-� t I • l ISBN 978-88-15-27436-6 9 788815 274366 ANTROPOLOGIA DEL MONDO ANTICO COLLANA DEL CENTRO DI ANTROPOLOGIA DEL MONDO ANTICO DELL'UNIVERSITÀ DI SIENA a cura di Maurizio Bettini 9. I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull'insieme delle attività della il Società editrice Mulino il possono consultare sito Internet: .mulino.it www MARIO LENTANO o men Il nome proprio nella cultura romana IL MULINO ISBN 978-88-15-27436-6 il Copyright © 2018 by Società editrice Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fo tocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, digitale - se non il nei termini previsti dalla legge che tutda Diritto d'Autore. Per altre il .mulino.it/edizioni/fotocopie informazioni si veda sito www Redazione e produzione: Edimil srl - .edimill.it www Indice Premessa p . 7 1 . In limine: il nome del nome 1 3 2 . Namen amen 29 3. <<Porti quel nome in fronte I che ali' Africa è fatale>> 53 4 . Epidamno, Malevento e altra toponomastica 71 5. I piaceri dell'eziologia 87 6. Nomi da dimenticare 1 03 7. Il nome dei Tarquini 12 1 8. Omnia piena dea: gli dèi dell'attimo e i loro nomi• 135 9. Un pantheon di pseudonimi 147 10. Censurare il nome 163 1 1 . I casi della nascita 173 Conclusioni. Quanto è proprio il nome proprio dei Romani? 1 93 Riferimenti bibliografici 215 Premessa <<Giocate quanto vi piace e fate presto dei figli. Non è giusto che un nome così antico rimanga senza figli, ma da se stesso deve continuamente riprodursi>>: con queste parole il poeta Catullo si avvia a chiudere il più <<istituzionale>> fra i suoi carmi, un breve poemetto scritto per le nozze del nobile Manlio Torquato con una donna il cui nome è mal traman dato nei manoscritti catulliani e che forse si chiamava Giunia Aurunculeia A dire il vero, anche in questo contesto così 1• ufficiale Catullo non rinuncia del tutto alla propria identità di poeta di amori certo poco allineati con la severa morale quiritaria: il verbo con il quale si apre il primo dei versi ri - !udite, portati <<giocate>> - si riferisce perlopiù nella poesia latina, e nello stesso Catullo, alle relazioni poco impegnative cui i giovani romani usavano dedicarsi prima di convolare a giuste nozze; relazioni vissute perlopiù all'insegna di un eros lieve e senza tormenti, un gioco appunto, privo di implicazioni e attento a non eccedere la dimensione del qui ed ora2• Subito dopo però, quasi a correggere il tono che il discorso sembrava aver assunto, il poeta invita i suoi aristocratici dedicatari ad adempiere subito alla funzione cui il matrimonio era destinato; e lo fa impiegando, due volte in altrettanti versi consecutivi, il liberi, termine tecnico che designava a Roma i figli legittimi, 1 Catullo, Liber, 61, 204-208: Ludite ut lubet, et breviI liberos date. Non decetI tam vetus sine liberisI nomen esse, sed indidemI semper ingenerari. Sul dedicatario del carme catulliano cfr. Feeney (2010) (ringrazio Alessandro Barchiesi per avermi segnalato questo contributo). Preciso che salva diversa indicazione tutte le traduzioni presenti nel volume sono di chi scrive. Cfr. ad esempio Catullo, Liber, 68, 15-17: tempore quo primum vestis 2 mihi tradita pura est, I iucundum cum aetas florida ver ageret, I multa satis !usi. Su questo aspetto della cultura romana mi sono soffermato in Lentano ( 1996).