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Platone. Alla ricerca della sapienza segreta PDF

335 Pages·2004·1.8 MB·Italian
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Io volentieri a coloro che sanno parlo, a coloro che non sanno mi nascondo. Eschilo, Agamennone Esiste un Platone segreto che si rifiuta di affidare alla scrittura le proprie dottrine e rinvia discepoli e interlocutori alla parola. In questa accurata sintesi, Giovanni Reale, uno dei massimi interpreti del pensiero antico, indaga le dottrine segrete platoniche evidenziandone difficoltà e contraddizioni. Perché il filosofo greco ha costruito il suo sistema in un preciso momento storico, mentre un’intera civiltà passava dalla comunicazione orale a quella scritta e ha constatato l’inadeguatezza tanto dell’oralità tradizionale (esemplificata dai poemi omerici), quanto della comunicazione scritta, fondando un nuovo linguaggio, quello dell’oralità dialettica. Reale conduce con esemplare chiarezza il lettore attraverso i concetti guida del pensiero platonico (dalla dottrina delle Idee a quella, elusiva e complessa, dei Principi), mostrandone la straordinaria modernità e la vicinanza all’odierna filosofia ermeneutica. Un libro che è diventato punto di riferimento obbligato per chi studia la filosofia classica. Giovanni Reale (Candia Lomellina, Pavia 1931) insegna Storia della filosofia antica all’Università Vita-Salute del San Raffaele. È autore di fondamentali contributi sui presocratici, Socrate, Platone, Aristotele, Seneca, Plotino e di una Storia della filosofia greca e romana (Bompiani 2004). Le sue opere sono tradotte in tredici lingue. Ha coordinato la traduzione completa dell’opera platonica, ora edita da Bompiani. Scrive regolarmente per la pagina culturale del “Sole 24 Ore”. Giovanni Reale PLATONE Alla ricerca della sapienza segreta SAGGI Proprietà letteraria riservata © 1998 RCS Libri S.p.A., Milano eISBN 978-88-5865735-5 Prima edizione digitale 2013 In copertina: elaborazione grafica di Mucca Design Progetto collana di Mucca Design Per conoscere il mondo BUR visita il sitowww.bur.eu Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. «Questo che ti dico, Socrate, sarà un giuramento. Ti giuro... Ma in nome di chi, di quale degli dèi vuoi che giuri? Per questo Platano? Ebbene, se tu non pronunci il tuo discorso davanti a questo Platano, io non ti mostrerò e non ti farò mai più ascoltare nessun altro discorso di nessuno!» (Fedro, 236 D-E) (Si veda l’interpretazione della scena del «Platano» con l’allusione a Platone). Disegno di Gianmarco Girgenti. Platone nacque nel settimo giorno del mese di Targellione, nello stesso giorno in cui i Deli dicono sia nato Apollo. Si racconta che Socrate abbia sognato di tenere sulle ginocchia un piccolo cigno, che mise subito le ali, volò via e cantò dolcemente, e che il giorno successivo si presentò a lui Platone, ed egli disse che quel piccolo cigno era proprio lui. Diogene Laerzio, III 2; III 5 Anch’io mi ritengo compagno dei cigni nel loro servizio e sacro al medesimo dio, Apollo, e ritengo di avere avuto dal dio il dono della divinazione non meno di essi. Platone, Fedone, 85 B PREFAZIONE Questo mio nuovo libro su Platone costituisce non solo la summa, ma, sotto certi aspetti, il completamento di tutti i miei precedenti lavori, con alcune novità, che ritengo di un certo rilievo. Ricordo di avere già curato la pubblicazione di una sessantina di opere su Platone e sulla storia del platonismo (del neoplatonismo pagano e di quello tardo-antico cristiano), presentando in italiano una serie di cospicui lavori a livello internazionale, alcuni dei quali composti dagli autori su mio invito e da me personalmente tradotti e introdotti. I risultati delle mie ricerche personali precedenti a questo lavoro sono contenuti soprattutto nell’opera Per una nuova interpretazione di Platone, giunta nel 1997 alla ventesima e definitiva edizione (pubblicata dall’editrice Vita e Pensiero, già tradotta in tedesco, inglese e portoghese e in corso di traduzione in altre lingue), nonché nel volume in cui presento Tutti gli scritti di Platone (pubblicato dalla Rusconi Libri, sesta edizione 1997) e nel commentario al Fedro (pubblicato presso la Lorenzo Valla- Mondadori, 1998). Le novità che presento in questo nuovo libro, compresi i richiami sintetici delle precedenti acquisizioni, ruotano sostanzialmente intorno a una idea centrale, che ho a lungo meditato, ma che ho maturato solamente negli ultimi tempi, dopo una serie di ricerche e di verifiche condotte a vari livelli. Da qualche tempo alcuni studiosi hanno giustamente rilevato che Platone si colloca in un momento storico del tutto eccezionale, nel quale giunge a compimento una svolta culturale di portata veramente rivoluzionaria. Havelock in modo particolare, nel suo libro Preface to Plato, ha portato tale questione in primo piano, e ha cercato di illustrare il ruolo determinante che Platone ha avuto in questa rivoluzione. Ha impostato e sviluppato questa, che è la sua tesi principale, con grande abilità e con uno stile comunicativo di grande efficacia. Inoltre, sotto certi aspetti, nell’àmbito delle ricerche sulla tecnologia della comunicazione, il suo libro ha fatto epoca. La tesi principale di Havelock, che concerne appunto la tecnologia della comunicazione poetico-mimetica (ossia la tecnologia della comunicazione dei poemi omerici e delle opere di Esiodo), è, come vedremo, assai feconda e si impone, di fatto e di diritto, come un guadagno irreversibile; ma a tale tesi lo studioso ne collega alcune altre, che risultano, invece, storicamente infondate, con tutta una serie di conseguenze fuorvianti e decettive. In particolare, per il modo in cui Havelock presenta la tesi principale del suo libro, sembrerebbe che essa sia in netto contrasto con l’interpretazione di Platone proposta dalla Scuola di Tubinga e di Milano, ossia in netto contrasto con l’interpretazione di Platone alla luce delle cosiddette «dottrine non scritte». In realtà, come vedremo, proprio per sostenere alcuni corollari della sua tesi, Havelock ha dovuto passare sotto silenzio le «autotestimonianze» presentate da Platone nel Fedro e nella Lettera VII, che stanno alla base della nuova interpretazione di Platone sostenuta dalla Scuola di Tubinga e di Milano, e che ridimensionano in larga misura ciò che egli sostiene. Ma proprio l’impatto delle due interpretazioni, per certi aspetti fra di loro in netto contrasto, si rivela assai stimolante, e aiuta a giungere al nocciolo della questione con criteri innovativi, mediante una coscienza ermeneutica sempre più matura. In effetti, la grande idea centrale del libro di Havelock fa comprendere, per la prima volta in modo quasi perfetto, le ragioni dello scontro frontale di Platone con la poesia tradizionale e in particolare con Omero. E fa anche comprendere i motivi per cui i progetti culturali innovativi proposti dall’Accademia platonica non avrebbero potuto essere attuati se non mediante un sistematico e totale superamento della poesia omerica e della tecnologia della comunicazione ad essa connessa, che per secoli erano state le basi della formazione spirituale dei Greci. La tesi secondo cui il capolavoro platonico, ossia la Repubblica, assai più che uno scritto politico è uno scritto che punta tutti i suoi interessi sulla questione dell’educazione degli uomini, è stata, in realtà, sostenuta per la prima volta addirittura da Gian Giacomo Rousseau, che considerava questo scritto il più grande capolavoro di pedagogia di tutti i tempi. Tale interpretazione è stata poi ripresa e sviluppata nel ventesimo secolo da Werner Jaeger. Anche le tesi secondo cui i poemi omerici erano la fonte delle conoscenze storiche, morali e giuridiche dei Greci; che il verso con cui erano composti aveva una precisa funzione mnemonica; che nella loro creazione giocasse un ruolo essenziale l’imitazione; e infine che costituissero nella forma e nei contenuti il modo stesso di pensare degli uomini di quei tempi, hanno un cospicuo precedente. Infatti, in alcune memorabili «degnità» Vico le aveva già anticipate nella sua Scienza Nuova, mediante geniali intuizioni, in funzione della sua filosofia della storia. Ma il metodo fondato sulla psicologia, sulla sociologia e sulla scienza della tecnica della comunicazione, con cui Havelock ha dimostrato queste tesi, danno ad esse una rilevanza e una portata, sotto più di un aspetto, del tutto nuove. In effetti, le prese di posizione di Platone nei confronti della poesia tradizionale e le sue radicali innovazioni pedagogiche si possono intendere a fondo solo comprendendo in modo conveniente, nella forma e nei contenuti, quella cultura che Platone stesso intendeva superare.

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