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Persone. Sulla differenza tra "qualcosa" e "qualcuno" PDF

276 Pages·2005·14.562 MB·Italian
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Biblioteca Universale Robert Spaemann Persone Sulla differenza tra “qualcosa” e “qualcuno” a cura di Leonardo Allodi © Zdivori Laterza Biblioteca Universale Laterza SÙ Robert Spaemann Persone Sulla differenza tra “qualcosa” e “qualcuno” a cura di Leonardo Allodi © EditoriL aterza Titolo dell'edizione originale Personen Versuche îiber den Unterschied zwischen “etwas” und “jemand” © J.G. Cotta’sche Buchhandlung Nachfolger GmbH, gegr. 1659, Stuttgart 1996, 1998? © 2005, Gius. Laterza & Figli per La trascendenza, «luogo» dell'umano di Leonardo Allodi Traduzione di Leonardo Allodi Prima edizione luglio 2005 7 Edizione Done gi 10 Proprietà letteraria riservata Anno Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari 2016 2017 2018 2019 2020 2021 Questo libro è stampato su carta amica delle foreste La traduzione dell’opera è stata realizzata grazie al contributo del SEPS Stampato da Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-7119-8 Via Val d’Aposa 7 - 40123 Bologna [email protected] - www.seps.it www.laterza.it La trascendenza, «luogo» dell’umano di Leonardo Allodi Meno ci si preoccupa di esprimere l’inesprimibile e più l’inesprimibile è ineffabilmente contenuto in ciò che è espresso Ludwig Wittgenstein Caratterizzata da un essenziale interesse per le problematiche della cosiddetta filosofia pratica, la ricerca storico-filosofica di Robert Spaemann ha assunto nel suo svolgimento complessivo due precise dimensioni: in primo luogo, considerato il nesso esistente fra sapere storico ef ilosofia pratica, essa si è concentrata, soprattutto all’inizio, sullo sviluppo di un autentico approccio gesstesgeschichtliche, nella convinzione che la prospettiva della Wirkungsgeschichte sia la più idonea a cogliere la problematica fondamentale del «discorso filo- sofico della modernità». A questa prima prospettiva appartengono essenzialmente le opere Der Ursprung der Soziologie aus derma Geist der Restauration. Studien tiber L'G.A. de Bonald (1959), Reflexion und Spontanettàt. Studien tiber Fénelon (1963) e il saggio Rousseau. Birger ohne Vaterland (1980). Gli studi successivi, dedicati ad aspet- ti più teoretici che storici della questione della modernità, per am- missione dello stesso Spaemann devono molto a queste prime ope- re. La seconda prospettiva è quella sviluppata dall’autore nei suoi scritti speculativi: Die Frage Wozu? (1981, in collaborazione con Reinhard Low), Moralische Grundbegriffe (1986), Das Nattirliche und das Verniinftige. Aufsitze zur Anthropologie (1987) e Gliick und Woblwollen. Versuch iiber Ethik (1989). Personen. Versuche tiber den Unterschied zwischen “etwas” und “jemand” (1996), a cui è se- guita la raccolta di saggi Grenzen. Zur ethischen Dimension des Han- delns (2001), costituisce a tutti gli effetti un lavoro conclusivo, che rinvia implicitamente alle tesi fondamentali e ai risultati di studi che si sono sviluppati nell’arco di quasi cinquant'anni, e che restano orientati da un motivo teoretico decisivo: il rapporto tra natura, es- sere e persona!. I saggi contenuti in Philosophische Essays (1983), in particolare Das Ende der Modernitàt? e il fondamentale studio Zur Kritik der politischen Utopie (1977) si situano, idealmente e anche cronologicamente, tra questi due momenti?. L’indagine spaemanniana sulla nozione di persona, anche per questo retroterra di studi che la precedono, è tale da oltrepassare il campo specifico della filosofia, e più in particolare della filosofia pra- tica. È infatti da una precisa interpretazione storico-filosofica della modernità, intesa come movimento di pensiero che produce una «inversione della teleologia» e una dialettica insuperabile tra due culture, naturalismo e spiritualismo — una dialettica che, in quanto incomponibile, espone la nostra civiltà a una minaccia essenziale —, che Spaemann deriva un compito: ripensare i concetti di «essere» (inteso come Selbstsein), «natura» e «ragione» in vista di una rifon- dazione del concetto di persona. Chiarire che cosa vuol dire perso- ! È in corso di pubblicazione (Edusc, Roma 2005), il più importante e vasto stu- dio filosofico dedicato proprio a questo asse decisivo del pensiero-spaemanniano: P. Sabuy, Robert Spaemann e la dialettica di naturalismo e spiritualismo. Natura, ra- gione e persona. ? Indichiamo di seguito le opere di Spaemann tradotte in lingua italiana: Cox- cetti morali fondamentali, trad. di A. Tuninetti, intr. di R. Buttiglione, Piemme, Ca- sale Monferrato 1993; Per la critica dell'utopia politica, trad. e saggio introduttivo di S. Belardinelli, Angeli, Milano 1994; Felicità e benevolenza, presentazione di F. Botturi, Vita e Pensiero, Milano 1998; L'origine della sociologia dallo spirito della Restaurazione. Studi su L.G.A. de Bonald, a cura di C. Galli e L. Allodi, con una postfazione di L. Allodi titolata Robert Spaemann e la critica della ragione funzio- nalista, Laterza, Roma-Bari 2003. È in corso di pubblicazione la traduzione italia- na di Das Nattirliche und das Verniinftige (Edusc, Roma 2005). Per un’analisi dello sviluppo del pensiero di Spaemann, ci permettiamo di rinviare ai seguenti nostri in- terventi: Ermeneutica del moderno e tradizione nel pensiero di Robert Spaemann, in L. Allodi, La modernità controversa. Analisi storico-sociologica e prospettive episte- mologiche, Studium, Roma 2000, pp. 95-132; Destra e sinistra dopo la modernità, in L. Allodi, Globalizzazione e relativismo culturale, Studium, Roma 2003. VI na, significa andare al cuore di ciò che può significare «umano», in- dividuandone il luogo originario in quel rapporto tra «natura» e «persona» che rinvia a un principio di «trascendenza». In tal modo Spaemann perviene alla stessa conclusione di Max Scheler, quando ha definito l’uomo come «l’intenzione e il gesto stesso della trascen- denza, l’essere che prega e cerca Dio». La riflessione di Robert Spaemann sembra in tal senso costituire una formidabile sfida per tutte le scienze umane e sociali contemporanee. Nella misura alme- no in cui la specifica chiarificazione di che cosa sia l’uomo e più in particolare la persona, sia ancora percepita come elemento intrinse- co alla scienza sociale, il quale, rappresentando la ricerca della co- noscenza umana delle cose umane, include, come suo fondamento, la conoscenza umana di ciò che costituisce l’umanità?. Per Spaemann l’uomo è immagine e rappresentazione dell’in- condizionato, in virtù della sua capacità di apertura razionale infini- ta, di distanziamento dalla propria «natura», di «autotrascendenza». È soprattutto la nozione di «vita» a costituire il punto di partenza dell’indagine di Spaemann. Facendo proprio il «vivere viventibus es- se» di Aristotele, Spaemann precisa come l’essere sia un derivato del- la vita che implica in pari tempo capacità di riflettere su di essa e dunque distanziamento da se stessi: con san Tommaso, Spaemann ripete: «qui non intelligit, non perfecte vivit». Comprendere l’uomo significa allora mostrare come «qui non vivit, non perfecte existit». Soltanto integrando queste due dimensioni, natura e ragione, è pos- sibile comprendere appieno la cifra di ciò che è «umano». Ragione e vita dunque non sono in conflitto: ragione significa innanzittutto scoprire la «verità della natura», la sua costituzione «teleologica». Per questo la ragione, secondo Spaemann, non è altro che «la forma della vita», e la persona è l’essere vivente «potenzialmente morale». 3 Cfr. M. Scheler, Die Stellung des Menschen im Kosmos (1928), in Gesammel- te Schriften, vol. IX (Spàte Schriften), Francke Verlag, Bern 1976; trad. it. a cura di G. Cusinato, La posizione dell’uomo nel cosmo, Angeli; Milano 2000. 4 Cfr. L. Strauss, Social Science and Humanism (1956), in The Rebirth of Clas- sical Political Rationalism, Essays and Lectures by Leo Strauss Selected and Intro- duced by Thomas L. Pangle, The University Press, Chicago-London 1989, pp. 3- 12; trad. it. Scienza sociale e umanesimo, a cura di L. Gattamorta, in «Ideazione», 1, 2004, pp. 198-208. 5 Cfr. P. Sabuy, Natura, ragione e persona: l'impostazione antropologica di Ro- bert Spaemann, in «Ideazione», 2, 2003, pp. 204-209. VII Da questa premessa deriva un confronto decisivo soprattutto con la corrente filosofica che definisce la persona sulla base della sola inte- riorità e la cui origine lontana si trova nella distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa: Peter Singer, Norbert Hoerster e, soprat- tutto, Derek Parfit. Quest'ultimo appare come l’interlocutore privi- legiato di Spaemann, nella misura in cui esprime meglio di tutti gli altri la posizione che radicalizza maggiormente l'opposizione tra es- sere umano e persona. La sfida allo scientismo e alla sua pretesa di dirci che cosa siamo, cioè parti di quella natura «che noi abbiamo ridotto a pura oggetti- vità», porta Spaemann a una riflessione sul concetto di «naturale» che fa emergere tutta l’«ambiguità» del termine. «Naturale», dice Spaemann, non significa «naturalistico», ma appunto ciò che con- tiene in sé il ragionevole. In questo senso, afferma, solo l’uomo ra- gionevole è uomo «naturale», capace di trascendere quella curvazio in se ipsum che è poi il maggior ostacolo ad ogni forma di benevo- lenza. Amicizia con se stessi, con gli altri, con il mondo, il cui signi- ficato non è semplicemente morale: per Spaemann infatti la «bene- volenza» è condizione stessa per accedere ad ogni esperienza auten- tica dell'essere. Nel «lasciar essere», nell’abbandono fiducioso, l’uo- mo non trova soltanto la cifra della propria libertà ma comprende il proprio «essere» e quello altrui. Entrando nel vivo della discussione sulla «scommessa della mo- dernità», quella di un «soggetto assoluto», di un Sé autonomo che si pretende fondamento sufficiente dell’identità, chiuso dunque nella propria immanenza e autosufficienza, essenzialmente e costitutiva- mente «ripiegato» su se stesso, Spaemann ci costringe a riflettere an- che su quelle premesse epistemologiche delle scienze sociali con- temporanee, che altro non sono che le premesse della stessa moder- nità°. La questione della natura del «soggetto umano» e della spie- gazione del suo agire è infatti anche la questione del rapporto fra struttura sociale e azione individuale, un problema epistemologico che resta decisivo per tutta l’epistemologia delle scienze sociali. So- no qui in gioco il carattere «autonomo» o, viceversa, «eteronomo» della costituzione del Sé, la possibilità o meno di continuare a par- lare di un «umano», oggi particolarmente minacciato, secondo Spae- 6 Cfr. A. Seligman, Modernitys Wager, Princeton University Press, 2000; trad. it. La scommessa della modernità. Sé, autorità e trascendenza, a cura di M. Bortoli- ni e M. Rosati, Meltemi, Roma 2002.

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