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Presenza e immortalità PDF

539 Pages·2011·1.531 MB·Italian
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A cura di Maria Pastrello e Andrea Serra  e t n o r f a e s e c n a fr Gabriel Marcel o t s e T Presenza e immortalità  [Prefazione di Glauco Tiengo] BOMPIANI TESTI A FRONTE BOMPIANI TESTI A FRONTE direttore GIOVANNI REALE segretari: Pier Davide Accendere Alberto Bellanti Vincenzo Cicero Diego Fusaro Giuseppe Girgenti Roberto Radice Glauco Tiengo GABRIEL MARCEL PRESENZA E IMMORTALITÀ Testo francese a fronte A cura di Maria Pastrello e Andrea Serra Traduzione e note di Maria Pastrello Prefazione di Glauco Tiengo BOMPIANI TESTI A FRONTE ISBN 978-88-58-76186-1 © 2011 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano I edizione digitale 2013 da I edizione Testi a fronte agosto 2011 M ’ . ARCEL PENSATORE DELL ESISTENTIVITÀ Note sull’esistenzialismo tra Russia e Francia1 (I) Prefazione di Glauco Tiengo “La verità che precede la libertà è la verità metafisica e la verità che segue alla libertà è la verità esistenziale” Cornelio Fabro Follia e follia della filosofia2. Assenza della totalità categorica3, esposizione del frammento residuale4, luce bionda (come è quella del sole) che illumina l’ombra dell’abisso più odioso – quella della dimenticanza di Dio, nel nostro Nome in Lui pronunciato –, presenza che si fa sottrazione dell’ovvio, di ciò che ci si attende quando l’Essere si dis-vela veritativamente; pensiero rivolto all’Altro, al suo ‘esserci-per-l’essere’5 prima ancora che al suo vol- to o al suo ritratto frontale nella resurrezione6. Sono queste le sensazioni nette che ci provengono dal- la scrittura di Marcel e soprattutto dal Marcel del Giornale metafisico7 e di Presenza e immortalità. Sussurri che pren- dono forma polifonicamente, suggestioni dettate da quella memoria coscienziale (là dove il problema della coscienza rimanga anche per Marcel una delle fonti primarie di ogni verità) che unisce sia la fenomenologia sia la metafisica della speranza al teologale dialogo dell’amore; del personalistico tema dell’alteramente Te8. In poche, brevi tracce: esistentività vissuta come spazio delle ‘relazioni vitali’ (Florenskij), pensabilità polifonica, alterità che si fa presenza e speranza dell’Altro o ancora ‘amore prossimale’9, ben al di là dell’Ereignis (heideggeria- no) nell’idea dell’abbandono dell’essere in favore del dono (Gabe) là dove – per come abbiamo detto anche altrove – il primo renda possibile il secondo unitamente al tempo10. Voci che silenziosamente dicono di un Marcel impossibi- le a definirsi ultimativamente e il cui pensiero abbraccia nel contempo l’indomabile sapere dell’uomo e la sua vocazione al tragico; all’assurdo, all’esistenza misterica che chiama in causa la trascendenza ma in un modo del tutto nuovo, inno- minabile ed inimmaginabile. Nello stesso tempo non possiamo fare a meno di accor- gerci che con Marcel ci troviamo nuovamente11 di fronte ad un filosofo autenticamente legato all’esistentitivà del- la vita: Berdjaev – parafrasando qui il suo dire su un altro ‘anomalo’ esistenzialista, ossia Lev Isaàkovič Švarcman (Schwartzmann), meglio noto come Lev Šestov – direbbe “esistenzialista fino al midollo, filosofo con tutto il suo es- sere” in quanto «per lui la filosofia non fu una specializza- zione accademica, ma piuttosto una questione di vita o di morte [poiché] dedicò al tema fondamentale della sua vita ogni cosa che pensò, che disse e che scrisse»12; guardando al mondo esclusivamente entro il contesto del proprio oggetto d’interesse, considerandolo e trasformandolo in relazione a quello stesso oggetto13. Ebbene, le stesse parole si potrebbe- ro – in questo caso come in altri, beninteso – usare per que- sto pensatore che mantiene costante l’interesse per il pro- blema ontologico come fondamento stesso della descrizione esistenziale e che ne fa il suo motivo primo di relazionabilità col mondo medesimo. Ancor prima di questo dire però, non scordiamoci che Marcel – per usare le parole di Tiliette – è un Privatdenker, un autentico pensatore privato14 e la sua, come egli stesso ebbe a dire, è una filosofia concreta; una autentica filosofia dell’esistere (più che dell’esistenza, certo), diremmo noi. Per questo affermiamo subito che la nostra intenzione – al di là di quello che sapientemente è messo in luce nella densa introduzione di Serra e Pastrello – non è certo quella di pre- sentar qui il pensiero marcelliano in tutta la sua complessità teoretica, articolatezza ermeneutica e non-ricondicibilità ad un pensiero sistematico, quanto piuttosto soffermarci sta- volta (benché sommariamente) su un aspetto definitorio di questo ‘pensare’, ossia: come si possa intendere, in Marcel, la filosofia dell’esistere. Certamente quella del Nostro è una filosofia perenne- mente in dialogo con l’Essere, ma di quell’Essere inteso es- senzialmente (in senso necessitantemente ontologico) come Mistero: come quello che cioè non è del mondo – o fuori dal mondo – ma necessario per esprimere anche il mondo come tale15. L’essere-dell’Essere dunque in quanto mistero che ‘in divenire’ si riconosce come ‘l’esistente dell’esistenza’ (“polo intrascendibile del nostro essere”, o “ricerca dell’essere”, per come direbbe lo stesso Jaspers) ossia: ciò che mi impe- disce – nel mio totalizzante coinvolgimento ontologico – di mantenere una chiara distinzione tra soggetto ed oggetto, nella sola riconoscibilità dicotomica cartesiana. Parafrasando le parole di Chiodi su Jaspers (ed adattan- dole alla riconoscibilità del percorso del Nostro qui trac- ciabile), potremmo dire che anche per Marcel «il proble- ma dell’esistenza acquista un particolare ruolo nel quadro del problema dell’essere perché muta il modo di intendere il rapporto fra i due problemi; [nel senso che] il problema dell’esistenza non è più inteso come un problema interno al problema dell’essere, ma come la condizione prelimina- re per la posizione stessa del [al] problema dell’essere. Il rifiuto di qualifica di “filosofia dell’esistenza”16 [anche nel caso di Marcel,] è determinato dal timore che la Existenz- philosophie17 sia intesa come una filosofia che ha per ogget- to l’esistenza anziché l’essere, il che sarebbe doppiamente falsante: perché l’esistenza non è l’“oggetto” della filosofia dell’esistenza e perché l’essere è tutt’altro che estraneo ad essa.»18 Più ancora, per Marcel – e in modo ancora diver- so da Heidegger e Jaspers, ci sembra – il vero problema è l’esistere, ossia l’esistenza come rapportabilità possibile (di quel ‘possibile’ che “rimane al di qua dell’esistenza”19) fra l’uomo e l’essere, ossia la ricerca dell’essere secondo il miste- ro. E non come ‘semplice’ possibilità, non come (l’esisten- za) «auto-progettazione da parte dell’uomo di un rapporto possibile con l’essere»20, bensì proprio come percorribilità di trascendere il Dasein: ciò che Jaspers chiamava “l’essere autentico dell’uomo” anche se in realtà, in Marcel, questa autenticità dell’essere si dà come superamento nell’apertura dinamica all’alterità dell’Io nel Tu dell’altro. La dimensione nuova tracciata da Marcel insomma sta proprio nel proiettare l’uomo in un’auto-progettualità (che è necessitantemente discorsività ontologica con l’essere da parte dell’esistente) che grazie al mistero sia ri-definizione stessa del rapporto tra l’uomo e l’Essere non come ‘semplice possibilità’ quanto piuttosto come certezza dell’evento che si crea nel darsi (dell’uomo) come dono senza con-sequen- zialità e senza pre-determinazione! Il mistero infatti non è sempre proiettante al-di-fuori-di- sé e dunque ‘dono’ nel senso dell’evento determinato dalla sua datità inaspettata? Per questo – ancora a proposito del- la filosofia dell’esistere – diciamo che il ‘dialogo esistenziale’ per eccellenza cui ci chiama Marcel è un ‘dire’ che finisce forzatamente per essere uno scontro (che segue sempre il contenzioso della riflessione, che è la derivazione più pros- sima all’ombra della ricerca dunque, in primis, alla perdita della conoscibilità della ‘cosa’ come di qualsiasi Esser-ci di questa) tra le parti; quasi tra ‘comprendere’ ed ‘affidarsi’, al limite tra ‘vedere’ e saper ‘guardare’: tra vita e falsità dell’esi- stenza viva. Un dialogo esistenziale che si (dis-)pone come ontologico insomma, in quanto è essenziale all’affermazione del mistero in quanto evento, del mistero in quanto dono; appunto. Un’antinomia veritativa strutturale per la risoluzione degli interrogativi esistenziali dell’uomo. Interrogazioni che ango- sciano nel profondo l’Io del suo in sé ontologicamente unito (in virtù della memoricità spirituale) al tempo dell’eventità di Dio e che si ripropongono sempre alla presenzialità (continua) della sua coscienza, sopra ogni cosa quand’egli è posto di fronte alle scelte fondanti il proprio kardia (Origene). A questo ci porta – ci sembra – la questione dell’esisten- tività21 messa in campo da Marcel, per dire che il rapporto ‘filosofia-esistenza’ è da lui sentito come un rapporto di rela- zionabilità che deve tornare a porre in essere i fondativi pro- blemi dell’essere o meglio ancora: dell’esser-ci-per-l’essere (quello del quale accennavamo all’inizio, nel nostro breve prologo: rivolto al pensiero dell’Altro “prima ancora che al suo volto o al suo ritratto frontale nella resurrezione”) cioè del divenire avente per oggetto un diveniente che è, per forza di cose, un dinamico divenimento in atto: quello dell’uomo che riguarda il suo-in-sé più prossimo-a-sé (l’Io che si fa Tu nel Me dell’Altro22). E dove altro – in che luogo-altrove del dialogo e dell’incontro – la questione dell’esistentività si ri- solve se non nel mistero che si incontra con il ‘Tu dell’Altro’? ‘Altro’ e ‘Tu’ che devono sempre rivelarsi reciprocamente in un ‘mistero’, altrimenti tornerebbe a porsi il problema dell’alternanza oggetto-soggetto. Altrimenti tornerebbe a porsi la questione del problema come consequenzialità di oggettivazioni cui siamo per forza soggetti insieme alla pre- determinazione che li destina. Insomma: parafrasando un altro studioso (Monseu, rife- rendosi al già citato Šestov), potremmo dire che la filosofia esistenziale di Marcel «pone, in ragione del principio origi- nale che la caratterizza, un’interrogazione che essenzialmen- te verte su una delle possibilità che forse ci è più peculiare come esseri umani: la capacità di poter far ritorno sulla [di più: alla] nostra [più autentica] esistenza. Se questo modo di procedere, attraverso il quale l’esistenza può dispiegarsi nel- lo sforzo di comprendersi, è di tipo riflessivo, ne consegue che tutta la filosofia di [Marcel] si presenta come una messa in questione radicale della pertinenza e della validità dell’at- to di riflessione speculativa, per interrogarsi finalmente sullo

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