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Principi metafisici della scienza della natura PDF

423 Pages·2003·15.005 MB·Italian
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Tm manuel Kant Principi metafisici della scienza della natura Testo tedesco a fronte lntroduzione, traduzione, note e apparati di Paolo Pecere 1JiJ BOMPTANT ~ TESTI AF RONTE TSBN 88-452-9256-8 © 2003 R.C-5. Libri S.p.A., Milano I edizione Bompiani Testi a fronte settembre 2003 INTRODUZIONE § 1 - L'idea di una nuova metafisica: "metafisica della natura" e filosofia trascendentale I Principi metafisici della scienza della natura, com parsi nel 1786, si inserivano esplicitamente nel disegno di un sistema della filosofia che Kant aveva tracciato nella Critica della ragion pura.I Secondo questo piano, la nuova opera avrebbe dovuto contenere la "fisiologia immanente", cioè la parte della metafisica che si riferi sce specificamente agli oggetti della natura conoscibili empiricamente - articolandosi in fisica razionale e psi cologia razionale - e che si distingue perciò dall'ontolo gia (corrispondente alla filosofia trascendentale) e da cosmologia e teologia razionali, costituendo insieme ad esse la "metafisica della natura". In realtà, nei Principi metafisici Kant affronta da capo il problema della strut tura e della legittimità di questa parte della metafisica, che era rimasto aperto: ne riduce il contenuto alla sola "fisica razionale" e la presenta come una scienza non più autonoma, ma strettamente congiunta con la fisica matematica. Questa nuova scienza resterà l'unica parte dell'originaria metafisica della natura che Kant realiz zerà effettivamente. Per riferirsi invece all'idea di un compimento sistematico della Critica - organizzato sul modello dei manuali scolastici su cui teneva lezione - Kant parlerà semplicemente di una "metafisica", che del resto non realizzerà mai. Le premesse di questo cambiamento di impostazione stavano già nella Critica. Kant, infatti, aveva sostenuto che la filosofia è <<l'idea di una scienza possibile, mai 6 INTRODUZIONE data in concreto, a cui si cerca tuttavia di avvicinarsi per diverse strade», e che in realtà non si può imparare la filosofia, ma semmai solo a <<filosofare, cioè a esercitare il talento della ragione mediante l'applicazione dei suoi ·principi universali ad alcuni tentativi dati>> [KrV A 838/ B 866]. Perciò, sebbene affermasse che ad essa, in quan to propedeutica, doveva seguire la metafisica vera e propria, la quale avrebbe dovuto contenere una com piuta analisi dei concetti di cui la Critica indagava solo le fonti [A XXI], egli, tuttavia - in una parentesi di gran peso -, definiva "vera o apparente" la conoscenza orga nizzata in un tale sistema [KrV A 841/B 869]. La metafi sica, cioè, manteneva idealmente agli occhi di Kant la struttura propria dell'esposizione scolastica (w olffiana) - con le sue rigorose analisi concettuali cui Kant attri buiva un valore conoscitivo non indifferente-, ma la validità oggettiva dei suoi contenuti era stata neutraliz zata in gran parte dalla critica. La filosofia trascendenta le, anzi, con un significativo paradosso, veniva definita alternativamente come una propedeutica e come una parte integrante della metafisica stessa, poiché in. realtà, indagando le condizioni di possibilità. dei suoi giudizi, ne aveva già sostanzialmente esaurito la trattazione. Non a caso, dunque, Kant non scrisse mai il promesso trattato di metafisica, ma - sollecitato dai problemi interni della Critica e dal dibattito che si aprì dopo la pubblicazione dell'opera - privilegiò esposizioni della filosofia trascendentale che aiutassero a metterne a fuoco le questioru di principio (come quella dei Prolego meni), piuttosto che dedicarsi alla realizzazione di un'e sposizione rigorosamente sistematica. Solo negli anni '90,_ infine, in replica a coloro che si richiamavano alle sue ripetute affermazioni sulla necessit_à di un compi mento sistematico della Critica per sostenere l'esigenza di una nuova metafisica speculativa, sconvolgendo ai suoi occhi il senso della filosofia critica, Kant sottolineò INTRODUZIONE 7 con forza quanto aveva già affermato in sostanza fin dal principio: che cioè la Critica conteneva tutto quanto di essenziale vi fosse da scrivere sulla metafisica. 2 I Principi metafisici si collocano proprio al termine della prima fase di ripensamento del criticismo: l'opera affronta il problema di realizzare la metafisica della natura come sola metafisica dotata di validità oggettiva e stabilisce, così facendo, i presupposti per gran parte delle modifiche della seconda edizione della Critica (1787). Nonostante il disgregarsi del proposito kantiano di realizzare un sistema, per comprendere la genesi della nuova metafisica non va sottovalutato il ruolo svolto dalla cornice sistematica. In effetti, per Kant, l' organiz zazione sistematica dei pensieri era nello stesso tempo un requisito di scientificità e un metodo di lavoro, senza corrispondere necessariamente all'esposizione di conte nuti dogmatici) Così, l'architettonica delle conoscenze razionali tracciata nella Critica, basata sulla distinzione di principio tra matematica e metafisica, costituisce il necessario presupposto del tentativo - intrapreso nella nuova opera - di istituire un passaggio tra filosofia tra scendentale e fisica matematica. Per introdurre i pro blemi legati a questi rapporti "architettonici" tra le diverse parti della conoscenza della natura, è opportuno dunque menzionare il modo in cui viene presentata per la prima volta l'idea della metafisica della natura su cui Kant ritornerà nei Principi metafisici. ·La metafisica o filosofia della natura - scrive Kant nella Critica [KrV A 845/B 87.3ss.J - si articola in due parti: la prima è la ''filosofia trascendentale", o "ontolo gia", che «si limita a studiare l'intelletto e la ragione nel sistema di tutti i concetti e di tutti i principi concernenti oggetti in generale, senza assumere oggetti che siano dati», e questa scienza, sia pure senza la compiutezza del trattato scolastico, è stata esposta già nella Critica; la seconda parte «studia la natura, ossia il complesso degli 8 INTRODUZIONE oggetti dati [. .. ] ed è quindi fisiologia (benché soltanto rationalis)». Quest'ultima si suddivide a sua volta in due parti: la "fisiologia immanente", che «si riferisce agli oggetti dei sensi in quanto ci sono dati, ma soltanto secondo condizioni a priori sotto le quali ci possono venire dati in generale»; e la "fisiologia trascendente", che si compone di cosmologia trascendentale e teologia trascendentale, le quali si occupano rispettivamente della totalità degli oggetti dell'esperienza, e del collega mento dell'intera natura con un ente che la trascende. La scienza cui Kant si dedicherà nei Principi metafisici - come si è accennato - è la "fisiologia immanente", che si articola a sua volta in "metafisica della natura corpo rea", o "fisica razionale", e "metafisica della natura pen sante", o "psicologia razionale". L'opera del 1786, in particolare, conterrà la sola metafisica della natura cor porea, perché Kant vi sosterrà la sostanziale inconsisten za della psicologia razionale [vedi infra nota 14]. È degno di nota, comunque, che la metafisica trattata nella nuova opera corrisponda all'unica parte del sistema che non trova corrispondenza nella classificazione wolffiana, essendo state le altre sostanzialmente dissolte come scienze apparenti nella Dialettica trascendentale. Kant stesso ne riconosce l'originalità, che si basa sul fatto di fornire una «Conoscenza a priori, cioè Una metafisica, relativa ad oggetti che però ci sono dati a posteriori» [KrV A 847 /B 875]. Soltanto nei Principi metafisici Kant risolverà il problema della legittimità di questa nuova metafisica, e, dunque, della possibilità di una nuova estensione della conoscenza a priori [vedi infra§ 2]. La "fisica razionale", appartenendo alla metafisica, si distingue da quella che al tempo veniva più comune mente chiamata "fisica generale", cioè la fisica matema tica [KtV A 847/B 875, nota]. La conoscenza filosofica e quella matematica - come Kant ha lungamente argo mèntato in precedenza [A 712/B 740ss.J - sono infatti INTRODUZIONE 9 essenzialmente diverse: la prima si basa su concetti, la seconda sulla rappresentazione di concetti nell'intuizio ne pura, o "costruzione". Ora, Kant riconosce che la matematica è indispensabile alla fisica empirica propria mente detta - che si basa sulla semplice raccolta di osservazioni empiriche - e che in confronto ad essa la metafisica non ha da offrire praticamente nessuna cono scenza. Egli sostiene, tuttavia, che i matematici, nell' ap plicare la matematica alla fisica si sono serviti di «certi concetti comuni, che di fatto sono metafisici>> e, senza un'indagine critica sulla loro origine e applicazione, hanno introdotto nella fisica pura delle vere e proprie ipotesi, in contrasto con il rigore della propria scienza.4 Sarà compito della metafisica della natura mostrare l'ori gine e la legittimità dell'uso empirico di questi concetti. Secondo il disegno della Critica, dunque, la nuova metafisica della natura (come la si chiamerà d'ora in poi) si colloca tra filosofia trascendentale e fisica empirica e, nello stesso tempo, intrattiene un rapporto con la fisica matematica, che fino al 1786 non viene, tuttavia, compiu tamente esaminato. Alla luce di questi diversi rapporti~ nella Prefazione ai Principi metafisici, Kant individua i due scopi fondamentali a cui risponde la nuova metafisica. Il primo di essi riguarda la funzione che la nuova metafisica svolge nei confronti della filosofia trascen dentale. Kant premette che l'esposizione separata di questa parte a priori della scienza della natura risponde all'esigenza di evitare «l'incertezza che sorge dalla mescolanza di diverse scienze, allorché non si sa distin guere a quale di esse siano da ascrivere sia i limiti, sia gli errori· che possono presentarsi nel !Oro impiego» [MA 473]. Ma, dal punto di vista della filosofia trascendenta le, esiste una seconda ragione, "esteriore, contingente, e tuttavia importante", per la trattazione separata della nuova scienza. Essa non riguarda <<la costituzione del- 1' oggetto e la specifica modalità della sua conoscenza», 10 INTRODUZIONE · ma «lo scopo che ci si prefigge con la scienza stessa per un altro uso» [MA 477, cors. mio]. Infatti, qual è il vero e proprio scopo della metafisica? Kant non ha dubbi: La metafisica ha finora occupato così tante teste, e continuerà a occuparne, non àll9 scopo di estendere le conoscenze naturali (il che accade con molta più faci lità e sicurezza mediante l'osservazione, I'e sperimento e I'a pplicazione della matematica ai fenomeni esterni), ma per giungere alla conoscenza di ciò che sta del tutto al di là dei confini dell'esperienza, cioè di Dio, della libertà e dell'immortalità [MA 477]. Ora, se lo scopo della nuova metafisica non può sostituirsi a quello della precedente, essa può svolgere però un compito ad esso imparentato, che Kant descri ve subito dopo: È in effetti davvero notevoie (sebbene qui non possa essere mostrato adeguatamente) che la metafisica generale, in tutti i casi in cui ha bisogno di esempi (intuizioni) per procurare significato ai suoi puri con cetti intellettuali, debba trarli sempre dalla dottrina generale dei corpi, cioè dalla forma e dai principi del l'intuizione esterna, e se questi non sono esposti com piutamente brancoli fra meri concetti senza senso, incerta ed esitante[. .. ] Ecco perché una distinta meta fisica della natura corporea reca a quelfa generale un servizio eccellente e indispensabile, procurando esem pi (casi in coi;icreto) per realizzare i concetti e i teore mi di quest'ultima (propriamente, della filosofia tra scendentale), cioè per procurare senso e significato a una semplice forma del pensiero [ibidem]. I Principi metafisici, dunque, come verifica della tesi della Cri#ca sulla possibilità del solo "uso empirico" dell'intelletto: ecco il primo scopo della nuova opera. In luogo della metafisica tradizionale, si ha una metafisica che ne rivela il carattere di "semplice forma del pensie ro" .5 Può sembrare che da questo punto di vista la

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