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Parlare la lingua di Adamo: glossolalia e lingua dei santi nell’Islam PDF

15 Pages·2014·0.318 MB·Italian
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HIS TOR IA RELIG IONUM AN INTERNATIONAL JOURNAL 6 · 2014 PISA · ROMA FABRIZIO SERRA EDITORE MMXIV Amministrazione ed abbonamenti Fabrizio Serra editore Casella postale n. 1, Succursale n. 8, i 56123 Pisa Tel. +39 050 542332, fax +39 050 574888, [email protected] www.libraweb.net I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabili presso il sito Internet della casa editrice www.libraweb.net. Print and/or Online official subscription rates are available at Publisher’s web-site www.libraweb.net. 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Alfabeti spirituali: una prospettiva compa- rata 11 Michela Zago, Il sopracciglio del sole. Nomi barbari e botanica tardoantica 19 Guy G. Stroumsa, The mystery of the greek letters: a byzantine kabbalah? 35 Cordula Bandt, The Alphabet as Henotikon. The tract On the Mystery of Let- ters against the background of the Origenist Controversies of the 4th and 6th centuries 45 Alberto Pelissero, From Grammatical Syllabary to Spiritual Syllabary: From var- nºasama¯mna¯ya to varnºama¯la¯ 59 Rosa Maria Parrinello, Scrittura e persecuzione nel monachesimo bizantino: la lettera 41 di Teodoro studita 77 Luca Patrizi, Parlare la lingua di Adamo: glossolalia e lingua dei santi nell’Islam 87 Josep E. Rubio, Ut sub brevibus multa possit capere: la notación alfabética en el Ars de Ramon Llull 97 saggi Emiliano Rubens Urciuoli, Il triangolo comunitario e il quadrato comunitarista. Stili associativi nell’impero romano di i-ii e.v. 113 Ezio Albrile, I Magi gnosticizzati 133 Antonio Guerrieri, La nuova Sion. La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e il suo ingresso in Italia tra xix e xx secolo 141 Recapito dei collaboratori del presente fascicolo 179 Norme redazionali della casa editrice 181 PARLARE LA LINGUA DI A DAMO: GLOSSOLALIA E LINGUA DEI SANTI NELL ’ISLAM Luca Patrizi Ponendosi in una prospettiva metastorica, tutte le religioni, nell’ambito delle dot- trine sulla Parola divina, si esprimono sulla questione di quale sia la lingua pri- mordiale, e su questo argomento esistono alcuni studi interessanti.1 Le religioni che pongono al centro delle loro dottrine uno o più testi sacri, identificano solitamente questa lingua con la lingua dei propri testi rivelati. Questo è ad esempio il caso dello Hindu¯ismo, che identifica il sanscrito con la lingua primordiale, considerando il Veda come una trascrizione diretta del linguaggio divino.2 Allo stesso modo l’Ebraismo, prendendo come riferimento Genesi 11,1-9 in cui si afferma che prima della confusio- ne delle lingue sulla terra vi era una sola lingua, identifica questa lingua con l’ebraico biblico,3 sebbene nel Talmud troviamo anche l’opinione secondo la quale la lingua di Adamo era l’aramaico.4 Anche in ambito cristiano si possono segnalare opinioni discordanti: se Sant’Ago- stino accoglie la teoria dell’ebraico, già prima di lui Gregorio di Nissa (m. 395) aveva espresso i suoi dubbi, e in seguito Teodoreto di Ciro (m. 457) e i Padri siriaci avevano identificato il siriaco con la lingua primordiale.5 Questa convinzione era ampiamente diffusa fra i cristiani del Vicino Oriente nell’antichità, e ancora a cavallo tra il 16° e 17° secolo, il sacerdote maronita Jirjis ‘Amı¯ra (m. 1644) sosteneva questo primato nella sua grammatica del siriaco pubblicata a Roma.6 Un’altra delle convinzioni che ha sempre goduto di una certa diffusione nell’ambiente delle chiese cristiane del Vicino Oriente, e che ha tentato anche qualche umanista europeo, è quella secondo la quale il siriaco sarebbe la lingua parlata da Gesù,7 mentre secondo gli specialisti questa lingua sarebbe invece l’aramaico, anche se non si esclude che egli parlasse anche l’ebraico.8 Mentre il termine «siriaco» deriva dal termine greco Syria, il termine originale in lingua siriaca è surya¯ya¯ o suryo¯yo¯, mentre in arabo è surya¯nı¯ o surya¯niyya. Per indaga- re l’origine di questa radice, può essere utile riferirsi alle fonti semitiche antiche, in particolare alla cosiddetta «Tavola dei Popoli» nella Bibbia Ebraica e alle fonti arabe, analizzando la toponomastica antica della regione del Vicino e Medio Oriente. Se si 1 Maurice Olender, Les langues du Paradis. Aryens et sémites : un couple providentiel, Paris, Gallimard-Seuil, 1989 ; Umberto Eco, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Roma-Bari, Laterza, 1993 ; Abdelfattah Kilito, La langue d’Adam : et autres essais, Casablanca, Toubkal, 1995 ; Milka Rubin, The Language of Creation or the Primordial Language. A Case of Cultural Polemics in Antiquity, « Journal of Jewish Studies », 49, 1998, 2, pp. 306-333. 2 Ashok Aklujkar, The early history of Sanskrit as supreme language, in Jan E. M. Houben, Ideology and Status of Sanskrit : Contributions to the History of the Sanskrit Language, Leiden, Brill, 1996, pp. 72-75. 3 Rubin, The Language of Creation or the Primordial Language, cit., pp. 310-315. 4 Talmud Babilonese, Sanhedrin, 38b ; Rubin, The Language of Creation or the Primordial Language, cit. p. 316. 5 Olender, Les langues du Paradis, cit., pp. 13-14 ; Rubin, The Language of Creation or the Primordial Language, cit., pp. 317-328. 6 Riccardo Contini, Gli inizi della linguistica siriaca nell’Europa rinascimentale, « Rivista degli studi orientali », lxviii, 1994, 1-2, pp. 23-24. 7 Ibidem, pp. 17-18. 8 L’ultimo contributo è di Steven E. Fassberg, Which Semitic Language Did Jesus and Other Contemporary Jews Speak ?, « The Catholic Biblical Quarterly », 74, 2012, pp. 263-280. 88 luca patrizi considerano infatti le denominazioni dei discendenti di Noè come popolazioni e non come singole personalità, si può osservare fino a che punto esse abbiano influenzato le denominazioni delle zone e delle lingue del Vicino e Medio Oriente, oltre ad avere influenzato le denominazioni dei gruppi linguistici coniati dai linguisti europei alla fine del 18° secolo. In Genesi 10,6, i figli di Cam (Hºa¯m), figlio di Noè, sono Cush, Mitzrayim, Put e Ca- naan: queste sono denominazioni delle rispettive popolazioni dell’Etiopia, dell’Egitto, della Libia e della Palestina. Il nome semitico antico dell’Egitto è attestato infatti sia attraverso il duale ebraico Mitzrayim, che attraverso la radice Msr in altre lingue semiti- che antiche. In arabo il nome è Misºr, ed indica allo stesso tempo sia l’Egitto, sia la città del Cairo.1 Invece da Sem, figlio di Noè, secondo i linguisti arabi deriverebbe il nome semitico della regione del Levante, in arabo bila¯d al-Sha¯m, i paesi di Sha¯m, la zona che comincia a sud a partire dal Sinai egiziano, passando per la Palestina, Israele e Libano, a nord fino al monte Taurus nel sud della Turchia, con il confine naturale del fiume Eufrate a est. In arabo Sem si dice Sa¯m, ma secondo i linguisti arabi ‘nella lingua siriaca’ troviamo il suono Shı¯n al posto di un suono Sı¯n, come è anche attestabile nell’ebraico Shem.2 Così come abbiamo osservato nel caso del Cairo, anche con al-Sha¯m si intende in arabo sia la zona del Vicino Oriente che la città di Damasco. La zona settentrionale compresa invece tra l’Eufrate e il Tigri in arabo prende il no- me di al-Jazı¯ra, «l’Isola», dal momento che è la terra che si trova tra il Tigri e l’Eufrate, nella parte settentrionale dell’antica Mesopotamia.3 Questa zona è in relazione con due denominazioni, che traggono la loro origine dai nomi di due figli di Sem citati nella Tavola dei popoli, Aram e Assur. Da Aram deriva il nome della popolazione degli Aramei e il nome della loro lingua, l’aramaico, mentre da Assur, Ashshu¯r in ebraico, deriva invece la città di Ashshu¯r, che sorgeva nel nord dell’attuale Iraq, che è anche il nome di un’antica divinità mesopotamica, oltre che il nome della popolazione degli As- siri. Appare quindi probabile, viste le premesse, la derivazione del termine surya¯ya¯ dal termine Assur, considerato come unione dell’articolo semitico al- con sur. Anche l’attuale nome arabo della Siria, Su¯riya¯ si origina probabilmente da questa denominazione.4 In ambito islamico, oltre all’opinione secondo la quale la lingua del paradiso e la lingua primordiale sarebbe l’arabo,5 troviamo spesso nelle fonti l’opinione secondo la quale sarebbe invece la lingua siriaca, al-lugha al-surya¯niyya. Gli autori, quando parlano della surya¯niyya, a volte si riferiscono alla lingua siriaca storica, e in particolare all’ara- 1 Il nome greco Aigýpti deriva dal copto Kyptios ; gli storici arabi lo citano sotto la forma Qibt,º affermando che questo nome si riferisce a uno dei figli di Hºa¯m (Cam), figlio di Nu¯hº (Noè), mentre altri affermano invece che fosse figlio di Misºr, figlio di Qu¯t (Put ?), figlio di Hºa¯m (Cam), cf. Muhºammad Ibn Jarı¯r Tºabarı¯, I profeti e i re, Milano, Guanda, 1993, p. 158 ; « Qibt »º, William Edward Lane, An Arabic-English Lexicon, 1863. 2 « al-Sha¯m », Lisa¯n al-ʿarab. Un’altra teoria è che esso derivi da shima¯l, sinistra, poiché prendendo come rife- rimento la penisola arabica questa zona si troverebbe a sinistra rispetto allo Yemen, che si troverebbe a destra, yamı¯n. Questa teoria tuttavia non spiega la caduta della lettera La¯m, cf. al-Sha¯m, « Encyclopaedia of Islam, Second Edition ». 3 al-Djazı¯ra, « Encyclopaedia of Islam, Second Edition ». 4 TTrraa ggllii uullttiimmii ee ppiiùù ssiiggnniififi ccaattiivvii ccoonnttrriibbuuttii ssuullllaa qquueessttiioonnee ddeellll’’oorriiggiinnee ddii qquueessttaa ddeennoommiinnaazziioonnee ppoossssiiaammoo cciitt-- are Christian Cannuyer, A propos de l’origine du nom de la Syrie, « Journal of Near Eastern Studies », 44, 1985, 2, pp. 133-137 ; John Joseph, The Modern Assyrians of the Middle East : A History of Their Encounter with Western Christian Missions, Archaeologists, and Colonial Powers, Leiden, Brill, 2000, pp. 17-22 ; Robert Rollinger, The Terms « Assyria » and « Syria » Again, « Journal of Near Eastern Studies », 65, 2006, 4, pp. 283-287. 5 Meir Jacob Kister, A¯dam : a study of some legends in tafsı¯r and hºadı¯th literature, « Israel Oriental Studies », xiii, 1993, pp. 118-119, 140. glossolalia e lingua dei santi nell’islam 89 maico senza una precisa distinzione tra i vari dialetti1, mentre per riferirsi più general- mente a lingue molto antiche citano indistintamente l’aramaico, a¯ra¯miyya, il nabateo, nabatiºyya, o l’ebraico,ʿibra¯niyya. Tra altre, possiamo citare alcune ricorrenze nei testi. Nel Muru¯j al-dhahab, al-Masʿu¯dı¯ (m. 956) afferma che la lingua dell’umanità tra Adamo e Noè era la surya¯niyya, mentre in altri passaggi afferma che la surya¯niyya fu la lingua dell’umanità fino al crollo della Torre di Babele, e che fu anche la lingua materna di Ismaele, al quale in seguito Dio in- segnò l’arabo.2 Nella stessa epoca Ibn al-Nadı¯m (m. 995), citando il commentario della Genesi del vescovo Teodoro di Mopsuestia (m. 428), afferma che Dio parlò ad Adamo nel nabatıº¯, che è il più puro tra i dialetti surya¯nı¯, utilizzato dagli abitanti di Babele fino alla confusione delle lingue, e riporta un’altra tradizione, secondo la quale un angelo avrebbe insegnato al primo uomo la scrittura della surya¯niyya.3 Alcune tradizioni islamiche parlano poi di un libro o di alcuni libri (sºahºı¯fa, pl. sºahºa¯ʾif o sºuhºuf) che Dio inviò ad Adamo, composti da 21 fogli oppure da 10, 21 o 40 volumi se- condo altre tradizioni. Essi contenevano la scienza delle lettere, e alcune ingiunzioni divine, ed erano dettati dall’angelo Gabriele e trascritti da Adamo in lingua surya¯niyya, mentre altre tradizioni affermano che Dio insegnò ad Adamo i nomi delle cose in siria- co per nascondere questa conoscenza agli angeli.4 Nelle Rasa¯ʾil degli Ikhwa¯n al-Sºa¯fa¯’ (seconda metà del 10° sec.) troviamo un interes- sante sviluppo della stessa concezione. Nel capitolo intitolato «La conoscenza a propo- sito delle lettere primordiali», gli Ikhwa¯n affermano che Dio insegnò ad Adamo nove segni (‘alama¯t) o lettere (hºuru¯f), un linguaggio sintetico dal quale sarebbero poi derivate tutte le altre lingue, e questi nove segni non erano altro che i nove numeri da uno a nove, che secondo gli Ikhwa¯n erano stati trasmessi agli arabi dagli indiani.5 Attraver- so questi nove segni Adamo conobbe i nomi e le qualità di tutte le cose.6 La situazio- ne restò invariata fino a quando i figli di Adamo si moltiplicarono: essi parlavano la surya¯niyya, che in quella fase era una lingua esclusivamente orale, senza testi scritti. Questo perché la lingua non necessitava di essere sviluppata visto il numero esiguo di persone che la utilizzavano e vista l’assenza di racconti del passato da tramandare. Le generazioni si succedettero, e con l’aumento della popolazione e dei bisogni dell’uo- mo, Dio cominciò ad inviare dei Profeti, e ad insegnare all’uomo l’arte della scrittura. Allo stesso tempo cominciarono a manifestarsi dei sapienti, che intrapresero la trasmis- sione delle notizie del passato. Infine il numero delle lettere cominciò ad aumentare, fino a giungere a 28, il numero delle lettere della lingua araba, che è il numero di lette- re perfetto, così come l’arabo è la lingua perfetta7. Infine, Ibn al-Hºaja¯r al-Haytamı¯ (m. 1566) riporta l’opinione di alcuni sapienti musulmani secondo i quali l’interrogatorio che il credente deve affrontare dopo la morte è nella lingua surya¯niyya.8 1 Juan Pedro Monferrer-Sala, Una notas acerca de al-surya¯niyya, « Miscelánea de Estudios Árabes y Hebrai- cos », 46, 1997, pp. 229-239. 2 ʿAlı¯ ibn al-Hºusayn al-Masʿu¯dı¯, Muru¯j al-dhahab wa-maʿa¯din al-jawhar, Bayru¯t, Da¯r al-fikr, 1973, v. 1, p. 220, v. 2, p. 71. 3 Ibn al-Nadı¯m, Kita¯b al-fihrist, Tºihra¯n, Maktabat al-Asadı¯ wa-Maktabat al-Jaʻfarı¯ al-Tabrı¯zı¯, 1971, p. 14. 4 cf. Meir Jacob Kister, A¯dam : a study, cit., pp. 117-119 ; 140. 5 Questi sono gli stessi numeri che in seguito sono stati trasmessi dagli arabi agli europei, e per questo sono ancora chiamati « numeri arabi » ai giorni nostri. 6 Riferimento a Corano, 2 :31. 7 Ikhwa¯n al-Sºafa¯ʾ, Rasa¯ʾil Ikhwa¯n al-Sºafa¯ʾ wa khulla¯n al-wafa¯ʾ, al-Qa¯hira, al-Hayʾa al-ʿa¯mma li-qusu¯r al- thaqa¯fa, 1997, vol. 3, pp. 141-143. 8 Ibn Hºajar al-Haytamı¯, al-Fata¯wa al-hºadı¯thiyya, Bayru¯t, Da¯r al-maʿrifa [197.], p. 11. 90 luca patrizi A fianco di questa concezione della surya¯niyya come lingua primordiale e come lin- gua storica in cui aramaico, siriaco e nabateo si confondono, nell’ambito delle dottri- ne esoteriche islamiche si è diffusa la concezione secondo la quale la surya¯niyya pri- mordiale parlata da Adamo sarebbe la stessa lingua attraverso la quale comunicano i santi (awliya¯ʾ) della gerarchia esoterica. Questa capacità di comprendere e parlare la surya¯niyya viene talvolta messa in relazione con la qualità da parte di un santo di essere ummı¯, vale a dire di non avere avuto una formazione regolare alla lettura e alla scrittura, caratteristica che il Corano attribuisce in particolare al profeta Muhºammad, e che mette maggiormente in risalto un tipo di rivelazione spirituale che viene definita ʿilm ladunı¯, la scienza infusa che proviene direttamente ed esclusivamente da Dio, che discende sui profeti e su alcuni santi.1 Più in generale, si tratta di quel carisma spiritua- le che nelle religioni viene definito «dono delle lingue», o con un termine più tecnico «glossolalia», che si esplica nella capacità di parlare nelle differenti lingue oppure di par- lare il linguaggio degli angeli o il linguaggio degli animali, e in particolare degli uccelli, e della quale possiamo trovare dei riferimenti costanti nei testi sacri e nelle vite dei santi ad ogni epoca e latitudine.2 La scienza che racchiude i segreti del linguaggio nell’Islam prende invece il nome diʿilm al-hºuru¯f, scienza delle lettere, ed è analoga alla scienza assiro babilonese, e in se- guito ebraica e cristiana medievale, detta «gematria».3 Il primo mistico musulmano a cui viene attribuita dalle fonti la capacità infusa di leg- gere le lingue antiche, in particolare i geroglifici egiziani, detti in arabo qala¯m al-taº yr, «la lingua degli uccelli», nonché di comprendere la surya¯niyya, è Dhu¯-l-Nu¯n al-Misºrı¯ (m. 861).4 Nella storia del sufismo, due santi ummı¯ accomunati dalla capacità di padroneg- giare l’uso della surya¯niyya primordiale, ʿAlı¯ al-Khawwa¯sº (m. 1532) e ʿAbd al-ʿAzı¯z al- Dabba¯gh (m. 1720), rappresentano un caso paradigmatico che comporta delle analogie molto evidenti.5 Numerosi riferimenti alla surya¯niyya e alla glossolalia dei santi musulmani possono essere reperiti nell’opera di ʿAbd al-Wahha¯b al-Shaʿra¯nı¯ (m. 1565), il principale discepo- lo di ʿAlı¯ al-Khawwa¯sº e celebre sapiente e sufi.6 Al-Shaʿra¯nı¯ racconta che talvolta il suo maestro cominciava a parlare in una lingua incomprensibile che pareva ebraico o siriaco,7 allo stesso modo di un altro suo mae- 1 Vedi Ummı¯, « Encyclopaedia of Islam, Second Edition » ; Eric Geoffroy, Le soufisme en Egypte et en Syrie, sous les derniers mamelouks et les premiers ottomans, orientations spirituelles et enjeux culturels, Damas, ifead, 1995, pp. 299- 307. 2 Alessandro Bausani, Le lingue inventate. Linguaggi artificiali - Linguaggi segreti - Linguaggi universali, Roma, Ubaldini, 1974 ; sulla glossolalia, oltre che sulla lingua misteriosa di Ildegarda di Bingen (m. 1179), che né Bausani né Higley considerano tuttavia un esempio di glossolalia, v. anche Sara L. Higley, Hildegard of Bingen’s unknown language : an edition, translation, and discussion, New York, Palgrave Macmillan, 2007, pp. 35-50. 3 Shmuel Sambursky, On the origin and significance of the term Gematria, « Journal of Jewish Studies », vol. 29, 1, 1978, pp. 35-38 ; Denis Gril, La science des lettres, in Ibn ʻArabı¯, Les illuminations de la Mecque, a cura di Michel Chiodkiewicz, Paris, Sindbad, 1988 ; Pierre Lory, La science des lettres en islam, Paris, Dervy, 2004. 4 Abu¯ Nuʿaym al-Isºfaha¯nı¯, Hºilyat al-awliya¯ʾ wa taºbaqa¯t al-asºfiya¯ʾ, Bayru¯t, Da¯r al-kutub al-ʿilmiyya, 1988, v. 9, p. 339. 5 Eric Geoffroy, Une grande figure de saint ummı¯ : le cheikh ‘Alı¯ al-Khawwa¯s (m. 939/1532), in Le développement du soufisme en Egypte à l’époque mamelouke, éd. par Richard McGregor, Adam Sabra, Le Caire, Institut Français D’ar- chéologie Orientale, 2006, pp. 169-176. 6 Michael Winter, Society and Religion in Early Ottoman Egypt. Studies in the Writings of ʿAbd al- Wahha¯b al- Shaʿra¯nı¯, The Shiloah Center for Middle Eastern and African Studies, New Brunswick, Transaction Books, 1982. 7 ʿAbd al-Wahha¯b al-Shaʿra¯nı¯, Durar al-ghawwa¯sº fı¯ fata¯wa¯ ʿAlı¯ al-Khawwa¯sº, al-Qa¯hira, 1985, p. 23. glossolalia e lingua dei santi nell’islam 91 stro, Muhºammad al-Sara¯wı¯, che quando si trovava in uno stato spirituale intenso, par- lava ebraico, siriaco e persiano.1 Al-Shaʿra¯nı¯ afferma poi che anche il celebre santo Ibra¯hı¯m al-Dasu¯qı¯ (m. 1296) parla- va siriaco, ebraico, persiano, etiopico e tutte le lingue degli uccelli e degli animali selva- tici, e trasmette in seguito degli scritti che al-Dasu¯qı¯ avrebbe lasciato ai suoi discepoli, delle litanie inframmezzate da parole in una lingua misteriosa, di cui possiamo tentare di traslitterare un frammento: «…wa la¯ sataº ¯ris, wa la¯ ʿita¯fı¯s, wa la¯ hataº ¯mrı¯sh, wa la¯ sataº ¯ mrı¯sh, wa la¯ shu¯sh arı¯sh, wa la¯ raka¯sh qu¯sh, wa la¯ samla¯dnu¯s wa la¯ kita¯b samtaº lu¯l al-ru¯s, wa la¯ bu¯s ʿakmasu¯s…».2 Questo è un chiaro esempio di glossolalia trascritta, con un suffisso ripetuto e ritmato, in questo caso in -s, caratteristica spesso presente in altri esempi di lingue misteriose.3 Al-Shaʿra¯nı¯ riporta in seguito un’interessante affermazione attribuita a al-Dasu¯qı¯: «Quando un conoscitore giunge al grado spirituale della conoscenza (maqa¯m al-ʿirfa¯n), Dio gli trasmette un sapere senza intermediari, ed egli ottiene delle scienze che sono scritte sulle Tavole spirituali in cui si trovano i simboli, e ne conosce i doni e ne trae i talismani e le scienze dei suoi nomi e del suo decreto, e Dio gli comunica delle scien- ze consegnate nei punti diacritici, e se non fosse per la paura di incorrere nel biasimo facendone parola, ne sarebbero accecati gli intelletti. Egli riceve inoltre la conoscenza delle differenti lingue straniere, la scienza delle lettere, del significato interiore della grammatica, e comprende quel che è scritto sulle foglie degli alberi, sull’acqua, sull’aria, sulla terra e sul mare, e quel che è scritto sulla superficie della volta celeste, e quel che portano scritto in fronte uomini e jinn sul loro destino in questo mondo e nell’altro, e quel che è scritto senza scrittura al disopra del sopra e al disotto del sotto».4 Al-Shaʿra¯nı¯ afferma inoltre che un altro santo, Muhºammad Wafa¯ (m. 1363), avrebbe composto dei libri enigmatici, scritti in una lingua incomprensibile, «straniera», quan- do aveva tra i 7 e i 10 anni di età,5 mentre in un altro passaggio afferma di avere rice- vuto dal santo Amı¯n al-Dı¯n al-Najja¯r (m. 1521) una tradizione direttamente in lingua surya¯niyya.6 In un passaggio di un’altra sua opera, al-Shaʿra¯nı¯ riporta un dialogo con il suo mae- stro ʿAlı¯ al-Khawwa¯sº a proposito della surya¯niyya: Ho domandato al nostro maestro: in che modo Adamo e i suoi figli preservarono il Libro (al- musºhºa¯f) e le Norme (al-nawa¯mı¯s) se nessuno a quel tempo conosceva la scrittura, dal momento che in tutto l’universo Dio non l’aveva insegnata a nessuno? Ed egli rispose: Adamo e i suoi figli, grazie alla loro conoscenza superiore, dimenticavano pochissimo. Avevano imparato i nomi del- le lettere, parlavano ed esprimevano il significato tramite allusione, ma nessuno di loro scriveva di propria mano con il calamo. Inoltre nessuno di loro apprendeva il linguaggio, ma lo teneva a mente grazie all’esiguo numero dei suoi vocaboli e delle sue lettere. Sulla terra in quell’epoca gli uomini erano tutti nomadi e la comunicazione era riservata allo stretto necessario; non vi erano racconti provenienti del passato, e nel Libro che essi preservavano non vi era ricordo di chi era vissuto prima di loro. Questo perché il linguaggio degli angeli, che è la lingua surya¯niyya, non è scritto su corpi materiali, ma la sua materia sono le sostanze spirituali (al-jawa¯hir al-nafsa¯niyya). [...] Questa situazione restò invariata finché intervennero dei cambiamenti nella loro condizio- ne, il loro sapere diminuì, e la loro dimenticanza crebbe: le narrazioni aumentarono, e fu ne- 1 Idem, Tºabaqa¯t al-sºu¯fiyya, al-Qa¯hira, al-Maktaba al-tawfı¯qiyya, s.d., p. 568. 2 Ibidem, pp. 283-284. 3 Bausani, Le lingue inventate, cit., pp. 70-71. 4 ʿAbd al-Wahha¯b al-Shaʿra¯nı¯, Tºabaqa¯t al-sºu¯fiyya, p. 287. 5 Geoffroy, Le soufisme en Egypte et en Syrie, p. 303. 6 Ibidem, p. 101. 92 luca patrizi cessaria la conoscenza delle cronache delle epoche passate. Dio rese loro manifesta l’arte della scrittura come beneficio e misericordia da parte Sua. Poi gli domandai: ma quando Adamo discese in India1, Dio gli insegnò le lettere indiane o quelle arabe? Ed egli rispose: gli insegnò le lettere indiane, che non sono nient’altro che queste nove forme: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, che raccol- gono in sé l’insieme di tutto ciò che esiste: in esse si concentra l’insieme dei significati e si rias- sumono le parti di ogni calcolo e tutti i numeri. Attraverso queste lettere Adamo apprese tutti i nomi delle cose e i loro attributi, esistenziati dalle forme e dagli aspetti delle lettere. Adamo e i suoi figli continuarono in questo modo fino a che il numero dei suoi figli crebbe; si parlava la surya¯niyya. Poi il cielo prese la forma che doveva prendere in seguito ai cambiamenti intervenuti con la morte di Adamo. Vi fu un aumento delle lettere, e le tutte le cose presero ad aumentare ed espandersi finché fu completato il numero delle lettere nelle 28 che costituiscono la lingua araba, sigillo delle lettere e sigillo delle lingue, e, secondo la Legge del Profeta, non vi saranno aggiunte fino alla venuta dell’Ora.2 Come si può notare, si tratta di una citazione quasi letterale dal passaggio degli Ikhwa¯n al-Sºafa¯’ menzionato in precedenza, con l’aggiunta di minimi particolari.3 Anche in ambito sciita possiamo trovare dei riferimenti alla surya¯niyya: secondo un detto che viene fatto risalire ad ʿAlı¯ ibn Abı¯ Tºa¯lib (m. 661), il Nome Supremo di Dio sarebbe una formula in surya¯nı¯ o ʿibra¯nı¯, tramite la pronuncia del quale egli sarebbe riuscito in un’occasione a far risorgere il sole da dietro le montagne per permettere a lui e al gruppo di persone che erano con lui di compiere la preghiera rituale in tempo, dopo averla persa per non doverla compiere su una terra maledetta da Dio, la terra di Babele4. Allo stesso modo l’Imam nascosto alla fine dei tempi riunirà attorno a sé i suoi 313 compagni pronunciando il Nome Divino in ʿibra¯nı¯.5 La trattazione più completa ed esplicita a proposito della lingua surya¯niyya primor- diale è rintracciabile negli insegnamenti del maestro marocchino ʿAbd al-ʿAzı¯z al- Dabba¯gh (m. 1723), che come al-Khawwa¯sº è stato gratificato dalla scienza infusa. Uno dei discepoli di al-Dabba¯gh, Ahºmad Ibn al-Muba¯rak al-Lamatıº¯, metterà per iscritto le sue parole,6 pronunciate in risposta alle più disparate domande dei suoi discepoli. In particolare gli vengono poste numerose questioni concernenti l’esegesi del Corano, a proposito di termini di incerto significato. In alcuni casi egli risponde affermando che il termine in questione è in realtà in surya¯niyya, e ne dà la traduzione. Da quel che segue, si intuisce facilmente che al-Dabba¯gh non si riferisce alla lingua siriaca storica, ma alla surya¯niyya primordiale.7 Al-Lamatıº¯ introduce la digressione dedicata alla surya¯niyya 1 Secondo le leggende arabe, Adamo discese sulla terra dal Paradiso celeste nell’isola di Sri Lanka, cf. ʿAlı¯ ibn al-Hºusayn al-Masʿu¯dı¯, v. 1, p. 34. 2 ʿAbd al-Wahha¯b al-Shaʿra¯nı¯, al-Jawa¯hir wa al-durar mimma¯-stafa¯dah sı¯dı¯ ʿAbd al-Wahha¯b al-Shaʿra¯nı¯ min shaykhih sı¯dı¯ ʿAlı¯ al-Khawwa¯sº, Bayru¯t, Da¯r al-kutub al-ʿilmiyya, 2005, pp. 11-12. 3 Questo passaggio, integrato nel testo di un’autorità come al-Shaʿra¯nı¯, mostra l’influenza sotterranea degli Ikhwa¯n al-Sºafa¯ʾ sul sufismo, e allo stesso tempo la precauzione nel citarli come fonte diretta. 4 Mohammad Ali Amir-Moezzi, Le guide divin dans le shı¯ʿisme originel. Aux sources de l’ésotérisme en islam, Paris, Verdier, 2007, p. 230-231. 5 Ibidem, p. 296. 6 Ahºmad Ibn al-Muba¯rak al-Lamatºı¯, al-Dhabab al-Ibrı¯z min kala¯m sayyidı¯ ʿAbd al-ʿAzı¯z al-Dabba¯gh, a cura di Muhºammad ʻAdna¯n Shamma¯ʻ, Dimashq, 1984-1986 ; Ahºmad b. al-Muba¯rak al-Lamatºı¯, Pure Gold from the Words of Sayyidı¯ ʿAbd al-ʿAzı¯z al-Dabba¯gh. A Translation with Notes and an Outline by John O’Kane and Bernd Radtke, Leiden, Brill, 2007 ; Massimo Archetti Maestri, La lingua primordiale nel Kita¯b al-Ibrı¯z di Ibn al-muba¯rak, « Quaderni di Studi Arabi », 14, 1996, pp. 77-100. 7 Bernd Radtke invece, sia nelle note della traduzione dell’Ibrı¯z, sia in un suo articolo dedicato a questa que- stione (Bernd Radtke, Syrisch : Die sprache der engel, der geister und der erleuchteten. Einige stucke aus dem Ibrı¯z des Ahºmad b. al-Muba¯rak al-Lamatıº¯, « Jerusalem Studies of Arabic and Islam », 32, 2006, pp. 472-502), si applica a ricon- trollare le interpretazioni di al-Dabba¯gh alla luce del siriaco storico, giungendo alla conclusione che si tratti di invenzioni stravaganti del maestro marocchino.

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