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Opera omnia. Dal convegno di Roma agli armistizi (13 aprile 1918 - 12 novembre 1918) PDF

532 Pages·1953·8.39 MB·Italian
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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI A CURA DI EDOARDO E DUILIO SUSMEL LA FENICE - FIRENZE OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI XI. DAL CONVEGNO DI ROMA AGLI ARMISTIZI . (13 APRILE 1918- 12 NOVEMBRE 1918) LA FENICE -.FIRENZE COPYRIGHT 1953 BY LA FENICE - FIRENZE Tutti i diritti di traduzione e di riproduzione {anche di semplici brani, riprodotti a mezzo di radiodiffusione) sono riservati per tutti i paesi, compresi i Regni di Norvegia, Svezia e Olanda. TUTTI l DIRITTI RISERVATI STAMPATO IN ITALIA- PRINTED IN ITALY AVVERTENZE Il segno ( +) indica omissione. I numeri arabi fra parentesi tonda indicano le pagine alle quali si rimanda per opportuni confronti o per maggiori particolari; i numeri romani fra parentesi tonda indicano i volumi dell'Opera Omnia. I titoli fra parentesi quadra degli scritti e dei discorsi sono stati dati dai curatori perché gli originali ne erano privi. La paternità degli scritti anonimi contrassegnati da un asterisco risulterà di Benito Mussolini dal confronto con quelli cui si fa richiamo in nota. La paternità degli scritti anonimi non contrassegnati in alcun modo è evidente. Ringrazio i professori Ottavio Dinale e Arturo Marpicati per gli autografi inediti di Benito Mussolini che mi hanno gentilmente concesso di riprodurre. D. S. l.-XI. DAL CONVEGNO DI ROMA ALLA VITTORIA SUL PIAV E (13 APRILE 1918-24 GIUGNO 1918) Dal 13 al 20 aprile, Mussolini si occupa della polemica Clemenceau-Czer nin ( 5); di un appello lanciato dagli operai socialisti russi il 19 dicem bre 1917 (8); della strategia bellica (10); dell'invio in Francia di -truppe ita liane (14). Il 21 aprile è a Genova per la consegna della bandiera alla batteria «Cesare Battisti » ( 18, 21). Rientrato a Milano, scrive sulle discussioni svoltesi alla Camera dei deputati intorno allo scandalo della « Società filatura cascami di seta» (X, 220; 23); sulla sessione parlamentare 18-26 aprile (26); sul memoriale del principe Lichnowsky (29); sulla protesta inviata dal governo russo al mini stro degli esteri tedesco il 29 aprile (33); sulla scomparsa di Amilcare Ci priani (37); sul principio che gran parte del peso umano della guerra deve essere scaricato sull'America ( 40); sulle concezioni marxiste ( 44); sul problema dell'« avvicendamento al fronte» ( 48); sulla questione del risarcimento dei danni subiti dai profughi (51); sul primo congresso dell'unione sindacale italiana te nutosi a Roma il P-13 maggio (54). Verso il 10 maggio è a Napoli per organizzare il servizio corrispondenza dal mezzogiorno ( 492). Tornato a Milano, scrive sui problemi del dopoguerra (57); sugli « artefici della defezione russa » ( 60); sulla figura del commissario francese Mornet ( 65); sulla nostra politica interna ( 68); sul trattato segreto cÒncluso a Brest-Litovsk fra la Germania e la Russia massimalista {71) (1'8 maggio, a Bu carest, era stato firmato anche un trattato di pace fra la Romania e le potenze centrali); sulla polemica sorta a Bologna in seguito all'annuncio di un suo di: scorso in q_uesta città (74); redige «Comandati alla terra» (76). Dopo aver parlato a Bologna il 19 maggio (79), a Modena il 21 (489), a Milano il 23 (91), scrive sul discorso .pronunciato da Wilson il 19 maggio e sulla firma apposta dal Presidente degli Stati Uniti alla legge Ozanam che gli conferisce poteri illimitati per quanto riguarda la guerra (88); su una mani festazione patriottica che si svolgerà a Milano il 26 maggio (93); sul discorso pronunciato il 24 maggio dal segretario di stato per la guerra degli Stati Uniti, Baker, che annuncia il prossimo invio di truppe americane sul fronte italiano (96); sulla grande offensiva tedesca sferrata sul fronte francese negli ultimi giorni di maggio (99, 111); sul giuramento delle reclute del 1900 ( 102}; contro la stra tegia della «non-guerra» ( 105, 108, 116); sulle deliberazioni dei presidenti del consiglio di Francia, Inghilterra e Italia (5 giugno) di comunicare alla stampa una dichiarazione riguardante la Polonia, i czeco-slovacchi e i jug<?Siavi (113); DAL CONVEGNO DI ROMA ALLA VITTORIA SUL PIAVE 3 sul congresso costitutivo dell'unione italiana del lavoro tenutosi a Milano il 9-10 giugno (117); sull'impresa adriatica di Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo del 10 giugno (120); sull'annunzio di Baker che oltre settecentomila americani sono già stati inviati in Francia (123); sulla costituzione del comitato pro stu denti serbi (126); su Giorgio Guynemer, l'eroico aviatore francese (139); sul I' offensiva sferrata dagli austriaci sul fronte italiano tra il 15 e il 22 giu gno (12'8, 130, 132, 135). II 23 giugno, Mussolini parla a Gallarate (143). L'of fensiva si conclude tra il 23 e il 24 con la nostra piena vittoria: il nemico ripassa il Piave e le nostre truppe liberano completamente la riva destra del fiume (147, 148). MENDACIO IMPERIALE Non ha torto l' Homme Libre quando s.crive che la polemica Clemenceau-Czernin è una battaglia perduta per gli Imperi Centrali. I dati di fatto emersi dalla polemica interessante e~ importantissima, in quanto svela al grande pubblico una pagina ign~rata della storia diplomatica della guerra mondiale., sono i seguenti : I o L'iniziativa delle conversazioni pacifiste-in Svizzera è par tita dall'Austria-Ungheria. Dunque Czernin ha mentito tentando di far credere il contrario; zo Tali démarches sono anteriori di un anno all'offensiva scate nata dai nemici il z I marzo. Dunque Czernin ha mentito, tentando di far credere che le conversazioni in Svizzera siano allacciate alla vigilia dell'offensiva attuale;· ;o Nella nota ufficiale austriaca diramata da Vienna in data I I corrente è detto che : «Il signor Clemenceau, studiandosi di fare deviare l'attenzione da questo secondo punto (quello che la Francia non avrebbe concluso la pace senza prima avere ottenuto la restitùzione dell' Alsazia-lorena), cerca di farlo col gettare nella discussione pretese asserzìoni politiche che l'imperatore Carlo avrebbe fatto epistolarmente e che, a quanto Clemenceau afferma, direbbero che l'imperatore aderisce ai giustificati desideri della Francia circa l'Alsazia e lorena e che inoltrè il suo ministro degli Esteri la pensa come lui. le asserzioni di Clemenceau sulle affermazioni epistolari dell'imperatore Carlo sono inventate dal principio alla fine». Terza e più grave menzogna di Czernin. Il Presidente del Con siglio di Francia risponde in modo trionfale col rendere di pubblica ragione la lettera di Carlo I diretta al cognato Sisto di Borbone, da questi recapitata a Poincaré coll'autorizzazione di renderne edotto"a nche il Presidente dei ministri di allora, signor Ribot. La lettera non è dun que inventata e inventata dal principio alla fine come affermava Czernin. Nella lettera a Sisto, Carlo I, soprannominato dai viennesi der Pliitzli che, l'improvviso, l'impulsivo, rende omaggio in termini calorosissimi « alla forza di resistenza e al magnifico slancio » della nazione fran cese ; ammette che. le « rivendicazioni francesi relative all'Alsazia e 6 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI Lorena sono giuste », vuole che ir « Belgio torni indipendente» non solo, ma conservi l'insieme dei suoi possedimenti africani e gli sia concessa una indennità. Anche per la Serbia, Carlo I, l'improvviso, non enuncia condizioni assolutamente jugulatrici. È stato rilevato che non una parola sola è dedicata all'Italia e alla Romania, alleate della Francia. Carlo I desidera conoscere l'opinione di massima della Francia e dell'Inghilterra, ma non chiede nulla circa l'opinionè di massima dell'Italia. Questo si lenzio circa l'Italia ha la sua logica spiegazione. Colla pubblicazione della lettera a Sisto di Borbone, la polemica che si era svolta fra i ministri si allarga e coinvolge l'imperatore. Carlo I va a Canossa, va cioè a Berlino. Ci va con un telegramma pietoso che è un vero e proprio atto di contrizione. Ma il telegramma al Kaiser non smentisce nulla perché non smentisce l'esistenza della « lettera famosa ». Carlo I telegrafa a Guglielmo molte cose, ma le rinnovate dichiarazioni di fedeltà. alla causa della Germania non spo stano di una linea la situazione di fatto, imperniata sull'esistenza di una lettera che, se sarà necessario, sarà riprodotta nel testo originale. Intanto molti circoli tedeschi sono furibondi contro l'Austria e parlano di « tradimento » di Vienna. Circa la lettera di Carlo I, l'ipotesi più verosimile è che essa sia stata ignorata a Berlino. È certo che nonostante i telegrammi dell'ul tima ora sulla « piena solidarietà » esistente fra i due imperi, le rela zioni tra i medesimi non trarranno vantaggi da questo incidente sen sazionale. La ipotesi che il « passo » sia stato concordato tra Vienna e Berlino appare assurda in quanto la Germania è stata sempre intrat tabile per ciò che concerne l'Alsazia e Lorena e non ha mai fatto dichiarazioni esplicite per ciò che riguarda il Belgio e la Serbia. La terza ipotesi, che cioè la Germania fosse al corrente del « passo epistolare » compiuto da Carlo I, dimostrerebbe non solo che la Ger mania riconosceva la legittimità delle rivendicazioni francesi, ma che a quell'epoca si confessava vinta ... , e può darsi che le pro poste lusinghiere alla Francia mirassero a seminare la discordia fra gli Alleati. · Comunque, il tentativo pacifista di Carlo I è fallito. La Francia ha risposto « no » alle offerte di Vienna. È evidente che nei piani di Carlo I la pace doveva farsi alle spese dell'Italia, che nella primavera dell'anno scorso era oltre Gorizia e alle falde del l'Hermada. Questa polemica franco-austriaca, che si arricchirà forse di qual che altro episodio, dimostra un'Austria mendicante l~ pace fino dal I 9 I 7. Un'Austria o indebolita o quasi vinta, DAL CONVEGNO DI ROMA ALLA VITTORIA SUL PIAVE 7 Ma prima di chiudere questa nota, osiamo domandare : il Go verno italiano fu jnformato di queste manovre ? Quale fu jJ suo atteg giamento? L'Italia non può rimanere silenziosa in questa polemica. Deve avere qualche cosa da dire. Era ed è jn giuoco anche l'Italia. MUSSOLINI Da Il Popolo d'Italia, N. 103, 14 aprile 1918, V. Pubblicato anche sull'edi zione di Roma (IX, 252), N. 103, 14 aprile 1918, V.

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