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Ottobre 2018,Settembre 2018,Agosto 2018,Luglio 2018,Giugno 2018,Maggio 2018,Aprile 2018 PDF

82 Pages·2017·0.35 MB·Italian
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Febbraio 2023 «Tu sei il Dio che mi vede» (cf Gen 16,13). Il versetto della Parola di vita di questo mese è tratto dal libro della Genesi. Le parole sono pronunciate da Agar, la schiava di Sara data in moglie ad Abramo, perché lei non poteva avere figli e assicurare una discendenza. Quando Agar aveva scoperto di essere incinta, si era sentita superiore alla sua padrona. I maltrattamenti ricevuti da parte di Sara l’avevano poi costretta a fuggire nel deserto. E proprio lı̀ avviene un incontro unico tra Dio e la donna, che riceve una promessa di discendenza simile a quella fatta da Dio ad Abramo. Il figlio che nascerà sarà chiamato Ismaele, che significa “Dio ha ascoltato”, perché ha raccolto l’angoscia di Agar e le ha donato una stirpe. «Tu sei il Dio che mi vede». La reazione di Agar riflette l’idea comune nel mondo antico, che gli esseri umani non possono sostenere un incontro troppo ravvicinato con il divino. Agar rimane sorpresa e grata di essere sopravvissuta a ciò. Lei sperimenta l’amore di Dio proprio nel deserto, il luogo privilegiato dove si può fare l’esperienza di un incontro personale con Lui. Agar sente la Sua presenza e si sente amata da un Dio che l’ha “vista” in questa sua situazione dolorosa, un Dio che si preoccupa e che circonda d’amore le sue creature. «Non è un Dio assente, lontano, indifferente alle sorti dell’umanità, come alle sorti di ciascuno di noi. Tante volte lo sperimentiamo. Egli è qui con me, è sempre con me, sa tutto di me e condivide ogni mio pensiero, ogni gioia, ogni desiderio, porta assieme a me ogni preoccupazione, ogni prova della mia vita» (1). «Tu sei il Dio che mi vede». Questa Parola di Vita ravviva una certezza e ci dà conforto: non siamo mai soli nel nostro cammino, Dio c’è e ci ama. A volte, come Agar, ci sentiamo “stranieri” su questa terra, o cerchiamo delle vie per fuggire da situazioni pesanti e dolorose. Ma dobbiamo essere certi della presenza di Dio e del nostro rapporto con Lui che ci rende liberi, ci rassicura e ci permette sempre di ricominciare. Questa è stata l’esperienza di P. che ha vissuto da sola il periodo della pandemia. Racconta: «Dall’inizio della chiusura totale nel nostro Paese di ogni attività sono da sola in casa. Non ho fisicamente accanto qualcuno con cui poter condividere questa esperienza e cerco di occupare la giornata come posso. Col passare dei giorni però mi scoraggio sempre di più. La sera faccio molta fatica ad addormentarmi. Mi sembra di non poter uscire più da questo incubo. Sento forte però che devo completamente affidarmi a Dio e credere nel suo amore. Non ho dubbi sulla Sua presenza che mi accompagna e mi conforta in questi mesi di solitudine. Da piccoli segnali che mi arrivano dai fratelli comprendo che non sono da sola. Come quella volta che festeggiando il compleanno on line di un’amica, mi arriva subito dopo una fetta di torta da parte della mia vicina di casa». «Tu sei il Dio che mi vede». Custoditi allora dalla presenza di Dio, possiamo essere anche noi messaggeri del Suo amore. Siamo infatti chiamati a vedere le necessità degli altri, a soccorrere i nostri fratelli nei loro deserti, a condividere le loro gioie e i loro dolori. Lo sforzo è quello di mantenere gli occhi aperti sull’umanità nella quale siamo anche noi immersi. Possiamo fermarci e farci vicini a quanti sono alla ricerca di un senso e di una risposta ai tanti perché della vita: amici, familiari, conoscenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, persone in difficoltà economiche e magari socialmente emarginate. Possiamo ricordarci e condividere quei momenti preziosi dove abbiamo incontrato l’amore di Dio e abbiamo riscoperto il senso della nostra vita. Possiamo affrontare insieme le difficoltà e scoprire nei deserti che attraversiamo la presenza di Dio nella nostra storia, che ci aiuta a continuare con fiducia il cammino. A cura di Patrizia Mazzola e del team della Parola di vita ______________________________________________________________ ___ 1 C. Lubich, Parola di Vita luglio 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 785 Parola di Vita Febbraio 2023 1 file(s) 16 MB Scarica volantino QUI PER SCARICARE IL TESTO DELLA PAROLA DI VITA IN ALTRE LINGUE ESPERIENZE STORIE DI VITA EVANGELICA SOLIDARIETA’ ACCOGLIENZA AUDIO https://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2023/01/02-PAR OLA-DI-VITA-FEBBRAIO-2023.mp3 Parola di Vita febbraio 2023 audio 1 file(s) 13 MB Scarica Parola di vita per bambini Parola di Vita adolescenti Febbraio 2023 1 file(s) 356 KB Scarica Gennaio 2023 «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia» (Is 1,17). La parola di vita del mese di gennaio è tratta dal primo capitolo del profeta Isaia. Questa frase è stata scelta per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra in tutto l’emisfero nord dal 18 al 25 gennaio. I testi sono stati preparati da un gruppo di cristiani del Minnesota, negli Stati Uniti (1). Il tema della giustizia è un argomento scottante. Le diseguaglianze, le violenze e i pregiudizi crescono sul terreno di una società che fa fatica nel testimoniare una cultura di pace e di unità. E i tempi di Isaia non erano molto diversi dai nostri. Le guerre, le ribellioni, la ricerca della ricchezza, del potere, l’idolatria, l’emarginazione dei poveri avevano fatto smarrire la strada al popolo di Israele. Il profeta richiama con parole molto dure la sua gente a un cammino di conversione, indicando la strada per ritornare all’originario spirito dell’alleanza fatta da Dio con Abramo. «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia». Cosa significa imparare a fare il bene? Occorre metterci nella disposizione di imparare. Richiede uno sforzo da parte nostra. Nel cammino di tutti i giorni abbiamo sempre qualcosa da comprendere, da migliorare, possiamo ricominciare se abbiamo sbagliato. Cosa significa cercare la giustizia? Essa è come un tesoro che va cercato, desiderato, è la meta del nostro agire. Praticare la giustizia aiuta a imparare a fare il bene. È saper cogliere la volontà di Dio, che è il nostro bene. Isaia offre degli esempi concreti. Le persone che Dio maggiormente preferisce, perché sono le più indifese, sono gli oppressi, gli orfani e le vedove. Dio invita il suo popolo a prendersi concretamente cura degli altri, soprattutto di chi non è in grado di far valere i propri diritti. Le pratiche religiose, i riti, i sacrifici, le preghiere non sono a Lui graditi se ad essi non corrisponde la ricerca e la pratica del bene e della giustizia. «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia». Questa parola di vita ci spinge ad aiutare gli altri, ad avere uno sguardo attento, soccorrendo concretamente chi è nel bisogno. Il nostro cammino di conversione richiede di aprire il cuore, la mente, le braccia soprattutto verso coloro che soffrono. «Il desiderio e la ricerca della giustizia sono da sempre inscritti nella coscienza dell’uomo, glieli ha messi in cuore Dio stesso. Ma nonostante le conquiste e i progressi compiuti lungo la storia, quanto è ancora lontana la piena realizzazione del progetto di Dio! Le guerre che anche oggi si combattono, cosı̀ come il terrorismo e i conflitti etnici, sono il segno delle disuguaglianze sociali e economiche, delle ingiustizie, degli odi. […] Senza amore, rispetto per la persona, attenzione alle sue esigenze, i rapporti personali possono essere corretti, ma possono anche diventare burocratici, incapaci di dare risposte risolutive alle esigenze umane. Senza l’amore non ci sarà mai giustizia vera, condivisione di beni tra ricchi e poveri, attenzione alla singolarità di ogni uomo e donna e alla concreta situazione in cui essi si trovano» (2). «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia». Vivere per il mondo unito è farsi carico delle ferite dell’umanità attraverso piccoli gesti che possono aiutare a costruire la famiglia umana. Un giorno, J. dell’Argentina incontra casualmente il preside dell’istituto dove aveva insegnato e che con un pretesto lo aveva licenziato. Quando il preside lo riconosce, cerca di evitarlo, ma J. gli va incontro. Gli chiede sue notizie e il preside gli racconta le difficoltà di quell’ultimo periodo, che vive in un’altra città ed è in cerca di lavoro. J. si offre di aiutarlo e il giorno dopo diffonde tra i suoi conoscenti la notizia che sta cercando un lavoro per una persona. La risposta non tarda. Quando il preside riceve la notizia dell’offerta di un nuovo lavoro quasi non riesce a crederci! L’accetta, profondamente grato e commosso del fatto che proprio chi aveva un giorno licenziato si fosse interessato concretamente a lui. J. riceve poi il “centuplo” perch́é proprio in quel momento gli offrono due lavori che aveva sempre desiderato sin da quando aveva incominciato l’università. Anche lui stupito e toccato da questo amore concreto di Dio (3). A cura di Patrizia Mazzola e del team della Parola di vita ______________________________________________________________ ___ 1 A Minneapolis, città del Minnesota, nel 2020, è stato ucciso George Floyd. Da questo omicidio è partito un movimento per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. 2 C. Lubich, Parola di Vita novembre 2006, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) p. 795. 3 Tratto e riadattato da “Il Vangelo del giorno”, Città Nuova, anno VIII, n. 1, gennaio-febbraio 2022. Parola di Vita Gennaio 2023 1 file(s) 16 MB Scarica volantino QUI PER SCARICARE IL TESTO DELLA PAROLA DI VITA IN ALTRE LINGUE ESPERIENZE STORIE DI VITA EVANGELICA SOLIDARIETA’ ACCOGLIENZA AUDIO https://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2022/12/01-Par ola-di-vita-audio-2023.mp3 Parola di Vita gennaio 2023 audio 1 file(s) 13 MB Scarica Parola di vita per bambini Dicembre 2022 «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26,4). La Parola di vita che vogliamo vivere questo mese è tratta dal Libro del profeta Isaia, un testo ampio e ricco, molto caro anche alla tradizione cristiana. Esso, infatti, contiene pagine molto amate, come l’annuncio dell’Emmanuele, “il Dio con noi” (1) o anche la figura del Servo sofferente (2), che fa da sfondo ai racconti della passione e morte di Gesù. Questo versetto è parte di un canto di ringraziamento che il profeta mette sulla bocca del popolo di Israele quando, superata la terribile prova dell’esilio, farà finalmente ritorno a Gerusalemme. Le sue parole aprono i cuori alla speranza, perché la presenza di Dio accanto ad Israele è fedele, incrollabile come la roccia; Egli stesso sosterrà ogni sforzo del popolo nella ricostruzione civile, politica e religiosa. Mentre la città che si crede “eccelsa” verrà rasa al suolo (3), perché non costruita secondo il progetto d’amore di Dio, quella costruita sulla roccia della Sua vicinanza godrà di pace e prosperità. «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna». Quanto è attuale questo bisogno di stabilità e di pace! Anche noi, personalmente e collettivamente, stiamo attraversando momenti oscuri della storia, che minacciano di schiacciarci sotto il peso dell’incertezza e della paura per il futuro. Come fare per superare la tentazione di lasciarci abbattere dalle difficoltà del presente, rinchiuderci in noi stessi e coltivare sentimenti di sospetto e sfiducia verso gli altri? Come cristiani, la risposta è certamente “ricostruire” con coraggio prima di tutto il rapporto fiducioso con Dio, che in Gesù si è fatto nostro prossimo sulle strade della vita, anche quelle più buie, strette, tortuose e ripide. Ma questa fede non significa restare in un’attesa passiva. Anzi, richiede di darci da fare, per essere protagonisti creativi e responsabili nel costruire una “città nuova”, fondata sul comandamento dell’amore reciproco. Una città con le porte aperte, accogliente verso tutti, soprattutto “i poveri e gli oppressi” (4), da sempre i prediletti del Signore. E su questo cammino siamo certi di trovare come compagni tanti uomini e donne che coltivano nel proprio cuore i valori universali della solidarietà e della dignità di ogni persona, nel rispetto del creato, nostra “casa comune”. «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna». Nel villaggio spagnolo di Aljucer, una intera comunità è impegnata a costruire rapporti di fraternità attraverso forme di partecipazione aperta ed inclusiva. Raccontano: “Nell’estate del 2008 abbiamo dato vita ad una associazione culturale, con l’obiettivo di svolgere attività di vario genere, sia di nostra iniziativa che in collaborazione con altre associazioni del territorio, per promuovere spazi di dialogo e progetti umanitari internazionali. Ad esempio, fin dal primo anno, abbiamo promosso una cena di solidarietà per il progetto Fraternity with Africa, per finanziare borse di studio per giovani africani impegnati a lavorare nel loro paese per almeno cinque anni. Sono cene che riuniscono circa duecento persone, per le quali collaborano negozianti e associazioni. Siamo molto felici di lavorare da anni anche con un’altra associazione. Insieme organizziamo un evento annuale, aperto a personaggi del mondo della cultura, musica, pittura e letteratura, ma anche ad esponenti del mondo della politica, dell’economia e della medicina. È l’occasione per tutti loro di condividere esperienze di vita e le motivazioni più profonde delle loro scelte” (5). «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna». Siamo in attesa del Natale. Prepariamoci ad esso, accogliendo da subito Gesù nella sua Parola. È la roccia su cui costruire anche la città degli uomini: «Incarniamola, facciamola nostra, sperimentiamo quale potenza di vita sprigiona, se vissuta, in noi e attorno a noi. Innamoriamoci del Vangelo fino al punto da lasciarci trasformare in esso e traboccarlo sugli altri. […] Non saremo più noi a vivere, Cristo si formerà in noi. Toccheremo con mano la libertà da noi stessi, dai nostri limiti, dalle nostre schiavitù, non solo, ma vedremo esplodere la rivoluzione d’amore che Gesù, libero di vivere in noi, provocherà nel tessuto sociale in cui siamo immersi» (6). Letizia Magri

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«Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la. Legge». L'amore che viene da Dio ci spinge ad essere persone responsabili in famiglia, sul
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