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Omogenitorialità, filiazioni e dintorni. Un’analisi critica delle ricerche PDF

156 Pages·2017·0.693 MB·Italian
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Elena Canzi Omogenitorialità, filiazione e dintorni Un’analisi critica delle ricerche Presentazione di Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli Con un contributo di Paul Sullins 29 Quaderni del Centro Famiglia VITA E PENSIERO 29 Quaderni del Centro Famiglia Università Cattolica del Sacro Cuore Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia Elena Canzi Omogenitorialità, filiazione e dintorni Un’analisi critica delle ricerche Presentazione di Eugenia Scabini e Vittorio Cigoli Con un contributo di Paul Sullins Questo volume è stato pubblicato con il contributo dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che sentitamente si ringrazia. Seconda edizione: gennaio 2018 © 2017 Vita e Pensiero – Largo Gemelli 1 – 20123 Milano www.vitaepensiero.it ISBN (formato PDF) 978-88-343-3522-2 Copertina di Andrea Musso Questo e-book contiene materiale protetto da copyright e non può esse- re copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o tra- smesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato, o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche. INDICE Presentazione di Eugenia Scabini, Vittorio Cigoli VII Introduzione 3 I. Le coppie omosessuali con figli 5 1. Come si diventa genitore e chi sceglie di diventare genitore? 5 2. Esercizio del ruolo genitoriale, orientamenti educativi, supporto familiare e sociale 8 II. I figli di coppie omosessuali 13 1. Comportamento di genere, orientamento sessuale e identità di genere 14 2. Esiti di benessere 21 3. Il tema dell’origine 36 III. Omogenitorialità e adozione 45 1. La coppia omosessuale come aspirante coppia adottiva 45 2. I figli adottivi delle coppie omosessuali 48 Principali ricerche: schedature analitiche 53 Bibliografia 105 Esiti evolutivi per figli di genitori omosessuali: che cosa sappiamo e che cosa non sappiamo di Paul Sullins 120 Eugenia Scabini - Vittorio Cigoli PRESENTAZIONE È un testo denso e prezioso quello che Elena Canzi ci offre dando figura e corpo ad un lavoro documentativo oggetto da anni di riflessione da parte di alcuni ricercatori del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia. Il testo espone criticamente i più importanti risultati che la ricerca in ambito psicologico ha condotto su queste tematiche utilizzando dati prove- nienti da ricerche sia quantitative che qualitative, sottoposti ed interrogati anche alla luce dei problemi metodologici che esse pongono. È questo un indubbio pregio del volume che dà una visione articolata delle molteplici sfaccettature dei temi connessi alla omogenitorialità e filiazione e, al contempo, ne delimita il campo. Il lettore troverà poi allegate una serie di schedature di alcuni tra gli studi più significativi citati nel testo. Quest’ultima parte esemplifica e ren- de bene lo scopo del lavoro che, nato e supportato dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, vuole dare un contributo che rispetti pre- cisi criteri di rigore1. Il lettore potrà così rendersi conto, per così dire ‘dall’interno’, di come sono condotte le ricerche sotto il profilo delle domande e dei disegni di ricerca, del campionamento, delle fonti di informazione e degli strumenti utilizzati, ma anche della prospettiva entro cui la ricerca opera. Si tratta di un particolare ‘mix’ di neobehaviorismo e di pragmatismo cognitivista che si apre a posizioni costruttiviste e narrativiste, così come integra aspetti della teoria dell’attaccamento. Al centro della ricerca, come da tradizione empirista, si colloca la percezione del singolo rilevata in vari modi. In quanto ai concetti chiave, tradotti poi in costrutti misurabili, essi si focalizzano sulla qualità della relazione (per l’appunto percepita o narrata) e sull’adattamento psicosociale. Individuare quei fattori che predicono 1 Il Quaderno n. 29 fa parte di una serie avviata nel 1984. Il suo scopo è quello documentativo, ma anche di approfondimento di alcune tematiche inerenti la ricerca sui legami familiari. I Quaderni accompagnano i volumi di ‘Studi interdisciplinari sulla famiglia’, inaugurati nel 1983 e giunti a loro volta al numero 28: L’allungamento della vita. Una risorsa per la famiglia, un’op- portunità per la società, a cura di Eugenia Scabini e Giovanna Rossi (2016). VIII presentazione l’adattamento medesimo e quali distress lo attaccano, producendo negli individui problemi di internalizzazione o di esternalizzazione, diventa così cruciale. Dal punto di vista clinico/terapeutico l’orientamento è quello prescrittivo-ristrutturante focalizzato sui processi cognitivi, sulle emozioni e sui comportamenti. Il lettore, anche se non ricercatore, sarà così in grado di contestualizza- re i risultati ottenuti vedendone pregi e limiti. Questo lavoro critico è particolarmente importante ed utile soprattutto per il tema oggetto del volume che, come è noto, è di grande intensità emotiva ed ideologica. Il centro nevralgico del testo è la filiazione in contesti omogenitoriali (capitolo secondo), punto critico di quel mutamento antropologico del ‘famigliare’ che la postmodernità, quale tratto specifico della cultura dell’Occidente caratterizzata dalla potenza delle tecnologie riproduttive, ci propone. Questo capitolo è preceduto da una breve carrellata sulle coppie omosessuali ed in particolare sulle motivazioni che le spingono ad intra- prendere il percorso alla genitorialità e sui problemi che la situazione di omogenitorialità strutturalmente porta con sé (uno solo è padre o madre e l’altro è il cosiddetto ‘genitore sociale’) con gli inevitabili squilibri che tale doppia presenza dello stesso genere, unitamente alla ‘disegua- glianza procreativa’, comporta. Un esempio: come affronta la madre sociale la preferenza dei bambini per la ‘madre di nascita’? Si noti qui questa espressione, preferita a quella più in voga di ‘madre biologica’, che già suppone nella sua formulazione un’indipendenza del corporeo dallo psichico. È questo sia un invito ad individuare le sfide specifiche in relazione alla transizione alla genitorialità che tali coppie vengono ad affrontare, sfide spesso tenute in sordina per via del must che impone di omologare le assai diverse condizioni di relazione di coppia (eterosessuale, omosessua- le e loro varianti); sia un invito a riflettere sull’altrettanto forte e diffuso must che pretende di separare la qualità della relazione e i processi che la riguardano dalla sua struttura e che ipostatizza la prima nei confronti della seconda (Lamb, 2012). Al tal proposito va precisato che abitualmente i ricercatori fanno ri- ferimento ad un modello ideale di famiglia, quello ‘nucleare’, oggetto di ricerca sociologica già negli anni ’60 del secolo scorso in ambito nordame- ricano, riferita alla classe media di etnia bianca (caucasica) caratterizzata dalla riduzione della parentela. Tale modello è stato decostruito da molti ricercatori che si occupano di omogenitorialità riconoscendo la presenza di varie composizioni familiari tra cui quelle ‘pianificate’ dette anche ‘co- presentazione IX stellazioni affettive’ anche se pur sempre, come osserva Walter Schumm (2016), di classe media e medio-alta e di etnia bianca2. Da parte nostra abbiamo messo a punto il concetto di ‘famigliare’ come universale culturale che trascende le differenze e un modello specifico di ricerca definito ‘relazionale-simbolico’ (Cigoli 2006, 2012; Cigoli - Scabini, 2006; Scabini - Cigoli, 2000, 2012). Un breve, ma non per questo meno utile, paragrafo di questo primo capitolo è dedicato alla distribuzione dei compiti di cura, atteggiamenti nei confronti dell’orientamento sessuale dei figli e supporto sociale, visti sempre attraverso il confronto tra le coppie omosessuali ed eterosessuali. E qui non sfugga un breve ma efficace interrogativo critico di quelle ri- cerche che, ‘accecate’ dal must omologante che rende incapaci molti dei ricercatori di vedere gli aspetti differenziali dei tipi di coppie, confrontano caratteristiche della ‘qualità della relazione’ della madre sociale con quella del padre delle coppie eterosessuali, contravvenendo così ad una elemen- tare coerenza logica. E veniamo ora al tema della filiazione. La premessa metodologica con la quale si apre il capitolo secondo è di strategica importanza e riguarda problematiche (campioni di convenienza, loro limitatezza ed eterogeneità quanto a tipo di filiazione, povertà di ri- cerche longitudinali ecc.) già rilevate (Cigoli - Scabini, 2013; Marchesini, 2013; Marks, 2012) a chi ha a cuore il dibattito sulla ricerca più che l’af- fermazione ideologica che ‘la ricerca dimostra’ come non vi siano diffe- renze nello sviluppo tra bambini di coppie omosessuali ed eterosessuali. Dal corpus delle ricerche presentate risulta di tutta evidenza la forzatu- ra della tesi della ‘non differenza’ e su questo non ci dilunghiamo. Ad un livello più ‘meta’ di riflessione critica, abbiamo già rilevato la scorrettezza epistemologica prima che empirica sulla capacità della ricerca di ‘dimostrare’ una tesi di così ampia portata (Cigoli - Scabini, 2013, 2014). La ricerca non dimostra, piuttosto produce conoscenza e prove all’in- terno di una cornice di pensiero già sopra evidenziata, retta da valori/guida che influenzano e selezionano inevitabilmente le scelte operative. In breve i soggetti partecipanti rispondono al ricercatore rispetto alle domande di ricerca, agli strumenti che predispone e alle metodologie di analisi che utilizza. Non è un caso, ad esempio, che tematiche relative alla costruzione dell’identità, centrali soprattutto in adolescenza, siano 2 In verità, la ricerca storica ed antropologica da lungo tempo sostiene la presenza di varie forme familiari che si iscrivono nell’ordine patrilineare, matrilineare, cognatico e bilineare. Che cosa allora si intenda per ‘struttura familiare’ è a sua volta oggetto di ricerca che non si riduce affatto ai fattori descrittivi di etnia, genere e status socioeconomico. X presentazione così poco frequentate e messe a tema dalle ricerche quantitative che sono fra l’altro quelle sulle quali soprattutto si appoggia la tesi della ‘non dif- ferenza’. Su quest’ultimo punto il testo qui presentato offre riflessioni di rilievo e mostra come il dibattito su questo tema, forse proprio perché mosso da una posta in gioco rilevante e fortemente coinvolgente, abbia raggiunto livelli sofisticati dal punto di vista metodologico e questo è indubbiamente un fatto positivo. Tale dibattito ha riguardato nello specifico le ricerche con campioni rappresentativi, le poche di cui disponiamo, alcune delle quali riesaminano i medesimi database e mettono in discussione le scelte di campionamento (con individuazione di incertezza e discutibilità di identificazione del gruppo dei figli di coppie omosessuali) e l’uso di alcune tecniche di ana- lisi statistica ritenute improprie. In particolare il riesame condotto da Paul Sullins (2015a) sul National Longitudinal Survey of Adolescent Health (Wainright - Patterson, 2006, 2008; Wainright - Russel - Patterson, 2004) ha evidenziato come la scelta di costruire il gruppo di controllo con la particolare tecnica del one-to-one matching possa ridurre la possibilità di rintracciare differenze significative tra i gruppi in esame e vanificare gli aspetti di forza tipici di un campione rappresentativo. L’ulteriore analisi ha dato luogo a risultati assai diversi e meno favorevoli in relazione al livello di rischio dei figli di coppie omosessuali. Una chiara prova, questa, della influenza delle tecniche di analisi usate sui risultati della ricerca, come in precedenza affermato. In proposito rimaniamo in attesa degli esiti a lungo termine che ad una prima e non definitiva analisi, data l’esiguità numerica del campione esaminato, paiono rivelare alcune sorprese. Tutto questo, unitamente al fatto che l’ampiezza numerica degli studi longitudinali più citati si riduce di molto se consideriamo il fatto che molti utilizzano lo stesso database (nello specifico i data set del National Longitudinal Lesbian Family Study e il National Longitudinal Study of Adolescent Health), ci conferma nella doverosa cautela critica nei con- fronti di una tesi come quella della ‘non differenza’ e documenta la di- pendenza dei risultati dalla procedura adottata nonché dall’interesse del ricercatore, tema che tocca tutta la ricerca e che è ancora più evidente in campi di ricerca specifici come quelli trattati in questo volume. Infine va evidenziato, soprattutto per quanto riguarda il tema della fi- liazione, l’inganno di trattare gli esiti di un più o meno buon adattamento separandoli dalla struttura della relazione. Un esempio per tutti è relativo al tema della instabilità. Infatti, spesso, quando si evidenzia qualche dato problematico sul be- nessere dei figli (che nei campioni esaminati comprendono abitualmente presentazione XI bambini frutto di precedenti relazioni eterosessuali) viene invocata come possibile spiegazione il fattore instabilità familiare, come se tale elemento fosse scorporabile e non invece elemento strutturale di questa tipologia di genitorialità/filiazione. L’instabilità, infatti, è strettamente inerente il cambiamento di orientamento sessuale del genitore che passa da una con- dizione di coppia (eterosessuale) ad un’altra (omosessuale). Se mettiamo poi a confronto i risultati che provengono da diverse tipo- logie di ricerca (quantitativa e qualitativa), si fa largo una riflessione che anche il lettore non avvezzo al dibattito scientifico può trarre dalla lettura del testo. Nello specifico, mentre gli studi quantitativi che usano scale e que- stionari danno un quadro uniformemente positivo e a-specifico dei figli di coppie omosessuali rispetto ai figli di coppie costituite da padre e madre, le ricerche che utilizzano interviste forniscono un quadro assai diverso evidenziandone parecchie problematiche specifiche. Viene al proposito spontanea la domanda: come mai? I limiti metodologici evidenziati ed in particolare l’utilizzo in prevalenza di campioni di convenienza rendono ef- fettivamente poco attendibili i risultati? Le scale utilizzate non sono adatte a cogliere aspetti specifici della condizione di questi figli? Prima di dare un quadro dei risultati che ci offre la ricerca qualitativa è però opportuna una precisazione metodologica. Essa è nella stragrande maggioranza dei casi fondata su interviste più o meno strutturate al cui fondamento sta la Grounded Theory con la messa a fuoco di categorie e indici. Proprio per la specificità di questo orientamento di ricerca infatti risul- tano assenti le ricerche che esaminano le interazioni dal vivo che, per chi ha una visione relazionale, vale a dire di azione e non solo di percezione, risultano cruciali specie nel caso della ricerca qualitativa. Ciò non toglie valore a tali ricerche che vanno riconosciute, apprezzate e discusse criticamente entro la cornice di cui si è detto e come ben si rileverà scorrendo il testo. Di certo non si può chiedere a chi si occupa di adattamento e di qualità percepita di rispondere a domande inerenti la generatività che fa parte di un altro paradigma di ricerca (Cigoli, 2016). Al proposito va anche detto che nella ricerca qualitativa gioca un ruolo non secondario e più ampio rispetto alle ricerche di tipo quantitativo il peso della teoria di riferimento che le guida e che invece viene abitualmen- te omesso. Una eccezione è rappresentata dalle ricerche di Abbie Goldberg che fa esplicito riferimento al costruttivismo sociale e alla teoria queer. Ed ecco ora gli spunti che ci paiono interessanti per dare un quadro del complesso mondo interiore di questi ragazzi, in gran parte figli di coppie lesbiche.

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