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Quaderni neri 1931-1938. Riflessioni II-VI PDF

713 Pages·2015·12.96 MB·Italian
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MARTÍN HEIDEGGER QUADERNI NERI 1931/1938 [ R I F L E S S I O N I 11 - V I ] BOMPIANI I Quaderni neri presentano una forma che, secondo le sue caratteristiche, risulta oltremodo singolare non solo per Heidegger, bensì in generale per la filosofia del XX secolo. Tra i generi testuali di cui solitamente si fa uso i Quaderni sarebbero anzitutto da paragonare a quello del “diario filosofico”. In essi gli eventi del tempo vengono sottoposti a considerazioni critiche e messi continuamente in relazione con la “storia dell’Essere”. II presente testo è il primo dei tre volumi in cui saranno pubblicate le Riflessioni. Il primo quaderno di questo volume incomincia nell’autunno del 1931, l’ultimo, con le Riflessioni VI, si conclude nel giugno del 1938. Le Riflessioni non corrispondono ad “aforismi” da intendersi come “massime di saggezza”. Ciò che è "decisivo non è", “che cosa si rappresenti e che cosa venga riunito a formare una costruzione rappresentativa ”, “bensì solo come si ponga la domanda e assolutamente il fatto che si domandi dell'essere '. Dal “tentativo" di I leidegger di riconoscere la “storia dell’Essere” nei suoi segni quotidiani nasce un manoscritto che, dall’inizio degli anni trenta fino all'inizio degli anni settanta, interpreta anche i due decenni pili oscuri della storia tedesca e l’eco che ne seguì. Martin Heidegger (1889-1976) è il più importante pensatore tedesco del Novecento e uno dei filosofi più influenti dell’età contemporanea. Di famiglia cattolica, studia teologia a I riburgo. Più tardi abbandona il cattolicesimo e nel 1919 diventa assistente di Edmund I lussuri, al quale succede nel 1928. Le sue opere più importanti sono / sse re e tempo ( 1927), L origine dell'opera d'arte ( 1929), Lettera sull'umanismo (1947), Sentieri erranti (1950), Introduzione alla metafisica ( 1955), Saggi e discorsi ( 1954), Che cosa significa pensare? ( 1954), In cammino verso il linguaggio (1959), \ iet/sc he ( 1961 ), Segnavia ( 1967). ISBN 978-88-452-8013-9 www.bompiani.eu SAGGI MARTIN HEIDEGGER QUADERNI NERI 1931-1938 (RIFLESSIONI TT-VT) A cura di Peter Trawny Traduzione di Alessandra ladicicco SAGGI BOMPIANI Scansione a cura di Natjus, Ladri di Biblioteche Heidegger, Martin, Überlegungen II-VI (Schwarze Hefte 1931-1938) © Vittorio Klostermann GmbH, Frankfurt am Main, 2014 © 2015 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli, 8 - 20132 Milano ISBN 978-88-452-8013-9 Prima edizione Bompiani novembre 2015 AVVERTENZA DELLA TRADUTTRICE Nel laboratorio speculativo di Martin Heidegger - qua­ li hanno l’aria di essere stati questi Quaderni per un ampio arco, pressoché quarantennale, della sua attività filosofi­ ca - il pensiero è denso e magmatico. Gli appunti sono tutt’altro che frammentari e lo scritto si presenta in for­ ma tutt’altro che provvisoria o incompiuta. Al contrario le annotazioni raccolte in uno zibaldone di pensieri tanto imponente sorprendono - spiazzano, quale è la precisa intenzione del pensiero dell’essere, come Heidegger riba­ disce in più punti - per la complessità della loro articola­ zione e per la profondità del loro respiro teoretico. Non si vuole entrare qui nel merito dei contenuti: per avere un’i­ dea della varietà dei temi trattati basta dare una scorsa agli indici delle parole chiave scrupolosamente compilati da Heidegger stesso e posti alla fine di ciascun quaderno. Già solo la presenza di questi indici analitici, redatti in ordine alfabetico, è spia di un lavoro metodico e di una scrittura estremamente sorvegliata. Di scrittura privata tuttavia si tratta. Di un singolare “diario filosofico”, che il pensatore decise sì di pubblicare in chiusura all’edizione della sua opera completa, ma che nel corso degli anni compilò per V sé, a proprio uso, nel segreto del proprio studio. Ciò ne determina senz’altro le inedite caratteristiche di stile. In queste circostanze, il “mago di Mefikirch” - che, come è noto, fu un retore magnetico e un docente carismatico -, solo con se stesso e privo di un pubblico, non si preoccupa di “incantare”. Né di spiegare, con la sua tipica, insistita lentezza, ricorrendo agli scavi nelle parole, alle calcolate ridondanze e ripetizioni. Ne risulta, inevitabilmente, una scrittura meno accogliente e perfino più aspra di quella del solito Heidegger. Nel tradurla se ne sono rispettate doverosamente tutte le caratteristiche di stile, morfologia* sintassi, composizione. Il più possibile anche di punteg­ giatura, intervenendo solo laddove l’esatta riproduzione dell’originale avrebbe creato fraintendimenti o inciampi nella lettura. Mi riferisco per l’esattezza all’uso dei trattini medi, impiegati abbondantemente da Heidegger non solo per aprire degli incisi, ma anche per segnare una pausa di respiro, per modulare la frase, per enfatizzare un concet­ to, per cercare un punto di appoggio da cui prendere un ulteriore slancio. In alcuni casi, per favorire la scorrevo­ lezza del testo, il trattino è stato sostituito da una virgola. Nelle numerose proposizioni chiaramente interrogative, introdotte da un pronome o da un avverbio interrogati­ vo e segnate dall’intonazione di una domanda ma chiuse da un punto fermo, è stato messo il punto interrogativo. Laddove nel mezzo di una frase, per indicare stizza, enfasi, insistenza, sorpresa, per far vibrare insomma un guizzo di energia emotiva nell’argomentazione, compare un punto esclamativo seguito da una parola minuscola che, letta in italiano, sarebbe sembrata un errore di stampa, si è corret­ VI to con una maiuscola. Le frasi infinitive sono rimaste tali, e intatto l’effetto di tensione e sospensione che creano. Il periodare lungo, vasto, strutturato in maniera complessa è stato mantenuto: un fraseggiare che richiederà uno sforzo al lettore e gli darà tutta la misura della fatica del pensare. Le concordanze dei soggetti con il predicato verbale sono state corrette laddove, in italiano, mantenere una pluralità di soggetti e il verbo al singolare rischiava di disorientare. L’endiadi “venuta e fuga” o “avvento e fuga” riferita agli dei o all’ultimo Dio è però stata conservata. Il simbolo “I” die appare a spezzare le frasi in tutto il corpo del testo indica rinterruzione di pagina nell’origi­ nale manoscritto heideggeriano. Il numero che compare a margine, sempre in corrispondenza di questo simbolo e talvolta in corrispondenza di un a capo, indica i numeri di pagina degli originali manoscritti dei Quaderni. Mantene­ re queste indicazioni e questa numerazione è importante per poter seguire la fitta rete di rimandi interni al testo intessuta da Heidegger, ovvero i vari “cfr.” messi in pa­ rentesi con relativa indicazione di pagina: altra spia della metodicità e del rigore con cui questi diari sono stati com­ posti. Di tutte le citazioni inserite nel testo è stata verifica­ ta la fonte e riportata la traduzione italiana già esistente. Nel caso di testi non pubblicati in italiano la citazione è stata da me tradotta. Tutte le note a piè di pagina sono del curatore dell’edizione tedesca, Peter Trawny, salvo dove indicato con (N.d.T.). Per quanto riguarda la terminologia, il lessico, le parole fondamentali del pensiero di Heidegger mi sono attenuta alla vulgata, alla ti adizione storica dell’edizione dell’ope­ VII ra heideggeriana in Italia, e soprattutto all’insegnamento impagabile di Franco Volpi che, nel tradurre Heidegger, per dieci anni mi è stato maestro. L’esperienza maturata attraverso il confronto con lui, in particolare le lunghe di­ scussioni mimte a trovare la resa migliore per le enigmati­ che espressioni dei Contributi Ma filosofia (in larga parte ricorrenti anche nei Quaderni neri, specie in questi primi volumi coevi alla gestazione e alla stesura dei Beiträge) mi sono state preziose per affrontare questo arduo inedito. I dubbi sorti di fronte ad alcuni punti oscuri e a parole di difficile traduzione mi ha aiutato a scioglierli Donatella Di Cesare, che si è dimostrata disponibile sin dall’inizio di questo mio lavoro sui Quaderni e a cui va tutta la mia gratitudine. Vista la presenza dei numerosi indici tematici compilati da Heidegger stesso, si è rinunciato a redigere un glossa­ rio. Laddove lo si è ritenuto necessario o utile al lettore, il termine originale tedesco è stato messo tra parentesi ac­ canto alla versione'italiana. Si ricordano tuttavia qui al­ cuni criteri e scelte fondamentali di traduzione da tenere presente durante la lettura. La distinzione tra Sein e Seyn, ovvero tra tessere” della metafisica e l’“Essere” che inve­ ce la precede e la supera, si è indicata con l’uso della lette­ ra maiuscola. La distinzione tra la Geschichte dell’Essere è la Historie dell’ente si è indicata traducendo la prima come “storia” e la seconda come “storiografia”. L’agget­ tivo seynsgeschichtlich si è reso con “conforme alla storia dell’Essere”, per mantenere il riferimento all’Essere non metafisico, e solo più raramente con il più tecnico “onto- storico”. Alla “essenza” metafisica, Wesen, si contrappone Vili

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