Description:Questo è un uomo è una storia di finzione, ma potrebbe benissimo essere un vero reportage e non solo perché come un reportage estremo è scritto, ma anche perché è assolutamente verosimile, nelle peripezie terrificanti che racconta: e gli elementi con cui è costruito – i luoghi, i personaggi – non contengono, presi uno per uno, niente di falso, che non sia rintracciabile in altre storie vere, documenti, testimonianze, servizi. Non è mai accaduto, è possibile che accada, forse accade in questo momento. Una donna che «indossava una veste colorata di giallo, rosso, e verde e ciascuno dei colori virava su una tonalità inconsueta; sul capo portava un foulard di seta grezza che ripeteva esattamente quei colori; era alta, di proporzioni assai generose, ed era, soprattutto, nera: di un nero così intenso e vellutato che avrebbe potuto ricordare certi giorni nei quali il sole non ha pietà di alcuno e prosciuga le carni, le brucia, e certe notti del deserto, quando la luna si nasconde, svelando le stelle», si presenta, per più giorni ripetutamente, alla portineria del «Corriere della Sera». «Je voudrais parler avec un journaliste» ripete, e quando finalmente riesce a richiamare l’attenzione di un anziano giornalista, aggiunge: «de Boucouba Osea». Il nome fa sussultare chi l’ascolta. Osea Boucouba, figlio di immigrati, naturalizzato italiano, inviato speciale del giornale, due anni prima aveva lasciato Milano per un servizio più impegnativo: aveva scelto di perdersi nel cuore di tenebra della clandestinità dall’Africa all’Italia per raccontarlo. Adesso questa donna tranquilla e altera viene a riconsegnarne la memoria. Si chiama Fatima, è una nobile senegalese di una famiglia di griot, è una donna-memoria, di quelle genti che di generazione in generazione sono addestrate dalla nascita a ripetere fedelmente le storie dei villaggi. E la sua memoria di griotte, quasi a riconnettere attraverso il tempo e lo spazio, dalle sue origini ancestrali al modernissimo quotidiano, il filo vitale dell’informazione che non si può spezzare, porta in redazione parola per parola il reportage di Osea Boucouba, il quale è stato clandestino, ha lavorato servo di oscuri contadini o di trafficanti spietati ed è stato inghiottito nella marea della più grande migrazione della storia umana e della più grande persecuzione, forse, dopo quella che Primo Levi ha reso eterna in Se questo è un uomo.