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Psicologia del profondo e esegesi. Sogno, mito, fiaba, saga e leggenda PDF

498 Pages·1996·35.71 MB·Italian
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Eugen Drewermann Psicologia del prof on do • e esegesi 1. La verità delle forme Sogno, mito, fiaba, saga e leggenda QUERINIANA Titolo originale Tiefenpsychologie und Exegese Band I: Die Wahrheit der Formen. Traum, Mythos, Mfirchen, Sage und Legende © 1984, 19908 by Walter-Verlag, Olten, CH © 1996 by Editrice Queriniana, Brescia via Piamarta, 6 - 25187 Brescia ISBN 88-399-0386-0 Traduzione dal tedesco di ANNAPAOLA LALDI Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia La Sacra Scrittura non ha bisogno di alcuna spiegazione. Chi parla veramente è pieno di vita eterna, e mirabilmente affine ad autentici misteri ci appare la sua scrittura, perché questa è un accordo della sinfonia dell'universo. NovALIS, Gli adepti di Sais INTRODUZIONE Siate indulgenti quando ci paragonate a coloro che furono la perfezione dell'ordine. Noi che cerchiamo ovunque l'avventura, non siamo i vostri nemici. Vogliamo darvi vasti e strani domini dove il mistero in fiore s'offre a chi voglia coglierlo. Apollinaire «Per me l'essere umano è una creazione straordinaria, un vero, auten tico mistero. L'essere umano è tutto, dalla suprema altezza all'estrema bassezza, come la vita. E d'altra parte l'essere umano è l'immagine di Dio, e Dio è tutto, tutto, un'energia potente, e sorsero demòni e santi, profeti ed oscurantisti, artisti ed iconoclasti. Nello stesso momento, l'u no accanto all'altro, tutto in una compenetrazione reciproca. Come dei modelli giganteschi che si modificano in continuazione ... Per questo de vono esserci anche tante, infinite realtà, non solo la realtà che noi affer riamo coi nostri sensi ottusi, ma legioni di realtà fuse inseparabilmente l'una nell'altra. Ma noi crediamo a dei confini, ma ci crediamo solo per paura, e perché lo abbiamo imparato a scuola. Non ci sono confini. Non per il pensiero, non per i sentimenti. È la paura a mettere i confi ni ... È come Gesù. Lui fece saltare le leggi e i confini grazie ad un senti mento completamente nuovo, di cui prima non si era mai sentito parla re: l'amore. Naturalmente le persone reagirono con paura e con rabbia, come sempre reagiscono con paura e vogliono fuggire quando vengono sopraffatte da un grande sentimento, benché quasi si struggano di no stalgia per i loro sentimenti meschini e atrofizzati»1• I I. BERGMAN, Herbstsonate, 36-37. 8 Introduzione Cosl nel suo film Sinfonia d'autunno, il regista cinematografico I. BERG MAN descrive la protesta contro il soffocamento moderno della persona costretta in un meccanismo intellettuale e ideologico sempre più perfet to e sempre più senz'anima, in un mondo d'angoscia grigio e freddo. A ragione egli vede nel superamento dell'angoscia l'unico tema essenzia le della religione e riconosce giustamente che ogni tendenza a ridurre tutto ad una forma di vita rigida e ad una visione della realtà unilaterale è peccato nel senso più profondo del termine - un attentato dell' ango scia alla libertà dello spirito ed alla vastità del cuore umano, una con traddizione nei confronti dell'essenza di ogni religione. Non avremmo alcun motivo di sottoporre in quest'opera ad una revi sione radicale alla luce della psicologia del profondo quella forma dell' e segesi biblica che detiene il monopolio dell'interpretazione della Scrittu ra e che risponde al nome di metodo storico-critico, se questo metodo, che è l'unica forma ammessa di approccio ai testi fondamentali della tradizione ebraica e cristiana, e· che è adottato in quasi tutte le cattedre di scienze bibliche, non fosse in tutto e per tutto un'espressione di quell'atteggiamento spirituale che, conforme all'unilateralità del pensie ro razionalistico del XIX secolo, amava considerare storicamente reale, dell'umanità e della sua storia, soltanto il mondo dei fatti oggettivi. Nella sua separatezza dal sentimento, nel suo isolamento dal soggetto, nella sua incapacità di considerare la realtà interiore, psichica, come infinitamente più reale del piano dei 'dati di fatto' esteriori, questa forma di 'esegesi' è, per principio, atea, anche se ha spesso sulle labbra il nome di 'Dio'. Concentrandosi come fa sulla 'parola', non è in grado di far 'parlare' con un adeguato linguaggio verbale e non verbale il mondo delle immagini e dei sogni, al quale ogni parola autenticamente religiosa deve la sua origine, ed anche là dove essa parla dell"avvenimento' di Dio nella storia dell'uomo non può farlo se non con la distanza storica rispetto ad una concezione passata, una concezione che noi, gente di oggi, separata dalla polvere dei millenni, non possiamo proprio più con dividere. Ma se, nel frattempo, ci interroghiamo sul mistero di questo modo di parlare di 'Dio' e del 'divino', un modo che, sotto il manto di una simile pseudoteologia, è estremamente tranquillizzante sul piano esistenziale, scopriremo immediatamente che è stata l'angoscia a spin gerlo ad autoghettizzarsi. Ancor prima che l'interpretazione storico-critica della Bibbia inizias se, intorno al 1840, la sua marcia trionfale, che fu allora inarrestabile data la temperie spirituale di quel tempo, l'ultimo vero profeta del cri stianesimo moderno, il filosofo della religione SéiREN KIERKEGAARD, con tutta la sua inquietudine e tutta la sua passione, richiamò l'attenzione Introduzione 9 sull'incombente bancarotta di un'interpretazione 'scientifica' della Bib bia di tipo storicizzante. Alla ricerca di un paragone calzante, si ricordò di una cosa che gli era capitata da studente, quando stava cercando per le strade di Kopenhagen una lavanderia e aveva trovato finalmente un negozio con la scritta: «Qui si lava e si stira la biancheria». KIERKE GAARD entrò col suo bravo sacco di biancheria sporca e lo appoggiò sul banco, allorché, con sua grande sorpresa, la commessa gli disse sorri dendo: «Lei si sbaglia, signore. Questa non è una lavanderia. Questa è una fabbrica di insegne. Qui non si lava e si stira la biancheria, ma si fanno insegne con su scritto: 'Qui si lava e si stira la biancheria'». La stessa cosa succede, pensava S. KrnRKEGAARD, con questo parlare 'oggettivo' di Dio che è caratteristico del metodo storico-critico: è un sistema estremamente abile parlare di Dio in un modo che sia sempre possibile tenersi a distanza dalla realtà di Dio - una fabbrica di insegne simile ad una zecca clandestina, in cui vengono continuamente messe in circolazione banconote false, finché alla fine quella moneta non può che crollare, perché, nell'instancabile produzione di banconote di carta straccia, non ci si è mai chiesti quale fosse il valore reale di quel denaro2• Alla stessa maniera, pensava KrnRKEGAARD, un'esegesi che sia interessata esclusivamente al dato storico, con l'inflazione che produce con tutto quel suo parlare della 'rivelazione di Dio', è proprio destinata ad impedire che si arrivi al punto in cui questa rivelazione può ancora avvenire sul serio. Su questo punto I' aut-aut di KrnRKEGAARD rappresenta un bivio asso luto. O il compito dei teologi è quello di accumulare la maggior cono scenza storica possibile su Gesù Cristo, èd in tal caso qualunque fariseo vissuto ai tempi di Gesù sarebbe infinitamente avvantaggiato, o l'unica cosa che si richiede è, per l'appunto, di non diventare farisei e di essere contemporanei in senso esistenziale, senza conoscenze storiche preventi ve3. Un'interpretazione di testi religiosi che voglia arrestarsi alla distan za storica del sapere erudito, mentre non si tratta che di diventare con temporanei, facendosi coinvolgere direttamente, è una cosa per sua na tura irreligiosa e, ancor peggio, una finzione ed una carnevalata sotto le spoglie della teologia. In senso religioso equivale ad un tradimento 'interpretare' la testimonianza di una religione allo stesso modo in cui si interpreterebbe un reperto profano dell'antichità, livellando cosl a 2 Cfr. S. KmRKEGAARD, Einiibung im Christentum_, 53 [trad. it., Esercizi nel cristianesimo, in Opere, Sansoni, Firenze 1972]. 3 S. KIERKEGAARD, Einiibung im Christentum, 71-74 [trad. it. cit.]; Io., Der Augenblick, 503-509. 10 Introduzione priori la distanza infinita che c'è tra l'eterna presenza della religione e la distanza sempre crescente delle cose profane. Un'interpretazione di testi religiosi è religiosamente legittima soltanto quando è interiore; ma tutto ciò che è dato storico è esteriore. Quando raggiunge il suo obiettivo, il metodo storico-critico applicato all'interpretazione biblica è la totale esteriorizzazione dell'interiorità: ciò che offre è ricordo al posto di memoria, 'scienza' al posto di sapere, un aver afferrato esterio re al posto di un essere afferrato4• Non lo si dirà mai con sufficiente chiarezza: il metodo storico-critico applicato all'interpretazione della Bibbia è un metodo assolutamente irreligioso e, se come suo scopo viene con trabbandato quello di interpretare un messaggio religioso, mai e poi mai esso, in quanto metodo, Io raggiunge consapevolmente e deliberatamen te. Per rispondere all'esigenza della contemporaneità del capire di KrnR KEGAARD bisogna, proprio al contrario, andarsi a collegare là dove ogni esperienza religiosa ha la sua origine: non nel mondo dei dati di fatto esteriori, ma nello spazio esperienziale interiore degli stati psichici. Ogni religione si trova davanti al problema di come rapportarsi con la sua origine. I suoi seguaci somigliano ad un popolo che deve allonta narsi da una sorgente per compiere la traversata di un deserto e che, quanto più va avanti, tanto più rischia fatalmente di allontanarsi dalla sorgente che gli dà la vita. Il sistema più a portata di mano per superare la crescente distanza dalla sorgente consiste, all'inizio, nel predisporre dei depositi d'acqua a distanza di una giornata di cammino, ma con questo sistema il raggio massimo di allontanamento non potrà essere che di qualche centinaio di chilometri, e per quanto abbondanti siano state all'inizio le riserve idriche necessarie, la quantità d'acqua traspor tabile diventerà sempre minore e alla fine non potrà che esaurirsi. Al meno da quel momento non si potrà più continuare ad approvvigionarsi di acqua alla prima uscita; se si vuole andare ancora avanti; si dovrà provvedere a trivellare il terreno per cercare le vene d'acqua da cui era alimentata anche quella prima sorgente posta all'inizio del cammino. Adesso questo popolo può avere la scelta di rimanere ad una distanza sostenibile, nelle vicinanze della sorgente, oppure di procurarsi un mag gior raggio d'azione ricorrendo alla trivellazione autonoma di pozzi. Ad una religione non è data questa possibilità di scelta. Essa viene inarre- 4 Cfr. K. KERÉNYI, Ergriffenheit und Wissenschaft (1936), in Apollon und Niobe, 56-63, che ha cercato di capire tutte le creazioni della cultura a partire dalla commozione. «' Afferràti - dice GoETI-JE - si sente profondamente il portento'. Stanno qui nascoste in embrione tutte le possibi lità che portano fino alla conoscenza ed alla venerazione di una divinità».

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