gli aristo- ai primi del Novecento, dopo il superamento del luta da uno dei sindaci di Belgirate, Luigi Fonta- nel raffronto con un altro ritratto di tre ragazzi cratici rampolli appaiono già vittime di rituali pluridecennale rifiuto dell’impressionismo fran- na, che nella primavera del 1861 la vendette alla e cane, anch’esso in ovale, I bambini Nevill [fig. 7], imposti dagli adulti. L’opera s’inserisce, dunque, cese. Questa anomalia potrebbe spiegare perché principessa Matilde Letizia Bonaparte, figlia di eseguito in Inghilterra nel 1878 e tuttora presso maestosamente, nella tradizione della ritrattisti- il secondo ritratto non sia rimasto nella famiglia 16 17 Nevill, ma si trovi in Italia dagli anni 1930, gene- ragione della permanenza. Così Ranzoni torna ricamente titolato I tre amici, visto che si è giunti a vivere tra Milano e Intra, dove gli tocca con- a identificarne i protagonisti solo in occasione statare lo sfacelo dei due mondi che avevano della mostra alla Permanente del 1989. nutrito la sua arte. In città, morto Cremona, la Scapigliatura e la sua goliardia non esistono Fanciulli Nevill a parte, in mostra il periodo in- più, e sul lago, dopo i vari cracks della finanza glese è riassunto ed evocato, a pieno diritto, da mondiale, è iniziato il ritorno a casa delle nobili un piccolo cammeo come il barboncino bianco famiglie straniere, in particolare russe e ingle- e ricciuto, con la sua accattivante tattilità [n. 4], si, che convergevano su villa Ada. In più, il de- nella seconda versione, più sintetica rispetto a finitivo fallimento del principe Troubetzkoy, quella dei Musei Civici di Novara [Catalogo ra- la separazione dalla moglie, la sistemazione di gionato n. 232]. Erroneamente detto della princi- Ada a Milano con i due figli maggiori, creano pessa Troubetzkoy a partire dalla svista di Calzi- inevitabilmente grosse barriere a eventuali in- ni che, nel catalogo della Collezione Gallina16, contri con la sua seconda famiglia. Un’era stava scrive «Il cagnetto ritratto appartiene alla prin- finendo. Eppure, a dispetto dell’aggravarsi dello cipessa Troubetzkoy», parrebbe al contrario stato psichico, Ranzoni non si dà per vinto e la essere rientrato in Italia con il suo autore e An- raffinata classe lombarda di collezionisti illu- netta Ranzoni ne risulta la prima proprietaria. minati non lo abbandona. È presente all’esposi- L’immagine parla chiaro e inequivocabilmente zione annuale di Brera del 1880 con ben tredici rimanda all’Inghilterra: il decorativismo della opere – la partecipazione più nutrita a mostre rosa sotto la zampa, il nastro blu, la razza stessa, – e tutte di commissione. Al contrario di quanto allora molto di moda oltremanica, il rosso deri- tante volte affermato dalla critica e malgrado il vato dall’uso della laque de garance, che si ritrova progressivo degrado mentale e relativa difficol- nel vestito di Mary Frances [fig. 8], nello sfondo tà a produrre negli ultimi quattro anni, è nella 7. I bambini Nevill, 1878, olio su tela, ovale, 134 x 166 cm. Collezione privata del Ritratto Medlycott [Catalogo ragionato n. 211], stagione estrema che Ranzoni afferma, in pochi nell’arredo de Le tre figlie di sir Richard Horner Pa- innegabili capolavori, quella statura internazio- get [Catalogo ragionato n. 223], per non citare che nale che si continua a volergli negare. munque al 1880, come conferma la grafia della dalla pittura cromatica alla pittura tonale. Or- alcuni esempi. firma. Anche se potrebbe sembrarlo, non è già mai senza vincoli di fedeltà a un reale solo vi- Il rientro in patria di Ranzoni nell’autunno del L’acquerello n. 5, di provenienza inglese, dal ti- più un ritratto psicologico: di profilo, assorta in sivo, Ranzoni modifica la proposta della figura; 1879 è accelerato dal rifiuto da parte della Royal tolo, che non ritengo ranzoniano, In contempla- una lettura che pare disturbarla, quasi prostra- nello sfumare del fondo e nello smussare dei Academy dei tre ritratti che aveva notificato per zione17, fu riportato in Italia dopo la pubblicazio- ta, il corpo vuotato di energia vitale, il mento piani crea una polverizzazione dell’immagine la mostra d’estate della veneranda istituzione. ne del Catalogo ragionato. La mia ipotesi è che si sorretto dalla mano, la giovinetta, dalle chiare che non distrugge il dato oggettivo, ma lo av- Una bocciatura pressoché scontata, se si pen- tratti di una prova per un olio, come d’uso, rea- caratteristiche anglosassoni, comunica un’inef- volge in un alone di pathos. L’opera diviene così sa che l’artista, probabilmente perché ignaro, lizzata in Italia e inviata in Inghilterra per tener fabile tristezza, un disagio non consono alla sua proiezione dello stato d’animo dell’autore e non non aveva seguito l’iter necessario alla presa in fede a un impegno preso prima della sconfitta età, ma piuttosto specchio di quello dell’artista. più solo testimonianza di un certo modo di es- considerazione della giuria, presentandosi da alla Royal Academy e relativo abbandono della E datato anch’esso al 1880 è il Ritratto della signo- sere del personaggio. Con La signora Pisani Dossi solo, senza sponsor, per di più con una tecnica “perfida Albione”. Opera di transizione, la mo- ra Pisani Dossi [n. 6], Luigia Possenti, cognata del Ranzoni raggiunge una delle vette del ritratto inusitata, che suonava polemica. Solo che la nocromia degli azzurri sul bianco del supporto famoso Alberto Pisani Dossi, in arte Carlo Dos- romantico, senza cadere nel manierismo della sconfitta cambiò i rapporti con i committenti, segna uno stemperare dei mezzi espressivi di si, che più volte ospitò Ranzoni nella villa del stilizzazione sentimentaleggiante. compromettendo i lauti guadagni e, pertanto, la indicibile poesia, ricollegabile al rientro e co- Dosso sopra Como. Il dipinto segna una svolta Un discorso simile vale per La giovinetta della rac- 18 19

Description:
ves, Milano 1874. 8. Si rimanda alle notizie biografiche su Daniele Ran- zoni in questo catalogo. 9. Fu iniziatore e protagonista a Milano dei fatidi- ci happening di strada, contestazioni agguerrite dei .. Presto Antonietta s'innamora e sposa Federico. Stolte, un possidente di Portici, dal quale h
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