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Poeti latini (e neolatini): note e saggi filologici PDF

336 Pages·1989·11.458 MB·Italian
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ALFONSO TRAINA POETI LATINI (E NEOLATINI) NOTE E SAGGI FILOLOGICI PÀTRON EDITORE ALFONSO TRAINA POETI LATINI (E NEOLATINI) NOTE E SAGGI FILOLOGICI III SERIE PÀTRON EDITORE BOLOGNA 1989 Copyright © 1989 by Pàtron editore via Badini 12, 40127 Quarto Inferiore - Bologna I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i micro- films e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Prima edizione, aprile 1989 Ristampa 4321 0 1993 1992 1991 1990 1989 Opera pubblicata con il contributo del Ministero della Pubblica Istruzione. Stampato nello Stabilimento Editoriale Pàtron 40127 Quarto Inferiore - Bologna INDICE Prefazione ...... ..l r Epilegomeni a Forma e Suono ...............l.s.ss Appendice 1 - Correzioni e integrazioni a Forma e Suono Dal Morel al Büchner. [n margine alla nuova edizione dei Frag- menta poetarum Latinorum ....... .l ss Note plautine ...........lllsseeIre 6. La pudicizia contestata (Amph. 838) ........... 7. L'ambiguo invito (As. 5, Poen. 15) ............ Appendice II - Le brutte parole dei Latini ............. Strutture catulliane: il c. 52 ... ... ...0 Virgilio e il Pascoli di Epos. (La lezione tecnica) ....... La traduzione e il tempo. Tre versioni del proemio dell'Eztei- de (1-7) ............ . 115 Note virgiliane .......... ..l nn 133 ]. Un modulo ritmico-sintattico: epos e pathos ..... 133 2. Un catullianismo: il ruggito del leone ........... 137 Ambiguità virgiliana: monstrum infelix (Aen. 2, 245) e alius Achilles (Aen. 6, 89) ................ ..l » 141 «Sposa del gran Giove e suora». Una formula omerica in lati- no ..l r r ff r h hn » 153 Seneca, Thyest. 713 sg.: mactet sibi o sibi dubitat? Un recu- pero esegeticO ..l e 167 6 Indice Su Ausonio «traduttore» .... ... ... aa » 171 Carmen de Alcestide 3 ...........a. ... » 179 Diomede 1 499, 14 Keil ... ... .ii n » 183 Le busse di Aquilina (Massimiano 3, 37) .............. » 185 Giovanni del Virgilio, Diaffonus V, 155 ... ... ... . . .. » 191 A. Mussato, Ad collegium artistarum epistola, 100 ...... » 193 Contributi maccheronici .............. ..l » 197 1. 4l latino maccheronico di Ugo Enrico Paoli ...... » 197 2. La Zanitonella di Giorgio Bernardi Perini ....... » 205 Neolatino nordamericano ............eeeeaea ee » 211 I] Pascoli latino e la «scuola classica romagnola» ....... » 221 Il Pascoli e l'arte allusiva ......... .. » 239 Il senex Corycius da Virgilio a Pascoli. Metamorfosi di un sim- bolo .....R. .RRR .II .ÉÓ. R » 251 Esegesi pascoliane ..... ....n .& » 261 l. «Stupi tre note» (Myr., Il- Passero solitario, 8) ... » 261 2. Ne deus ipse potest (Thall. 109) ............... » 263 Due distici latini inediti del Pascoli .................. » 265 Frustuli latini pascoliani ..............seeeeeee » 269 Per l'identificazione di un frammento pascoliano ....... » 281 Appendice III - Maestri e amici ..... ... ...1 » 285 Il Marchesi di Ezio Franceschini ................. » 285 Pietro Ferrarino ..............eeen » 291 Elio Pasoli ........ .....I » 311 Indice linguistico ... .. ... II » 331 PREFAZIONE «Nel X secolo a un grammatico di Ravenna, per nome Vilgardo, apparvero una volta al- cuni diavoli sotto le spoglie di Virgilio, di Ora- zio, di Giovenale, e ringraziatolo della diligenza che egli adoperava intorno ai loro scritti, gli promisero di farlo dopo morte par- tecipe della stessa loro gloria». A. OGraf, Il diavolo «Giova ció solo che non muore, e solo per noi non rmuore ció che muor con noi». G. Pascoli, L'immortalità Gli scritti raccolti in questa terza serie sono tutti posteriori al 1980, tranne i Contributi maccheronici, ripescati da due recensioni a cavallo dell'anno '60 non perché una commissione universitaria ha escluso il la- tino maccheronico dalla competenza del filologo classico, ma perché l'at- tuale reviviscenza di studi macaronici ha mostrato di tenerne conto. Alcuni di questi lavori sono in corso di stampa. Non é imputabile all'autore se miscellanee e atti di convegni escono con ritardi sempre mag- giori, rischiando di esibire ricerche già vecchie sul nascere. La relazione su Jl Pascoli latino e la scuola classica romagnola, per fare un solo esem- pio, tenuta nel dicembre 1984, mentre correggo le bozze (novembre 1988) non ha ancora visto la luce. Nella 17] Appendice, accanto alle commemorazioni di Pietro Ferra- rino e di Elio Pasoli, ho ristampato la recensione al Marchesi di E. Fran- ceschini. Tenue cosa: ma volevo che non mancasse una mia pur tenue testimonianza sull'opera e la figura di uno studioso che ha contribuito piü di ogni altro a far conoscere e amare gli scrittori latini (cosa che non sempre noi filologi facciamo). Tutti i lavori compaiono ritoccati e rimpolpati (specialmente i due primi) e aggiornati (tra parentesi quadre), condizione indispensabile perché non si parli di autocommemorazione. Chi poi ne avesse parlato, in occa- sione dei volumi precedenti, potrà ora accusarmi di essere recidivo. An- zi, due volte recidivo. Chi sa se lo saró una terza. Bologna, Natale 1987 EPILEGOMENI A FORMA E SUONO popíg KdAMov ópowv dvonoiov. Plat. Tim. 33 B «ll giuoco di parole restituisce i suoi antichi diritti all'associazione fonetica delle parole, opposta a quella delle cose ch'esse rappresen- tano». E. Kris, Ricerche psicoanalitiche sull'arte, 174 1. La costruttiva accoglienza dei più impegnati recensori al mio For- ma e Suono (Roma 1977), di cui si é non solo discussa e approfondita la metodologia', ma anche arricchita l'esemplificazione e ampliata l'applicazione?, mi conforta a pubblicare il nuovo materiale da me rac- colto in questi cinque anni ?. Veramente il suo posto sarebbe in appen- ! J. Hellegouarch'h, «Rev. Ét. Lat.» 56, 1978, 440-442 e soprattutto A. Barchiesi, «Ann. Pisa» S. 3, 10, 1980, 1455-1460. ? Elena Zaffagno, «Maia» 31, 1979, 214-218 e soprattutto R. Raffaelli, «Riv. Filol. Class.» 109, 1981, 355-371 (rist. in Ricerche sui versi lunghi di Plauto e di Terenzio, Pisa 1982, 77-97); Id., Segmenti ritmici e figure foniche in Plauto e Terenzio, in op. cit., 105-158. * Una nota su un caso di dissimilazione lessicale, Magna pugna, ho pubblicato in Poeti latini (e neolatini), 11, Bologna 1981, 105-110. [Nel frattempo altri casi ho segnalato nelle recensioni a E. Lófstedt, // latino tardo, in «Riv. Filol. Class.» 109, 1981, 376; H. Hoppe, Sintassi e stile di Tertulliano, ibid. 113, 1985, 359-361; Sant'Ambrogio, Le orazioni fune- bri, in «Paideia» 21, 1986, 259-261. E altri se ne possono reperire nel commento di T. Guardi ai frammenti della Fabula togata, Milano 1985, 105, 107, 135, nell'articolo di I. Dionigi. 10 Epilegomeni a Forma e Suono dice a una riedizione del volume: che lo pubblichi ora non è impazienza, è pessimismo. Il materiale riguarda esempi di vario tipo, usuali e letterari, prosasti- ci e poetici, ma tutti pertinenti al condizionamento o alla sollecitazione che il suono esercita sulla forma. Possiamo distribuirli in tre categorie: fatti di innovazione, di conservazione, di selezione. 2.1.1. L'innovazione piü rara, e perció piü significativa, è quella mor- fologica. Una citazione di A. Setaioli * a proposito di proximior in Se- neca mi ha richiamato alla mente alcune pagine di E. Lófstedt ? che non avrei dovuto dimenticare. Si tratta della cosiddetta «Doppelgradation, d.h. der Gebrauch von Komparationsformen mit doppeltem Suffix», che il Lófstedt fa rientrare nel pleonasmo. Quando diciamo in italiano, e lo diciamo sempre piü spesso, «il piü prossimo», non facciamo che sanzio- nare l'esito di un conflitto già antico tra il significato e il significante: in proximus il valore, etimologico e semantico, di superlativo non aveva un contrassegno formale «sufficientemente chiaro» $, tale essendo per il Suono e forma, testo e cosmo: Lucr. 1, 305 sg., «MD» 15,1985, 125-135 (ora in Lucrezio. Le parole e le cose, Bologna 1988, 109-120) e nella recensione di C. Questa in «Athen.» 66, 1988, 264.] * Elementi di «sermo cotidianus» nella lingua di Seneca prosatore, «Stud. Ital. Filol. Class.» 52, 1980, 27. Nella seconda puntata del suo lavoro (ibid. 53, 1981, 7) il Setaioli cita un caso isolato di infinito col dum condizionale (ep. 114, 21): uolunt uel reprehendi dum conspici. É come se all'atteso sintagma condizionale dum conspiciantur si fosse so- vrapposto il temporale dum (uolunt) conspici. Ma questo non é avvenuto senza l'influsso fonomorfologico dell'infinito precedente, con effetto epigrammatico in fine di frase (cfr. Traina, Lo stile «drammatico» del filosofo Seneca, Bologna 1987*, 28). Benché la sintas- si esuli dalla prospettiva del presente articolo, non posso non ricordare quei casi in cui la tanto (un tempo) discussa attrazione modale si realizza attraverso la perseverazione del suf- fisso, come Cic. Ac. 2, 9: cum eo Catulus et Lucullus nosque ipsi postridie uenissemus quam apud Catulum fuissemus (cfr. Traina, Due questioni di sintassi latina, «Athen.» 37, 1959, 267 sg.) e soprattutto Plaut. Mil. 369 sg.: nurnquam... deterrebor / quin uiderim id quod uiderim (anche 572 e 149 sg.: faciemus ut quod uiderit ne uiderit), ben commenta- to da A. Ghiselli, L'attrazione modale in latino, 1, Bologna 1966, 34: «uiderim è l'ombra che il corpo proietta e che col corpo coincide annullandolo» (mentre ibid. 345: id quod uidi uiderim e 588: id quod uidit uiderit si ha «dissimilazione per contiguità»). Bisognereb- be approfondire questo aspetto dell'attrazione modale. * Syntactica, 11, Lund 1933 (2 1956), 203-208. $ J.B. Hofmann, La lingua d'uso latina, trad. di Licinia Ricottilli, Bologna 1985?, 239. Epilegomeni a Forma e Suono 11 senso linguistico del parlante solo il suffisso -issimus. Non è sfuggito al Lófstedt che quasi tutte le più antiche attestazioni di tale «Doppelgrada- tion» hanno una motivazione fonica nell'omeoteleuto o, più di rado, nella figura etimologica: omnium nationum postremissimum nequissimumque existimatote (C. Gracch. or. fr. 27 Malc.*); modum... abstinentiae pro- xirniorem, nescio an difficiliorem (Sen. ep. 108, 16) *; dignus es ...extre- ma sustinere, si quid est tamen nouissimo extremius (Apul. met. 1,8); nihil plenius quam quod extremius, nihil autem plenius quam quod diui- nius. Deus itaque iudicabit plenius, quia extremius (Tert. an. 33). Sulla traccia di Neue-Wagener * la documentazione si puó ampliare: nec qui gradu proximior est, ulteriorem excludit (Gaius 3,7: primo esempio di un tecnicismo giuridico che in coppia con ulterior ritorna in Dig. 17, 2, 52, 9; in senso non tecnico ibid. 22, 21, 3: rei aptiora et uero proximio- ray; nonne apertius, proximius, uerius... (Min. Fel. 19, 2); tempore prior sit, cum pendatur extremior (August. conf. 12,29); strages turbae cete- rae tanto utique numerosioris, quanto infimioris (Id. ciu.D. 3, 19: lezio- ne del Dombart, accolta dal Thes. s.v. inferus, 1398, 62 e preferibile alla variante facilior infirmioris per la sua accezione sociale). Puó bastare per concludere che in tutti questi casi alla motivazione negativa e paradig- matica di una debole caratterizzazione formale si è aggiunta quella posi- tiva e sintagmatica ? di un accoppiamento con comparativi e superlativi «regolari»: é stato questo il cavallo di Troia attraverso il quale la «Dop- pelgradation» si é infiltrata nel sistema. 2.1.2. Sempre nel campo della comparazione un caso simile ci offre il superlativo di pius. Piissimus, com'é noto, è rinfacciato da Cicerone ad Antonio (ep. fr. 25, p. 252, 5 Cugusi) come uerbum omnino nullum ? Senza considerazioni stilistiche il caso è segnalato in E. Wólfflin, Lateinische und Ro- manische Komparation (1879), in Ausgewáhlte Schriften, Leipzig 1933, 161 e in A. Bour- gery, Sénéque prosateur, Paris 1922, 266. 8 al teinische Formenlehre, l, 243 sg. Materiale anche in H. Rónsch, /taía und Vul- gata, Marburg 1875 (2 München 1965), 277 sgg. ? Uso «rapporto sintagmatico» nel senso del Saussure, in cui esso pertiene all'enun- ciato come quello paradigmatico alla memoria; ma oggi si tende a trasferirlo anch'esso alla «langue», per es. nel campo della prefissazione e della composizione, in quanto suc- cessione lineare di lessemi, e si parla di «neologia sintagmatica» (L. Guilbert, La créativité lexicale, Paris 1975, 101 e 199).

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