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Per la storia dei municipii fino alla guerra sociale PDF

262 Pages·1947·11.08 MB·Italian
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STUDI PUBBLICATI DALL'ISTITUTO ITALIANO PER LA STORIA ANTICA FASCICOLO QUINTO EUGENIO MANNI PER LA STORIA DEI MUNICIPII FINO ALLA GUERRA SOCIALE ANGELO SIGNORELLI EDITORE — ROMA — 1947 INDICE PREMESSA METODICA . . pag. 1-8 PARTE I — PER LA STORIA DEL CONCETTO DI MUNICIPIUM FINO ALLA GUERRA SOCIALE . . .. » 9-90 1° — Municeps e municipium secondo le definizioni delle fonti e la oritica moderna » 11-28 1. — L'etimologia di municipium » 11 2. — Le fonti antiohe » 18 II« — Le oittà latine . » 29-56 1. — La teoria dell'isopolitia . .. » 29 2. — Le teorie del Mommaen e del Belooh . » 36 3. — La civitas delle oittà latine . » 51 III0 — Le oittà senza suffragio e le prefetture » 57-74 1. — La civitas sine suffragio » 57 2. — Campani e Latini ? 62 3. — Mnnioipii oon autonomia limitata e prefetture . » 69 IV* — L'ultimo secolo dalla Repubblica » 75-85 1. — I municipi! della terza oategoria festiana . . » 75 2. — Pro moinicipieis e pro oolonieis. Municipium fundanum > 78 CONCLUSIONE. — 11 cosiddetto foedus municipale . » 86-90 PARTS II — LE MAGISTRATURE MUNICIPALI . » 91-208 1° — 1 magistrati dei municipii latini . . . . . .. 93-140 1..— Dittatura ed edilità nei mnnioipii latini . » 93 2. — La triplice edilità di Arpinum, Fundi e Formiae » 123 Nota sai poteri degli edili nei manici pii anteriori alla guerra sooiale » 129 Vili Indice II0 — Le magistrature degli altri municipii . . .. pag. 141-208 1. — I/ottovirato » 141 2. — I mnnioipii oon llviri » 148 3. — Gli aedilea iuri dioundo di alcune città meridionali » 155 4. — La questione dei cosiddetti Illviri aedilea . . » 159 EXCURSUS I. — L'origine dell'edilità nelle colonie ro­ mane » 165 EXCURSUS II. — Il qnattuoivirato e i quattuorviri «nude dirti» » 171 EXCURSUS III.— II quattnorvirato delle oolonie in Italia » 201 APPENDICE — L'EDILITÀ IN ROMA . . .. . » 209-260 1. — Prime affermazioni della plebe romana . » 211 2. — L'origine dell'edilità plebea . .. » 221 3. — L'origine dell'edilità onrule . .. . » 245 4. — Le dne edilità fi no a Cesare . .. . » 249 PEEMESSA METODICA. Il lavoro che presento consta di due parti distinte: la prima riguarda Io sviluppo del concetto di municipium fino alla guerra sociale, la seconda tocca le principali magistrature municipali di cui ci sia giunta nptizia. Entrambe vengono a fondersi in un tutto di cui costituiscono due aspetti diversi ma non fa­ cilmente scindibili l'uno dall'altro. J3e, infatti, la seconda parte riguarda l'aspetto del pro­ blema più comunemente discusso, la prima ne è però il fon­ damento e la base da cui non si può prescindere senza in­ correre in giudizi arbitrari e in gravi errori di metodo. Per rendersene conto sarà sufiìciente dare uno sguardo ad alcune delle opere più significative che appunto alle magistrature municipali sono state dedicate nell'ultimo periodo. La prima di queste opere è quella del Eosenberg (1), che, a pagina 3, per esempio, scrive: « Dove l'edile e Polizeiherr », assistente del magistrato supremo, è soprattutto magistrato politico, bisogna dedurne che egli è creato secondo l'esempio romano: soltanto se noi trovassimo in qualche luogo il * Tem­ pelherr », ciò potrebbe essere utile per la comprensione del­ l'origine dell'istituzione. Io vorrei porre il seguente postulato per un'edilità di cui la romana potrebbe essere una copia: un comune, nella cui vita un unico determinato tempio e il suo culto abbiano un'importanza dominante, in cui i capi di questo tempio portino il titolo di edili, e in cui essi con­ temporaneamente rivestano la magistratura comunale. Se fosse possibile constatare l'esistenza di una tale città, allora (1) ROSENBERG A., Der Staat der alten Italiker, Berlin 1913. 1 2 PREMESSA METODICA la soluzione del problema sarebbe avanzata di un importante passo ». A parte ciò che il Rosenberg dirà in seguito e che ve­ dremo, è fin troppo evidente che un postulato del genere non è affatto metodico: esso dipende da un altro postulato, precedentemente enunciato dal Rosenberg, e cioè che gli edili portavano questo nome come amministratori dei templi ple­ bei. Ma entrambi questi postulati restano indimostrabili e, per di più, sono concatenati in base ad un rapporto del tutto soggettivo : una possibile analogia della magistratura romana con una straniera non implica la necessità che quella derivi da questa o viceversa. Soltanto la conoscenza di altri dati — e, se possibile, di date — potrà servire a determinare un rapporto del genere : in mancanza di tali dati una conclu­ sione qualunque sarà del tutto impossibile. Il Rosenberg, invece, seguitando la sua via, crede di poter affermare : « Ve­ dremo tosto che questa città esiste, che essa non è troppo lontana da Roma, e che essa è ben nota; ma prima v'è an­ cora qualcos'altro da sbrigare, e cioè le principali obbiezioni, che il Mommsen ha sollevato contro una deduzione dell'edi­ lità dal Lazio». Si ricorderà che il Mommsen (1) era dell'opi- nione che l'edilità non fosse tra le magistrature del periodo delle origini né nel Lazio, né in Roma, poiché « Roma era prima di tutto una città latina» e poiché, non essendo certo originaria l'edilità romana come istituzione plebea, essa « non può esser tale nemmeno nel Lazio ». Il Rosenberg osserva che è certamente esatto l'affermare che l'edilità in Roma è «sekundär», e che anzi essa non costituisce una parte es senziale della costituzione originariamente comune a tutte le città latine: «essa è proprio un prodotto del caso (Zu­ fallprodukt), che nacque in condizioni d'origine ben deter­ minate, ma nessuno potrebbe asserire che questa creazione possa aver avuto luogo proprio in Roma; è così molto più verosimile che l'edilità romana sia derivata da una fore­ stiera» (2). Il Rosenberg ha ragione quando osserva che (1) MOMMSEN T., Eomiaohes Staatsrecht, vol. II«, pag. 474 nota. (2) ROSENBERG, op. cit., pag. 3. PREMESSA METODICA 3 l'affermazione del Mommsen è insufficientemente dimostrata, ma ha torto quando sostituisce ä quell'affermazione una pe­ tizione di principio altrettanto malsicura. In verità vi sono alcuni fatti che potrebbero servire a dimostrarne la tesi: ad esempio quello, importantissimo sebbene anch'esso molto di­ scusso, che la plebe romana^ in parte almeno forestiera in Borna, può aver portato nella città di cui diviene ospite l'organizzazione comune alle singole città donde proviene : fra queste certamente Tuscolo, che il Rosemberg vorrebbe prendere a modello ; ma il Rosenberg non vi fa caso, anzi non vi accenna neppure. E noi pure rimandiamo per ora la discussione del problema a luogo più opportuno. E così pure rinvieremo la discussione sulla possibilità o meno di identi­ ficare il praetor di Fundi con il maggiore dei tre edili esi­ stenti colà come in Formiae ed Arpinum, perchè pensiamo che una soluzione di questo problema non si possa tentare senza i dovuti collegamenti con il complesso della questione. Per ora ci limiteremo ad osservare che per il Rosenberg (1) neppure in quelle tre città è da cercarsi l'origine dell'edilità romana perchè, com'egli' osserva, nelle tre città «volsche» non v'è traccia di una funzione sacrale degli edili: ma anche questa osservazione ha scarso valore, in quanto è fondata non solo ex silentio, ma anche su quel postulato aprioristico, che resta da dimostrare, cui già s'è accennato. Analogamente si potrebbe discutere l'opinione del Rosenberg per altre ma­ gistrature. Più recentemente ha affrontato il problema dei rapporti fra città e Stato nell'Italia romana Hans Rudolph (2), la cui opera ha smosso nuovamente le acque apparentemente calme, rivolgendosi tuttavia soprattutto, come dice il sottotitolo del suo libro, allo sviluppo delle caratteristiche costituzionali municipali nell'età repubblicana. Ciò non toglie che, pur trattandosi ormai di municipii, il Rudolph debba affrontare di volta in volta i problemi inerenti ai rapporti fra le ma­ gistrature municipali e le corrispondenti romane, mettendo (1) ID., ibid., pag. 4 eegg. (2) RUDOLPH H., Stadi und Staat im römischen Italien, Leipzig 1935. 4 PREMESSA METODICA in tal modo in discussione quanto di originale si crede che sia sopravvissuto nei municipii. Egli prende in esame la dit­ tatura, l'ottovirato, il quattuorvirato dei municipii, e, inoltre, l'organizzazione delle colonie. Se la prima parte del lavoro è, anche per noi, fondamentale, ugualmente, interessante sarà anche Pesame dell'organizzazione delle colonie, poiché — come giustamente osservò il De Sanctis in un suo articolo sull'edi­ lità — la cronologia di queste potrà suggerire di volta in volta elementi indispensabili per la comprensione dello svi­ luppo anche della oostituzione romana. Ma intanto noi se­ guiremo l'introduzione dell'opera per renderci conto dei criteri seguiti dal Eudolph. Criteri di cui egli rivendica l'originalità poiché mette in evidenza (1) l'indipendenza del suo modo di vedere dalle opinioni dominanti, e specialmente da quella del Mommsen, cui egli direttamente si riallaccia. La differenza sta in questo, che il Mommsen ha essenzialmente pensato ad un'origine autonoma del diritto municipale : la « umgestaltete Autonomie » del municipio sarebbe « la parziale conservazione della sovranità di un altro Stato, giuridicamente revocata attraverso l'ingresso di esso nello Stato Romano >, mentre per il Eudolph il municipio è stato sempre in funzione di una decentralizzazione statale. In questo senso egli può porre storicamente sullo stesso piano municipii e colonie. La diffe­ renza, dirà il Eudolph, seguendo il Weber da lui citato con­ tro il Mommsen (2i, sta in questo soltanto, che, mentre alla natura del municipio repubblicano appartiene un diritto fon­ diario soltanto parificato a quello romano, la colonia traeva origine proprio dalla Umitatio o divisione in fundi. Se ciò è esatto dal punto di vista gromatico, non può tuttavia essere preso come base sicura per lo studio della storia delle costi­ tuzioni municipali. Non è quindi presumibile che sia meto­ dicamente esatto il partire da una tale concezione. Come, d'altro canto, non sarà sempre possibile, neppure, partire dal punto di vista che tutto ciò che troviamo nei municipii abbia soltanto e sempre origini preromane. Malgrado queste pre- Ci) ID., ibid., pag. 3, n. 1. (2) ID., ibid., pag. 176, n. 1. PREMESSA METODICA 5 messe, il libro del Rudolph resta alla base di ogni ricerca su questi argomenti: noi dovremo tenerne conto ancora e molto sovente, tanto più che l'autore, malgrado la recisa affermazione da noi già confutata, deve ammettere che « i municipii e le colonie durante la Eepubblica sono nettamente distinti riguardo alle costituzioni cittadine loro concesse da Borna» (1). Infatti il Rudolph non può non ricordare e am­ mettere che solo i municipii hanno conservato, dopo il loro ingresso nello Stato Romano, una propria costituzione co­ munale (2) ; ma — egli aggiunge — « noi vediamo che in tutti questi casi l'incorporazione di queste città era accom­ pagnata da un'organizzazione della loro situazione interna, che però non prese nei tempi più antichi una forma costante, ma si differenziava nelle varie epoche > (3) : dittatura, triplice edilità, ottovirato e quattuorvirato. « Lo stato della tradi­ zione e le particolari condizioni non permettono di trattare nell'insieme lo sviluppo di queste costituzioni, ma esse pos­ sono essere trattate Puna dopo l'altra nell'ordine cronologico, secondo il tempo della loro genesi, ognuna secondo la pro­ pria natura e la particolare storia fino al I secolo. Peso particolare sarà sempre dato, corrispondentemente al punto di partenza di queste ricerche, specialmente alla prova del­ l'origine romana di questi ordinamenti > (4). Ma, intanto, ini­ ziando lo studio della dittatura, egli deve scrivere che i mu­ nicipii annessi nel IV secolo «hanno conservato nelle loro costituzioni tracce dell'originaria organizzazione della loro amministrazione autonoma fino a quando, nel tempo più tardo, durarono legalmente come città > (5) : si tratta di Ari da, Lanuvium, Nomentum. Caere. Da ciò è tratto a discutere la « cosiddetta dittatura latina». Vedremo poi in che rapporto essa sia col problema che c'interessa. Per ora ci limiteremo a constatare che il pregio maggiore della posizione del Ru- (1) ID., ibid., pag. 5. (2) ID., ibid., pag. 6. (3) ID., ibid. (4) ID., ibid., pag. 6 seg. (5) ID., ibid., pag. 7. 6 PREMESSA METODICA dolph è quello di uscire dal rigido schematismo del Eosen- berg, per cui tutto ciò che v'è fuori di Eoma diverso da ciò che per Eoma è ben noto appartiene senz'altro al fondo ori­ ginario delle costituzioni delle singole città; ma è controbi­ lanciato dal grave difetto di un opposto schematismo, che non lascia luogo a nulla di non romano. D'altra parte, am­ mettendo questa capacità organizzativa e innovatrice di Eoma rispetto ai municipii, sorge il problema del perchè Eoma abbia di volta in volta mutato il primitivo criterio : e questo problema, senza risolvere il quale non si può comprendere l'evoluzione e lo svolgimento del sistema organizzativo ro­ mano, non pare adeguatamente affrontato dal Eudolph, che, comunque, non dà mai una spiegazione soddisfacente. Più elastica, e quindi più aderente al dinamismo storico delle istituzioni in continuo sviluppo, appare l'opera dello Sherwin White (1), cui molte volte dovremo fare riferimento : vedute larghe e felici tentativi di sintesi ne sono la princi­ pale caratteristica, ma talvolta manca, come del resto anche nel Eudolph, una documentazione adeguata. Malgrado questo difetto il libro resta però indispensabile sia per l'informa­ zione sui vari problemi, sia per i notevoli contributi che offre alla loro soluzione. Infine, prima di iniziare la nostra ricerca, ricorderemo ancora Topera del Leifer(2), che — studiando con gran cura e profonda conoscenza dei problemi anche linguistici la co­ stituzione degli Etruschi — tenta di portare un utile contri­ buto alla serie di problemi con essa collegati, tanto più utile dopo che il Eosenberg aveva intravisto la possibilità di met­ tere in evidenza quanto di etrusco fosse rimasto in diverse costituzioni italiche. Ma in questo campo, in cui, come è ovvio, non si può giungere a conclusioni particolari sicure, inquantochè non si conosce con assoluta sicurezza il signi­ ficato dei vocaboli, sarà bene non addentrarsi troppo. Ci limiteremo perciò a mettere in evidenza quanto di sicuro (1) SHERWIN WHITE A. N., The roman citizenship, Oxford 1939. (2) LKIPER F., Studien zum antiken Aemtertoeêen, vol. I, in Klio Beiheft t XXIir, N, F. Heft X, Leipzig 1931.

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