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Per amore di altro. L’empatia a partire da Edith Stein PDF

111 Pages·2000·2.83 MB·Italian
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www.raffaellocortina.it ISBN 88-7078-646-J © 2000 Raffaello Cortina Editore Milano, via Rossini 4 Prima edizione: 2000 Introduzione L'imbarazzo più profondo, la sfida più sottil mente evitata è, oggi, l'incontro/conflitto con "al tro". È sempre più frequente leggere l'allarme per la "scomparsa" della comprensione di ciò che acca de all'altro. L'altro, l'altra rimane il desiderio e la mancanza più profonda; l'altro, l'altra è l'idolo pa droneggiato dalla scienza, dalla tecnica, dall' econo mia in un mondo che non vuole più avere confini. Le fondamentali esperienze della condizione uma na - le guerre, la religione, la politica, I' amicizia, l'amore, la poesia, la natura e le sue catastrofi - ri chiedono, per essere vissute e comprese, un'unica cosa: che il senso che ciascuna/o dà a esse abbia un significato nel linguaggio dell'altro, che lo sguar do dell'altro abbia rilevanza e fondatezza e sia im plicato in ciò che accade};-Politiche di intervento umanitario, regime della co'illunicazione sociale, re golazione delle relazioni tra i sessi oggi mirano pro grammaticamente alla tutela dell'alterità, alla messa in circolo di differenze e diversità, all'emozione del- 1' incontro. Queste intenzioni producono in realtà fallimenti e cancellazioni dell'alterità. Domina l'in- 8 INTRODUZIONE sensibilità verso l'altra/o, l'arroccamento in un'i dentità presunta, immaginaria, il blocco in un'iden tità con se stessi che è rinuncia, abdicazione a quanto costituisce propriamente l'essere umano. Ciò vuol dire anche non saper scavare lo spazio del- 1' alterità, non consentire al suo accadere anche ove vi sia eccessiva vicinanza, somiglianza enfatizzata, immedesimazione emotiva, fare corpo. Nel secolo in cui l'esperienza del dolore si è ri velata più radicale del culto della morte e della cor rispettiva lotta della scienza per sconfiggerla, ciò che è venuto a mancare è il piacere dell'apertura al i' altro. Si può imparare dal dolore, certo, ma solo ·superando il suo mutismo e la sua inespressività. La gioia ha già parole, vuole essere condivisa. Nel cuore del '900 l'esperienza mistica è tornata a parlare a donne e uomini: il sentimento della pre senza immediata della trascendenza dell'essere è di nuovo sentito come il modo più radicale per arriva re al centro di sé. Eppure risulta difficile rintraccia re analogie, che non siano sentimentali o dogmati che, tra quel contatto estremo, diretto con Dio e esperienze quotidiane sensibili, di relazione con al tre, con altri, con il reale. ""'" Una pensatrice di formazione fenomenologica e ~he ha percorso la via della mistica, Edith Stein, ha chiamato empatia l'atto mediante il quale l'essere umano si costituisce attraverso l'esperienza dell'al terità (Dio, laltra, l'altro, la storia, la società, lo Stato, il corpo vivente). In questa intuizione, Edith Stein traduceva il suo profondo ascolto della vita femminile. Ma essa conferma anche un dato di realtà: che pure in epoche di smarrimento dell'at- INTRODUZIONE 9 ~ tenzione per l'alterità, le donne hanno continuato a ! custodirne l'esperienza attraverso l'ascolto, la cura j di corpi e di anime e l'amore per la vita spirituale. Ammettere che ciò che ci riassume d'un colpo, con un solo dettaglio dello sguardo o dell'incedere, sia costituito dall'esperienza di "altro" da noi, è già qualcosa di molto radicale. Apre subito un rischio: quello di toccare la questione bruciante dell'inva sione da parte di stereotipi culturali, di convenzio ni sociali, della natura. Ma anche il perdersi o tra sfigurarsi in entità oggettive, in ideali sovraindivi duali. E ancora il voler essere uno, il ricostituire una mitica fusione amorosa del due o dei molti, abolendo distanze, freddezze, paura della mancan za nell'abbraccio protettivo con il gruppo. In questo rischio sta ciò che salva: l'empatia - che Edith Stein ha liberato dallo stereotipo roman tico ed estetizzante, mettendola con audacia nello stesso luogo in cui per il maestro Husserl si costi tuisce il rapporto con il mondo oggettivo - è l'atto paradossale, attraverso cui la realtà di "altro", di ciò che non siamo, che non abbiamo ancora vissuto o che non vivremo mai, che ci sposta altrove, nell'i gnoto, diventa elemento dell'esperienza più intima: quella del sentire insieme (fonte dell'amore e dell'a micizia), del desiderio dell'altra, dell'altro, che pro duce ampliamento ed espansione verso ciò che è ol tre, imprevisto. Esperienza che si àncora e risuona nella profondità di sé, l'empatia contiene un'ecce denza: l'energia di legame con "altro" (che è scam bio, desiderio, messa in circolo di un intimo senti re) non vale come semplice descrizione di esperien ze vissute o mancate, ma come cammino (che ognu- 10 INTRODUZIONE na/o trova da sé nelle sue forme concrete) tra sen sibilità e aridità, emozioÒe e freddezza, parola e si lenzio della vita vivente ~le questioni della condi zione umana che, proprio perché è incarnata in ..d onne e uomini, mostra di non essere tutto. Con l'empatia Edith Ste~ scopre la possibilità di una trascendenza, cji....-unospostamento dell'io verso l'altro io che lo fc ostituis~e) non lo annulla . . Quando, nel suo lingu~ggirr1frgfovane fenomeno loga, dichiara, nella dissertazione di dottorato, di voler indagare la costituzione delle entità "trascen denti" che sono l'individuo psico-fisico e la perso na, indica qualcosa che noi intendiamo raccogliere e sviluppare, perché non è affatto vincolato a un programma filosofico, per quanto innovatore. L'empatia, anche in Edith Stein, si sporge verso l'amore: apertura amorosa che è capacità di avere presente ciò che sente l'altra, l'altro. Cadono allora saperi precostituiti, classificazioni del vissuto, usi strumentali del sentimento. Accettando di uscire fuori di sé per incontrare o anche affrontare la sproporzione con l'altra/o , chi vive la relazione si dispone a una passività attiva, che consente il veni re in essere del contenuto emotivo dell'esperienza. Gioia e dolore, vergogna e pudore, innamoramen to, rabbia, senso della vita e della morte, diventano la posta in gioco dell'apertura ad altro. Empatia è l'accadere della trascendenza nell' e sperienza della relazione tra donna e donna, tra donna e uomo: trascendenza vuol dire qui accoglie re o respingere per sé un mondo, interno ed esterno. Di fronte a una cultura dell'oggettivazione - merci ficata o anche sublime, del denaro, della prestazio- INTRODUZIONE 11 ne, ma anche dell'ornamento-feticcio, della contem . plazione estetica fine a se stessa -1' empatia rinvia al- i la necessità che le esperienze, gli atti vengano rece . piti, misurati e compresi, abbiano un compimento \ nello scambio e non vengano semplicemente ogget .l tivati. L'empatia deve completare e stare accanto a ogni attività che crea parole, pensieri, azioni. Perché la creazione simbolica non sia disincarnata e solo ri volta all'esterno o non tradisca confusamente la sua origine sensibile, è necessario che accolga sempre visibilmente il sentire intimo che la nutre. ,..,,--~La scoperta della propria differenza - sono una /' donna, accade qualcosa di intimamente sentito che mi rivela non somigliante a me stessa, mi mette nel le mani di un'altra, di un altro, dell'Altro, indica una mia consistenza che mi è stata donata - fonda l'elaborazione dell'empatia. Chiamare empatia l'apertura all'alterità ha per noi un'importanza decisiva. L'empatia, che è supe ramento continuo di quanto è dato in presenza, in carne e ossa e soprattutto nell'orizzonte ristretto del proprio io, può essere praticata in molti campi: la vita spirituale, l'esperienza estetica, la comunica- ~ zione sociale, la vita amorosa, la vita pubblica. Essenziale è il fatto che la sua qualità specifica di atto si disegna nella relazione, nell'incontro tra due in cui ne va di "altro". L'empatia accade tra un io e un'altra/o : proprio per questo è portatrice di un so vrappiù, è Yi~.do ~!E.§..~!~~IJ.m.di.tutti glLat;ti che ci mettono in rapnorto con il mondo ester1~1--9=- ~e·" "'c=·o --r.i-:g-·l=i- -:a-l:-t=roi:;- :-è. =:i:l: "l"e==g-,a..m,~-e-= "l"l"'!"l"j. ..t.. -a-ri-o- =d~i se.. nso ch~_ti~QiJii~I~~e-esperienza vissuta (sensazioni, emozioni, atti conoscitivr·e--volitivi) e~acq~~so __ alla 12 INTRODUZIONE :i:_ealtà. L'empatia permette, per la prima volta, di dare autonomia e specificità al "vivere" e "sentirsi" nella relazione con un'altra, con un altro, a quel nu trimento c~<:Jl.2iacere e l' amQte promL4LuQ.~fe­ lazione.baiin_o.s.emp.re..dato,-ne-siamo certe, all'eco~ nomia, all'arte, alla fondazi9!l.~~de.Ldi..ritt9_ e _eerfino qegy ·5-rat:(; St,ati, ma che ~ ~operto, dai fondà:tòfi e dai y:eatQE!, con il segreto, l'invisibilità, la rimozio- f ne;!J,,_:~~. ,c_he rite.niamo sia la forma originaria ·di accesso al mondo mediante la relazione con l'al terità e le contraddizioni e i conflitti di cui essa è portatrice, può fornire un nuovo linguaggio alla politica, che la riporti all'unico suo fondamento: l'esperienza vivente di esseri che si incontrano e vi vono gioia e dolore, entusiasmo e apatia, coraggio e paura, accettazione e rifiuto. Laura Boella Annarosa Buttare/li Questo libro è nato da incontri seminariali avvenuti all'Uni versità Statale di Milano all'interno del corso dedicato da Lau ra Boella a Edith Stein nel 1998-99. Così ha cominciato a prendere forma il desiderio di raccogliere l'intuizione di Edith Stein per farla dialogare con l'esperienza politica del nostro tempo. Ne è venuta fuori una scrittura a due voci: i singoli ca pitoli, scritti dall'una o dall'altra seguendo il proprio stile, la propria formazione e i propri interessi, hanno finito per dare una duplice modulazione di temi pensati insieme. Il loro ordi ne è il seguente: cap. I: Annarosa Buttarelli, "L'enigma di una vita femminile"; cap. II: Laura Boella, "La notte che addolci sce le cose"; cap. III: Laura Boella, "Il dolore nell'esperienza e gli 'Assoluti' della storia e della filosofia"; cap. IV: Laura Boella, "Amore per altro"; cap. V: Annarosa Buttarelli, "L'empatia in pratica. Scritti sulla donna"; cap. VI: Annarosa Buttarelli, "La ricerca di un linguaggio". 1 L'enigma di una vita femminile Ho provato, e provo ancora, sempre, una sor presa, quasi una meraviglia di fronte alla naturalez za e alla semplicità con le quali studiose e studiosi credenti e cattolici riescono a "spiegare" la vita di Edith Stein. Evidentemente la conversione di lei ebrea al cattolicesimo, la sua monacazione carmeli tana con il nome di Teresa Benedetta della Croce, e la sua morte in campo di concentramento, sotto il segno, dichiarato, della croce di Cristo, bastano a rendere evidente a molti e a molte lo svolgersi del suo passaggio nel mondo, bastano a chiudere con il sigillo della parola "martirio" l'ostinata (a me pare così) costruzione di una vita per niente perspicua e luminosa. Se potessi mettere un'epigrafe a ogni intervento o riflessione dedicati a lei sceglierei, provvisoria mente, questa: [certe vite diventano "figure della storia universale"] perché portate a compimento con implacabile deter minazione da colui che per sorte le ha dovute realiz zare. Sono strade percorse con coraggio fino alla fi- 14 PER AMORE DI ALTRO ne, possibilità sfruttate, verità consumate fino a farsi trasparenti.1 Sono parole di Maria Zambrano destinate a rap presentare quelle che lei chiama "figure compiute" della Storia. Le vicende della vita, del pensiero di Edith Stein hanno senz'altro la cifra della ricerca della verità portata fino alle conseguenze personali più estreme, fino a significare un percorso esempla re, un disegno che ispira altre ricerche, che inco raggia ad altre ostinazioni. La strada della filosofa carmelitana risulta "con sumata fino a farsi trasparente"? Direi: sì e no. Si può senz'altro parlare di lei come di una figura tor mentata che lascia in eredità la convinzione che nel sacrificio ci sia una risposta: Una scientia crucis si può acquistare solo se si ha la grazia di assaporare fino in fondo la croce. Di questo fui convinta fin dal primo istante che ho detto di cuo re: "Ave Crux, spes unica".2 Ma non vedo la trasparenza di questa verità - al contrario degli apologeti del sacrificio -, una tra sparenza che renda tranquillamente dicibile il tra guardo, che lo offra alla comprensione in modo che noi possamo articolare meglio un racconto che non ricalchi solo ed esclusivamente la letterali- 1. Maria Zambrano, Seneca, tr. it. di Claudia Marseguerra, Bruno Mondadori, Milano 1998, p. 6. 2. Lettera di Edith Stein a Madre Ambrosia Antonia Engelmann, pro-' babilmente del dicembre 1941, citata in Giovanna della Croce, Vita e scritti di Edith Stein, in Sui sentieri della verità, a cura del Carmelo di Mi lano, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, p. 39.

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