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Omero mediatico: aspetti della ricezione omerica nella civiltà contemporanea: atti delle giornate di studio, Ravenna, 18-19 gennaio 2006 PDF

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N E M O Confrontarsi con l'antico Collanad iretta da Eleonora Cavalllnl Comitatod i redazione AlessandroB ozzato, Alessandrol annucd, EllsabettaZ onl Pubblicatac on Il patrociniod el - ·D ipartimmtod i Storiee Mmdi per bl Consm1aioned n Bmi Cultural-i Ilavmna OMERO MEDIATICO ASPETTI DELIA RICEZIONE OMERICA NELI.A CIVILTA CONTEMPORANEA Atti delle Giornate di Studio, Ravenna, 18-19 gennaio 2006 a cura di Eleonora Cavallini ~d.u.press· NEMO • Confrontarsi con l'antico• N. 7 Antonio Aloni, Claudia Boni, Alessandro Bozzato, Carlo Brillante, Eleonora Cavallini,Giovanni Cerri, Alessandro Iannucci, Giorgio Ieranò, Francesco Lucrezi,Massimo Manca, Martin M. Winklcr, ElisabettaZ oni Omero mediatico Aspettid ellar icezwneo merican ella cività contemportinea Q 2007 d.u.prcss, Bologna info@dupr~.it www.duprcss.it in copertinti il modello Homer delle scarpe Nike finito di sttimpare aprile 2007 Eurocopy, Bologna distribuzione Nautilus srl via de' Castagnoli 12/a 40126 Bologna tel. 051 222649, fàx 051 221050 [email protected] www.librerianautilus.com ISBN 978-88-86909-05-3 INTRODUZIONE In un affresco parietale del mégarond i Pilo (ascrivibile al Tardo Elladico IIIB), un uomo seduto in atteggiamento composto e vestito di una lunga veste bianca ed ocra suona la lira, rivolgendo lo sguardo verso un uccello in volo, accanto a due coppie di personaggi intenti al simposio. Evidente la sacralità del contesto in cui si svolge la più antica performancaee dica di cui ci sia giunta testimonianza. Il cantore è 'divino', in quanto depositario di un'arte che gli deriva dai numi, come confermeranno secoli più tardi i versi dell'Odissea (8, 44 s.). L'esistenza di una poesia epica molto più antica rispetto all'età di 'Omero' è provata non solo dalle testimonianze iconografiche, ma anche da numerosi in dizi presenti all'interno degli stessi poemi omerici. Nel nono libro dell'fliadt (186-191) un esecutore d'eccezione, Achille, «canta glorie di eroi>, di fronte allo sguardo attento di Patroclo. Musica e canto fanno da sempre parte dell'e ducazione degli aristoi,e il versatile Pelide (guerriero imbattibile, ma anche o spite garbato, medico sapiente, nonché abile organizzatore di gare atletiche) non si sottrae al ruolo di intrattenitore, naturalmente in un ambito rigorosa mente privato. Nell'Odissea gli aedi diverranno professionisti, come Demodoco e Pernio, avvezzi a guadagnarsi di che vivere cantando gesta eroiche (ma anche soggetti più frivoli, come gli amori di Arese Afrodite) alle corti di Scheria e di Itaca. È nelle cosiddette DarleA gts, ali' ombra di edifici certo non imponenti come i palazzi micenei, ma comunque sedi di un'aristocrazia pragmatica e ambiziosa, che la poesia epica raccoglie l'eredità degli antichi aedi, sviluppando forme e struttura del canto, sia dal punto di vista linguistico che da quello metrico. Un plurisecolare processo evolutivo, costantemente affidato alla comunicazione orale, da cui fra l'altro deriva la tendenza del racconto mitico a frammentarsi in numerose varianti, di volta in volta legate alle tradizioni locali e ali' orizzonte di attese dcli' audience. I poemi omerici rappresentano la fàse culminante di questo lungo lavorio. È probabile che le prime aggregazioni di canti intorno ai due nuclei tematici dell"ira di Achille' e del 'ritorno di Od.isseo' risalgano ad età molto antica, ma la formulazione piùevoluta dell'fliadt-, come poema unitario dalla struttura orga nica e coerente 1 e dal solido impianto narratologico, è ascrivibile alla seconda 1 Molto si ~ discusso (soprattutto da parte della aitica analitica) sullap resenza,n ei poemi omeri à, di incongruenze nonc:M di parti non funzionali o comunque non strettamente necessarie. Le incoerenze, tuttavia, sono piuttosto sporadiche e comunque non cosi appariscenti da compro mettere la continuità e la connessione del racconto. Quanto alle sezioni non strettamente fun zionali alla narrazione, ~ possibilec he esse siano state mantenute in quanto testimonianze di un 2 Introduzione metà dell'ottavo secolo a.C.; di alcuni decenni posteriore la composizione dell'Odissea. La lunga stagione dell'epica greca volge ormai al termine: mentre la lirica celebrativa arcaica escogita modalità di narrazione sempre più agili e sintetiche (si pensi all'Encomioa Policrated i lbico), i poeti del cosiddetto Ciclo r epico si limitano a •c ompletare' opera di Omero attraverso farraginose e pro lisse registrazioni degli eventi mitici non raccontati nell'Iliade e nell'Odissea. Se r nonché, abile strategia narrativa che aveva caratterizzato i due poemi, susci tando l'entusiasmo di Aristotele (Poetica 1451a 22, 14.5'9a3 7), cede il posto, nel Ciclo, ad una piatta enumerazione di fatti in successione cronologica, denun ciando l'ormai inarrestabile tramonto del genere epico2 • Omero, dunque, come 'punto d'arrivo•, piuttosto che come punto di par tenza, dell'epica ellenica. Che Omero fosse !"iniziatore• (protosh euretés)d ell'ar te poetica, era tutt'altro che scontato già per gli stessi Greci, i quali collocavano prima di lui Orfeo, Museo e perfino Esiodo (tesi sostenuta in particolare dallo storico Eforo, originario di Cuma e dunque incline a parteggiare per la maggio re antichità del conterraneo Esiodo )3.E rodoto considera Esiodo e Omero pres soché contemporanei, in quanto vissuti «quattrocento anni e non di più» prima di lui, ma nomina comunque per primo Esiodo (2, .5'3,2-3).A ncor oggi parte della critica propende per una maggiore arcaicità di Esiodo rispetto ad Omero, o quanto meno rispetto alla stesura conclusiva dei due poemi: si è osservato, in particolare, che mentre le battaglie omeriche presuppongono la conoscenza della falange oplitica (es. lliade 13, 12.5s' s., 16, 212 ss.), al contrario la guerra le lanzia - nel cui contesto si iscrive un momento fondamentale della carriera po etica di Esiodo4 venne sicuramente combattuta con la cavalleria, arma aristo - cratica di uso piùantico, come già osservava Aristotele (Politica 1297b, .5'-28)e come confermano i reperti archeologici. antico patrimonio di miti e tradizioni che si intendeva salvaguardare o comunque sottrarre all'oblio (dr. G. Cerri, IntnNluzio,u a A. Ercolani, Omero. IntnNluzionea llo studio ddl'qriaa grmi arcaica,R oma 2006, 23 ss.). z O severo giudizio degli antichi, in particolare di Callimaco (.Epigr.2 8 Pi), sui poemi ciclici con tnbul probabilmente a determinarne la perdita (ne resta solo un centinaio di versi, oltre ai rias sunti di Proclo ). J Fr. 101 Jacoby. Si veda inoltre Gcllio, Notti Attiche 3,11,5, ove al poeta latino Aedo è attribuita questa considerazione: cA1p rincipio dell'lliade ... Omero chiama Achille figlio di Pclco, ma non dice chi fosse Pclco; lo avrebbe certo detto se non lo avesse trovato già chiarito in Esiodo•. 4 Cfr. Opere6 50 ss., in cui Esiodo afferma di essersi recato per mare a Calcidc per prendere parte alle gare funebri in onore di Anfidamantc, caduto nella guerra lclanzia (dr. anche Plutarco, Com lltfflto ad Esiodo,f r. 26 Dilbncr). Secondo il West (Hcsiod, Theogony,c d. M. L. W., Oxford 1986, 44 ss.), che sostiene la priorità di Esiodo rispetto ad Omero, proprio in quell'occasione il cantore di Ascra avrebbe recitato la TeogoniaS. ulla cronologia della guerra lclanzia, collocabile approssi mativamente nella seconda metà dell'ottavo secolo a.e., dr. D. Musti, Storia grmi. Roma-Bari 19901, 179 s. e n. ◄6, che rinvia a B. d'Agostino, cDialoghi di Archeologia» 1, 1967, 20 ss. Omero mediatico 3 Le diatribe sulla successione cronologica dei poeti greci non hanno comun que grande rilevanza in questa sede. Anche ammesso che Iliade e Odissean on siano stati i più antichi componimenti poetici del mondo ellenico, rimane il rat to che l'epica omerica, nel sentire comune, è percepita come archetipo della cultura occidentale. Fin dall'antichità, Omero è stato oggetto di innumerevoli imitazioni da parte di poeti e letterati, nonché di trasposizioni visuali ad opera di artisti figurativi (si pensi alla pittura vascolare attica ed apula, o a quella pompeiana): ma- è il caso di sottolinearlo- è stato piùvolte anche sottoposto ad aspre censure (Eraclito lo definiva «astrologo» e lo giudicava «degno di essere espulso dagli agoni a frustate»i, ovvero smentito e contraddetto (Dione di Pro sa, nel DiscorsoT roiano,n egava addirittura la caduta di Troiat, mentre la mate ria dei suoi poemi è stata piùvolte sottoposta a riscritture, manipolazioni e alte razioni non di rado spregiudicate (un caso-limite doveva essere, in età ellenisti co-romana, l'Antiomerod i Tolemeo Chenno) 7 • D'altra parte, Omero stesso non si era ratto scrupolo di ·correggere' la tradi zione mitica preesistente, o quanto meno di accoglierne le versioni più con&- 'Frr. 84 e 85 Diano= 42 e 105 DK. Fonte del fr. 85 è lo scolio a llilule 18,251 (ove si dice che Bt tore e Polidamante erano nati la medesima notte•; ma, come precisa il verso successivo, 4Cl'uno eccelleva con le parole, l'altro con l'asta»): il commentatore si chiede come mai i due amici, seb bene nati nella medesima notte, siano tanto diversi, e pertanto ipotizza la credenza, da parte di Omero, nell'importanza astrologica dell'ora. oltre che del giorno, di nascita. Pcnnane difficile comprendere che cosa intendesse effettivamente dire Braclito: cfr. in proposito il commento di G. Serra in Braclito, I.frammentie le tutifflDltianu, a cura di C. Diano e G. S., Milano 198f, 173 s. Sul fr. 84, in cui Omero condivide con Archiloco l'aspro giudizio di Braclito, si veda B. Degani, Note sullafomau&d i Ardlilocoe lppo,t4ttei n epoai ellenisticac, QUCC• 16, 1973, 79 ss. ' Peraltro con qualche possibilità di cogliere nel segno: gli scavi archeologici di Troia non hanno infatti evidenziato alcuna prova sicura della presenza di insediamenti achei nella città (sui risultati delle ricerche archeologiche nel sito di Troia si vedano gli «StudiaT roica-. in pubblicazione dal 1991). D racconto tradizionale della fine di Troia, con la nota vicenda del cavallo di legno, è, in effetti, talmente debole da far sospettare che la celebre spedizione non fosse stata. in realtà, pie n•amuente coronata da successo. Interessante l'ipotesi, già avanzata da F. Schachenncyr (Posddon, 8cm 1950, 194), e recentemente riproposta da B. Cline (Posddon'sH orsu: Platt T«tonics and F.ar Stonns in tht die Late Bnmu Agt Atgtan and Eastmt Mtditerranean[ with A. Nur], cjoumal of Archaeological Sàcncc• 27, 2002, 43-63, nonch~. con specifico riferimento a Troia, Tn,y as a 'Contated Pmpltny': A~ Ptrsp«tiYa on Cro.u-Odttaala nd Cross-Disdplinaryln teraaions Conmning Bronu Agt AJl4f0lia, in «Hittitcs, Grecks and Thcir Ncighbors in Anàent Anatolia: An lntcmational Confcrence on Cross-Cultura} Interaction», Atlanta, 17-19 Scptcmbcr, Oxford 2007), secondo cui il cavallo di Troia sarebbe da considerarsi come metafora di un terremoto, essendo il cavallo animale sacro a Poseidone 1cuotitore della terra•(Bnosiduhon). 7 La disinvoltura con cui alcuni scrittori di età romana riplasmano la tradizione mitica si deve probabilmente, oltre che al gusto del tempo per il bizzarro, anche alla presenza, nella cultura el lenistica. di un diffuso scetticismo nei confronti del mito antico. Particolarmente spiccata la ten denza a 'secolarizzare' il mito, con eliminazione (o quanto meno riduzione a fonna razionale) degli eventi soprannaturali (cfr. in proposito P. Veyne, I Grm liannoc roluto ai lorom itif, trad. it., Bologna 2005, 131 ss.). 4 Introduzione centi alle proprie esigenze narrative. Nell'Iliade, il sacrificio di Ifigenia è ignora to o addirittura negato (cfr. 9, 145 e 287, dove Ifianassa è una delle tre figlie, tuttora vive e vegete, di Agamennone)': l'episodio, che evidentemente risale ad uno stadio molto antico del mito, in quanto riflette rituali barbari e sanguinari poi abbandonati dai Greci9, doveva apparire ad Omero troppo crudele e tale da gettare una luce sinistra sui condottieri della spedizione che costituiva oggetto del canto. È vero che nel poema sussiste il sacrificio dei dodici prigionieri troiani sulla pira di Patroclo (23, 175 ss.): ma in questo caso la ferocia del gesto è in parte motivata dal dolore cieco e incontenibile di Achille, cui tuttavia il poeta riserva un sia pur breve cenno di disapprovazione (23, 76 Jea1tdàè phresim édeto erga,« cose atroci aveva in animo•). Altrove, del resto, è proprio il Pelide, prota gonista del poema, a trarre vantaggio da alcuni abili accorgimenti di Omero: ad r esempio, episodio della permanenza di Achille a Sciro tra le figlie di Licomede, persa l'originaria implicazione iniziatica10 avrebbe rischiato di far &.re all'eroe , la figura del disertore imboscato. Diversamente, in Omero Achille e Patroclo accettano spontaneamente l'invito di Odisseo e Nestore a partecipare alla guer ra (9, 782), e Sciro viene conquistata da Achille con le armi (9, 668)11 Altre va • riazioni rispetto alla wlgata riguardano gli eroi delle generazioni precedenti: in Iliade 6, 200 ss. Bellerofonte non viene disarcionato da Pegaso durante il suo fol le volo verso l'Olimpo, ma cade in una sorta di depressione 12 infine, Edipo fi ; gura caduto in guerra (23,679 dtdovpotosO idipodao1)3• 1 O tentativo, prospettato nel poema ciclico le Ciprie (dr. schol. Soph. EL 157 = Ciprie fr. 24 Ber nabé), di risolvere la questione ipotizzando l'esistenza di quattro figlie di Agamennone, di cui due denominate rispettivamente Ifigenia e Ifianassa, evidentemente non regge (nonostante lo stesso Sofocle, Elmra 157). Più credibilmente, lo scolio a Diade 9, 145 afferma che «Laodice è una delle tre figlie di Agamennone, quella che i tragici chiamano Blettra, cosi come lfìanassa è chia mata Ifigenia da Euripide•. L'identità Ifianassa/lfìgcnia è confermata da Lucrezio, Dem ,cm 114tU· ra l, 72 ss. Aididt quop aaoT riviai virginisa rami Ipldan4SS4tir apantnt sanpint foedt I dvaoru Da naum dtl«ti, prima virorum. 'All'epoca di Omero il sacrificio umano era da tempo caduto in desuetudine: anche se non molto dissimile da esso è il raccapricciante rituale del phannaJro.p1r,a ticato in Ionia ancora nel VI secolo a.e., come attestano i carmi di Ipponatte (frr. 26-30, nonché 95,4 e 107,49 Degani). Sulla storia e il significato del pliarmalro.rcome equivalente greco del ·caproe spiatorio', si veda W. Burkert, Mito t rihUllti n Gm:ia. Stnatura t .rtoria. trad. it., Roma-Bari 1991, l 02 ss. ° 1 Cfr. P. Scarpi in Apollodoro, Miti grtd, a cura di P.S., traduzione di M.G. Ciani, Milano 1996, 595. 11 La scelta di Omero è approvata da Pausania, l, 22,6: cMi sembra che Omero abbia fatto bene a raccontare che Sciro fu espugnata da Achille, narrando la storia in modo molto diverso da quelli che dicono che Achille visse a Sciro insieme con le fanciulle-. u Di cui, non a caso, si interesserà Cesare Pavese nei Dialoghic on Ltuco (si veda il mio intervento in questo volume, pp. 157-182). 13 In Omero, il verbo douptind esigna il suono sordo di un cadavere che cade: cfr. Iliadt 4, S04; 13, 426, etc. Omero mediatico s L•idca che l'antichità ci trasmette dcll•cpica omerica è dunque quella di un .. opcra aperta•, continuamente suscettibile di riletture, reinterpretazioni, tra sformazioni: una sorta di worlei n progressd,e stinato a perpetuarsi nei secoli fino ad avvalersi dei nuovi, sofisticati media messi a disposizione dalla moderna civil tà tcmologica. Èappunto su questo 'Omero recentimmo·, sun·credità della tradizione o merica nei moderni media e nella società contemporanea, che si è incentrato il convegno Omerom ediatico.A sptttt della nazione omerica nella civiltà contempora nea,t enutosi presso il Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna (sede di Ravenna), nei giorni 18 e 19 gennaio 2006. Un seminario destinato a proseguire l'esperimento già tentato con l'incontro I Grecia l cinema, Dal peplum cl'autore•a lla grafica computerizzata (Ravenna, 29-30 novembre 2004)14, ma con l'attenzione rivolta ad un più ampio raggio di indagine (letteratura contemporanea, arti visive, musica sperimentale, televisione, fumetti), rispetto a quella che comunque risulta essere, tra le varie forme di espressione artistica contemporanea, la piùaccattivante e multiforme, vale a dire il cinema. Studiosi di varia estrazione, con competenze diverse, si sono soffermati sulla ricezione letteraria, figurativa, cinematografica e musicale dell•e pica omerica. Alla letteratura contemporanea, in particolare, sono dedicati ll canto di Ulisse: Omero,D ante, Primo Levi (F. Lucrezi); Omeroe Pascoli( G. Cerri); CesarPe avesee la rlarca di Omerop erduto (B. Cavallini), L'Elena Egizia di Ho.Jfm4nsdtalu:n a rilmu ra del mito greco (C. Brillante) nonché Achille nella terra di mezzo:d a Tolleim a Omero( A. lannucci, che in realtà fa ampio riferimento anche alla trilogia cine matografica di P. Jackson). Esplicitamente riferiti al cinema, o a film per la tele visione, sono i contributi di M. M. Winkler (dedicato a Troy di W. Petersen e all'Odissead i F. Rossi), G. leranò (sull .. epopea tragica• di S. Kubrick), nonché A. Aloni (sulla presenza di temi odissiaci in NJtOYcOin ema Paradisod i G. Torna torc). Escursioni nella musica lirica contemporanea e nella musicologia sono state proposte da A. Bozzato (sulle Odysseus•W omen di Louis Andriesscn) e da E. Zoni (su Alfred 06blin), mentre sun·ane figurativa verte l'intervento di C. Boni (Figure.femminiloi merichen eU•artec ontemporanea)N. é si è voluto escludere un tema 'fiivolo• ma intrigante come Omeroa fammi, su cui si è imperniata la relazione conclusiva di M. Manca. In aggiunta, abbiamo incluso nel seminario la 'prima• di uno spettacolo teatrale multimediale tratto dai Dialoghic onL ewcò di Cesare Pavese (regia di A. Bozzato su mio adattamento), che è già statori proposto in numerose sedi in tutta Italia (Ferrara, Venezia, Mestre, Salò). La realizzazione del convegno è stata resa possibile grazie al sostegno e al patrocinio di numerosi Enti e Istituzioni. Primi fra tutti, il Dipartimento di Sto rie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali (d i cui ringrazio in modo 14 Gli Ani del Convegno sono stati pubblicati per i tipi di d.u.prcss (Bologna2 005). 6 Introduzione particolare il Direttore, Antonio Carile, per il suo determinante contributo alla concretizz.azione del progetto) nonché la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna (sede di Ravenna), il cui Preside, Antonio Panaino, ha ancora una volta confermato la sua fiducia nelle iniziative del no stro gruppo di ricerca. Un apporto importante si deve altresi alla Fondazione Flaminia, alla Fondazione RavennAntica nonché all'Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna. In &se di preparazione del convegno ho potuto come sempre contare sulle eccellenti qualità organizzative di Alessandro lannucci, che ha anche curato la revisione e l'impaginazione dei presenti Atti. Nel corso delle giornate di studio, è stata preziosa la collaborazione, oltre che dello stesso lannucci, di Claudia Boni nonché della più giovane grecista della sede ravennate, Paola Bonetti. Un ringraziamento particolare va infine al gruppo «Krisis• di Venezia, che, sotto la direzione di Alessandro Bozzato, ha realizzato un allestimento scenico dei Dia loghic on Leucòs uperiore ad ogni aspettativa. E.C.

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