Campi del sapere /Feltrinelli La diversita culturale e per la specie umana una ricchezza ine Pier Cesare Bori stimabile: rna si tratta di una ricchezza generatrice di conflitti spesso tragici. Nazionalismi e fondamentalismi sono risposte e difensive a questa sfida: come stata affrontata in passato? La Pluralita delle vie collana intende presentare opere di ricerca e di riflessione sul tema della convivenza, degli intrecci, dei conflitti tra culture. Aile origini del Discorso sulla dignita umana di Pico della Mirandola Testo latino, versione italiana, apparato testuale a cura di Saverio Marchignoli / . .) ,·i ,'• / , ': I . ) '• I Pier Cesare Bori (1937) insegna Filosofia morale e Storia delle dottrine teologiche all'Universita di Bologna. Ha pubblicato Il vi tello d'oro (Bollati Boringhieri 1983), Gandhi-Tolstoj (con G. Sofri, il Mulino 1985), L'interpretazione infinita (il Mulino 1987), L'esta.Si del profeta (il Mulino 1989), L'altro Tolstoj (il Mulino 1995). ~ Saverio Marchignoli (1964) ha pubblicato numerosi lavori sulla storia dell'orientalismo, sulla filosofia indiana e sulla storia della ricezione dei testi classici. Feltrinelli © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Premessa Prima edizione in "Campi del sapere" aprile 2000 ISBN 88-07-10289-7 Questa libro nasce dal mio interesse (e preoccupazione) peri temi della tolleranza, del pluralismo, dei diritti umani, del mul ticulturalismo, dell'universalismo, un interesse che nel corso de gli ultimi venti anni mi ha portato a varie csplorazioni e infine mi ha fatto scoprire, piuttosto di recente, !'ambito umanistico come un momenta di grande importanza per quei tcmi. Proprio in questa prospetliva il famoso Discorso (detto poi sulla dignita. J dell'uomo) di Pi co della MirandoI a mi e parso un documento ~ I· meritevole di grande altenzione. ' Lamia ricerca su Pico, iniziata dunque da un impulso preva e lentemente teorico, si poi sviluppata a poco a poco nella dire zione storica c filologica, al di la della mia prima intenzione. Questi due aspetti, teorico e storico, si riflettono ora nel titolo e nel sottotitolo dellibro. Con il titolo alludo a una posizione teo rica, quella secondo cui la "pluralita della vie" costituisce il mo dello pili interessante di pluralismo. Con il sottotitolo prean e nuncio la mia tesi storica centrale: che questo modello conte nuto nel Discorso di Pico e che anzi esso appartiene al suo nu cleo originario, complicatosi poi attraverso successivi interventi redazionali. Questa studio intende essere quindi un contributo all'inter pretazione complessiva dell'Oratio di Pico, attraverso la storia della sua redazione. Non vi si trovera un commento completo ali'Oratio (reperibile pen) nel sito Progetto Pico, di cui poco pili avanti) e nemmeno vi si troveranno ricerche sulle sue fonti par ticolari (ermetismo, cabbala, magia. .. ). Per quanto necessarie, queste ricerche possono sviare dalla questione dell'interpreta zionc complessiva dell'Oratio, che penso debba avvenire a parti rc Jal rapporto tra due fonti e due lingue fondamentali, quella hihlica e quella platonica. Bilinguismo e pluralismo sono ap- 7 passo verso l'edizione critica dell'Oratio) ha vissuto con me cosi punto tra i termini chiave di questa mia lettura di Pico e ne co stituiscono la specificita, in un campo di ricerche che abbonda intensame.nte q~esta impresa, come tante altre, che ringraziarlo pare quasi fuon luogo. Insieme ringraziamo Giovanna Ferrari di recenti e importanti sviluppi, come si vedra nel corso della per l'accurato e intelligente lavoro redazionale. mia esposizione. Per quanto estemo a interessi propriamente Son o debitore a Carlo Ginzburg per l' occasione che mi offre teologici, credo che questo libro potra interessare anche quanti di un impareggiabile confronto intellettuale: di questo la sostan seguono il dibattito sui pluralismo intemo al pensiero cristiano, e za, ancora pili preziosa, un'amicizia, in cui imparo di continuo dibattito gia acceso e probabilmente destinato a farsi sempre a rallegrarmi di una diversita che unisce. pili vivo (per fare un solo esempio, penso aile discussioni intor no allibro di Jacques Dupuis, Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, tr. it., Brescia 1998). e (l'autore raggiungibile in www.spbo.unibo.it/pais/bori/) Un commento completo dell'Oratio si puo trovare nel sito Progetto Pica/The Pico Project in http://www.brown.edu/Depart ments/Italian_Studies/pico/. Il sito, in italiano, latino, inglese, nato dalla collaborazione tra la Brown University (Providence, Rhode Island, Stati Uniti) e l'Universita di Bologna, offre fra l'al tro una riproduzione completa del Discorso nell'incunabolo bo lognese del 1496, due nuove traduzioni, italiana e inglese, un commento filologico (doppio, varianti e fonti, in latino) e un e commento storico (in italiano e in inglese), ed a cura dello scrivente, di Massimo Riva, Michael Papio, Giorgio Melloni, Saverio Marchignoli, Dino Buzzetti e Karen De Leon-Jones. La traduzione italiana usata nel testo, e riprodotta in appendice, proviene appunto da questa edizione elettronica. Alia fine del mio lavoro, ringrazio quanti vi hanno contribui to: Albano Biondi, amico rimpianto, cui debbo la prima intui zione, all'inizio degli anni Novanta, circa la rilevanza di Giovan ni Pico in rapporto al mio interesse per il pluralismo religioso; Massimo Lollini, del Department of Romance Languages dell'U niversita dell'Oregon, che mi diede l'occasione nell'autunno nel 1995 di tenere un corso dedicato all'Oratio; Massimo Riva, del Department of Italian Studies della Brown University, che mi accolse nei primi mesi del 1997 e che accetto con entusiasmo l'i dea di un sito internet dedicato al Discorso; i collaboratori dello stesso progetto appena ricordati, in particolare Mike Papio; Francesco Borghesi per l'aiuto prestatomi, in particolare per l'e pistolario di Pico, attomo a cui sta lavorando, e Joan Pefia-Arias e per il lavoro bibliografico. Un piccolo contributo CNR stato importante per consentire un incontro in Italia di tutta l'equipe, a fine 1998. Ringrazio ancora Franco Bacchelli, per la genero sita dei consigli, e per avermi messo a disposizione le sue pub blicazioni ancora inedite. You Shibata (e Mimiko) mi hanno in vitato a parlare su questi temi all'Universita Meiji Gakuin, a Tokyo nel dicembre 1997. Saverio Marchignoli (cui si deve la cura della cospicua appendice di questo volume, un ulteriore 9 8 Introduzione. 11 1486 e 1. Il 1486 per il giovane Pico della Mirandola un anno straordinario. Nel marzo, a 23 anni, torna da Parigi a Firenze, tra i suoi amici Lorenzo dei Medici, Poliziano, Marsilio Ficino. I.: otto maggio parte per Roma: Pico sta preparando una disputa da tenersi con dotti di ogni parte del mondo, invitati a sue spese per discutere le sue tesi filosofichc. Due giorni dopo ad Arezzo tenta senza successo di rapire Margherita, moglie di Giuliano dei Medici, causando molto scandalo. Il succcssivo periodo di isolamento trascorso preva e lcntemente a Fratta, tra Perugia e Todi, per Pico eccezional mente fecondo. Scrive il Commento sopra una canzona de Amo re dell'amico Girolamo Benivieni. Raccoglie le sue tesi, o Con clusiones, sino al numero di 900, in vista della disputa da tener si all'inizio dell'anno successivo. Compone un elegante Discorso, chiamato poi Sulla dignita dell'uomo, destinato a introdurrc c spiegare le Conclusiones. Il 7 diccmbre e a Roma, dove lc Con clusiones vengono pubblicate, suscitando subito reazioni moho negative. Papa Innocenzo VIII all'inizio del 1487 sospendera la pubblica discussione, verra nominata una commissione teologi nt che condannera dopo qualche mese alcune delle tesi. Alla fi tlt~ del1487 Pico decidera di ritomare a Parigi. 2. C'e un nesso tra lo svolgimento dei fatti accaduti tra il nwggio e l'autunno 1486 e la contemporanea eccezionale pre t~tnzione intellettuale di Pico? Occorre ripercorrere quei fatti pili lUI<.tl it icamente, cominciando dall"'incidente di Arezzo". 1 Mar- 1 I documenti sono stati raccolti daM. Del Piazzo, Nuovi documenti sull'in rif/rllt•· arctino di Pica della Mirandola, in "Rassegna degli archivi di stato", 23 (t 9tl' ), pp. 271-290. E ancora utile D. Berti, Intomo a Giovanni Pica della Mi- 11 gherita nell'86 era rimasta ricca vedova di "un Costante spcliale, Invece, secondo Aldobrandino Guidoni, la donna era uscita che teneva cavalli per correre palii" e, risposata con il non ricco dalle mura di Arezzo "infogata de lo amore del Conte" .5 Anche Giuliano di Mariotto dei Medici, gabelliere ad Arezzo, era anda Luigi della Stufa riferisce a Lorenzo de' Medici che la donna, ta a vivere in questa citta. "come innamorata e ciecha di si bel corpo, volontariamente Secondo il racconto dell'oratore estense a Firenze, Aldobran monto a cavallo in groppa a uno de' due mandati".6 L'oratore dino Guidoni, in una lettera del12 maggio 1486 al duca Ercole I, milanese a Firenze Stefano Taverna dice che il conte era stato il giovane Pico, ammirato da tutta la citta di Firenz~ per cul~ura "provocato da una femina formosa impazita di luy". 7 La sorella e per onesta di costumi, aveva dichiarato qualche gwmo pnma di Giovanni Pico, Costanza Bentivoglio, scrive a fra' Girolamo di di volersi recare a Roma, facendosi precedere da una spedizione Piacenza che "la femina lo seguiva volontariamente". 8 di bagagli verso Perugia. Partito con una consistente scorta, si e era fermato ad Arezzo e aveva tentato di rapire la signora. 3. 11 racconto dei fatti successivi nelle diverse fonti concor de. Filippo Carducci, capitano e podesta di Arezzo (come riferi Questa signor conte e stato in questa cita cum tanta reputati~me, va a Lorenzo dei Medici il pomeriggio dello stesso 10 maggio) cum tanta magnificentia et cum una universale bona expectatwne fece suonare a martello le campane e fece inseguire il conte dai di facti suoi, quanto che homo che mai fusse qui in questa cita, pen) suoi uomini, cui si aggiunsero volontari sino al numero di due che parea veramente non potesse essere possibile la doctrina et cento. 11 conte fu raggiunto presso Marciano, ai confini di Sie scientia che era in lui. na, e, secondo Luigi Della Stufa, poiche Il povero signore levo una voce, a questi di, de volere andare a Ro ma; et parve che facesse caricare tute le robe sue et adviarle verso gli aretini hebono pili gente n'amazorno XVIII et il magnifico si Perosa. Poi lui seguito cum tuta la famiglia, che erano de le persone ' gnore fu ferito malamente et se non si fussi stato il huon chavallo a piedi et cavallo, da 20; et haveva dui balestrieri a cavallo; et anda i ro ad Arezo, ove era ita una sua amorosa belissima.2 che haveva sotto, rimaneva anche lui in compagnia de' 18.9 I Dieci di Balla di Arezzo disposcro chc il conte, e il suo se Secondo il marito offeso, Giuliano, la moglie Margherita fu gretario Cristofaro da Casale Maggiore, rimanessero sotto cu rapita la mattina dellO maggio contra la sua volonta. Cosi scri stodia di chi, collaborando con gli inscguitori, l'avcva catturato ve al cugino Lorenzo dei Medici: (un cerlo Giovanni Nicolacci da Marciano), e che fossero rac Iermattina andando la Margherita, mia donna, colla serva pigliare coltc le cose restate sul campo della piccola battaglia. Ma poco recreatione al Duomo Vecchio da fuori d'Arezo, fu da gente del si dopo il conte fu posto in salvo da chi Jo custodiva, che ricevette gnore della Mirandola, contra sua volonta, presa e !llessa a ~avallo un compenso di ccnto fiorini. Per questo Giovanni Nicolacci nel et in groppa a gente di sua famiglia colla quale era 1l decto s1gnore; gennaio 1487 sarebbe stato multato dagli Otto di Guardia di Fi che per questa era venuto la sera dinanzi qui agli alberghi d'Arezo, renze, mentre il scgretario di Pico sarebbe stato punito, come con circa 20 cavagli et con balestrieri acti a far male; et menorronla "colui da cui era derivato tutto il male" .1 o via, cavalcando quanto potevano.3 Con altri protagonisti, l'offesa a un Medici sarebbe stata ben diversamente riparata. Dietro a questo trattamento privilegiato Giuliano lamenta anche il tradimento di un suo giovane di pendente, che gli avrebbe inoltre trafugato piu di ~0 fior?~i..An che la lettera della Signoria di Arezzo a Lorenzo de1 Medici, Ill 0 5 lvi, p. 280. maggio, dice che Margherita "fu a tradimento, et armata manu 6 lvi, p. 277. [ ... ] et per fon;a messa a chavallo".4 7 lvi, p. 281. 8 Ivi, p. 284. Da un commento ironico di Guglielmo Raimondo de Moncada, detto Flavia Mitridate, collaboratore di Pico, si ricava che Margherita non era l'u nica donna innamorata di Pico. Era tuttavia un caso estremo; cfr. sotto, nota 17. randola. Cenni e documenti inediti, in "Rivista contemporanea", 7, anno XVI, 9 Del Piazza, Nuovi documenti, cit., p. 277. Secondo Stefano Taverna, "hanno 1859. Ho presenti le considerazioni di H. de Lubac, Pica della Mirandola. L'alba tagliato a pezi circha 14 di quelli del conte et luy ferito". Secondo Guidoni, "la fa incompiuta del Rinascimento, tr. it., 19942, pp. 398 sgg. · migli°a del signor Zohanne nella zuffa, pur amazomo anchora lor qualche uno". 2 Del Piazza, Nuovi documenti, cit., p. 279. 1 Com'era stato previsto da Guidoni, che gia il 12 maggio sa che mentre il 3 lvi, p. 276. conte non ne avra conseguenze negative, "'l canzelero ne fara male, perche ere 4 Ivi, p. 274. putato che 'l fusse uno capestro, da cui sia processo ogni male"; ivi, p. 280. 13 si scorge proprio Lorenzo dei Medici, che scrive alla Signoria di r_aggiungere ~1 conte a Roma; ne avrebbe avuto anche la possibi Arezzo il 13 maggio esprimendo il suo rincrescimento per 'Tin hUt, _se quest1 ayesse v?lutoY Ma c'erano stati di mezzo parecchi giuria fatta a Giuliano de' Medici", senza menzionare nemmeno mes1 e parecch1 camb1amenti importanti, per Giovanni Pica. il responsabile.11 Il desiderio di Lorenzo di scusare e proteggere e il suo giovane arnica condiviso da Ercole I. Questi risponde al 4. Dopa alcuni mesi di silenzio, a partire dal settembre della suo oratore Aldobrandino Guidoni d'essere molto dispiaciuto stesso anna, 18 la corrispondenza ricomincia a darci notizia di dei fatti, "perche teneramente amamo epso magnifico conte lui.19 Zohane", lo prega di adoperarsi per la sua liberazione come per un "nostro &atello" e lo scusa ricorrendo a precedenti biblici, "che certo le sono case che anche Salamone, che fue tanto sa 17 Scrive Flavio Mitridate: "Hodie propter cuius [di Pico] pulchritudinem pientissimo, incorse anchora lui alcuna volta in simile trasgres muheres concurrunt ut coeant secum, precipue Margarita quam unus se offert sione; si che, il gli e da havere compassione".12 homo mane ducere earn usque R~mam, si voluerit Picus, quamvis sit praegnans" L:immagine pubblica del conte sofferse tuttavia molto per il (Co~. Vat. Ebr: fol. 157r.; cfr. C. W1rszubski, Pico della Mirandola's Encounter with lewzsh ~ystzczsm, Jemsalem 1989, pp. 17-18). Flavio scriveva mentre era a Ro "chaso atroce" di Arezzo.13 Aldobrandino Guidoni scrive da Fi ma, a fme 1486. A rigore n?n si puo dunque aifermare, come P. Zambelli, L'ap renze al duca Ercole I: prendzsta stregone. Astrologza, cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e se guacz, Ve~ez.ta 19~5, p. 11, chela donna fosse gravida mentre Pico la rapiva. I e d! Et veramente questo caso di natura che a tuta questa citta rencre cor~:unent1 ~ maqpne F!avio Mitridate sono di grande interesse per conoscerne sce perche questo conte Zohanne havea in questa cita uno nome del la fi15ura e tlpartl~olanssimo suo t-apporto con Pico, oltre che per datame le tra pili docto homo che fusse uno huon pezo; et era reputato uno sane d~JZIO~L Egl! Ir~mzza. sulle_ vere capacita di Pico di intcrpretare i testi ("putasnc to; ora ha perso la reputatione et conditione sua.14 Pice sme .M1thndatc mtclhgcre posse?", Wirszubski, Pico della Mirandola:~ En counter, c1t., p. 7~)·. sulla ricchez';a di Pico ("si Pic us esset pauper tot honores Ro mae non habere! , !VI, p. 16), sull es1to sfortunato dcll'impresa romana ("Picus est Altri documenti ci recano ulteriori, talvolta minute informa c:;trceratus m.castr~ Sa~cti Angeli quia voluit revelare secreta non rcvelanda asi zioni sul seguito degli eventi. Alcune riguardano il recupero del ms que non sme nusteno occultamnl sapicntes", ivi, p. 17: alludendo al papa e ai c le cose perse o rubate durante lo scontro: can.lmah). Allude anche a que] che succcsso tra Pico c Marghedta ("Et hie est ager m C]liO rcuclantur lurpitudines et riunt coitus illiciti prope Lucinianum ubi Restaci un cavallo di quelli del Signore appresso l'oste; una cappa ca~Jtus furl p1cus,_c~un r~Jargarita", ibidem). Flavio Mitridatc si a;;pctta di pole1· rosata foderata di panno verde, due balestre d'acciaio con un marti to1 narc a ~~1"':'a ( vtde P1cc ctmtellegc. Ego autem noli tibi exponere nisi rcdiero necto; et un turchasso con sette passatoi; una cappetta di tane tri ad urJ:>em, , JVJ, P: 72). Ha anche altre richieste: gli inscgneGila lingua caldea solo sta, 15 con capperuccia foderata di domaschino pagonazzo; un gia s~aJTJve~au.~ ~o.ll) "bel ragazzo" ("quam [lingua] numquam Pieus sciet nisi vene cho di maglio et una cintola di cuoio di pesce fornita d'ariento ... 16 Cnot nncalaur~ mwnfsc •., P IVaJn,. sp p19. ?7~2;- p73. )2. 5B8.) Ssecghnealela1;, nseullllaa ssucoar ntau odiv aB .e dKiizeisoznkeo wdeslklei, Tae psi m(9p0o0 stto dt dommum nans nella tesi40 secondo l'opinione dei cabbalisti, che si po Madel conte stesso, in quei giorni e nei mesi seguenti, non trcbbe tr~ttare d1 asson~nza con naar, che si applica al Signore. abbiamo notizia. None s1curo che P1co leggesse queste note, databili alia fine del 1486 a] 0 Anche di Margherita sappiamo solo che fu restituita al mari 1487: Fu probabilmentea causa d~lle intemperanze del collabomtore, per aJtro affezwnato e labonosJssJmo, che P1co esc! use dall'edizione definitiva del Discor to. Tuttavia da un commento di Flavia Mitridate - il singolare so Ia menzione di Flavio Mitridate. collaboratore di Pico,di origine ebraica, che arricchiva le sue tra . 18 Secondo Ia recente, ben m-gomentata tesi di F. Bausi (L'epistola di Giova.n duzioni dei testi cabbalistici con pungenti osservazioni personali ';!l Pzco deya Mzrandola a Lorenzo de' Medici. Testa, traduzione e commento, in - sembra si possa ricavare che Margherita, ancora alla fine del Intell?res , 17 .. 1998, pp. 7-57) la lettera a Lorenzo de' Medici dovrebbe risalire allugho 1486: Il ms. Capponi data Ia lettera "florentie idibus iuliis 1486" cioe 1486 o all'inizio 1487, anche se gravida, sarebbe stata disposta a 15luglio 1486, e si puo pensare che Giovan Francesco'retrodatasse la sua'lette r~ al1484 per evitare d~ mos~rare un Giovanni Pico ancora interessato alia poe Sia volgar~ nelp~nodo 1!1 em sa_rebbe dovuto essere diversamente occupato. Pi 11 Ivi, p. 282. co, co.me 1l Pohz1a~o de~ Nutrrcza~ avrebbe es<;~tato, anche per motivi di gratitu 12 Ivi, p. 284. dme, il Comento de mzez sonettz d1 Lorenzo de Medici, che sarebbe allora il mo 11 Cosl e piu volte designata l'incidente nella lettera della Signoria di Arezzo ..., dello del contemporaneo Commento sopra una canzona de amore pichiano. Vi a Lorenzo, ivi, pp. 274-275. sarebbe allora, oltre tutto, una continuita e una coerenza tra la lettera a Loren 14 lvi, p. 280. zo e l'attenzione che nel Discorso viene dedicata al tema retorico come si vedra 19 ''' E cioi• di colore tra rosso e nero, e di qualita scadente. Sull'epistolario efr. E. Garin, La cultura filosofica del Rina~cimento italia~ 1'' lvi, p. 2HS. 110. R1cerche e documenti, Firenze 1961, p. 261. Leggo le lettere di Pico in base a!- I-I 15 •• • Marsilio Ficino gli ha scritto 1'8 settembre 1486, pregandolo gioia non fugace e vana, rna stabile, vera irnrnagine della gloria fu di restituirgli il suo Corano arabo.20 Pica risponde21 prometten tura che in noi sara rivelata. 25 dogli di restituirglielo presto, appena potra andare a Perugia, da cui si e allontanato per la peste. Gli parla con entusiasmo Siamo dinanzi alla cellula originaria del Discorso con !'eros dei suoi studi linguistici. Fa progressi in arabo e in caldaico, il fuoco, la gloria divina attinta qui e ora attraverso' un itinera~ dopo aver acquisito discrete conoscenze di ebraico (sarebbe in rio spirituale in cui !'exploit intellettuale ha un ruolo centrale. grado di scrivere una lettera in questa lingua). Pica non puo Nella speranza di Pica ci sara anche un riconoscimento ester pensare che cose cosi straordinarie gli siano giunte a caso: cio e no: nella solitudine di Fratta Pico matura il gesto con cui a Ro avvenuto per volere divino e col favore di un nume che lo assi ma rendera pubbliche le sue scoperte, infrangendo la consegna ste benevolmente nei suoi studi.22 A tanto valgono "lo slancio esoterica che caratterizza gran parte delle tradizioni di cui egli dell'anima, illavoro e la diligenza, nonostante una certa debo tratta.26 lezza fisica". Legge con entusiamo i sapienti caldei, che servo no a chiarire que] che la tradizione ellenica presenta in forma 5. La certezza della gloria escatologica si mescola dunque incompleta e imperfetta (vedi piu avanti, nel capitola 1, i para con l'attesa di quella presente. La futura disputa filosofica ro grafi 3.9 e 4.2). mana e il suo pensiero costante. Pico attribuisce all'evento una Legge autori arabi, come "le epistole di Maometto di Toledo enorme importanza: alle sue eroiche gesta intellettuali seguira e Abulgal, che udl Averroe e le questioni di un certo Adelando un trionfo che cancellera il disonore dell'impresa di Arezzo. Il [ ... ] che filosofo sotto Ammonia maestro di Plotino in Egitto".23 tema e frequente nelle lettere del periodo. Sene parla anche nel Cose tanto entusiasmanti, cosl "pitagoriche e piene delle anti la breve epistola a Taddeo Ugolino, non datata, rna indirizzata che nozioni e di disciplina esoterica", da indurlo a studiare di "ex Fracta": "Roman1 propero", "mi affretto verso Roma". 27 rettamente quelle lingue, in modo da accedere direttamente ai Che cosa aveva in mente Pico? Che cosa doveva accaderc a testi. Quanta a Plotino, cui Ficino sembra richiamarlo, non lo Roma? Pico, quando parla del futuro convcgno, nella sua Ora ha mai abbandonato-assicura-e continuera a studiarlo.24 lio, dice: Pica e rapito dall'entusiasmo perle sue scoperte. Travolta da ( . una specie di estasi ermeneutica applica a se stesso san Paolo: Marsilio mio, questa e la mia passione, questi sono i fuochi di cui 25 "Hie esl Marsili rneus cupido, hi mci ignes, qui non fluxam et vanam, sed brucio, e qui per me non c'e solo la promessa, rna il dono di una firmam mihi non pollicentur iam, sed praestant voluptatem, veram irnaginem futurae gloriae, quae rcvelabilur in nobis", ibidem. Da con frontarsi con Rom. 8, 18- ?:. 1 "Ritengo infatli che le soff~renze del momcnto prcsente non sono paragona bJb alia glona hllura che dovra essere rivelata in noi. La creazione stessa atten l'edizione dell'Opera omnia, Basilea 1572, ed. anastatica Torino 1971, avendo de con impazienza Ia rivelazione dei figli di Dio" (cfr. l Cor. 11,7: "vir imago et presente l'incunabolo bolognese d~l 1496, salvo quelle :pu~b~icate da L. _Dorez, gloria Dei est"). Su questo passo hanno attirato l'attenzione anche F. Bacchelli Lettres inedites de Jean Pzco de Ia Mzrandole (1482-1492), m Gwrnale stonco del (peril momcnto, comunicazione verbale) e S.A. Farmer, Syncretism in the West: la letteratura italiana", 25 (1895), pp. 353-359. Pico:5 900 Theses (1 486 ). The Evolution of' Traditional Religious and Philosophical 20 Cfr. A.M. Piemontese, II corano Iatino di Ficino e i corani arabi di Pico e di Systems, Temple 1998, pp. 42-43: la sezione conclusiva delle 900 tesi "contains Monchates in "Rinascimento", 36 (1996), pp. 227-273. his grand plan for the conversion of Jews, last item on the medieval agenda 21 G. Pico, Opera omnia, cit., pp. 367-368. La lettera di Ficino e in Supple before the coming of' the millennium". mentum ficinianum, ed. P.O. Kristeller, Firenze 1937, I, pp. 34-35. 26 Cfr. il brano finale del Commento sopra una canzona de amore ("Fu opi 22 "Animarunt autem me, atque adeo agentem alia, vi compulerunt ad Ara nione degli antiqui teologi non si dovere temerariamente publicare le cose divi bum litteras Chaldaeorumque perdiscendas, libri quidam utriusque linguae, qui ne e e' secreti misterii": G. Pico della Mirandola, De hominis dignitate, Hepta profecto non temere, aut fortuito, sed, Dei c<;msilio et meis stud~is benefaventi~ plus, De ente et uno e scritti vari, a cura diE. Garin, Firenze 1942, pp. 580-581), numinis, ad meas manus pervenerunt :G. P1co, Opera omma, cit., p. 367. Sugh che entrera nel Discorso applicato solo alia cabbala. Farmer parla del contrasto autori caldei, v. pili avanti, par. 3.9. tra "his [di Pico] eagerness to reveal his hardwon knowledge and his equally 23 Su questi problematici autori, cfr. Zambelli, L'apprendista stregone, cit., strong hesitations to do so": Syncretism in the West, cit., p. 71. pp. 28-29. . . 27 "Romam propero ubi de nostris studiis periculum, vel cum periculo facie 24 "Hoc scio, non excidisse mihi Platinum, quem non m mambus habendum mus. Si quid profecerimus, dei est munus, illi laudes et gratiae. Si quid defeceri modo, sed discendum adeo mihi, et semper censui, et nunc quoque censeo": G. mus, nostra est imbecillitas nobis imputata": Pico, Opera omnia, cit., p. 366. Ne Pico, Opera omnia, cit., p. 368. parlera ancora nella lettera 42 a Domenico Benivieni (ivi, p. 382). 11) 17 Poi vi sono coloro che, per la verita, non disprezzano questo tipo di esercizio, rna non lo approvano per niente in me, siccome io a que seguin) la t_ua ammonizi~me, di non andare troppo frequentemente a ?agnarmt a Fratta, affinche, se per caso vedessi una Diana, non sta eta, avendo cioe solamente ventitre anni, ho osato proporre una m1 avvenga quel che di Tiresia scrive Callimaco discussione sui sublimi arcani della teologia cristiana, sulle piu ar due questioni della filosofia, su discipline inesplorate, in una citta va spiegata. L'inno In lavacrum Palladis di Callimaco era stato famosissima, dinanzi al vastissimo congresso di uomini dottissimi, dinanzi al senato apostolico. (§ 26) da poco tradotto dal greco da Poliziano e racconta come Tiresia avendo os~to guardare ~~llade al bagno, ne fosse per punizion~ Pico pensava forse addirittura (nota S.A. Farmer, autore di accecato, ncevendo pero Il dono della profezia (w. 75 sgg.).30 una recente, importante edizione delle 900 Tesi) al collegia car dinalizio, presieduto da Innocenzo VIII (cui affida solennemen 6. II 15 ottobre, _scrivendo ad Andrea Corneo (della Cornia) te, nella prefazione alia seconda parte delle Tesi, il giudizio sulla una lu?ga_lettera, ~1co ~arla dei fatti di maggio. Respinge !'invi propria ortodossia cristiana).28 L'interesse per le dispute, nate to dell am1co a ded1cars1 maggiormente alia vita attiva, con una nel contesto dell'universita medievale, era ancora assai vivo, e prot~sta a fa~ore della vita contemplativa e della pratica della fi l'iniziativa di Pico si collocava in quel quadro. Non fu quindi !'i losofia propno da parte di un uomo del suo ceto, un principe, e dea di una disputa, rna il numero delle tesi, l'ampiezza e la no non un professore di filosofia stipendiato: il suo amico vedra vita dei temi trattati, la figura del protagonista ad attirare l'at presto i risultati straordinari, anche pubblici, persino clamoro tenzione e a rendere eccezionale l'episodio gia agli occhi dei s~. def?li studi ritirati di Pico (si veda pili avanti, capitola 2). E in contemporanei. fine vtene a parlare "de re uxoria", il fatto di Arezzo. e Nello stesso periodo scrive da Fratta a Baldo Perugino, che rimasto a Perugia, da cui Pico si e allontanato per la peste. Gli Hai sentito il_ dovere di scusare il tuo amico perle sue disgrazie d'a invia un Carmen pro pace, appena scritto sotto l'impressione di more presso_ Il nos~ro Floreano [Arezzo]. Egli infatti potrebbe trova re ne1la stona e ne1 pocti e nella stessa filosofia elementi di che scu notizie di guerra.29 Gli dice: "cecidit et per hos dies etrusca lin sarsi, di_ che _difcnd_crsi, coll'autorita eli uomini grandi, massima gua de amore carmen, quod cum illo venit, a paucis, nisi fallm~ mente th_DnvJcle e c!I_Salomonc, per tacerc di Al"istotele che, mentre intelligendum: est enim pluribus ex secretiori antiquorum phi amoreggmva appasswnatamcnte anche con prostitute non si ri losophia mysteriis refertum". Son o righe difficili da interpretare cordb affatto delle sue p1·escrizioni morali quando sacrificava all'a e da tradurre. Piacerebbe pensare chela poesia in toscano "de mata come a Ce1·ere Eleusina. Ma il tuo amico non solo non condi e amore" che gli pervenuta in quei giorni sia la Canzona de amo vide o a~pr~zza, mn oclia anzi, respinge e rifiuta questa specie eli re diG. Benivieni, cui si viene accompagnando il suo Commento scuse o cit d1tese del suo delitto: egli piange il suo danno non allon sopra una canzona de amore, assai difficile a comprendersi, per ta?a da se il suo errore. Si duole eli aver peccato, non si ~lifende. Al eM pieno dei misteri della filosofia degli antichi. Ma puo essere !n p,otranno scusarlo di quello di cui egli non si scusa affatto. Nulla e pm debole clell'uomo, nulla e pii:1 potente clell'amore. La mente in questo il significato di "cecidit" e di "venit"? Mi sembra comun v!tta e incrollabile ?i Girolamo, mentre tutta acleriva al cielo, parte que chiaro che si tratta del contesto in cui si va formando il Cipa~a ~He da?ze d1 fanciulle. Sc questa peste pote aggredire un uo Commento. Peril resto, Pico altro non fa se non dedicarsi all'o mo simile,_ ch1_ altro non potra domare? Se l'amore tanto pote otte zio letterario. nere da chi [G!~ola?1o] dormiva sulla terra nucla dell'eremo e cligiu L'allusione scherzosa finale nava p~r otto gwrn_I, c~e cosa_non potra fare di chi dorme tra le piu me, all_o~nbra, e v1ve m o?m abbondanza eli clelizie? Si aggiunga che egh e caduto per la pnma volta, essenclo inesperto e ignaro di 28 Lo stesso Farmer nota come nella Apologia (posteriore di pochi mesi, rna sneagtun"a,t ae dPailc foa lpliamrlein dtoi duenlal' idmisppruestaa r"oimntaenr ap)a cuacdoas le'ets dporecstsoiso nsee c"rient oap coosntoglriecsos use": . 30 "C ec~. dI. t :t· per h os.d .I es ~trusca lingua de amore carmen, quod cum illo ve- Syncretism in the West, cit., pp. 4-9, in particolare p. 9. mt, a pau~Is, msi fal!?r, mtelligendum: est enim pluribus ex secretiori antiquo 29 Si tratta con ogni probabilita del carme Iatino Ad Deum deprecatio ut bel r~ do~tnna_mysterns refertum. Ego quid hie agam, scribam ad tenon oportet. la tollat, quae per totam fremunt ltaliam, cf1~ F. Bausi, Nee rhetor neque philo ~CIS en:m qUid semper agam, quod mihi perpetuum sit negocium, otio scilicet sophus. Ponti, lingua e stile nelle prime opere latine di Giovanni Pica della Miran htteranum. Quod J?e admones ne fratense balneum frequentius visitem, faciam dola (1484-87}, Firenze 1996, pp. 95-96: l'identificazione del Discorso sulla di quod mo~e.s, ne, _si quam forte Dianam viderirn, quod de Tirhesia scribit Calli gnita dell'uomo con il Carmen pro pace non e sostenibile. rnacus mihi evemat": Dorez, Lettres inedites, cit., pp. 357-358; cfr. G. Pico, Com memo, ed. Cit., p. 529. 18 19 tali precipizi. Puo lamentarsi di Nettuno chi ha fatto una sola volta Anche Flavia Mitridate aveva ironizzato sullo stesso tono a naufragio. Se cade di nuovo urtando la stessa pietra, nessuno gli margine di un passo della sua versione di Bahir, un'antica fo~te porga la mano o abbia pieta di lui. Ora, chi si pente di quanto ha dell' esoterismo ebraico. 34 fatto, cosl. da non ritenersi degno di essere scusato, non puo non essere giustamente scusato: tanto piu che il tuo amico non solo e 7. La via che Pico ha intrapresa invece quella di un cam vuole affidare in qualche modo allo scritto la memoria di quel fat biamento di vita. Qui gli esempi illustri non possono servire a to rna vuole che la sua vita successiva lo faccia completamente di menticare.31 togliere la responsabilita. Egli prova dolore per il peccato, lo odia, lo detesta, riconosce pubblicamente la sua colpa, si pente e C'era infatti chi aveva riso della cosa, come Alessandro Cor ed fermamente deciso a non ricadere: "dolet quod peccavit, tesi, suo arnica, che aveva scritto al fratello "abbiamo riso di Pa non defendit", "facti paenitet". E la terminologia della conver ride ed Elena: talvolta i filosofi impazziscono".32 C'era chi aveva sione, della confessione e della penitenza cristiana, che conferi voluto scusare Pico, come Ercole I, che citava Salomone, e ap sce una certa nota di schiettezza al Iatino umanistico di Pico, punto Andrea Cornea. con l'eco del Salmo 50 (51) chela Bibbia attribuisce appunto a Davide. Marsilio Ficino anzi aveva scritto un breve "apologo sul ratto della ninfa Margherita per opera dell'eroe Pico", usando argo Commentando il Salmo 10, qualche anno dopo Pico stesso, menti mitologici (Paride ed Elena, Teseo e Arianna, Ercole e Io parlando forse nello spirito del Savonarola, condannera le, Plutone e Proserpina, Giove ed Europa) ed evangelici (la pa gli animi tiepidi del nostro tempo, che sotto il pretesto delle ceri rabola del mercante che acquista un perla preziosa, "inventa monie e dello devozione fingono la santita e distolgono i semplici e pretiosa margarita"). In una sua apologia a Pietro Leone aveva gli onesti dallo spirito e dalla verita, cercando di attrarli nella pro anche affermato che pria vanita.35 e Non rapimento accogliere o anche prendere una ninfa in preda di e 33 A questa passo - con lo stesso rifcrimento a! "culto in spirito qualcuno, desiderosa d'esser rapita, rna liberare da rapitori. e verita" (l'importante passo del vangelo di Giovanni)36 - fa ceo Giovan Francesco, descrivendo Pico in quella Vita di Pica della 31 "Quod amicum ilium tuum, cui in amore res male cessit apud Floreanum nostrum excusaveris, ex officio fecisti, habet ille quidem et ex historiis, et ex poetis, ex ipsa etiam philosophia unde se a nota criminis vendicet, habet uncle 34 Cosl intendo Ia sua glossa ad Ahacuc 3,2: "'In medio annorum suorum vi magnorum se hominum praeiudiciis, Davidis praesertim Salomonisque tutetur, vifica illud': scilicet in medio illius margaritae (Qualis est Pici) generantis annos ut Aristotelem taceam, qui dum nonnullas etiam meretrices saepe deperibat, vivifica illud". II commento e a margine del§ 49 dell'edizione cutata da G. Scho suorum de moribus praeceptorum nil meminit, quando amatae foeminae uti lem ~Das Buch !Jahir, r_ist. Darmstadt 1970, p. SO), in cui si parla di una pietra Cered Eleusinae sacra fecit. Sed ille haec tutamenta, et quasi propugnacula sui prez!osa, Ia deCima Sebra, amata da un re. Pietra preziosa (margarita), luce, so facinoris, non amplexatur modo, vel amat, sed odit, et reiicit, et recusat; iactu le, gwrno, anno (Gen. 1,3 e 15), ecco perche "in medio anni=in medio margari ram queritur suam, non culpam deprecatur, dolet quod peccavit, non defendit. tae". Le allusioni non sono chiare. C. Wirszubski (Pica della Mirandola's En Et mihi quidem vel hoc nomine videtur caeteris excusandus, quod ipse se nil ex counter, cit., pp. 204-205) ricorda che J. Gaffarel, nel suo Codicum Cabalistico cusat, nihil homine imbecillius, nihil amore potentius. Hieronymi ilia invicta et rum Index (1651), racconta di aver avuto tra le mani una traduzione del Com inconcussa mens, dum coelo tota inhaeret, puellarum choris intererat. Quae il mentario del Pentateuco di Recanati, in cui comparivano, scritti da Mitridate Ium pestis potuit vel infestare, quem non edomabit? Si hoc amor in eremo, in nella seconda meta del 1486, ilnome di Giovanni Pico e quello di Margherita humo collisis membris, in hebdomadarum potuit inedia, quid in pluma, in um con segni evidenti di cancellazione che non potevano risalire che a Pic o stesso. bra, in omni deliciarum affluentia non poterit? Accedit quod ille nunc primo ce ~5 "E~ndem psalmuJ? exponere possumus de nostri temporis tepidis qui sub cidit ruinae huius alioquin insolens et ignarus. De Neptuno conqueri potest, qui caenmomarum religwmsque praetextu sanctitatem mentiuntur et simplices et semel tant um naufragium fecit. Si ad eundem iterum offenderit lapidem, nemo r·ectos corde, a spiritu et veri tate deterrentes, ad propriam vanitatem trahere sa manum porrigat, nemo misereatur. Nunc non excusari iure non potest, quem ita lagunt": Joannis Pici Mirandulae Expositiones in Psalmos, a cura di A. Raspanti, facti poenitet, ut favore excusationis se dignum ipse non existimet. Sed haec Pu·enze 1997, p. 92. E ancora, sul Salmo 11, "quoniam qui se Dei legem custodi etiam nimis, quando amicus tuus huiusmodi facti memoriam, non solum ali quo re fatentur, ad hippochrisim lapsi, humanis divina confunduntur et inanibus modo literis tradi, sed quod sequens vita eius faciat obliterari penitus cupit": G. caercmoniis freti, verum Dei cultum profanaverunt, simplices, pu~os et spiritu Pico, Opera omnia, cit., pp. 378-379. · pauperes [ ... ] veros adoratores in spiritu et veritate orare oportere", ivi, p. 116. 32 Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, cit., p. 262. ·16 Cfr. In spirito e verita. Letture di Giovanni 4,23-24, Bologna 1996, a cura 33 Supplementum ficinianum, cit., I, pp. 56-57. dl'll<> scrivcnte. 20 21