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Prassi e conoscenza. Con una sezione sui critici marxisti della fenomenologia PDF

224 Pages·1966·9.372 MB·Italian
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Neri g. d. Prassi e conoscenza con una sezione sui critici marxisti della fenomenologia (Lukàcs, Adorno, Marcuse, Tran-Duc-Thao, Naville, SchafF) NUNC COGNOSCO EX PARTE TRENT UNIVERSITY LIBRARY PRESENTED BY PROF. P. BANDYOPADHYAY Digitized by thè Internet Archive in 2019 with funding from Kahle/Austin Foundation https://archive.org/details/prassieconoscenzOOOOneri I fatti e le idee Saggi e Biografie Collana diretta da Paolo Rossi 156 BUon.i >mi iu^ Prima edizione: dicembre 1966 Copyright by Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Guido Davide Neri Prassi e conoscenza con una sezione dedicata ai Critici marxisti della fenomenologia y ? ■ •tri » f 0 . >v • TRENI UNIVtRbSV pfftrgc*«OUGH, Ol'-nARIG Feltrinelli Editore Milano Introduzione Cercheremo di delineare il contenuto generale di questo libro, per un primo orientamento del lettore. Gli argomenti trattati sono abbastanza vari, e a prima vista può non riuscire evidente il rap¬ porto tra le diverse parti. La prima si occupa soprattutto di pro¬ blemi specifici della conoscenza, sviluppati da un punto di vista fenomenologico: i rapporti della fenomenologia con lo scetticismo moderno, il tema della “credenza,” il nesso immanenza-trascen¬ denza, il problema della cosa materiale, ecc. Nella seconda il pro¬ blema della conoscenza è visto nel suo rapporto con la “prassi” e ci si intrattiene abbastanza a lungo sul pensiero di Lukàcs gio¬ vane, in riferimento soprattutto al tema della conoscenza naturale. La terza è dedicata a un’analisi critica e a una rassegna sulla let¬ teratura marxista che riguarda la fenomenologia. In realtà queste tre parti sono state concepite unitariamente, ed è quello che dovrebbe risultare da queste pagine introduttive. Per quanto riguarda il primo punto, il problema dello scetticismo ci è stato presente durante l’intera elaborazione. La fenomenolo¬ gia di Husserl ci è sembrata, a ogni livello, il tentativo di far fron¬ te a una scepsi sempre rinascente. Anche limitandoci a conside¬ rare il contenuto più appariscente dei suoi scritti, vediamo la po¬ lemica anti-scettica estendersi dai “ Prolegomena ” delle Ricerche Logiche (1900), dove viene preso di mira il relativismo psicolo¬ gistico, alla Filosofia come scienza rigorosa (1910), dove il nuovo obiettivo è rappresentato dallo storicismo moderno. Non stiamo a chiederci quanto proporzionata fosse, in questo caso, la critica di Dilthey (a proposito del quale, come anche del resto per lo psi¬ cologismo, il giudizio di Husserl è tutt’altro che concluso con quel- 7 Introduzione la polemica). Cerchiamo invece di vedere il motivo comune delle due critiche, cioè l’assurdità di far dipendere ogni senso di verità da un rapporto a senso unico con certe condizioni obiettive: quelle di un modo di essere fisio-psichico o quelle di un a priori tem¬ porale obiettivo (nel caso delle “concezioni del mondo.”) Non solo la verità teorica, del resto, ma anche la validità e la sussi¬ stenza di qualsiasi significato viene pregiudicata da una simile impostazione, che conclude necessariamente in un relativismo scet¬ tico. Il soggetto, la coscienza vengono letteralmente spazzati via, riducendosi a un fatto casuale e casualmente variabile, sullo stesso piano di tutti gli altri fatti naturali. La mancata analisi del senso della soggettività e del rapporto intenzionale con i contenuti di coscienza rappresenta ancora un limite di una terza forma di scet¬ ticismo relativistico, che noi potremmo aggiungere alla serie hus¬ serliana: quello di un marxismo “sociologistico,”1 di un marxismo che fa dei contenuti di coscienza semplicemente il risultato di con¬ dizioni economico-sociali, spiegabile dunque esclusivamente in que¬ sti termini, o eventualmente nei termini di un naturalismo allar¬ gato fino a comprendere l’intera sfera umana e sociale. Di un na¬ turalismo quindi grevemente positivistico. Ma il problema dello scetticismo si chiarisce meglio nei suoi termini generali se lo consideriamo anche storicamente, a partire dalle posizioni che si delineano per effetto della nuova scienza naturale galileiana e della sua problematica dell’“in sé” e dell’ap¬ parenza sensibile. Daremo, nel primo capitolo, sufficienti indica¬ zioni sul significato di questa scepsi conoscitiva, risultante dalla fisicalizzazione generale della realtà. Consideriamo qui invece una delle conseguenze immediate per quanto riguarda la realtà nel suo insieme, conseguenza che si profila già con Cartesio e che possiamo riconoscere ancora nella filosofia dei tempi piu recenti. 1 Qui e nel testo, parlando di sociologismo, non ci riferiamo però solo alle ten¬ denze che intendono esplicitamente la "spiegazione" marxista delle formazioni ideali come una messa a nudo del loro vero scheletro economico-sociale; sociologismo è anche la loro valorizzazione neH’ambito esclusivo di una certa sfera di coscienza social¬ mente e temporalmente determinata. Un aspetto tipico di questo sociologismo (che po¬ tremmo definire “coscienzialistico,” anche se da ultimo rimanda normalmente a quello economicistico) e la teoria del carattere non “autentico” della conoscenza naturale (nel senso da noi chiarito nella II parte di questo libro). Lo ritroveremo, tra l’altro, nel giovane Lukacs, e in certa misura nella nozione del "vissuto” tipica di Tran-Duc-Thao (fuori del marxismo, nello storicismo di Dilthey e di Mannheim). 8

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