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Niccolò Machiavelli in Cancelleria. Cinquecento anni dopo PDF

29 Pages·1999·0.145 MB·Italian
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA NICCOLÒ MACHIAVELLI IN CANCELLERIA: CINQUECENTO ANNI DOPO Relazione svolta dal Professor Gennaro Sasso Alma Mater Studiorum Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 1 Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 2 Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 3 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA NICCOLÒ MACHIAVELLI IN CANCELLERIA: CINQUECENTO ANNI DOPO Relazione svolta dal Professor Gennaro Sasso Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 4 © 1999 by CLUEB Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna CLUEB Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna 40126Bologna - Via Marsala 31 Tel.051220736 - Fax 051237758 www.clueb.com Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 5 Premessa Non io dovevo premettere una, ed una sola, pagina a questa splendida, densa ed ispirata conferenza di Ateneo, tenuta da Gennaro Sasso, nella sala delle Armi di Palazzo Malvezzi del- l’Alma Mater, il 16 giugno 1998, nell’occorrenza del V° Cente- nario della designazione di Nicolò Machiavelli a «Segretario fiorentino», non io dovevo, ma Fabio Alberto Roversi Monaco. Ma la sensibilità del Magnifico ha voluto che questa brevissima Einladung alla riflessione su queste pagine fosse lasciata a chi, di Gennaro Sasso, era stato quasi collega alla Sapienza, mezzo secolo fa e, da sempre, grandemente ammiratore, per gli studi su Machiavelli, certo, ed anche per tante altre cose.Ringrazio, allora, il Magnifico per l’onore: e ringrazio ancora Gennaro Sasso, che è occasione nuova di rileggere e riflettere, come det- to, questa «testimonianza» di un’esperienza di studio unica cir- ca i molteplici significati che, in una dimensione di assoluta ed esclusiva eticità umana, assume la vita e l’opera di Machiavelli. Una testimonianza quale solo il suo più grande e acuto e mi- glior conoscitore poteva rendere, preziosa per sé, ancor più preziosa per «questi nostri tempi», ora come allora, pur se in una prospettiva di profondo e consapevole scetticismo. Testimonianza unica e forse irripetibile, quella ricavata da Sasso, non solo per il «caso» Machiavelli – il contrappunto sa- 5 Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 6 vonaroliano, al di là delle banali «emblematiche confessionali», per altro dure a morire, come ognun vede!, offre un invito drammaticamente attuale e globale a ripensare ai «motivi origi- nari della storia d’Italia», in un momento in cui, se ha un sen- so, il problema dell’Europa pone più che mai il problema della ricognizione di identità etico/politica, e non quello, ovviamen- te contingente, di consonanze o dissonanze mercantesche – non solo per il «caso» Machiavelli, si diceva, ma per la necessi- tà del recupero del senso di un concreto umanesimo civile, da individuarsi nel confronto tra statuto culturale e occorrenze prammatiche.Il chiedersi come si fosse costituito per Machia- velli quello statuto culturale negli «oscuri Lehrjahre» precedenti l’assunzione della carica, che si risolve in congettura necessaria di non scarse conoscenze dell’antico, significa puntare sulla proposizione di una interezza della personalità di Machiavelli, che è già tutta virtualmente compiuta, per quel suo trasfondersi del pensare ed operare di politica, che si sarebbe attuato, per una successione cronologica ininfluente, nelle sue opere solo «post res perditas». Non un Machiavelli, prima politico, poi pensatore, ma, come ricorda Sasso, «c’è un solo Machiavelli, che pensava, rifletteva, connetteva esperienze, anche quando, in Cancelleria e fuori, badava come scrisse in una nota occasio- ne, a non ‘giocare’ o ‘dormire’ gli anni che gli era stato dato in sorte di trascorrere a studio dell’arte dello stato».E non certo, nella lezione di Sasso, una prevaricazione del presupposto, del- l’amor di tesi circa la compattezza della personalità di Machia- velli, sulla reale varietà delle occasioni da affrontare, si sovrap- pone alla coscienza della molteplicità di quelle occasioni e del continuo travaglio delle dialettiche delle parti.Basterebbero a fugare ogni sospetto in proposito le pagine dedicate all’impe- gno – e alle motivazioni di quell’impegno – per la costituzione 6 Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 7 delle milizie cittadine, espressione di un governo opposto a quello «stretto», difeso dagli ottimati, che in quelle milizie riu- scivano a vedere solo uno strumento di repressione interna, cioè della loro propria, posizione, non una garanzia per tutta Firenze.E non che Machiavelli non s’avvedesse degli impliciti rischi di quello strumento! Ma questa di Sasso è anche implicitamente una lezione di metodo, in quanto proponendosi come vera e propria sintesi, lascia, nella sicurezza dei giudizi, nella valutazione delle crono- logie, nel vaglio delle ipotesi, intravedere il larghissimo – e per altro notissimo, per la sua opera – substrato di capillare infor- mazione, di discussione, di eventuali ripensamenti: ovvia con- siderazione, per chi ripensi al suo ultimo Machiavelli.La propo- sta di sintesi, in questo caso, non è una brillante scorciatoia: nel richiamo, peraltro, a cogliere nelle opere del Segretario la so- stanza, che è ricchissima, e che è fatta per chi abbia il gusto di quella, non per coloro che non riescono a nutrire altro che le «esangui passioni» della pedanteria. E significativa, tra le significative lezioni contenute in queste pagine, è quella che proviene dalle notazioni circa il valore che assume il senso retrospettivo dell’esperienza di Machiavelli, negli anni successivi alla perdita dell’ufficio, alla prigionia.Si direbbe la storia di «farsene una ragione» delle illusioni e delu- sioni: ma sarebbe un errore.Non che non si avverta, nelle pa- gine finali di questa lezione, l’individuazione di un progressivo disporsi a quella che viene definita la «dissimulazione senti- mentale» di Machiavelli: che però non par si appaghi mai nel- l’inerzia di una totale disperazione.Anche Chabod, com’è no- to, ha scritto pagine bellissime, nel suo Del «Principe» di Niccolò Machiavelli, a proposito del dramma umano «post res perditas» e dei tumulti dell’animo nel non volersi dar per vinto e però 7 Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 8 aveva scritto «Onde il Principe, che, se era per l’innanzi crite- rio di interpretazione degli avvenimenti, si trasfigura in un ideale, si stilizza...nella storia».Sasso, se non mi inganno, com- pie un passo ulteriore: «come nessun altro ha colto il nesso che stringe insieme la fortuna e la politica, il rischio della rovina e la necessità, perciò di avere un animo disposto a piegarsi, per resistere, ai venti della fortuna; e a sapere perciò, se necessita- to, entrare nel male.Alla radice della grande costruzione politi- ca...ha perciò sotteso questa intuizione tragica dell’agire politi- co».Ma senza che questa tragicità fosse, come dire?, autoappa- gante e si mutasse in letteratura o in profetismo inane. Machia- velli, ci ricorda Sasso, ci ha additato una interpretazione della storia d’Italia, in cui le vicende si siano svolte più con l’assenza, che con la presenza della virtù. Leggiamola tutti, questa lezione, ricordandoci quell’inter- pretazione: studiosi, storici, filosofi, politici; con quella impie- tosa disposizione a entrare, se necessitati, nel male dell’agire politico, che non si vuole avere per sprovvedutezza, per me- schinità, per inconfessata e inconfessabile paura di guardare al- la realtà. Perciò alla fine della conferenza di Sasso, mi permisi di dire che simili sentimenti avevo tratto solo dalle lezioni di Chabod: e forse lo stesso Maestro avrebbe tratto – magari senza ammet- terlo – un insegnamento dal Suo miglior discepolo. Ovidio Capitani 8 Testo 31-03-2006 12:22 Pagina 9 Cinquecento anni fa, fra il 15 e il 19 giugno 1498, dopo che il 29 maggio il Consiglio degli Ottanta aveva designato il venti- novenne Niccolò di messer Bernardo Machiavelli come segre- tario della seconda Cancelleria della repubblica di Firenze, l’e- lezione fu messa «a partito» nel Consiglio Maggiore, e quindi ratificata. Così, prima di essere quello che solo in seguito, e cioè dopo il 1512, sarebbe stato, Machiavelli divenne il segreta- rio fìorentino; e, a pochi giorni dalla ratifica di questa carica, anche il segretario dei Dieci di libertà e di pratica, il magistrato preposto alla politica estera. Sarà un caso, ma che lo sia è poco probabile, soltanto due giorni prima che gli Ottanta proponessero il suo nome, il rogo acceso in piazza della Signoria aveva posto fine all’esistenza terrena, e politica, di Girolamo Savonarola. E fu dunque con ogni probabilità la scomparsa del frate dalla scena politica che a lungo, e in profondità, ne era stata dominata a rendere possi- bile quel che tale non era stato qualche tempo prima quando, fra il 19 e il 20 febbraio, il nome di Machiavelli era risultato soccombente nei confronti di quello di ser Antonio della Valle. Così, quasi a confermare, attraverso l’evidenza del dato biogra- fico, la verità della rappresentazione che Francesco de Sanctis e Giosue Carducci avevano data dell’incompatibilità dei due, 9

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