Il peccato originale è un tema che ha segnato profondamente la cultura occidentale nei secoli, e non solo in ambito religioso. Il libro ne ripercorre storicamente la dottrina fino alle soglie della modernità, a partire da Agostino di Ippona, il vescovo africano che ne fu il grande sistematizzatore. La sua riflessione si innestò su un retroterra che comprendeva l’insegnamento paolino, la tradizione patristica latina e varie espressioni di religiosità eterodossa. Il peccato ereditario come lo concepì Agostino fu oggetto di controversia soprattutto su due questioni: la possibilità di una colpa trasmessa di padre in figlio attraverso le generazioni, e i suoi legami con la sessualità, irrimediabilmente viziata dopo la trasgressione di Adamo. Su questi due aspetti il Medioevo operò un’attenuazione nell’ambito di una nuova cultura cittadina, attenta alle scienze profane veicolate dai nuovi testi greci e arabi in circolazione, e pronta a utilizzarle per fare dell’Eden una sorta di laboratorio antropologico, in cui uomo e donna si presentano nella loro integrità primitiva, contrapposta all’attuale stato di corruzione.
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