BABELE Linguaggi e filosofia La Casa EJitrice Novecento ringrazia Marco Carapezza per il prezioso contributo alla realizzazione Jella collana. l .•1 -.pi;,.P ;11ri11.<1 1 9tì I> ()mno li11,1.,11.1i,,t·.111 et· t' \'(lCt' .u-1in1l.1t.1 11t·l1·1·1H1 t lc11w(b,1, 1mt·11t .t P.11n1i.Li ,-.pi.t. -P,dt"rmo: Non.·rt·111n, 1~191i (B,1hrlt.-:l ing:uagg:it ' filmotìa) ISB'.\ HS-:lì:\-o:11n-:1 I Omt'ro -Ling-11.1 HH:l.01 Cllll 20 (.'/I'• U1blmtrm rn1twl,· dr/la U,·,1..,-,m\/1u i· /urna Volume pubblicato con un contributo dell'Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana © 1996 Copyright by Edizioni Novecento -90141 Palermo, via Siracusa. 16 Tutti i diritti riservati Patrizia Laspia OMEROL INGUISTA Voce e voce articolata nel!' enciclopediao merica NOVECENTO Ai:yroµEàvp c;ciµEvotK a-rà q>ucvrt n pcìnov ànò -rrovn pro-rrov ad A. F. PREMESSA Questo lavoro, concepito nell'ambito del Dottorato di Ricerca in Filosofia del linguaggio: teoria e storia, V ciclo, e idealmente facente parte di un più ampio progetto concernente i modelli di produzione della voce nella Grecia antica, rap presenta la rielaborazione della mia tesi, il cui titolo originario era "Voce e voce articolata in Omero". Desidero pertanto in primo luogo ringraziare quanti, fra i membri del Collegio <leiD ocenti, hanno seguito più da vicino le varie fasi di que sto lavoro, ed in particolare i Prof. Tullio De Mauro, Federico Albano Leoni, Silvana Ferreri, Lia Formigari, Daniele Gambarara e Stefano Gensini. Un ringra ziamento particolare va al mio direttore di tesi, Franco Lo Piparo, a cui mi lega un rapporto di collaborazione e di amicizia più che decennale. Desidero inoltre ringraziare il Prof. Salvatore Nicosia, titolare della cattedra di Letteratura greca I, e la Prof. Valeria Andò, docente di Cultura greca, del l'Università di Palermo, per l'aiuto e i preziosi consigli datimi nelle varie fasi di redazione del lavoro, e il Prof. Gennaro d'Ippolito, direttore dell'Istituto di Filologia greca della stessa Università, per la sua disponibilità alle mie richieste. Un sentito ringraziamento va ancora a quanti, fra docenti e studenti, hanno collaborato alla gestione della biblioteca di Filologia greca dell'Università di Palermo, che ha reso possibile la fruizione quasi illimitata di materiale informatico e librario. Desidero inoltre ringraziare il personale delle biblioteche dell'Istituto di Filologia greca dell'Università di Roma, La Sapienza, e del Deutsches Archaolo gisches Institut di Roma, per la gentile e costante disponibilità. Un ringraziamento affettuoso va infine a coloro che, a vario titolo, mi sono stati vicini nelle varie fasi di redazione di questo lavoro: Marco Carapezza, Simone Lucido, Andrea Cozzo, Sebastiano Vecchio, Simona Corso, Carlo Lauro, Fran cesca Piazza, Antonino e Cristina Laspia, Maria Cristina Fiore, Vincenzo Griffo. Tutte le tra<luzioni <lei testi classici comprese nel presente lavoro sono <lell"autore; ove esista una tradu zione italiana <lelle opere elencate in bibliografia. il numero <li pagina in<licato nelle citazioni è da inten <lersi riferito a quest"ultima. VII INTRODUZIONE In apertura di un volume destinato a rivoluzionare la tradizione degli studi omerici, Pre/acet o Plato,E . Havelock mette in luce un dato interessante. Nel deci mo libro della Repubblica,P latone non tratta Omero come un poeta, ma come un educatore e uno specialista nei più disparati campi del sapere. La poesia tradizio nale non è dunque fonte solo di diletto, ma anche, e soprattutto, di istruzione. Ogni proposta di ridefinizione del sapere, e dei suoi metodi di trasmissione, deve in primo luogo misurarsi con l'autore dell'Iliade e dell'Odissea.I n relazione alla cultura e alla civiltà greca, Omero acquista così un nuovo volto: «La poesia non rappresentava ciò che noi chiamiamo con questo nome, bensì un sussidio dottrina le che oggi troverebbe il suo posto in uno scaffale di manuali e di opere di consul tazione (. .. ). Platone scrive come se non avesse mai sentito parlare dell'estetica, o addirittura dell'arte. Invece, egli insiste a considerare i poeti come se loro compito fosse produrre delle enciclopedie in versi. Il poeta è da un canto fonte di nozioni fondamentali, dall'altro strumento importante di formazione morale. Dal punto di vista storico, egli pretende persino di impartire l'istruzione tecnica (. .. ). Questo modo di considerare la poesia equivale in effetti al rifiuto di considerarla poesia nel nostro senso; è il rifiuto di ammettere che possa essere un'arte con regole pro prie, piuttosto che una fonte di nozioni e un sistema dottrinale» [1963: 30-32]. Queste affermazioni sono oggi penetrate, almeno apparentemente, così a fondo nella pratica interpretativa, che la nozione di "enciclopedia omerica" 1 è ormai un luogo comune. Occorre tuttavia domandarsi se, a più di trent'anni dalla sua prima formulazione, una simile nozione sia stata davvero compresa a fondo. In primo luogo, qual è l'ambito di pertinenza dell'enciclopedia omerica? Quali le voci che essa tratta? Rispetto a quali ambiti del sapere essa può, o poteva, essere usata come manuale ed opera di consultazione? In altri termini: di quale, o di quali, saperi Omero può, e deve, considerarsi l'iniziatore? Più o meno esplicitamente, Havelock circoscrive la pertinenza dell' enciclope dia omerica alla sfera religiosa, etica e pratico-politica, nonché alle tecniche intese in senso ristretto, come l'arte della guerra o la nautica. Di diverso parere sembra no però gli antichi. Nella tradizione letteraria greca, Omero sembra infatti rap- 1 Per un'ottima introduzione a Omero, e in particolare alla nozione di "enciclopedia" cfr. Rossi [1978]. 1 presentato come una specie di Palamede, inventore di tutti i saperi e di tutte le tecniche2, della retorica e della sofistica3, della riflessione storica 4, dell'astronomia e astrologia5 della tragedia6, e, con Esiodo, dell'intera religione greca 7 Omero fu , . bersaglio polemico costante non solo di Platone, ma di molti altri pensatori di stampo nuovo, da Eraclito che lo voleva «espulso dagli agoni e frustato» 8 a , Senofane che lo avrebbe volentieri processato per empietà9 E tuttavia, ancora • Aristotele sente il bisogno di suggellare con una citazione omerica la conclusione di un suo vertice teorico, il libro A della Meta/isica10 Non va infine dimenticato il • ruolo di Omero nel sistema di istruzione elementare. I bambini greci imparavano, letteralmente, l' ABC su Omero: dopo l'apprendimento delle lettere, si passava direttamente alla lettura dell'Iliadee dell'Odissea11 . A partire da simili considerazioni si comprende meglio l'idea del manuale in versi: ma si continua a considerare questo manuale come una sorta di catechismo o galateo, con in più qualche sezione dedicata alle tecniche. Omero è, insomma, buono per l'istruzione elementare, non per quella superiore. «Pensatore per imma gini»12,O mero non si intende di scienza: il sapere filosofico e scientifico si sviluppa dunque tutto fuori, e contro, il suo magistero13. Proprio nel decimo libro della 14 RepubblicaP, latone critica tuttavia chi vorrebbe imparare la medicina da Omero . Fino ali'e poca di Platone, i poemi omerici erano dunque utilizzati come manuali anche da medici e scienziati: costoro sembrano, in effetti, non di rado considerare Omero come un maestro, o al contrario come un diretto antagonista scientifico. Valga per tutti un esempio: quando l'autore del De morbo sacro vuol dimostrare 2 Ampia documentazione in Buffière [1956]. 3 Cfr. Plat. Resp. I 598 e, Ion 537 a sgg., Prof. 316 d. 4 Cfr. Strab. I, p. 7 (=12 A 6 DK). 5 Cfr. Sebo!. AT a :I: 251; l'affermazione è attribuita ad Eraclito (22 B 105 DK). Sul passo si veda Lanata [1963: 118]. 6 Cfr. Plat. Resp. I 598 d, 600 a. 1 Cfr. Hdt. II, 53. 8 22 B 42 DK: 'tOV 'tE "0µ11pov €(j)<XCJKEaVçw v ÈK tcÌ>Và yoovwv ÈK~ciU.mem K<XpÌ amçmem. Sul passo si vedano Frankel [1951: 500], Lanata [1963: 118]. 9 21 B 11 DK: lt(lV't(l ernì.a' àvé0T\KW "0µ11poc; e· 'Haioooc; 'tE, /Q(J(J(l itap' àv0pooltOt<JtVÒ VEt &a Kaì lj/Oyoç Èatlv, IKÀ.ÉlttEtVµ otXEUEtVt E Kaì wJ..tjÀ.ouc; àitmEuuv. 10 Met. A 1076 a 4: OUKà ya0òv ltOÀ.UKOtpaviri-elc; KOtpavoc;. «Non buono il comando di molti: sia uno il signore». È una citazione incompleta (manca l'ultimo piede) di Il. B 204. 11 Cfr. Marrou [1971: 224-5 e note relative], e più recentemente Harris [1989: 45, 96, 102, 143 et passim]. 12 Havelock [1963: 9]. D Alla base di simili vedute sta Snell [1946], che rimane il più diffuso paradigma di approccio a Omero, anche quando l'analisi muove da punti di vista apparentemente molto diversi. Su questo punto ritorneremo più volte nel corso del nostro lavoro. 14 Resp. I 599 c: tcòv µÈv toivuv à.Uwv itépt µtì àitmtòiµev À.oyov "0µ11pov ~ à.Uov òvnvoùv 'tcÌ>Vlt Otll'tOOVÈ, pwtcÌ>VtEçE i imptKÒç iìv ne; autòiv, <XÀÀ.µÒt.ì µtµ11ttìc; µovov imptKOOV À.oyrov, iì iì tlvac; uyu:ic; ltOlll'tT\c; ne; 'tOOVlt aÀ.atcÌ>V 'tÒlVv érov À.ÉyEtm ltEltOlllKÉVat, COOltEp'A CJKÀ.llm<>c;, tlvac; µa811tà.ç (. .. ) K<l'tEÀ.tltE'tO«. Ora, sul resto non staremo a chieder conto a Omero e agli altri poeti, domandando se qualcuno di questi era davvero medico, e non solo imitatore di discorsi medici, e chi mai si dica esser stato risanato da un poeta fra gli antichi o fra i moderni, come si dice di Asclepio, e quali discepoli (. .. ) abbia lasciato». 2