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Quantum valet? Alle origini di un’economia della povertà PDF

63 Pages·1992·3.36 MB·Italian
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Bullettino DELL'ISTITUTO STORICO ITALIANO PERIL MEDIO EVO E ARCHIVIO MURATORIANO ROl\1A NELLA SEDE DELL'ISTITUTO PALAZZO BORROMINI 1992 Quantum valet? Alle origini di un'economia della povertà «Indi soggiunse: •Assai bene è trascorsa d'esta moneta già la lega e ilpeso; ma dimmi se tu l'hai nella tua borsa'. Ond'io: •Si, l'ho, sl lucida e sì tonda, che nel suo conio nulla mi s'inforsa ' ». PARADISO XXIV, 83-87 1. Pauperismo e vita economica Gli stonci della questione della povertà nel Medioevo, soprat- tutto gli storici degli Ordini Mendicanti, hanno affrontato questo problema come scaturito dalle istanze riformatrici vissute dalla Chie- sa a partire almeno dall'XI secolo. Dunque povertà come ovvia traduzione di paupertas analoga alle altre parole (caritas, humi- (I), litas, oboedientia (2») che avevano caratterizzato e caratterizzavano nel XIII secolo l'ecclesiologia riformatrice di coloro che, per definizione antisimoniaci, erano di logica conseguenza nemici di una Chiesa ric- ca e dunque poveri per libera scelta, imitatori di Cristo nemici (3), (1) J.Leclercq, Pourl'bistoire du vocabulairelatin de lapauureté, «Meltc » (Kaslik) 3 (1967), pp. 293-308. Cfr. La concezione della povertà nel Medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 1974; Etudes sur l'bistoire de la Pauvreté, a cura di M. Mollat, Paris 1974; Pouerty in tbe Middle Ages, a cura di D. Flood, Paderborn 1975 (cFranziskanische Forschungen», seminario di Mön- chengladbach 1973); M. Mollat, Les pauures au Moyen Age, Paris 1978. (2) H. Pétré, Caritas. Ètude sur le vocabulaire latin de la charité cbré- tienne, Louvain 1948 (' Spicilegium Sacrum Lovaniense'); R. Otten, Amor, Caritas and Dilectio: some obseruations on tbe vocabulary oi loue in tbe exegetical iaorks ol St. Ambrose, in Mélanges offerts à Mademoiselle Cbr. Mobrmann, Utrecht-Anvers 1963, pp. 73-83. (3) Cfr. Y. M. Congar, Les biens temporels de l'église d'apres so tradi- tion tbéologique et canonlque, in Eglise et pauureté, Paris 1965, pp. 233.258; 174 GIACOMO TODESCHINI di ogni regola che imponesse la proprietà e cosl via. Stando a que- sta impostazione, la povertà-paupertas è ilnome o la cifra di una riforma cristomimetica, della volontà di ritorno a una purezza evan- gelica dei costumi, ad una Ecclesiae primitiuae forma (4). Queste equazioni, tuttavia, non paiono esaurire lo spessore della questione; soprattutto se ci si dedichi ad una analisi che non im- ponga ai movimenti della povertà che contrassegnano ilXIIe XIII secolo significati e vocabolari più familiari al presente perché privi dell'ambiguità che le parole pauperf dioes (~ sembrano invece pos- sedere nell'universo pauperista hassomedievale, segnalando in esso qualcosa di più che non l'ultimo atto di una riforma o l'inizio di una nuova sensibilità. Se, d'altra parte, allo storico della povertà la scelta valdese o francescana appare iscritta nelle logiche della riforma spirituale e sociale, inaugura dunque una nuova età di missione, lo storico del- l'economia è di solito indifferente a questi movimenti, né li co- M. D. Lambert, FranciscanPoverty. The Doctrine of the Absolute Poverty of Christ and Apostles in the Franciscan Order, 1220-1323, London 1961; G. Ruggieri, Dalla povertà all'uso e alla proprietà dei beni, «Cristianesimo nella storia », V/l (1984), pp. 131-150; si veda ora D. Burr, Olivi and Franciscan Poverty. Tre Origins 01 "Usus Pauper" Controversy, Philadelphia 1989; G. .Miccoli, Francescod'Assisi. Realtà e memoria di un'esperienza cristiana, To- rino 1991. (4) Ci si riferisce al saggio di G. Miceoll che porta questo titolo, in Mie- coll, Chiesa gregoriana.Ricerche sulla riforma del secolo XI,' Firenze 1966, pp. 255-299. Cfr. R. Morghen, La riforma monastica del secoli X-XII, in Morghen, Civiltà medioevale al tramonto. Saggi e studi sulla crisi di un'età, Bari 1971, pp. 1-23: p. 5 e pp. 13-14; Morghen, San Francesco e la tradi- zione francescananella civi/ità dell'Europa cristiana,ivi, pp. 65-82; Morghen, Il giubileo del 1300, in Morghen, Medioevo cristiano, Bari 1970 (la edizio- ne 1951), pp. 265·282. Ma cfr. G. Olsen, The Idea o/ the Ecclesia Primitiva in the Writings o/ the Tioelitb-Century Canonists, «Traditio », XXV (1969), pp, 61-86. (5) Cfr. L. K. Little, L'utilité socialede la pauvreté uolontaire, in Little, Études sur l'histoire de la pauureté cit., I, pp. 447-459; Little, Religious Poverty and the Profit Economy in Medieval Europe, London 1978; O. Ca- pitani, Ipotesi sociali del Francescanesimomedievale: orientamenti e conside- razioni, in San Francesco... ('Atti dei Convegni Lincei' 68), Roma 1985. pp. 39-57. Cfr. ora C. Casagrande -S. Vecchio, Cronache,morale, predicazlone: Salimbene daParmae [acopodaVaragine,«Studi Medievali », IIser., XXX/2 (1989), pp. 749-788: pp. 756 ss. QUANTUM VALET? 175 glie - se non come sintomi del peso politico che stanno assu- mendo la marginalità urbana o rurale - nella loro intima con- nessione alle vicende di trasformazione commerciale e finanziaria tipiche del XII-XIII secolo (6). Se dunque da un lato ci si occupa della povertà francescana, soprattutto in chiave di analisi degli scritti di Francesco e dei Com- mentatori della Regola dunque in termini di storiografia del rin- (7), novamento spirituale della vita ecclesiastica e, di qui, laicale (per irradiazione, si potrà dire), d'altro canto ilcoinvolgimento cittadino degli Ordini Mendicanti e, di più, ilfitto susseguirsi di predicazioni, rrattati penitenziali e d'argomento mercantile/creditizio di cui (8), (6) Si dr. fra ·la folta bibliografia R. De Roover: La pensée économique des Scolastiques, MontréaI-Paris 1971; De Roover, Business, Banking and Economie Thougbt in Late Medieval and Early Modern Europe, cur. J. Kirshner, Chicago-London 1974; J. Kirshner, Les travaux de Raymond de Roouer SUT -la pensée économique des Scolastiques.Ò« Annales ESC», 30 (1975), pp. 318-338; F. Melis, La banca pisana e le origini della banca moderna, Pisa 1987; E_ D. English, Enterprise and Liability in Sienese Banking, 1230-1350, Cambridge/Mass. 1988 (The Medieval Academy of Ame- rica). (7) La questione francescanadal Sabatier a oggi, Assisi,1974; dr. come esempi di differenti approccimetodologici: R.Manselli,Nos qui cum eo [uimus. Contributo alla questione francescana,Roma 1980; G. G. Merlo, Tensioni re- ligiose agli inizi del Duecento. Il primo francescanesimoin rapporto a tradi- dizioni eremitico-penitenziali, esperienze pauperistico-evangeliche,gruppi ere- ticali e istituzioni ecclesiastiche,Torre Pellice 1984; M. Marini, La «Vita del povero et bumile seruo de Dio Francesco» e le fonti francescanedel Due e Trecento, «Archivum Franciscanum historicum», 75 (1982), pp. 216-319; Ma- rini, Introduxione alla Vita cito(a cura di M. Bigaroni), Assisi 1985,pp. VII- XL; Marini, Sorores alaudae. Francescod'Assisi, il crea/o, gli animali, Assisi 1989. Cfr. R. Lambertini, Apologia e crescita dell'identità francescana(1255- 1279), Roma 1990 (Studi Storici, 4). Cfr. ora O. Capitani, Dalla Pratemitas all'Ordine. lmpressioni di lettura di un cnon [rancescanlsta», intervento al Convegno Gli studi francescanidal dopogue"a ad oggi (c Fondazione E. Fran- ceschini»), Firenze, Certosa del Galluzzo, 5-7 novembre 1990,.a cura di F. Santi (in corso di stampa). (8) Ancora validi gli studi di A. M. Hamelin, Pour l'bistoire de la tbéo- logie morale: I'ßcole franciscainede ses débuts ;usqu'à l'occamisme, Louvain 1961; Hamelin, Un Iraité de morale économique au XNe siècle. Le cTraete- tus de usuris» de maltre Alexandre d'Alexandrie, MontréaI 1962. Sempre da considerare J. W. Baldwin, Tbe Medieval Tbeories 01 tbe [ust Price: Roma- nists, Canonists and Tbeologians in the 12. and 13. Centuries, Philadelphia 1959. 176 GIACOMO TODESCHINI sono autori .diversi rappresentanti del movimento istituzionale della povertà, è spesso considerato come il versante politico della vo- lontà riformatrice espressa dall'ondata di povertà ideologica del XII- XIII secolo; è accantonata la capacità di concettualizzazione tanto economico-sociale come giuridica, pur tanto evidente negli scritti ruotanti intorno al discorso (conflittuale) di definizione della vita povera e tipici soprattutto dell'Ordine dei Minori. Se, allora, gli storici della paupertas come scelta cristomimetica marginalizzeranno il senso della scrittura mendicante d'ambito eco- nomico-politico (testi penitenziali, commerciali, antiusurari, sullo ius del campo lessicale paupertas-proprietas-ususs intendendola come na- turale conseguenza di un'opzione concettualmente rivoluzionaria (nu- dum Christum sequi) più o meno accettata dagli abitanti delle città e dalle gerarchie ecclesiastiche secolari, a un livello storiografico completamente diverso questa stessa produzione testuale, queste stesse fonti, saranno accantonate, il loro senso sarà dunque nuo- vamente marginalizzato, perché non direttamente riconducibile alla categoria delle fonti seriali o delle fonti prodotte dai protagonisti della trasformazione economica vissuta dalle città fra XII e XIII secolo e in seguito. Anche in questo caso la produzione di senso rintracciabile nelle fonti in questione fa eccezione alla omogeneità delle fonti seriali o narrative e cronachistiche; ma come si è detto la sua anormalità spiccava anche rispetto al sistema delle fonti ap- partenenti al campo teologico, morale o mistico. Occorrerà infine ammettere che questo inequivocabile disagio storiografico è in stretto rapporto con quanto di linguisticamente ibrido e semanticàmente sfuggente è contenuto nelle fonti basso- medievali, quelle del periodo XI-XIII secolo soprattutto, riguardanti la definizione normativa della povertà (dunque l'identità semantico- ,giuridica di paupertas/indigentia), la dialettica fra povertà organiz- zata e ricchezza (dominium/ proprietas), la regolamentazione peni- tenziale ossia pauperistica dei comportamenti economici dei laici. Se, quindi, una doppia linea storiografica, quella cioè che studia < < la sequenza tematica riforma gregoriana> - esigenze ecele- > - < siologicbe di rinnovamento e lotta alla simonia imitatio Chri- sti ammessa o avversata>, come d'altronde quella che indaga la < < sequenza tematica rivoluzione monetaria> - credito e com- < mercio nelle città duecentesche> - circolazione europea della < ricchezza> - credito pubblico e dibattito giuridico che lo ri- QUANTUM VALET? 177 guarda>, rigettano dal novero delle fonti utilmente leggibili il si- stema delle fonti pauperistiche economico-politiche, ciò avviene in ragione di una dissonanza linguistica percepita come marginalità di significato dalla storiografìa, ovvero di un uso insolito e ambiguo del vocabolario che pone tali fonti al confine fra teologico-morale e giuridico-formale, fra mistico e amministrativo, fra metafisico e fisico, facendone dei «percorsi sememici» storiograficamente ano- (9) mali. ' Tipicamente, ciò che molta storiografia ha imputato a queste fonti è l'irrilevanza: vi si è notato non più che un ampliamento, un'eco o una trasposizione di altri, più netti o più rassicuranti si- gnificati; si è scritto pertanto che le discussioni sulla povertà che caratterizzano l'Ordine francescano a partire dalla seconda metà del XIII secolo sono tipiche di una fase di clericalizzazione dell'Ordine, ovvero di un suo snaturamento al quale esse reagiscono irrigidendo la portata dell'originario pauperismo minorita; nell'Olivi come poi nel Clareno, insomma, si avrebbe la risposta, inevitabilmente mar- ginalizzata, ad una trasformazione istituzionale ed esistenziale del- l'Ordine, dunque una manifestazione reattiva ad esso, una verba- lizzazione quindi di questo stesso cambiamento per la via logica della contrapposizione. D'altronde, negli scritti economici (o etico- economici) dell'Olivi stesso, o di Matteo d'Acquasparta, come in quelli di Tommaso d'Aquino, di Egidio di Lessines o di Alessandro Lombardo, o dei sommisti penitenziali, non si è voluta rilevare che una traduzione in latino scolastico e in categorie di astratta mo- ralità di pratiche ben altrimenti sanguigne e vissute. Se nel primo caso, povertà viene ad essere la parola chiave di una polemica che solo secondariamente ha connotazioni economiche (9) Esempio di metodo e terminologia in Groupe d'Entrevernes, Analyse sémiotique des textes. lntroduction. Tbéorie-Pratique, Lyon 1979. Analisi del linguaggio giuridico-economicodi queste fonti in due scritti sempre fondamen- tali: G. Tarello, Profili giuridici della questione della povertà nel francesca- nesimo primadi Ockham, in Studi in memoria di Antonio Falchi,Milano 1964, pp. 338 88.; P. Grossi, Usus [acti. La nozione di proprietà nella inaugurazione dell'età nuova (1972), in Un'economia politica nel Medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 1987, pp. 1-58,ed ora in P. Grossi, Il dominio e le cose. Percezioni medievali e moderne dei diritti reali, Milano 1992 (Per la storia del pensiero giuridico moderno, 41), pp. 123-189; cfr. Grossi, La proprietà nel sistema prioatistico della seconda Scolastica, ivi, pp. 281-383. 178 GIACOMO TODESCHINI e giuridiche, nel secondo la pratica politica e contrattuale, la vi- vente moneta appaiono scorporate (dunque travisate) nei cieli della morale cristiana. In entrambi i casi ai testi in questione è stato negato un approccio non contenutistico, ma formale, la verifica del- la loro struttura di linguaggio, dunque del loro raccordarsi ai testi più trasparenti semanticamente (dal punto di vista storiografico): verifica, questa, probabilmente in grado di destrutturare l'accredi- tata ' oggettività' dei significati spirituali ed economici, e di ripor- tarli ad un tessuto testuale, a un sistema di codificazione della realtà, la cui chiave bassomedievale sta forse proprio in quelle fonti liminari ed ibride: le questioni 77-78 della Somma tomistica, il De usuris dell'Olivi, i trattati che complessivamente sono prodotti dalla Scuola minoritica due/trecentesca sull'uso povero le sezioni (IO), economico-sociali di somme penitenziali come quella di Monaldo da Capodistria, e così via (11). (lO) Si considerino J. T. Noonan, The Scolastlc Analysis of Usùry, Cambridge/Masso 1957; O. Capitani, La "oenditio ad termin um ' nella oaluta- zione morale di S. Tommaso e di Remigio de' Girolami, «Bullertino dell'Isti- tuto Storico italiano per il Medioevo», 70 (1958), pp. 299-363; Capitani, Il «De peccato usure» di Remigio de' Girolami, «Studi Medievali», III ser., 6 (1965), pp. 537-662; Lambertini, Apologia e crescita dell'identità francescana cit., A. Tabarroni, Paupertas Christi et Apostolorum. L'ideale francescano in discussione (1322-1324),Roma 1990 (Nuovi Studi Storici, 5); cfr. A. Spicciani, Capitale e intereise tra mercatura e povertà nei teologi e canonisti del secoli XIII-XV, Roma 1990 (recensione di G. Todeschini, «Annales ESC» 46/6 (1991), pp. 1329-1331). Cfr. G. Barbieri, Le dottrine economiche nel pen- siero cristiano, in Grande Antologia Filosofica, V, Milano 1954,pp. 189-1329; Barbieri, Fonti per la storia delle dottrine economiche dall'antichità alla prima scolastica, Milano 1958; R. Manselli, Il pensiero economico nel Medioevo, in Storia delle idee economiche, politiche e sociali, a cura di L.,Firpo, II/2, Torino 1983, chesintetizza una linea di ricerca in cui si riconosce chi scrive; L. Orabona, Il pensiero economico del Cristianesimo, ivi, II/l, Torino 1985. Cfr. ora la sintesi e la bibliografia fornita da O. Capitani, Etica economica, intervento svolto a Pistoia nel maggio 1991 (in corso di stampa). (11) Monaldo da Capodistria, Summa de casibus conscientiae, Lugduni 1516. Complessivamente cfr. P. Michaud Quantin, Sommes de casuistiques et manuels de conjession au Moyen Age, Lilie 1962. In una inedita tesi di laurea (Trieste, Facoltà di Lettere, A. A. 1985/86) R. Grison ha studiato la somma di Monaldo soprattutto dal punto di vista economico ed epistemologico; ma cfr. ora R. Grison, Note in margine ad un testo penitenzlde francescano: la «Summa Coniessorum » di Monaldo da Capodistria, «Le Venezie Francesca- ne»,VI/2 (1989), pp. 335-345. QUANTUM VALET? 179 La marginalità di questi testi potrà forse rivelarsi, allora, la- boratorio linguistico, dunque creazione di un raccordo fra vocabo- lari differenti: prescindendo dal falso problema della importanza di queste fonti (cioè dall'equivoco storiogra6co a proposito della loro originalità o stereotipia ci si volgerà dunque' a osservare (12), che cosa fondi in questo tipo di fonti (in questa serie di fonti) la possibilità di un discorso che trascorra con immediatezza di senso dallo spirituale all'economico, quale tradizione Iessicale sia all'opera, a quali precedenti rinvii, che forze storiche riveli al di là e prima della ingannevole chiarezza con la quale sembra manifestarsi l'inco- municabilità fra sequela Christi e prima economia di mercato (13). Occorrerà prima di tutto rendersi conto dell'evidenza con la quale le fonti pauperiste, siano esse testimonianza di vita povera liberamente assunta, o definizione programmatica dei modi rego- lati della povertà, o infine descrizione della ricchezza cristianamente accettabile inseriscano nel vocabolario latino della teologia mo- (14), rale e dei criteri salvìfici una terminologia pertinente al sociale' e all'economico. Vistosamente, soprattutto a partire dai testi france- scani della seconda metà del Duecento (ma bisogna ancora inter- rogarsi sugli spogli sistematici operati dal CETEDOC sulle prime (12) Per cui dr. J. Kirshner -K. Lo Prete, Peter fohn Olivj's Treatise on Contracts 01 Sale, Usury and Restitutions: Minorite Economics or Minor Works?, «Quaderni Fiorentini », 13 (1984), pp. 233·286, ora in Un'economia politica cit., p. 143 ss.· (13) Cfr. ora una ridiscussione dei classici scritti di M. Weber (Die pro- testantische Ethik und der Geist des Kapitalismus, 1903·1905, 1922) e di G. Simmel (Philosophie des Geldes, 1900, 1907), svolta da S. Moscovici, La fab- bricadegli dei. Saggiosulle passioni indioiduali e collettive, Bologna 1991 (la ed. Paris 1989), particolarmente pp. 232 ss. (cDall'homo religiosus all'homo oeconomicus»),' pp. 393 55. (<< Ilsacrificio all'origine dello scambio e del de- naro »). Cfr. anche J. Ibanes, La doctrine de l'église et les réalités économi- ques au XIlle siècle, Paris 1967; J. Gilchrist, The Cburcb and Economie Activity in tbe Middle Ages, London 1969; F. Raphael, fuda"ismeet capita- lisme. Essai sur la controverse entre Max Weber et Werner Sombart, Paris 1982. E si veda ora la serie di contributi raccolti in Le travail au Moyen Age. Une approcbe interdisciplinaire,(a cura di J. Hamesse e C. Muraille -Sa- maran), Louvaìn-La-Neuve 1990. . (14) Cfr. J. Leclercq, Aux origines bib/iques du vocabulaire de la pau- vreté e La controverse sur la pauvreté du Christ, in "ßtudessur l'bistoire de la pauvreté cit., I, pp. 35-56; Lambertini, Apologia e crescita cit.; Tabarroni, Paupertas Christi cito ' 13 180 GIACOMO TODESCHINI fonti francescane l'organizzazione della vita povera e ilsuo con- (lS», fronto con le regole scritte e non scritte della ricchezza si espri- (16) mono in lessici giuridici, in parole correnti sul mercato e con im- magini e metafore riferibili alla vita economico-politica delle città (17). Abitudine che, come è noto, proseguirà nel secolo seguente, per culminare poi nel XV secolo con il colorito linguaggio detto e scritto da Bernardino da Siena e dai predicatori/ trattatisti dell'Os- servanza, perfetto esempio di fusionalità fra tecniche dell'omiletica classica e lessici specializzati (18). (15) Corpus des sources [ranciscaines: I: Thesaurus Celanensis. Vita pri- ma, Legenda ad usum cbori, Vita secunda, Tractatus de miraculls, Legenda S. Clarae virginis. Concordance, Index, liste des [requences, tables comparatiues, ed. G. Mailleux, Louvain 1973; II: Sancti Bonauenturae Legendae maior et minor sancti Francisci. Concordance etc., ed. J. F. Godet, Louvain 1975; III: Legende trium sociorum. Anonymus Perusinus. Fr. [uliani de Spira Vita saneti Francisci. Sacrum commercium ... Concordance etc., edd. J. F. Godet -G. Mall- leux, Louvain 1976; IV: Legenda seu compilatio perusins. Speculum perjectio- nis.. Concordance etc.,' edd. J. F. Godet-G. Mailleux, Louvain 1976; V: Opuscula sancti Francisci. Scripta sanctae Clarae. Concordance etc., edd. ]. F. Godet-G. Mailleux, Louvain 1976; Thesaurus Bonaventurianus I-III, ed. J. Hamesse, Louvain 1972, 1975, 1979. aro Tb. Desbonnets, Application de la statistique à l'étude des sources [ranciscaines, in Bonauenturiana. Miscellanea in onore di J. G. Bougerol, Roma 1988; dr. «Laurentianum» 29 (1988), pp. = 185-616 Metodi di lettura delle [ontl jrencescane, a cura di E. Covi e F. Rautell. (16) Si dovrà considerare fra itesti utili ma sottovalutati ilSacrum Com- mercium sancti Francisci cum Domina paupertate, Firenze Quaracchi 1929,per cuidr. ora Sacrum Commercium sancti Francisci cum domina paupertare, ed. S. Brufani, Assisi 1990. Cfr. ]. Engels, De convivio paupertatls eum [ratribus, in Mélanges offerts à Mademoiselle Chr. Mohrmann cit., pp. 141-151;N. Vukoja, «Sacrum Commercium sancti Frsncisci cum domina Paupertate ». Il signifi- cato storlco-saloifico della Povertà nella rivelazione e nella tradizione cristiana fino al secolo XIII, Roma 1980 (Pontificium Athenaeum Antonianum); E. Grau, Das Sacrum Commercium S. Prancisci cum Domina Paupertate ', I Seine Bedeutung lür die Iranziskanische Mystik, in Abendländische Mystik im Mittelalter ..., ed. K. Ruh, Stuttgart 1986, pp. 269-285, 314 ss. (17) Fra gli altri D. L. D'Avray, The Preaehing 01 the Friars. Sermons diffused jrom Paris bejore 1300, Oxford 1985. Per metafora si intenderà la metajora linguistica nei termini descritti da R. Wellek-A. Warren, Teoria della letteratura, 19633 (la ed. 1942), pp. 267 55.; dr. H. Lausberg, Elementi di retorica, Bologna 19692(la ed.: 1949), pp. 127-128. (18) Cfr. Il rinnovamento del Francescanesimo. L'Osservanza, Assisi 1985. Z. Zafarana, Da Gregorio VII a Bernardino da Siena. Saggi di storia medie- QUANTUM VALET? 181 Sostenere, tuttavia, che questa ibridazione linguistica, che vede l'impiego di immagini come quella della mercatura celeste pur (19) facendo insieme ricorso a sottili distinzioni fra uso e possesso al fine di definire la vera misura della povertà di Cristo e degli apo- stoli non è che un espediente retorico o l'adeguarsi ad una (20), realtà burocratizzata di istituzioni religiose ormai lontane dagli ori- ginari impulsi mistici, ridurre insomma il sistema delle fonti alla sostanza più ovvia del loro enunciato appare del tutto fuorviante. Si ritroverà in questa diffusa convinzione storiografica l'aprioristica certezza di conoscere l'autentico grado di significato di questa scrit- tura, e di poter quindi con facilità coglierne l'ornato Al con- (21). trario, proprio la diffusa abitudine che fra XII e XIII secolo si viene instaurando, di fare del testo concernente le dialettiche pover- tà/ ricchezza un contenitore di significati che valgono tanto sul piano teologico che su quello sociale, tanto su quello economico che su quello spirituale (la vita povera sarà d'ora in poi l'emblema tanto della salvezza dell'anima quanto del buon governo della cit- tà rivela all'analisi la crescita di una consapevolezza linguistica (22», spinta ben al di là delle soluzioni che i testi stessi (exempla, trat- tati sulla povertà evangelica o somme penitenziali che siano) of- frono a problemi contingenti: più del fatto che l'usura sia condan- nata e la compensazione del danno emergente consentita, o che l'arctus usus pauper venga accettato o meno, o che certi lucra ven- gano bollati come turpia, colpirà l'attenzione il fatto che queste espressioni, soprattutto dal punto di vista della testualità pauperista, vale, a cura di O. Capitani- C. Leonardi- E. Menestò-R. Ruseoni, Perugia- Firenze 1987, pp. 141 S5. (19) A. Vauehez, Le trafiquant cé/este': Saint Homebon de Crémone I mareband et père des pauures",in Horizons marins, itinéraires sprltuels (Ve- I XVIlle siècles) I: Mentalités et sociétés, edd. H. Dubois-J. C. Hocquet-A. Vauchez), Paris 1987, pp. 115-122; cfr. A. Vauehez, Ordini mendicanti e so- cietà italiana. XIII-XV secolo, Milano 1990. (20) Lambertini, Apologia e crescitaeit.; Tabarroni, Pautertas Christi cit, (21) Kirshner -10 Prete, Peter John Olivi's Treatise eit., (22) Cfr. Vauchez, Ordini mendicanti eit.; Les Ordres Mendiants et [a ville en Italie centrale (v. 1220-1350), Rome 1977; Esperienze minoritiahe nel Veneto del Due-Trecento = «Le Venezie Francescane» n. ser., II, 1/2 (1985), 7-176. Cfr. J. Chiffoleau, Usus pauper'? Notes sur les [ranclscains, I la Règ/e et l'argent à Avignon entre 1360 et 1480, in Horizont marins cit., I. pp. 135-149.

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