EUGEN DREWERMANN PAROLA CHE SALVA, PAROLA CHE GUARISCE La forza liberatrice della fede Conversazioni e interviste edite da BERND MARZ quarta edizione 197 QUERINIANA Titolo originale Wort des Heils-Wort der Heilung. Van der be/reienden Kraft des Glaubens. Gespriiche und Inte,;iews, voli. I-ID © 1988-1989 by Patmos Verlag, Dusseldorf © 1990, 1997' by Editrice Queriniana, Brescia via Ferri, 75 -25123 Brescia ISBN 88-399-0697-5 Traduzione dal tedesco di CARLO DANNA Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia Prefazione dell'editore Il titolo Parola che salva -Parola che guarisce, dato a una raccolta di conversazioni e di interviste con Eugen Drewer mann, desterà a prima vista sorpresa. Pagina dopo pagina il lettore s{ renderà tuttavia conto del suo modo franco di parlare, della sua forza di convinzione, della sua sollecitudi ne pastorale, della sua sincerità e apertura e, non da ultimo, della forza liberatrice della parola di un credente. Il sacer dote è anche qui totalmente predicatore nel significato ori ginario del termine. Non è perciò cosa d'importanza decisi va se singole affermazioni e alcune posizioni espresse nei confronti della teologia e della psicoanalisi non sono sem pre 'scientificamente' inappuntabili e, .quindi, in questo senso 'verificabili'. La spontaneità manifestata, il carattere diretto del discorso e della replica, della domanda e della risposta contraddistinguono questi dialoghi. Chi, come Eugen Drewermann, manifesta con grande vi gore pubblicamente le esperienze e le cognizioni raccolte in veste di teologo cattolico, di sacerdote e di psicoterapeu ta, chi come lui si fa conoscére al grande pubblico nella le gittima intenzione di essere anche pubblicamente ascoltato, si espone inevitabilmente alla critica. A volte gli viene rim proverato di dare un valore assoluto alle proprie afferma zioni e di non ammettere opinioni diverse dalla sua. Ma questa raccolta dimostra invece come egli sia disponibile al 5 dialogo, paziente nell'ascoltare, aperto nel porre e nel la sciarsi porre domande, e chiaro nel rispondere. Se è vero che la conoscenza umana non è qualcosa di statico, ma un processo dinamico, soprattutto in fatto di re _ligione_ _ _e_dilede,_allora_le conversazioni ele_ interviste con Eugen Drewermann indicheranno qual è la via per arrivare a conoscere la verità e il luogo nascosto della sua fonte in visibile. 'Mettere a nudo' la verità, liberandola dal suo velo, è cosa -ehe comporta sempre fatica. Uomini, ahimé anche molti giovani,_ che ritengono di aver già sempre una risposta adeguata a ogni domanda, e uomini che addirittura rispon dono prima ancora che abbiamo posto loro una domanda, ne conosciamo purtroppo a sufficienza. La cosa consolante che si scopre nel 'messaggio della via' di Eugen Drewermann è che, accanto alla certezza del tra guardo divino e assoluto, esistono anche circostanze e pos sibilità di discostarsi dalla via, di intervalli cronologicamen te non fissati, di pause di riposo individualmente diverse, nonché la speranza che alla fine - agli occhi di Dio - pure la ricerca possa essere valutata come ritrovamento. Una delle cognizioni essenziali che ho acquisito durante il periodo degli studi, e che è andata sempre più consoli dandosi nel corso degli anni, è quella della 'prospettiva ap prossimativa'. Essa significa, sul piano filosofico e teologi co, che l'uomo, nel suo desiderio e nella sua facoltà cono scitiva, 'mira' alla verità di Dio, ma non è mai completa mente in grado di coglierla in maniera 'assoluta'. Come la freccia diretta a un bersaglio, su cui sono segnati il punto e il nucleo centrale, l'uomo può sempre e solo accostarsi alla verità. C'è chi è più vicino e chi è più lontano da essa. In un senso cristiano-metafisico la domanda decisiva sarà quella se l'uomo ha 'cercato' la verità. Eugen Drewermann è un interlocutore ricercato e credi- I 6 Prefazione dell'editore bile per i giornalisti. La cosa stupisce a prima vista, perché sul mercato della pubblica opinione la chiesa e la teologia sono piuttosto relegate in nicchie appartate e sono apparen temente di scarsa attualità. Questi contributi correggono tale valutazione abituale~ Un mo_ti"ILQ_dell'interesse_giornali stico per Drewermann potrebbe essere questo: egli esprime 'verità antiche' e perenni in un linguaggio immaginifico e comprensibile, le fa toccare con mano, e supera così le abi tuali divisioni fra 'intuizioni del cuore' e 'conoscenze della: ragione'. Cosa indispensabile a questo scopo è non solo quella di voler parlare in maniera giusta e veritiera, bensì anche quella di essere veritiero. La parola pronunciata in maniera convincente - e toccante l'uomo nella sua sfera più intima - presuppone la schiettezza della persona; e Eugen Drewermann comunica questa schiettezza, veracità e credibilità. Egli è un uomo che non solo vuole essere ca pito, ma che a sua volta capisce. Un uomo che non simula compassione, ma che prova compassione. Un uomo che in qualità di sacerdote e psicoterapeuta non promette assisten za e aiuto, ma che aiuta, un pastor bonus nel vero s'enso del- 1' espressione. L'obiezione più assurda finora sollevata contro di lui suona: la sua spiegazione della Sacra Scrittura trasforma la Bibbia in un 'aiuto per la vita'. Ma che hanno voluto evo gliono essere i vangeli se non un aiuto per la vita, per quella terrena e quella futura, che crediamo e speriamo? L'o ppo sto della fede, così viene ulteriormente criticata la tesi filo sofico-esistenziale di Drewermann, non sarebbe l'angoscia, che andrebbe tranquillizzata con una fiducia incondizionata in Dio, bensì la mancanza di fede. A parte i molteplici si gnificati del termine fede, nel vangelo di Giovanni (e/. 16,33) Gesù non 'tranquillizza' e non 'consola' forse, quan do dice: «Nel mondo voi avrete angoscia, fatica, tribola- 7 zione e miseria; ma state tranquilli: io ho vinto tutto questo per voi>>? Le lettere inviate alla rubrica radiofonica, che ha trasmes so le conversazioni e le interviste a Eugen Drewermann rac colte in questo volume, lasciano trasparire una grande riso nanza positiva. Non pochi confessano d'aver ritrovato, gra zie a Drewermann, una grande fiducia in Dio e di essersi riaccostati in modo nuovo alla fede. «Le sue affermazioni hanno lasciato in me un'impressione profonda, duratura e decisiva», scrive una signora ottantatreenne e mezza cieca. E un giovane paralitico, che può scrivere solo con la bocca, afferma: <<Ecco finalmente un uomo che parla a me, cristia no convinto, veramente col cuore e più che col cuore». Una commozione esistenziale testimoniano le espressioni di un giornalista: <<Ho dovuto prender atto di una realtà sociale, ecclesiale e anche interumana, che è per me fonte di ango scia. Ho incontrato uomini che cercano di impadronirsi e di. manipolare parole e persone. In quel che Drewermann dice e nel modo in cui lo dice sento che anche lui deve aver amaramente gustato questa realtà, per poter esprimersi in maniera così critica, toccante e appassionata. È un uomo in grado di indicare a noi cristiani la via per uscire dalla ster paglia, per riprendere lo stretto sentiero, e per far sì che non ci sbraniamo a vicenda>>. La gente sente che Drewermann sa di che cosa parla; ca pisce che egli è personalmente pronto a pagare quanto oggi esige dalla teologia e dalla chiesa, e cioè il ritorno a un ri spetto diretto dell'uomo, della sua angoscia esistenziale e della sua sofferenza. Bernd Marz 8 I Prefazione del!' editore I.