Gerusalemme. Hemda Horowitz giace inerte nel suo letto, circondata dai due figli a cui ha dato un amore diseguale. Ripercorre i ricordi della propria vita: il severo padre pioniere, la sua infanzia vissuta in kibbutz e un difficile matrimonio con un marito sopravvissuto alla Shoah. Ma è il rapporto dell'anziana madre con i due figli il vero cuore del romanzo e si delinea fin dalle prime pagine: se con la figlia Dina ha un legame faticoso e conflittuale, per il figlio Avner prova una sorta di adorazione. Avner è un avvocato che combatte per i diritti delle minoranze, un uomo pesante e angosciato, frustrato sul lavoro, tormentato dalla propria inettitudine sentimentale. Dina cerca di essere una madre opposta a quella che ha avuto. È sposata con un fotografo schivo e di poche parole e ha messo da parte la propria vita professionale per trasmettere tutto quell'amore materno, che a sua volta non ha ricevuto, alla figlia adolescente Nizan. Ma quando vede quest'ultima allontanarsi, Dina entra in crisi e viene progressivamente posseduta da un imperioso desiderio di adottare un bambino abbandonato, desiderio che incontra la netta opposizione della famiglia e la costringe in un vicolo cieco che minaccia di distruggere tutto ciò che in realtà desidera salvare, la sua famiglia. Zeruya Shalev esplora la vecchiaia e le complesse dinamiche del rapporto tra genitori e figli.