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Prolegomena a Donato, "Commentum ad Andriam" PDF

436 Pages·2018·7.29 MB·Italian
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Carmela Cioffi Prolegomena a Donato, Commentum ad Andriam Untersuchungen zur antiken Literatur und Geschichte Herausgegeben von Marcus Deufert, Heinz-Günther Nesselrath und Peter Scholz Band 129 Carmela Cioffi Prolegomena a Donato, Commentum ad Andriam ISBN 978-3-11-058280-2 e-ISBN (PDF) 978-3-11-058465-3 e-ISBN (EPUB) 978-3-11-058347-2 ISSN 1862-1112 Library of Congress Control Number: 2018935455 Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet über http://dnb.dnb.de abrufbar. © 2018 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston Druck und Bindung: Hubert & Co. GmbH & Co. KG, Göttingen ♾ Gedruckt auf säurefreiem Papier Printed in Germany www.degruyter.com Prefazione e ringraziamenti I testi vivono separatamente dagli autori che li misero in moto. Accade perciò che talvolta gli autori stessi si comportino verso di loro al modo dei copisti: persino intervengono a in- quinare le proprie parole. L’unico “onnipotente” autore è dunque il copista, colui che scrive il testo. L’unico che abbia con esso un rapporto di piena e fisica identificazione, nonché un ruolo fatale nel suo destino. Luciano Canfora Il presente volume è diviso in due sezioni interdipendenti: la prima è dedicata allo studio della tradizione manoscritta del Commentum all’Andria e della storia del testo fino alla riscoperta di epoca umanistica; la seconda accoglie la discus- sione dei punti testuali meno pacifici o comunque meritevoli di un commento critico-filologico. Nei primi mesi invernali del 2013 mi sono recata a Jena per consultare gli appunti autografi di P. Wessner: fogliettini, cumuli di note, raccolta delle recensioni che seguirono la sua edizione, un vero e proprio lessico donatiano compilato sfrut- tando il metodo delle agende telefoniche cartacee, una cursoria collazione del Chisianus H VII 240 (K). Quest’ultima mi colpì subito perché annotata con un co- lore molto vivace, forse rosso, lucente nonostante il numero di anni che ci sepa- rano dai primi del ’900. A Wessner in effetti capitò quanto un editore mai si augurerebbe: la scoperta di un manoscritto di evidente qualità testuale (il Chisianus, per l’appunto), a po- chi anni di distanza dalla pubblicazione della sua edizione. Il testo di Donato fu però così ben confezionato dall’editore tedesco, che la notizia non scalfì i risultati raggiunti. La prima volta che mi fu citato K correva l’anno 2009/2010 e mi trovavo a Pisa, nel dipartimento di Filologia latina di via Galvani 1: la voce apparteneva al professore R. Ferri (lui soleva chiamarlo amichevolmente il “Chigi”). Un nuovo testimone può far riaprire un processo, un nuovo manoscritto può essere ragion necessaria e sufficiente per una nuova edizione, soprattutto se provatamente1 di valore: i tempi erano maturi, affermava con tono incoraggiante il prof. Ferri, per migliorare la teubneriana del 1902. L’avvio delle mie ricerche fu però un po’ più largo: all’inizio Donato ed i suoi codici mi interessavano per lo stato di trasmissione dei Graeca nei manoscritti || 1 Mi riferisco agli studi di ZWIERLEIN (1970) e M. D. REEVE (1978, 1979). https://doi.org/10.1515/9783110584653-201 VI | Prefazione e ringraziamenti medievali ed umanistici, solo successivamente maturò l’idea dell’edizione. E pro- babilmente sarebbe rimasta solo un’idea senza i preziosi consigli di R. Ferri; la sapienza enciclopedica e la non quantificabile disponibilità di E. Stagni; la ca- parbietà, il rigore scientifico, la materna supervisione di G. Ammannati; l’espe- rienza esegetica, lo sguardo critico nonché la paziente e faticosa opera di revi- sione di R. Jakobi. A tutti loro si indirizza un profondo senso di gratitudine. Il dipartimento, dove ho trovato ospitalità in questi ultimi anni, è l’Institut für Altertumswissenschaften di Halle (Wittenberg): qui, nonostante il suono bar- baro del mio tedesco, mi è stata data la possibilità di discutere molte conclusioni, qui ho curato soprattutto la constitutio textus. Insieme con R. Jakobi ringrazio quindi tutti i partecipanti del Colloquium Latinum, in particolare M. Beck. Per la pazienza e l’accogliente sorriso sento inoltre doveroso ringraziare la bibliotecaria L. Zimmermann. Per la revisione e l’attenta rilettura del testo ringrazio ancora una volta R. Jakobi ed E. Stagni: insostituibili. Agli editori della collana Untersuchungen zur antiken Literatur und Geschichte sono grata non solo per aver accettato questo contributo ma anche per le molte proposte di correzione; a M. Deufert sono particolarmente riconoscente per aver seguito lo sviluppo di questo lavoro nelle sue diverse fasi e per averne letto e ri- letto i risultati. Con M. D. Reeve ho avuto l’onore di dialogare prima attraverso i suoi fonda- mentali articoli, poi direttamente: avere ricevuto la sua approvazione ai primi ri- sultati delle mie ricerche è stato il motivo per non demordere. Grazie anche a P. Brown per gli spunti di riflessione e la segnalazione delle sviste editoriali. Grazie ancora agli amici e colleghi della Scuola Normale (soprat- tutto A. Zago, A. Gullo. I. Morresi, C. Poloni, T. Ricchieri e S. Poletti); grazie ancora a L. Barchiesi (SNS) e P. Spinesi (UNIPI) per la costante disponibilità. Per la squisita gentilezza vorrei menzionare K. Legutke e F. Ruppenstein (De Gruyter); M. H. Holwerda (Leiden), M. A. Trofaier (Archiv des Schottenstifts), R. Luongo (Biblioteca Vaticana). Il corso di Letteratura latina del prof. G. B. Conte resterà uno dei momenti più belli della mia formazione degli anni pisani. I Prolegomena sono dedicati alla mia famiglia: alla mia carissima mamma, al mio infaticabile papà, al mio simpaticissimo fratello. Senza di loro sarebbe stato dif- ficile. Pisa/Halle Dicembre 2017 Indice Sigle dei manoscritti | XI Sigle delle opere di consultazione generale  | XIII  1  I testimoni. Descrizione e bibliografia | 1  1.1  Testimoni manoscritti del DCA | 1  1.2  Codices deperditi | 12  1.3  Edizioni antiche | 13  Parte I: Studio della tradizione manoscritta   2  Il Commentum di Elio Donato a Terenzio: fasi di trasmissione e formazione dell’archetipo | 17  2.1  Sulle tracce del DC | 17  2.2  Alter ab illo. Qualche osservazione sul Commento originario | 19  2.3  Compilator quidam. La formazione dell’archetipo | 21  2.4  La datazione dell’archetipo | 22  2.4.1  Testimoni extra-archetipali? | 23  2.5  L’archetipo: qualche fenomeno paleografico notevole | 25  2.5.1  Stringhe di onciale? Il Parisinus lat. 7920 (A) | 26  2.6  Conclusioni | 31  3  Studi e stemmi | 33  3.1  Acquisizioni bibliografiche presupposte | 33  3.1.1  Configurazioni stemmatiche | 34  4  L’archetipo ω ed i suoi testimoni | 36  4.1  Il quadro testimoniale del DCA | 36  4.2  Errori comuni: l’archetipo ω | 38  4.3  L’ordine delle commedie | 39  5  Il Carnotensis (Γ) | 41  5.1  Tracce storiche e testimoni | 41  5.1.1  Sulle tracce di un codex deperditus | 41  5.1.2  I testimoni | 43  5.2  Configurazioni stemmatiche | 44  5.2.1  Praef. – An. 27.3. Errori comuni ad AP: Le tracce di Γ | 44 VIII | Indice 5.2.2  An. 28.1 – An. 300. Errori comuni a AKP: le evidenze di Γ | 44  5.2.3  Γ dopo An. 301. Il codice B | 46 5.2.3.1 Dublette: B e la doppia redazione di An. 663.3-4 ed An. 666 | 48  6  Il Maguntinus (Σ) | 52  6.1  Scoperta e circolazione | 52  6.1.1  La dubbia circolazione del DC prima della riscoperta del Maguntinus | 52  6.1.2  La scoperta a Magonza | 54  6.1.3  Habebis originale | 55 6.1.3.1 La lettera di Pier Candido Decembrio | 57 6.1.3.2 Pizolpasso a Traversari: la difficile opera di trascrizione | 62  6.1.4  Per l’individuazione dei discendenti del Maguntinus | 66  6.1.5  L’alius Donatus: Decembrio e la famiglia Θ | 68  6.2  I testimoni ed il testo | 70  6.2.1  Quadro generale dei rappresentanti di Σ | 70  6.2.2  Θ: caratteristische del testo e rapporti stemmatici | 71 6.2.2.1 Per l’esistenza del capostipite comune | 72 6.2.2.2 Stratificazioni testuali in C. Esempi di correzioni | 73 6.2.2.3 Archetipo in movimento: ipotesi storico–filologica | 74 6.2.2.4 Due copie, un antigrafo: il valore testimoniale di C | 77 6.2.2.5 I rapporti interni al gruppo Θ | 77 6.2.2.6 Stemma finale | 79  6.2.3  Il gruppo δ | 80 6.2.3.1 Evidenze testuali | 80 6.2.3.2 Sottogruppi di δ. L’esistenza di δ1 | 81 6.2.3.3 L’indipendenza di δ1 da Θ | 83  6.3  K(V) testimone maguntino | 84  6.3.1  L’indipendenza di K (V) da Θ | 85  6.3.2  ΘV e δ1: tre rami indipendenti di δ | 86  6.4  L’estratto ambrosiano. La posizione stemmatica di S | 86  6.4.1  Il capostipite comune di Σ ed S. L’esistenza di  | 87  6.5  Il gruppo Λ | 89  6.5.1  Caratteristiche generali | 89 6.5.1.1 Testimoni infedeli. Ope ingenii | 89 6.5.1.2 Testimoni infedeli. Ope codicum | 92  6.5.2  La macrofamiglia ε | 93 6.5.2.1 Caratteristiche generali | 93 6.5.2.2 Elenco delle evidenze testuali | 94 Indice | IX 6.5.2.3 Discussione delle evidenze testuali | 95 6.5.2.4 Lo stacco di M da ε | 98 6.5.2.5 Incremento degli errori congiuntivi D β | 98 6.5.2.6 Da An. 580.3 in poi | 99  6.5.3 I sottogruppi di ε | 99 6.5.3.1 I testimoni α: costanti e variabili  | 99 6.5.3.1.1  L’esistenza del sottogruppo α: M2hft | 99 6.5.3.1.2 Il rapporto fra M2 e hft: l’esistenza di β | 100 6.5.3.1.3 Ricostruzione del contesto storico | 100 6.5.3.1.4 Evoluzione stemmatica di α: i codici qs e p | 101 6.5.3.1.5 La qualità testuale di α nel DCA | 103 6.5.3.1.6 Dinamiche dei rapporti dei testimoni β | 104 6.5.3.1.7 Il codice K ed il gruppo α/β| 106 6.5.3.1.8 L’esistenza di ε ed α nella sezione 1| 109 6.5.3.1.9 Il rapporto fra ε ed α | 110 6.5.4  Il gruppo μ | 112 6.5.4.1 Tabella sintetica dei cambi di affiliazione | 112 6.5.4.2 L’esistenza di un capostipite comune| 113 6.5.4.3 Da Θ a Λ: primo cambio di affiliazione | 113 6.5.4.4 Per uno stemma interno a μ| 115 6.5.4.5 Il passaggio a Λ e la formazione del gruppo ν| 118 6.5.4.6 Un’evidenza macroscopica ma problematica| 118 6.5.4.7 La scomparsa di ν ed il cambio di O| 120  6.5.5  Il capostipite comune QJ | 122 6.5.5.1 Evidenze testuali | 122 6.5.2.2 Caratteristiche specifiche di Q | 123  6.5.6  I codici Λ di tipo non ε | 123 6.5.6.1 Un non gruppo | 123 6.5.6.2 Tracce della presenza di Δ? | 125 6.5.6.3 Anello comune a GH | 126 6.5.6.4 Appendice. La contaminazione di H | 126 6.5.6.5 Anello comune a NY | 129 6.5.7  Il codice Escorial E.III 3 | 131 6.5.7.1 Il quadro dei cambi di affiliazione | 131 6.5.7.2 La prima sezione| 133 6.5.7.3 Il codice di contaminazione: individuazione| 134 6.5.7.4 Il codice di contaminazione. Configurazione stemmatica| 134 6.5.7.5 La seconda sezione: cambio di modello?| 137 6.5.7.6 La terza sezione| 140 X | Indice 6.5.7.7 Conclusioni | 140 7  La tradizione indiretta | 141  7.1  Introduzione | 141  7.1.1  La conoscenza del del DC nel periodo tardoantico | 141  7.1.2  La conoscenza del DC nel periodo medioevale | 143  7.2  Epitoma Donati in Terentium | 145  7.2.1  La fonte di Curulus: discussione delle evidenze testuali | 146  7.3  Donato ai margini di Terenzio | 147  7.3.1  Parisinus latinus 16235 | 148  7.3.2  Il codex Leidensis B. P. L. 191 BF (344) | 149 7.3.2.1 Le mani | 149 7.3.2.2 Il testo di Donato di m1: qualche ipotesi stemmatica | 151 7.3.2.3 Trascrizione degli scoli di m1: casi testuali notevoli| 151 7.3.2.4 Discussione delle evidenze| 153 7.3.2.5 Conclusioni | 154 7.3.3  Il codice Scot. 212 | 155 7.3.3.1 Osservazioni generali | 155 7.3.3.2 Trascrizione | 156 7.3.3.3 Discussione delle evidenze testuali | 157  7.3.4  Un accessus, tre manoscritti | 158  7.3.5  Palatinus 1620 | 160  8  Le antiche edizioni | 161  8.1  Introduzione | 161  8.2  L’editio princeps | 161  8.2.1  La fonte manoscritta di e2 | 161  8.3  L’editio Calphurni | 162  8.4  Editio Stephani | 163  8.4.1  Il uetus exemplar. Per un tentativo di identificazione | 165  8.4.2  Elenco e discussione delle innovazioni B STEPHANVS | 166  8.4.3  Conclusioni | 168  8.5  Lindenbrogius e Gronovius | 169  8.5.1  Annotazioni gronoviane | 171  8.5.2  Il greco nelle edizioni antiche | 180  9  La trasmissione del greco | 181  9.1  Premessa | 181  9.2  Graecum est: corrumpitur! | 182

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