Dello stesso autore in edizione Garzanti: Naturalmente buoni La scimmia e l'arte del sushi La scimmia che siamo FRANS DE WAAL PRIMATI E FILOSOFI Evoluzione e moralità Contributi di ROBERT WRIGHT CHRISTJNE M. KORSGAARD PHILIP KITCHER PETER SINGER Introduzione e cura di JOSIAHOBER STEPHEN MACEDO m Garzanti Prima edizione: giugno 2008 Traduzione dall'inglese di Fiorenza Conte Titolo originale dell'opera: ' Primates and Philosophers © 2006 by Princeton University Press Ali rights reserved. No part of this book may be reproduced or trasmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording or by any infomiation storage and retrieval system, without permission in writing from thc Publisher. ISBN 978-88-11-74081-0 © 2008, Garzanti Libri s.p.a., Milano Printed in Italy www.gar.i:antilibri.it PRIMATI E FILOSOFI Ringraziamenti Vorrei ringraziare Philip Kitcher, Christine M. Kor sgaard, Richard Wrangham che sono intervenuti nelle Tan ner Lectures da me tenute nel novembre 2003 all'univer sità di Princeton. Voglio ringraziare anche Peter Singer per il suo saggio che appare in questo libro, e Stephen Macedo e Jo siah O ber per la loro introduzione. Sono grato alla Fondazione Tanner che sovvenziona la serie delle Tanner Lectures; alla Princeton University Presse in special modo a Sam Elworthy e Jo di Beder, direttore e redattrice, e allo staff del Centro per i valori umani che ha organizzato le conferenze e ha contribuito alla nascita di questo libro; rin grazio il direttore, Stephen Macedo; Will Gallaher, ex di rettore associato; e Ja n Logan, il vicedirettore. E infine, so no grato allo Yerkes National Primate Research Center dell'università di Emory ad Atlanta, in Georgia, e agli altri centri e zoo dove ho fatto ricerca, tanto come a tutti i miei molti collaboratori e studenti per avermi aiutato a racco gliere i dati qui presentati. Frans de Waal Marzo 2006 6 Introduzione di Jo si ah O ber e Stephen Macedo Nel ciclo delle sue Tanner Lectures dedicate ai valori u mani e diventate il saggio cardine di questo libro, Frans de Waal fa valere il suo decennale lavoro sui primati e la sua abitudine alla riflessione profonda sul senso dell' evoluzio ne, per affrontare una domanda fondamentale che riguar da la moralità umana. Tre insigni filosofi e un brillante stu dioso di psicologia evoluzionistica intervengono successi vamente sul modo in cui la domanda di de Waal viene for mulata e sulla sua risposta. Nei loro saggi elogiano il tenta tivo di de Waal e, allo stesso tempo, sono critici rispetto ad alcune delle sue conclusioni. A sua volta de Waal risponde alle critiche in un saggio finale. Anche se tra i cinque stu diosi il disaccordo è rilevante, sia per quanto riguarda la domanda sia sul modo di rispondervi, le cose che hanno in comune non sono poche. In primo luogo, tutti coloro che hanno contribuito a questo libro accettano l'impostazione scientifica standard secondo la quale l'evoluzione biologi ca si basa su una selezione naturale del tutto casuale. Nes suno di loro lascia intendere che ci siano ragioni per sup porre che gli esseri umani siano differenti nella loro essen za metafisica dagli altri animali o, perlomeno, nessuno di loro costruisce le proprie argomentazioni a partire dall' as sunto che gli esseri umani siano gli unici a essere dotati di un'anima trascendente. Una seconda premessa importante condivisa da de Waal e dai suoi quattro interlocutori è che la bontà morale è 7 qualcosa di reale, sulla quale si possono fare affermazioni che rispondono a criteri di verità. La bontà richiede, co me minimo, di tenere conto degli altri in maniera ade guata. La cattiveria, analogamente, comprende in sé quel la sorta di egoismo che ci porta a trattare gli altri in ma niera non adeguata, trascurando i loro interessi o trattan doli in modo puramente strumentale. Queste due pre messe basilari, quella relativa alla scienza dell'evoluzione e quella sulla realtà della morale, stabiliscono i confini del dibattito sulle origini della bontà così come viene posto in questo libro. Ciò implica che i credenti in una fede reli giosa convinti che unicamente gli esseri umani siano stati dotati, per grazia divina, di speciali attributi (compreso il senso morale), non trovano spazio in un tipo di discus sione come quella che viene qui presentata. Né lo t~ova no gli studiosi di scienze sociali che si affidano a una ver sione della teoria dell'agire razionale che vede l'essenza della natura umana come un'irriducibile tendenza a opta re per l'egoismo (l'opportunismo, l'inganno) anziché per la cooperazione spontanea. Infine non vengono presi in considerazione neppure i relativisti morali, convinti che un'azione possa essere giudicata giusta o sbagliata solo in un senso limitato e sulla base di fattori contingenti e con testuali. Quindi ciò che presentiamo in questo libro -è un dibattito tra cinque studiosi che sono d'accordo su alcu ne questioni di base relative alla scienza e alla moralità. Si tratta di uno scambio serio e vivace tra un gruppo di pen satori che confidano profondamente nel valore e nella va lidità della scienza e nel valore e nella realtà di un atteg giamento morale che tenga conto dell'altro. La domanda che de Waal e i suoi interlocutori cercano di porsi è questa: dato che ci sono forti ragioni scientifi che per pensare che l'egoismo (almerio a livello dei geni) sia un meccanismo primario della selezione naturale, com'è che noi esseri umani siamo così fortemente legati a 8 un valore come la bontà? O, per dirla in un modo un po' diverso, perché non pensiamo che essere cattivi sia una buona cosa? Per coloro che ritengono che la moralità sia una cosa reale, o giustificabile soltanto facendo ricorso al presupposto teologico che vede nella peculiare inclina zione umana alla bontà il frutto della grazia divina, que sto è un problema complesso e di notevole importanza. L'obiettivo di de Waal è controbattere a tutte le rispo ste date alla sua domanda «da dove viene la moralità?» che si possono ascrivere a quella che lui definisce la «teo ria della patina», secondo cui la moralità non sarebbe al tro che una leggera patina a copertura di un'essenza a morale o immorale. De Waal sostiene che la teoria della patina è (o almeno è stata fino a tempi recenti) ampia mente diffusa. Il suo bersaglio principale è Thomas Hux ley, lo scienziato soprannominato «il mastino di Darwin» per la sua strenua difesa della teoria darwiniana dell'evo luzione contro i suoi detrattori alla fine del XIX secolo. De Waal afferma che Huxley ha tradito profondamente il proprio impegno di darwiniano perorando una visione della moralità come «cura di un giardino» - una battaglia costante contro le erbacce rigogliose dell'immoralità che minacciano incessantemente di infestare la psiche umana. Gli altri bersagli di de Waal sono alcuni teorici del con tratto sociale (in particolar modo Thomas Hobbes) che muovono da un'idea dell'uomo come essere fondamen talmente asociale o addirittura antisociale, e alcuni biolo gi dell'evoluzione che, a suo avviso, tendono a generaliz zare in maniera eccessiva il ruolo ormai accertato dell' e goismo nel processo di selezione naturale. Nessuno dei cinque autori dei saggi raccolti in questo volume si considera un «teorico della patina» nel senso di de Waal. Eppure, come dimostrano i loro saggi, la teoria della patina può essere intesa in vari modi. Sarebbe quin di utile dare una definizione di quello che potrebbe esse- 9 re una sorta di «ideai-tipo» della teoria della patina, anche se si rischia di creare un falso obiettivo. L'ideai-tipo di teo ria della patina presuppone che gli esseri umani siano per natura brutali e quindi cattivi o, più esattamente, egoisti e di conseguenza è prevedibile che si comportino in modo malvagio, ovvero che trattino gli altri in maniera non ade guata. Eppure è innegabile che almeno qualche volta gli · uomini si comportino bene e in maniera adeguata l'uno con l'altro, proprio come se fossero buoni. Visto che se condo questo ragionamento gli esseri umani sono in fon do cattivi, il loro comportamento positivo è da spiegarsi come effetto di una patina di moralità che rivestirebbe in modo misterioso la foro naturale essenza malvagia. L' obie zione principale che de Waal muove a questo proposito è che la teoria della patina non è in grado di identificare la fonte di questa patina di bontà. La patina è qualcosa che, a quanto pare, esiste al di fuori della natura e quindi va re spinta come un mito da chiunque sia impegnato a dare una spiegazione scientifica dei fenomeni naturali. Se è vero che la teoria della bontà morale come patina è basata su un mito, il fenomeno della bontà umana deve essere spiegato in qualche altro modo. Come prima cosa de Waal ribalta la premessa iniziale: gli esseri umani, af ferma, sono buoni per natura. Insieme a molte altre cose, la nostra «natura buona» l'abbiamo ereditata dai nostri antenati non umani attraverso il normale processo darwi niano di selezione naturale. Al fine di verificare questa premessa, de Waal ci propone di osservare da vicino in sieme a lui il comportamento dei nostri parenti non uma ni più stretti, innanzitutto quello degli scimpanzé, poi quello degli altri primati nostri parenti più alla lontana, e da ultimo quello degli animali sociali che non rientrano tra i primati. Se infatti i nostri parenti più prossimi si comportano come se fossero buoni, e se anche noi esseri umani ci comportiamo come se fossimo buoni, il princi- 10