Anche Peter Chambers, onesto fino all’osso, disincantato e cinico, astuto e raziocinante, ha le sue debolezze. Debolezze formali, se vogliamo, ma forse per questo ancor più pericolose: la «magione dorata» degli Asquith influisce su Peter con il suo stuolo di servitori, le sue due piscine, la sua fuga di salotti. Gli Asquith hanno dollari da buttar via, tanti da potersi permettere di comprare per una di loro un marito come Peter Chambers. E qui sta la maggior debolezza di Peter: di fronte a un bel mucchio di dollari e soprattutto all’ex miss Texas che gli propongono di sposare non sa tirarsi indietro. Ma non per questo, Chambers perde il senso delle proporzioni. Continua a muoversi in souplesse attraverso una ragnatela di giochi politici, di ambizioni sfrenate, di pericolo latente. E se, per un attimo, si è lasciato accecare dalla sfaccettata personalità di uomini tanto diversi da lui, farà in fretta a riacquistare il suo «occhio di lince» e a ridare senso a un enigma apparentemente irrisolvibile.