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Pesare le parole 1 - una grammatica per la scuola PDF

310 Pages·2013·1.608 MB·Italian
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ADRIANO COLOMBO PESARE LE PAROLE una grammatica per la scuola Parte I: Le forme 2013 © Adriano Colombo 2013 Seconda edizione stampato da Lulu.com, Raleigh NC, USA ISBN 978-1-291-37757-6 2 INDICE Presentazione 5 PARTE I – LE FORME 1. Categorie grammaticali 13 1.1. La concordanza 14 1.2. Parole variabili e invariabili 19 1.3. Numero 23 1.4. Genere 28 1.5. Tempo. Il verbo 33 1.6. Tempi composti 36 1.7. Persona 41 Tiriamo le somme 44 Esercizi di ricapitolazione 45 2. La frase semplice 47 2.1. Predicato e argomenti 48 2.2. Nucleo e circostanti 55 2.3. Soggetto e complementi 59 2.4. Predicato nominale 65 2.5. Preposizioni 69 2.6. Complemento oggetto 77 2.7. Numero variabile di argomenti 84 Tiriamo le somme 90 Esercizi di ricapitolazione 91 Virgole e punti 94 3. Classi di parole 97 3.1. Il nome 98 3.2. Complementi del nome 102 3.3. Apposizione 108 3.4. L’aggettivo. Complementi dell’aggettivo 110 3.5. L’avverbio 114 3.6. L’analisi della frase semplice 121 Tiriamo le somme 124 Esercizi di ricapitolazione 124 Virgole e punti 126 4. La frase complessa, o periodo 127 4.1. Subordinate del verbo: oggettive e soggettive 128 4.2. Subordinate esplicite ed implicite 132 3 4.3. Altre subordinate del verbo Subordinate del nome e dell’aggettivo 139 4.4. Subordinate circostanti 143 4.5. Frasi coordinate 149 4.6. Coordinazione tra elementi di una frase 154 4.7. Gradi di subordinazione. L’analisi del periodo 160 Tiriamo le somme 165 Esercizi di ricapitolazione 166 Virgole e punti 168 5. Determinanti e pronomi 173 5.1. L’articolo 174 5.2. Altri determinanti 181 5.3. Pronomi 186 5.4. Altri pronomi 193 5.5. Pronomi personali 198 5.6. Pronomi-avverbi: ci (vi), ne 209 5.7. Pronomi e frasi relative 215 5.8. Altri pronomi e avverbi relativi 222 5.9. Pronomi, determinanti e avverbi interrogativi 228 5.10. Frasi interrogative indirette 231 Tiriamo le somme 237 Esercizi di ricapitolazione 238 Virgole e punti 241 6. Il verbo 243 6.1. La coniugazione 244 6.2. Coniugazioni particolari e irregolari 254 6.3. Attivo e passivo 258 6.4. Forma riflessiva e pronominale 265 6.5. Si impersonale e passivante 272 6.6. L’uso dei verbi ausiliari 276 Tiriamo le somme 284 Esercizi di ricapitolazione 285 7. Frasi irregolari 289 7.1. Frasi nominali. 290 7.2. Frasi scisse e messa in rilievo. 295 Tiriamo le somme 298 Appendice 1: Fonti degli esempi ed esercizi 299 Appendice 2: Piano dell’opera 309 4 Presentazione Questa grammatica è una ristampa appena ritoccata di quella che uscì nel 1988 col titolo Pensare le parole presso le edizioni scolastiche Bruno Mondadori. Fu un fiasco editoriale completo, e il libro uscì dal catalogo dell’editore nel giro di due anni1. Alcuni colleghi però apprezzarono l’impostazione scientifica e didattica di quel lavoro e in questo quarto di secolo hanno continuato a chiedermi qualcuna delle copie saggio che avevo, finché non sono finite. Altri hanno mostrato interesse per le parti recuperate e pubblicate sul mio sito www.adrianocolombo.it. Per queste ragioni ho ritenuto opportuno mettere a disposizione dei colleghi una ristampa come “libro a domanda”. La mole del lavoro e il tempo necessario a reimpaginarlo partendo da file recuperati hanno consigliato di suddividerlo in diversi volumetti che potranno uscire nel giro di uno o due anni (inshallah). In Appendice 2 si troverà l’indice dell’opera completa. Le idee guida Ecco in sintesi alcuni dei criteri a cui si è ispirato questo lavoro. 1. Una grammatica descrittiva. Vale a dire non normativa, non preoccupata in primo luogo di prescrivere come si deve o come non si può scrivere. Impegnata piuttosto a far osservare e analizzare la nostra lingua come è. Questo non significa che una riflessione grammaticale condotta in questo modo non possa contribuire allo sviluppo delle abilità linguistiche, compresa quella di scrivere correttamente. Scrivevo nel presentare il libro venticinque anni fa: «I ragazzi che stentano nel leggere e nello scrivere non hanno bisogno di più definizioni, di più regole, di prescrizioni minuziose; hanno bisogno soprattutto di più attenzione, di un’abitudine a considerare i fatti di lingua, di una certa dose di spirito critico e analitico. Il ragazzo che non sa scrivere prima di tutto non sa correggersi: non riesce a staccare da sé il proprio testo, a farlo oggetto di riflessione; analogamente, il ragazzo che ha difficoltà nella comprensione di un testo non sa ritornare su ciò che ha letto, analizzarlo, localizzare il punto in cui non ha capito. La riflessione sulla lingua può contribuire a sviluppare questi abiti mentali.» 1. Alcune ragioni di quel fiasco, imputabili sia all’autore che all’editore, sono narrate nella mia autobiografia professionale Forse qualcuno ha imparato qualcosa, che si può leggere in www.adrianocolombo.it (capitolo “Libri di testo, libri veri”). 5 2. Una grammatica rigorosa. Con questo intendo una grammatica che non faccia affermazioni dogmatiche, ma costruisca le sue gene- ralizzazioni (le sue “regole”) a partire dai dati linguistici, sotto gli occhi dello studente e chiamandolo a partecipare. Di conseguenza le sue affermazioni saranno soggette a verifica, a correzione, a limitazione, ci saranno casi in cui di uno stesso fatto si possono dare spiegazioni alternative, ci saranno margini di incertezza tranquillamente ammessi. 3. Una grammatica per l’intelligenza. Nel “fare grammatica” i ragazzi dovrebbero essere continuamente attivi, impegnati a osservare gli esempi, a manipolarli (“che cosa succede se cambio questa parola? questa desinenza?”), a tentare generalizzazioni e a verificarle. Non dovrebbero essere impegnati a mandare a memoria liste, cosa che blocca la disposizione a ragionare sulla lingua. Questo approccio sperimentale (esemplarmente rappresentato dal libro di Maria G. Lo Duca Esperimenti grammaticali, La Nuova Italia 1997) potrebbe promuovere lo sviluppo di un atteggiamento di tipo scientifico: si ricordi che proprio della scienza è il dubbio, non la certezza. 4. Una gradazione attenta. Tutto il percorso è suddiviso in piccoli passi, a ciascuna conoscenza nuova è dedicato un momento di riflessione distinto. Ciascun passo ha come prerequisito i precedenti ed è necessario ai successivi, nessuna conoscenza resta inutilizzata. Nella grammatica niente è da buttare e tutto si tiene, altrimenti è tutta inutile. Niente è dato per scontato, nessuna conoscenza è presupposta se prima non è introdotta: questo è un requisito ovvio per un libro di testo, ma non sempre rispettato, non solo dalle grammatiche. 5. Ricchezza di materiale esercitativo. Ogni nuova conoscenza va rinforzata subito con attività di riconoscimento e manipolazione su testi autentici, non su frasette modello. Gli esercizi devono essere tali da non poter essere svolti in modo meccanico e ripetitivo, ma devono richiedere ogni volta un sia pur minimo ragionamento. Gradualmente devono mettere in gioco un numero maggiore di alternative, fino a promuovere una capacità autonoma di analisi delle frasi e dei testi. 6. Quale lingua? La lingua di cui parla la grammatica deve essere quella di uso comune, questo studio deve servire per capire meglio i testi che un ragazzo legge e scrive. Per questo più del 90% degli esempi, delle frasi e dei testi di esercizio è tratto da materiali autentici accessibili a ragazzi dell’età della scuola media: narrativa e libri di testo, giornaletti e fumetti, ma anche narratori classici e quotidiani; senza trascurare i testi scritti dai ragazzi stessi a scuola. In complesso sono utilizzate circa 250 fonti (raccolte negli anni ottanta, quando è 6 stato redatto il libro). In Appendice 1 si troveranno i riferimenti bibliografici di ciascuna frase usata come esempio o esercizio, nei limiti in cui si sono potete recuperare. Le rubriche Nell’ambito di una sequenza attentamente studiata, le singole unità sono articolate in modo da permettere una certa flessibilità. Ogni paragrafo ha un testo base accompagnato da esercizi, preceduto ed eventualmente seguito da una serie di rubriche: (cid:1) Ingresso: all’inizio, alcuni esempi e domande introducono il tema di lavoro seguente, in modo da far percepire ai ragazzi che sono già in qualche modo già competenti in materia (la grammatica si occupa in primo luogo di ciò che l’apprendente sa già fare con la lingua); si tratta poi di passare da questa competenza pratica alla conoscenza riflessa. (cid:1) Saperne di più: una rubrica che tratta alcuni argomenti più complessi e meno essenziali per proseguire; di solito è accompagnata da esercizi specifici. (cid:1) Esercitazione di ricerca: un caso di ambiguità sintattica, una particolarità morfologica che i ragazzi possono risolvere o spiegare discutendo fra loro; anche loro possono essere linguisti. (cid:1) Imparare dagli errori: alcuni errori tipici relativi all’argomento appena trattato, ricavati da testi autentici scritti a scuola. (cid:1) Virgole e punti: alcune norme di punteggiatura sono introdotte in relazione alle strutture sintattiche che le riguardano; sono accompagnate da esercizi su materiali tratti da compiti scolastici. (cid:1) Esercizi di ricapitolazione: al termine di un capitolo, alcuni esercizi ripropongono i temi di analisi che sono stati presentati analiticamente lungo la serie dei paragrafi: niente di ciò che si è imparato deve andare disperso! La distribuzione dei contenuti Il piano generale dell’opera (che si può vedere dettagliato in Appendice 2) si discosta dalla sequenza di argomenti tradizionale nelle grammatiche scolastiche. La Parte I – Le forme (in questo volume) è dedicata alla morfologia delle classi di parole (o “parti del discorso”) e alla sintassi della frase, viste dal punto di vista eminentemente formale che è proprio della morfosintassi. L’idea è che ragionare grammaticalmente significa in primo luogo impadronirsi dei meccanismi formali che regolano una lingua, lasciando sullo sfondo le funzioni comunicative ed espressive. 7 Quello che non troverete in questa grammatica (cid:2) Le definizioni semantiche del nome (parola che indica persone, animali, cose, ma anche sentimenti, concetti azioni, qualità...), del verbo (che indica azioni), dell’aggettivo (che indica qualità). Queste definizioni non sono morfologiche (che significa formali) e possono indurre in errore. Nei fatti, tutti riconosciamo i nomi in quanto hanno un genere intrinseco, prendono un numero, comandano la concordanza di articoli e aggettivi; riconosciamo i verbi dal fatto che si coniugano per tempo e persona. (cid:2) La sottoclassificazione dei nomi in concreti e astratti, che non è un fatto morfologico ma riguarda i significati, e non solo dei nomi; va visto in termini di “più o meno” e non di “questo o quello”: vi si accennerà nella Parte III; o in “primitivi e derivati”: la derivazione è un fenomeno importante che non riguarda i soli nomi e sarà pure trattato nella Parte III. (cid:2) Le definizioni del soggetto come “chi fa l’azione” (sappiamo che metà dei verbi non sono di azione) o “ciò di cui si parla” (una frase parla di tutto ciò che nomina). Tutti riconosciamo il soggetto dalla concordanza col verbo: ci vergogniamo a dirlo? (cid:2) La lista infinta dei complementi definiti semanticamente (causa, tempo, vicinanza e lontananza, colpa e pena...): definizioni che ripetono semplicemente il significato di un verbo o di una frase. Restano i soli complementi definiti in termini formali: complemento oggetto, complementi predicativi. (cid:2) I tre gradi dell’aggettivo. Non esiste nella morfologia italiana un aggettivo comparativo, come in latino o in inglese. La comparazione (più di, meno di) è un fatto sintattico e non riguarda solo gli aggettivi; perché non diciamo che nella frase A ha dormito più di B il verbo dormire è al grado comparativo? Del fenomeno della comparazione si parlerà nella Parte II Le funzioni. (cid:2) La lista delle nove preposizioni: chi impara la lista non si accorgerà mai che senza è una preposizione al pari di con, non riconoscerà le preposizioni che hanno anche uso avverbiale, come dopo. Ripeterà la lista, non ragionerà sulla funzione. (cid:2) Le congiunzioni coordinative conclusive (quindi, perciò...), dichiarative (infatti), avversative (però, tuttavia...); queste parole hanno un comportamento sintattico diverso dalle congiunzioni che coordinano (e, o, ma e poche altre); se ne parlerà nella Parte II tra i fattori di coesione testuale (non di coordinazione sintattica). 8 La Parte II – Le funzioni riconsidererà la sintassi dal punto di vista delle nozioni che possono essere veicolate, e che non sono una a una in corrispondenza con le forme; prenderà in esame ad esempio la causa, il tempo e la durata, la comparazione nella varietà delle forme che possono esprimere ciascuna di queste categorie: avverbi, complementi, frasi subordinate. Parlerà anche degli atti linguistici veicolati dai tipi di frase principale, delle forme di coesione testuale (riprese nominali e pronominali, ellissi, connettori) e dei significati di tempi e modi verbali. La Parte III – Parole e significati sarà dedicata alla formazione delle parole, alle variazioni di significato di una singola parola, alle relazioni di significato tra parole; questi argomenti riceveranno un’attenzione più analitica di quella che vi è solitamente dedicata a scuola. Le ultime due parti sono dedicate a temi non strettamente grammaticali, a osservazioni più generali sulla lingua. La Parte IV – Varietà di lingua osserva le variazioni dovute al mezzo (scritto, parlato), agli usi specialistici, ai registri, allo spazio e al tempo. La Parte V – Il testo esamina la coerenza nei testi all’atto della lettura (l’interpretazione del testo) e della scrittura (l’organizzazione del testo). A chi è destinata la grammatica Questa grammatica è stata concepita in un primo tempo per la scuola media; ma la bulimia dell’editore ha voluto che includesse anche quel che si potrebbe trattare negli ultimi anni della scuola elementare e nel biennio della scuola secondaria di secondo grado. Così la sua progressione parte “da zero”, senza presupporre nessuna conoscenza precedente. Questa Parte I, almeno nei primi tre capitoli, potrebbe essere usata come traccia di lavoro anche in quarta e quinta elementare, insieme al primo capitolo della Parte III. Per contro alcuni elementi delle parti II, IV e V potrebbero essere riservati al biennio superiore2. Spero che sia utile a chi insegna come guida, fonte di stimoli e materiali; ma il costo limitato di un “libro a domanda” potrebbe permettere anche di procurarne una copia per ciascun alunno di una classe. 2. Ho esposto le mie idee su come potrebbe articolarsi un curricolo verticale di riflessione sulla lingua in un articolo sulla rivista online Grammatica e didattica; (hattp://www.maldura.unipd.it/ddlcs/GeD/quaderni_grammatica_didattica.html); la pri- ma parte è uscita sul n. 4, 2012. 9 N.B. nel testo sono usati questi simboli: @ domanda posta agli allievi nel corso dell’esposizione; ► rinvio a un altro paragrafo del volume; < > nota per l’insegnante. 10

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