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Penso di essere un verbo : ulteriori contributi alla dottrina dei segni PDF

359 Pages·1990·9.526 MB·Italian
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V' Thomas A. Sebeok Penso di essere un verbo Ulteriori contributi alla dottrina dei segni il ti Sellerio editore Palermo ? ;» ! i i ; ' •• i ! : ; : V : ; « ! ; : ; ■ i : A Thomas A. Sebeok i - B = _ Penso di essere un verbo Ulteriori contributi alla dottrina dei segni A cura di Susan Petrilli Con una intervista inedita all’autore Sellerio editore ■ \Mr OO-l.y SE £■ 1986 © Plenum Publishing Corporation, New York : 1990 © Sellerio editore via Siracusa 50 Palermo i ; 1 ■ Penso di essere un verbo: ulteriori contributi alla dottrina dei segni / Tho­ i mas A. Sebeok ; a cura di Susan Petrilli ; con una intervista inedita al­ l’autore. - Palermo : Sellerio, 1990 ì 348 p. ; [6] c. di tav. : ili. : 21 cm. - (Prisma ; 130) Segue: Appendice - Contiene bibliogr. I. Petrilli, Susan II. Sebeok, Thomas A. 1. Semiotica cdd 149.94 ì (a cura di S. & T. - Torino) Titolo originale: I Think I Am a Verb. More Contributions to thè Doctrine of Signs Traduzione dall’inglese di Susan Petrilli Indice Introduzione di Susan Petrilli 9 Penso di essere un verbo Prefazione 23 Capitolo primo Penso di essere un verbo 33 Capitolo secondo Comunicazione, linguaggio e parlare. Considerazioni sull’evoluzione 44 Capitolo terzo Una prospettiva semiotica per le scienze. Verso un nuovo pa­ radigma 52 Capitolo quarto Sintomo 86 Capitolo quinto Segni vitali 102 Appendice 126 Capitolo sesto Segni della vita 127 Capitolo settimo La nominazione negli animali con riferimento al gioco. Un’ipotesi 129 Capitolo ottavo Dialogo intorno ai segni con un Premio Nobel 147 Appendice 166 7 : ! Capitolo nono : ! Esibizioni di scimmie giapponesi 170 : Capitolo decimo Sanno mentire gli animali? 179 Capitolo undicesimo Favole vere di animali 185 : Capitolo dodicesimo Versi avversi 199 Capitolo tredicesimo \ Il seguito del vaso di Pandora 203 \ Capitolo quattordicesimo One, two, three: ubertà 230 Capitolo quindicesimo Entro-testualità. Echi dell’extraterrestre 241 ■ Appendici A. Nudi fatti e dati fuorviami 251 B. Risposta ai Rumbaugh 257 C. Replica alla professoressa Gopnik 265 D. Una volta innamorato di Amy 270 É. L’éducation sentimentale 274 F. La mente di una grande scimmia 279 G. Una recensione all’« Ethology » di Hinde 282 Scritti aggiunti nella presente edizione Semiosi e semiotica: quale futuro? 289 ; Segni di un percorso: da Peirce (via Morris e Jakobson) a Sebeok. ; Intervista a Thomas A. Sebeok di Susan Petrilli 292 i Riferimenti bibliografici 303 347 Elenco delle tavole 8 Introduzione di Susan Petrilli Il libro che qui si presenta in traduzione italiana era presentato dallo stesso Sebeok nell*edizione inglese originale come il quarto di una tetralogia. Gli altri tre sono già apparsi in italiano e sono: Con­ tributi alla dottrina dei segni (1976), Feltrinelli, Milano, 1979; Il gio­ co del fantasticare (1981), Spirali, Milano, 1984; Il segno e i suoi maestri (1976), Adriatica, Bari, 1985. In seguito Sebeok ha aggiunto alla tetralogia altri due volumi non ancora pubblicati e che sono A Sign Is Just A Sign e American Signatures. In lingua italiana sono ap­ parsi anche un altro libro di Sebeok: Zoosemiotica: Studi sulla comu­ nicazione animale (1968), Bompiani, Milano, 1973, e un libro da lui curato insieme a Umberto Eco: Il segno dei tre: Holmes, Dupin, Peir- ce (1983), Bompiani, Milano, 1983. Con questa pubblicazione, dun­ que, si porta a termine la diffusione in Italia di una parte consistente della vasta produzione attuale di Thomas A. Sebeok, e specificamente quella in cui in maniera più diretta e completa si esprime la sua ricerca e la sua metodologia nelV ambito della semiotica. Forse dei quattro volumi questo è il più sfaccettato e il più spinto nell esplorazione dei confini di questa scienza, o come Sebeok pre­ ferisce dire, « dottrina » dei segni, al tempo stesso giovane, per ciò che concerne la determinazione del suo statuto e la consapevolezza delle sue possibilità di estensione, ma antica se andiamo a rintracciarne le radici, come appunto egli fa, fin nella teoria e nella pratica della medicina di Ippocrate e Galeno. La varietà e ampiezza di interessi che caratterizzano questo volume rispetto agli altri, dipende dal fatto che esso è il prosieguo, Vapprofondimento e Varricchimento, perlome­ no con ulteriori informazioni e documentazioni, delle ricerche con­ dotte in tutti gli altri tre. Da questo punto di vista, più che come una quarta strada da percorrere in aggiunta alle tre precedentemente im­ boccate dalla ricerca di Sebeok, in modo da completare con essa la conoscenza della sua tetralogia, questo volume si presenta al lettore come centro di un trivio da dove si può guardare per avere Videa di 11 tutte le possibilità di percorso di quella vastissima regione che è la semiotica. Questo suo essere punto di confluenza e al tempo stesso di avvio risulta non solo dall*indice degli argomenti in esso contenuti, ma anche dai continui rinvìi, presenti in questo libro, agli altri tre che cronologicamente lo hanno preceduto. Ciò conferisce a questo libro una doppia possibilità di uso: per chi già ne conosce Vautore e la sua precedente produzione esso è un importante momento di riconsiderazione, sintesi e messa a punto delle riflessioni svolte in precedenza; invece, chi si accosta per la prima vol­ ta all'opera di Sebeok, può trovare proprio qui il punto giusto dal quale incamminarsi per gli affascinanti, anche se non sempre facili percorsi della ricerca di questo intraprendente e instancabile semio- ticista. Il titolo del libro, Penso di essere un verbo, è costruito ripren­ dendo una frase di Ulysses S. Grant, diciottesimo presidente degli Stati Uniti, scritta negli ultimi giorni della sua vita, e facendola risuo­ nare nel senso del semioticista Charles Sanders Peirce (al quale so­ prattutto si ispira Sebeok, anche per la sua diretta derivazione da Charles Morris oltre che da Roman Jakobson), secondo il quale cia­ scun uomo può dire dì sé «io sono un segno». Nella scelta della categoria grammaticale del verbo, piuttosto che del nome, per carat­ terizzare il segno che, secondo Sebeok, non solo è ciascuno di noi, ma anche tutto ciò che è vita nel nostro mondo, si sottolinea l'aspetto di processo, la dinamicità della semiosi. Si potrebbe dire che il vivere è un segno e che perciò - è questo uno dei punti di forza della dottrina dei segni di Sebeok - sia il mantenimento e la riproduzione della vita sia la sua interpretazione al livello scientifico hanno necessariamente a che fare con l'impiego dei segni. Si può intravedere già da qui la connessione strettissima, su cui Sebeok insiste particolarmente, fra biologico e semiosico e dunque fra biologia e semiotica. Ma « penso di essere un verbo » può anche essere assunta come la dichiarazione più appropriata che caratterizza lo stesso Sebeok nel suo infaticabile lavoro di interpretazione. Questa curvatura biografica non è del tutto estranea al libro, dati i continui riferimenti, fin dalle prime righe del primo capitolo, da parte dell'autore, alla propria vita: si comincia con un ricordo del padre, e qua e là innumerevoli sono le menzioni d'incontri, esperienze, aneddoti che si riferiscono alla ! cerchia dei propri familiari e a quella dei propri colleghi ed amici. Sembra che tutta la ricerca di Sebeok porti alle sue conseguenze, col titolo programmatico « Penso di essere un verbo », l'assunto di Peirce che l'uomo è un segno:1 questo segno, sembra dire Sebeok è un 1 Cfr. Charles Sanders Peirce, Semiotica, testi scelti e introdotti da Massimo 12

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