ebook img

Prima lezione di sociologia PDF

204 Pages·2007·0.615 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Prima lezione di sociologia

© 2007, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 2007 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel maggio 2007 SEDIT- Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-8318-4 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Arnaldo Bagnasco Prima lezione di sociologia Editori Laterza Premessa Per la serie delle Prime lezioni, l’editore sollecita chi scrive soprattutto a rendere quella che a lui sembra la cifra di una disciplina, valutando e selezionando dun- que con libertà i suoi riferimenti, senza preoccupazioni eccessive di completezza e distacco. Così ho inteso l’in- vito, e ho accettato volentieri le regole del gioco cer- cando di collocare la sociologia come scienza generale della società – in un senso che sarà chiarito – nell’am- biente diversificato delle scienze sociali specializzate. Gli autori ai quali ho scelto di riferirmi, o il modo in cui teorie e pratiche del mestiere di sociologo sono presen- tate, risentono di valutazioni che sono a volte dichiara- te, a volte implicite. Va da sé che anche la più completa e distaccata del- le introduzioni è pur sempre costruita da un punto di vista, e che una Prima lezione, intesa come si è detto, è anche a suo modo una panoramica del campo discipli- nare. Resta il fatto che altri sociologi avrebbero potuto fare scelte diverse di selezione e di esposizione per ren- dere un’idea della sociologia, che è in realtà un campo composito di programmi scientifici in concorrenza e collaborazione fra loro. Venendo più direttamente ai contenuti, sono stato molto facilitato dal lavoro fatto con altri colleghi per VI Premessa progettare e poi gestire, da cinque anni a questa parte, un corso interfacoltà di laurea specialistica (ora si di- ce magistrale) in Sociologia, costituito dalle Facoltà di Scienze politiche, Lettere e filosofia, Scienze della for- mazione ed Economia dell’Università di Torino. Gli stu- denti che frequentano il corso innestano una formazio- ne sociologica su basi di precedenti lauree triennali di- verse, e questo ha permesso di mettere a punto un pro- gramma che pensiamo utile a un mercato del lavoro in evoluzione, che richiede adattabilità e capacità combi- natorie. Questa esperienza è stata però anche l’occasio- ne di ripensare a molti aspetti di teoria e pratica della ri- cerca sociale discutendone fra noi e con gli studenti. Riferendomi agli studenti e ai colleghi del nostro corso di laurea ho cominciato anche con il riconosci- mento di debiti e con i ringraziamenti. Le persone che dovrei ricordare sono molte, ma voglio almeno farlo in modo particolare per quattro amici che hanno sacrifi- cato una parte delle loro preziose vacanze di Natale per rileggere il manoscritto: Carlo Trigilia, Nicola Negri, Antonella Meo, Rocco Sciarrone. Delle loro puntuali osservazioni ho cercato di tenere conto per la messa a punto finale. Ancora un solo riferimento, ma importante perché riguarda la cifra della sociologia qui delineata. Nel di- panare la matassa, di frequente ho fatto riferimento a Max Weber sino a concludere con un suo dilemma, e ho iniziato con una visita al laboratorio di Merton, seguen- do poi un filo rosso sino alla sociologia analitica di og- gi; devo allora constatare che queste scelte, e anche i miei modi di ragionare, sono ancora legati alle lezioni che ho ascoltato molti anni fa da Luciano Cavalli e da Filippo Barbano su loro autori preferiti. Con gratitudi- ne ricordo quelle per me prime lezioni di sociologia. Università di Torino, aprile 2007 Prima lezione di sociologia 1. Un’idea di sociologia 1.1. L’immaginazione sociologica In questa lezione parlerò della sociologia, in realtà di un insieme composito di programmi scientifici che sono intesi con questa parola. In tale varietà, l’aria di famiglia si avverte nel fatto che chi la pratica riconosce ascen- denze comuni, risalenti a un periodo di fondazione fra Ottocento e primo Novecento. Riconoscere una eredità classica è un modo per mantenere oggi i confini con l’e- sterno e insieme per far convivere, all’interno, approcci che restano diversificati: diversificati al punto che ha forse ragione chi dice che sarebbe meglio parlare di so- ciologie piuttosto che di sociologia. C’è però anche un altro modo per individuare una relativa unitarietà, riferendosi all’esperienza di lavoro di chi si pensa come un sociologo. Di un sociologo si può dire che professionalmente coltiva, sviluppa, applica a fini di conoscenza, diffonde immaginazione sociologica, sia pure con sensibilità e in modi diversi. Questo termine è stato introdotto da Charles Wright Mills, un sociologo americano che la tradizione classica ha frequentato e che negli anni del secondo dopoguer- ra si è impegnato in importanti ricerche; nel 1959 egli pubblicò un libro sullo stato e sulle prospettive della 4 Prima lezione di sociologia disciplina nel suo paese, appunto con quel titolo. Per Mills (1962: 15-20), l’immaginazione sociologica è una particolare qualità della mente; chi la possiede è capace di fare un certo ordine nell’ambiente sociale che lo cir- conda, è capace, come lui dice, di percepire l’ordito del- la società e la trama tessuta su questo da uomini e don- ne che spesso si fanno un’idea falsa della loro posizio- ne; è in grado di riconoscere la sua condizione come si- mile a quella di altre categorie di persone, con le quali condivide problemi e prospettive; riesce a distinguere difficoltà personali, circoscritte all’ambiente immediato e in questo affrontabili, da problemi pubblici che na- scono nella più grande organizzazione della società e nel funzionamento delle sue istituzioni; questa capacità di connettere questioni private a problemi pubblici, comprendendone le ragioni, è l’essenza dell’immagina- zione sociologica. L’immaginazione sociologica, in sostanza, è dunque la capacità di comprendere, per quanto si riesce, come la società è fatta e funziona, nell’ambiente prossimo e più generale, perché in essa diventi possibile vivere con consapevolezza e, in certa misura almeno, autodetermi- nazione. L’argomento principale di Mills è che ci sia un bisogno crescente di immaginazione sociologica nelle complesse società della nostra epoca, e che appunto la sociologia ne sia, dalle sue origini, un sistematico pro- duttore. A ben vedere, si tratta sia di produzione di informazioni allargate e attendibili su fenomeni sociali di cui sempre meno si ha esperienza diretta, sia di in- terpretazioni e spiegazioni delle loro cause e della loro possibile evoluzione; informazioni e interpretazioni che devono essere a uso di ciascuno, in quanto diffuse nel- l’intero corpo sociale (su questo insiste in particolare 1. Un’idea di sociologia 5 Mills), ma evidentemente anche necessarie per orienta- re l’azione di governo della società. Spostare l’attenzione dalla sociologia all’immagina- zione sociologica permette osservazioni importanti. An- zitutto, in quanto qualità della mente, l’immaginazione sociologica non è patrimonio esclusivo dei sociologi; con questa definizione si può ammettere che la sociolo- gia è solo uno dei modi in cui si conosce la società, e che da sempre storici, filosofi, geografi, pittori, poeti, mora- listi, romanzieri ci hanno fatto conoscere aspetti della società del loro tempo o modi di concepire la vita di re- lazione così come nel loro tempo era possibile. La Co- médie humaineo la Recherchenon sono forse fonti ine- sauribili di documentazione e interpretazione della so- cietà francese dell’Ottocento e del primo Novecento? E la loro lettura non ci aiuta a distinguere cosa è utile os- servare di una società per capirla, e non sviluppa la no- stra sensibilità a intuire come gli uomini e le donne la vi- vono, la subiscono, ma anche si adattano e la plasmano? Ma c’è di più. È certamente vero che spesso le per- sone si fanno un’idea falsa della società. Ma è anche ve- ro che senza una certa dotazione di immaginazione so- ciologica nessuno potrebbe vivere in società, e che ognuno applica quella di cui dispone. È un punto, que- sto, che va preso molto sul serio. Non solo significa che esiste una sociologia per così dire personale, più o me- no consapevole e ricca; significa anche che una sociolo- gia professionale deve fare i conti con le idee che, della situazione sociale in cui si trovano, le persone si fanno. Questo corrisponde a un principio che i sociologi chia- mano il teorema di Thomas: una situazione definita da- gli attori come reale ha conseguenze reali; ovviamente, anche se non lo era. Il sociologo, con la sua immagina- zione addestrata, potrà chiarire le cose in casi come que-

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.