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Processo o creazione. Introduzione al pensiero dei letterati cinesi PDF

309 Pages·1991·11.006 MB·Italian
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FRANCOIS JULLIEN ~ PROCESSO O CREAZIONE INTRODUZIONE AL PENSIERO DEI LETIERATI CINESI I? PRATICHE EDITRICE Il sogno sarebbe poter ancora scrivere sul pensiero cinese come nel XVIII secolo. In forma epistolare o mettendo in scena un dialogo. Per il puro piacere delle idee, con l'incredibile audacia di immaginare che vi si possa accostare tanto naturalmente e altrettanto semplicemente comuni carle. La mia aspirazione sarebbe almeno di evitare questi due scogli: quello della specializzazione, nello stile delle pure monografie tutte note, riferimenti e indici - opera utile e triste. Troppo circoscritta, insuffi cientemente aperta all'esterno e senza più reale posta in gioco. E anche quello della divulgazione, pericolo ancora peggiore: come se delle bana- Introduzione Il sogno sarebbe poter ancora scrivere sul pensiero cine se come nel XVIII secolo. In forma epistolare o mettendo in scena un dialogo. Per il puro piacere delle idee, con l'in credibile audacia di immaginare che vi si possa accostare tanto naturalmente e altrettanto semplicemente comuni carle. La mia aspirazione sarebbe almeno di evitare questi due scogli: quello della specializzazione, nello stile delle pure monografie tutte note, riferimenti e indici - opera utile e triste. Troppo circoscritta, insufficientemente aperta all' e sterno e senza più reale posta in gioco. E anche quello della divulgazione, pericolo ancora peggiore: come se delle banali tà bastassero a formare un discorso, come se ci si dovesse di spensare dal massimo di rigore, di precisione e di erudizione per poter stimolare lo spirito e mettersi a interessare la gen te. Infatti, da una parte e dall'altra, che il discorso sia chiu so sul dettaglio al punto di perderne il senso o che divaghi nelle generalità, ciò che allora scompare è l'essenziale: ap punto l'interesse e il piacere del pensiero. Questo libro opererà dunque a un doppio livello, e meto dicamente: quanto al suo punto di partenza, e durante tutto il percorso, esso procede dalla lettura di un pensatore cinese particolare, che è vissuto nel XVII secolo, nell'età di trapas- so dai Ming ai Qing, Wang Fuzhi; quanto al suo obiettivo, e i come prodotto di questa lettura, mira a tratteggiare una problematica a dimensione interculturale - per effetto di 10 Processo o creazione differenza, e sotto forma di alternativa teorica: processo (processo*, come rappresentazione di base della visione del mondo in Cina) o creazione (nel senso in cui se ne è cono sciuto altrove il modello, antropologico e filosofico, soprat tutto in Occidente). Lettura e problematica (lettura-proble matica): è nel punto di incontro di queste due istanze, e me diante il loro effetto congiunto e reciproco, che mi auguro di poter offrire qui una via d'accesso al pensiero «confucia no» - preferirei dire: al pensiero letterato. I «Letterati»: è in tal modo che venivano correntemente chiamati in Francia, all'epoca dei Lumi, i rappresentanti della tradizione confucianista ma mettendo cosl tra parente si ogni carattere di scuola e lasciando giocare a questo se mantismo il suo effetto discretamente universalizzatore e fi losofico. Qui si tratterà dunque sempre della stessa doman da ma riflessa nella sua nozione, e questo slittamento non manca di avere portata; non solo: qual è stata la visione del mondo dei Confuciani in Cina? Ma: quali sono le condizioni di possibilità - e cosl pure i tratti fondatori - di una co scienza letterata, nella sua propria logica e come modello possibile di umanità? Ho già detto che non credevo fosse proponibile, come in troduzione al pensiero cinese, un riassunto qualunque. Qualsiasi «digest» o «panoramica», cosl comodi in apparen za, oscillerà fatalmente - a meno di limitarsi alla sola lista dei nomi: ma allora che utilità avrebbe? - tra la facilità di un esotismo immaginario (in virtù della seduzione di una differenza inventata) e le false evidenze di un umanesimo ri trovato (tanto più facilmente in quanto è stato proiettato): ci si compiace con l'uno e ci si rassicura con l'altro ma è sempre con se stessi che si gioca, con i propri fantasmi o partiti presi, e l'operazione resta sterilmente all'esterno del * L'autore utilizza i due termini «procés» e «processus» per precisare con il secondo il senso specifico di svolgimento, come nel latino «processus». (N.d.T.) Introduzione 11 suo oggetto (ma è forse d'altronde ciò che si cercava). Intro durre significa condurre in: non si è veramente a contatto del pensiero - ed è cosl per quella cinese come per ogni al tra cultura - se non quando questo è anche percepito dal l'interno, e scoprendolo all'opera: come riflessione al lavoro, a partire da un ancoraggio particolare e nel quadro di un fa ticoso progredire singolare. L'itinerario individuale che ci guiderà sarà dunque quello di Wang Fuzhi (Wang Chuanshan, 1619-1692)1. Un pensa tore che si inscrive nella discendenza dei Maestri neoconfu ciani dei secoli precedenti, perfettamente formato alla scuo la dei classici, e la cui opera rappresenta una sorta di ultima esplicazione del pensiero cinese prima che questo entri ef fettivamente in contatto con quello dell'Occidente e sia de finitivamente influenzato da esso. Wang Fuzhi è critico nei confronti dei taoisti, prova la peggiore avversione per il buddismo, e polemizza ardentemente con entrambi; ha an che vagamente sentito parlare di cristiani, ancor più vaga mente del cristianesimo, ma tutto ciò non fa parte del suo orizzonte, non interviene nella sua riflessione: il campo dei suoi riferimenti, tutto il teatro del suo pensiero quadrano dunque risolutamente con quelli della tradizione, quella che è servita, per più di un millennio (soprattutto dai secoli XI XII), da zoccolo culturale e ideologico al tipo sociologico del letterato e ha garantito la sua straordinaria longevità. Ma si tratta di un'opera anche molto originale, benché pratica mente tutta di note e commenti, in virtù dell'audacia e per spicacia con cui egli interroga, per scoprirne la giustificazio ne più intima, tutto questo insieme di concezioni codificate che costituisce il suo unico universo e attraverso il quale egli comprende la realtà. Wang Fuzhi ha infatti vissuto una del le epoche più tormentate della storia della Cina e il suo sfor zo per sondare le rappresentazioni culturali della tradizione mira innanzitutto a ristabilire un massimo di coerenza in~ questo universo disordinato. Egli non si è accontentato di 12 Processo o creazione condannare questo mondo, come sarebbe stato cosl facile fare, su invito del buddismo, e di cercare di evaderne. Non vorrei tuttavia cedere alla tentazione ingenua di chi fa l'elogio del «proprio» autore, riducendolo a sé per torbi da appropriazione (la tentazione del biografo), come se qualche anno trascorso in sua compagnia lo autorizzasse a ciò - ma devo anche dire il punto di vista a partire dal quale lo leggo e come prevedo di utilizzarlo. La sua opera non conta molto rispetto a una storia dell'ortodossia lette rata (ne sia prova il fatto che essa è quasi ancora sconosciu ta oggi in Giappone, anche ai sinologi). Essa costituisce in compenso un luogo particolarmente favorevole all'investiga zione del pensiero cinese, poiché ne interpreta al meglio i modi di articolazione e ne sfrutta nella forma più efficace le posizioni. Dunque non vi si cercherà tanto un insieme di te si, un corpo dottrinario organizzato, quanto una evidenzia zione particolarmente radicale delle potenzialità dell'intui zione letterata, un movimento costantemente attivo del pensiero rispetto al suo quadro mentale, il più intenso sfor zo di rigore e di lucidità. Pensatore troppo geniale per non essere un po' marginale (le sue opere più importanti non sa ranno d'altronde pubblicate prima del XIX secolo), ma che è servito anche da fermento al pensiero della Cina moderna (fino a T an Sitong e al giovane Mao Zedong, che fu mem bro di una società per lo studio delle sue opere, fondata a Chanazha verso il 1915), Wang Fuzhi è al centro di un cer to rinnovamento della filosofia cinese contemporanea, e possiede dunque ancor oggi una attualità che è misura della sua originalità. Anche Pascal, suo contemporaneo per noi, non è senza dubbio molto importante dal punto di vista del dogma e non è neppure forse totalmente affidabile agli oc chi dell'ortodossia: non per questo non offre uno dei mi gliori punti di vista per prendere coscienza in profondità dell'intuizione cristiana. Ciò che conta è dunque la forza di un'esigenza alle prese con un insieme definitivamente costi tuito e chiuso di rappresentazioni, la capacità di caricare di Introduzione 13 un massimo di senso - e di aprire ai limiti dell'intelligenza - una tradizione. In quanto fenomeno di tradizione, la cultura dei letterati cinesi si fonda non certo su di un insieme di nozioni, ancor meno di definizioni - e neppure di dottrine - , ma su di un lotto antico, e capitalizzato dalla memoria, di espressioni significative, di riferimenti canonici e di citazioni. Ciò po trebbe apparire solamente, dopo tutto, il caso, particolar mente tipico, di qualunque cultura del commento. Ma que sto si distingue nondimeno dai fenomeni paragonabili offer tici in particolare dalle grauJi tradizioni religiose, come il cristianesimo o il buddismo, perché non vi si fa mai riferi mento a un dogma (non esistendo qui tale dogma) e perché, d'altra parte, nel caso della Cina, l'apprendimento a memo ria dei testi è indissociabile dall'acquisizione stessa della lin gua scritta (il cinese, per sua propria natura, è quasi senza grammatica e la principale formazione del bambino consiste nell'apprendere regolarmente ogni giorno un certo numero di linee per servirsene nello stesso tempo come quadro ideo logico e mentale e come strumento di espressione). Il lavoro inventivo di ogni nuova generazione consisterà dunque es senzialmente nell'adattare ali' orientamento presente enun ciati consueti e antiche formulazioni, e nell'attribuire loro un significato più preciso in base alle proprie inclinazioni. La tradizione letterata si caratterizza dunque innanzitutto per il carattere assai pregnante della sua intertestualità: è l'effetto di contesto e di riferimento a essere primo e non ci si deve stupire del fatto che un pensiero cosl originale come quello di W ang Fuzhi si manifesti principalmente sotto for ma di nota, per allusione, citando e attraverso il gesto dell' e splicitazione. Il che flette necessariamente le condizioni della lettura: la nozione chiama ali' analisi, alla definizione, allo sforzo di co struzione; la formula chiama piuttosto all'interpretazione, ~ alla meditazione, al piacere dell' «assaporare». E, nel suo 14 Processo o creazione concatenarsi, questo secondo modo di enunciazione è tanto più difficile da seguire in quanto non si ordina in funzione di un piano logico e progettato in precedenza, ma pratica alle gramente la discontinuità, procede per messe a punto disper se, non offre mai uno sviluppo unico e completo. Ora, se è assolutamente necessario abituarsi a questo funzionamento non filosofico del testo (nel senso occidentale del termine) per tentare di leggerlo sullo sfondo della memoria letterata, il pericolo è anche di lasciarsi spossessare di ogni iniziativa nei suoi confronti, cullati come siamo allora dall'ondeggiamento consensuale del pensiero, dal conformismo dei suoi riferi menti, delle sue sequele di esempi e di associazioni convenu te, e dal perpetuo ritorno delle stesse citazioni. Allora il testo ci sfugge quasi si impantanasse nell'evidenza - l'impressio ne d'insignificanza: come una immensa e piatta tautologia. Dunque c'è questa forma di «conformismo» e di indiffe renza che bisogna spezzare. Da ciò la necessità - per il let tore occidentale, nel momento stesso in cui si trova a dover cogliere al meglio l'espressione letterata per tentare di com prendere il movimento individuale e momentaneo del senso, in rapporto a tutto il suo gioco implicito di allusione e di ri ferimento - di arretrare anche alla massima distanza rispet to a essa, per non restare bloccato e disarmato da questo concatenarsi formulare e chiuso, ripiegato sulla propria evi denza e nell'esclusione di ogni dissenso: di forzare a ogni co sto questa formulazione fuori dal conforto dei suoi riferi menti e dei suoi gesti tipizzati, organizzando deliberatamen te il suo confronto con un'esteriorità, strategicamente scel ta, e imponendole di reagire in rapporto a quest'altra pro spettiva del pensiero. L'espressione letterata è colata intera mente nello stampo della codificazione e dei luoghi comuni, anche quella di un pensatore vigoroso come Wang Fuzhi, e bisogna a ogni costo sospingerla rudemente fuori dalla sua convenzione, reintroducendo un effetto di differenza, per ché essa possa nuovamente significare. In termini generali, non si leggerà mai abbastanza da vicino, sposando il filo della Introduzione letteralità, né al tempo stesso abbastanza da lontano, sullo sfondo dell'alterità e interrogando il testo su ciò che mette in gioco e sulla sua portata. I ruoli, tradizionalmente oppo sti, del filologo e del filosofo non potranno essere disgiunti: leggere a un tempo da dentro e da fuori, dispiegando il si gnificato nell'ambito del proprio contesto, e provocando nello stesso tempo il senso dall'esterno, erigendo un nuovo orizzonte teorico che serva alla sua estroversione e metta in risalto la sua logica e la sua rappresentatività. La doppia valenza di enunciato individuale e di espressio ne di un modello è precisamente ciò che giustifica in questa sede il progetto di una lettura problematica di Wang Fuzhi. Il modello che la sua riflessione incarna, al quale si ricondu ce tutto il lavoro del suo pensiero, mi è parso essere quello del processo, al quale oppongo, strada facendo e per servir gli da rivelatore, la rappresentazione, che ci è così familiare, della creazione. Non solo perché quest'ultima rappresenta zione è effettivamente assente dall'orizzonte proprio di W ang Fuzhi, ma per misurarne anche in lui l'impossibilità teorica e sondare così la radicalità della sfaldatura conside rata. La comparazione non è quindi affatto ornamentale o convenzionale, ma partecipa intrinsecamente dell'atto della lettura2 Ed è attraverso di essa che la rappresentazione del • processo, così profondamente sfruttata dalla riflessione di Wang Fuzhi, mi sembra anche rispecchiare al meglio, sim boleggiando la differenza, la logica che è tradizionalmente inerente al pensiero letterato. Sviluppare una tale logica del processo - il cui senso è la continuità - non si prestava molto a una divisione in parti che implica necessariamente delle rotture di piano nella se quenza dell'esposizione. Perciò ho preferito procedete se guendo un concatenarsi di brevi sezioni che possano meglio avvicendarsi e costituire altrettante articolazioni significati ve che rilancino ogni volta l'interrogazione. Tre momenti principali ritmano, comunque, in cicli successivi, il corso t della riflessione. 16. Processo o creazione Capitoli I-V. Dai motivi e dalle immagini dell'alternanza che ritma il corso della natura e delle stagioni, si sviluppa l'intuizione di un funzionamento cosmologico benefico e re golare, la cui semplice evidenza, intrinsecamente sufficiente, dispensa da qualunque edificazione supplementare median te la parola, come rivelazione religiosa o costruzione filoso fica, e la cui efficacia si manifesta spontaneamente per in flusso, come è incarnato dal modello del Saggio in rapporto al resto dell'umanità. In termini più generali, tutto il reale è dovuto a un continuo rapporto di interazione, che procede per impulso reciproco e regolazione, e il rigore della rifles sione di Wang Fuzhi lo porta a inscrivei-e la <lualità all'origi ne stessa della realtà delle cose; al contempo egli insiste sul carattere primo della relazione così come sull'aspetto neces sariamente correlativo e reversibile di ogni opposizione. Ne risulta una concezione sistematica del mondo come processo continuo e regolare, senza escatologia religiosa né interpre tazione teleologica della sua finalità: è questa che noi oppo niamo alla rappresentazione della creazione, da cui si distin gue non solo da un punto di vista filosofico (struttura bipo lare della realtà, eliminazione di qualsiasi causalità esterna) ma anche antropologico: una minore valorizzazione delle rappresentazioni culturali del fare e dell'agente (sul modello del demiurgo) a favore delle categorie della funzione e del divenire spontaneo; e inoltre il rifiuto di ogni statuto simbo lico e mitologico del discorso, a favore di una visione sdram matizzata e fondamentalmente serena della realtà. Capitoli VI-X. Ma la visione letterata non è neppure del tutto sprovvista di ogni sentimento dell'insondabile e del l'infinito. Conviene dunque riprenderne il percorso, inter rogandosi sulla sua concezione dell'invisibile e sullo statuto che essa attribuisce alla «trascendenza». L'invisibile non esi ste separato dal visibile, ma funziona correlativamente a es so, secondo l'opposizione ciclica del manifesto e del latente (è dunque anche manifestato da esso, il che ha profonda- Introduzione 17 mente segnato le concezioni estetiche in Cina); e la sua di mensione di efficienza non deve affatto essere interpretata da un punto di vista religioso, ma in un senso cosmologico e morale insieme, come capacità di trasformazione senza fine e pura processualità delle cose. Resta da comprendere come possano articolarsi all'interno di una concezione univoca del processo l'orizzontalità della correlazione, da cui discende ogni attualizzazione dell'esistenza, e la verticalità gerarchi ca, che è fondatrice dei valori e condiziona la legittimità della morale: vale a dire comprendere come il «Cielo» sia al tempo stesso la dimensione di incondizionato del processo e lo stretto partner della Terra nella generazione costante mente rinnovata del mondo, cioè che possa costituire l'idea le di superamento al quale aspira spontaneamente la soggetti vità, e che al contempo questa infinità non sia concepita co me esterna allo svolgersi delle cose e la «trascendenza» che le è effettivamente propria non rappresenti di fatto null' al tro che una assolutizzazione dell'immanenza inerente a qual siasi funzionamento. Cosl sarebbe forse difficile sostenere fino in fondo che la posizione di W ang Fuzhi è fondamen talmente «materialista», come si ritiene oggi in Cina, se la sua sistematica confutazione di ogni evasione idealista, nelle forme del buddismo, non lo portasse ad affermare ancor più fortemente, e per reazione, la coerenza intrinseca al reale e la sua essenziale continuità: a denunciare l'illusione metafisi ca che nasce ogniqualvolta si manifesta una rottura in seno all'essenziale correlazione delle cose e sorge di conseguenza lo spettro di un assoluto indipendente e separato. Qualsiasi separazione (di «vuoto» e «pieno», di «via» e «strumento», di «invisibile» e «fenomenico», dell' «essere costitutivo» e del suo «funzionamento» ... ) è nata da una incomprensione dei rapporti di interdipendenza e di reciprocità, e distrugge cosl il carattere necessariamente operante, e dunque costan temente in corso, della realtà. Capitoli XI-XV. Resta da cogliere meglio ciò che ha reso

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